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Autore: lievebrezza    11/06/2012    23 recensioni
Blaine arriva in una nuova scuola. L'ultima cosa che vuole è innamorarsi della persona sbagliata; però succede. E tutto improvvisamente, diventa molto complicato, perchè a volte non si può evitare di amare qualcuno di proibito.
[Teacher!Blaine + Student!Kurt]
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo trentaquattresimo

 

Kurt si era appena seduto al tavolo della cucina, spargendo libri, quaderni e spartiti intorno a sé, preso dallo sconforto e dalla paura: la tensione, che gli provocavano gli esami finali, il provino della NYADA e le Nazionali con le Nuove Direzioni, era quasi insostenibile. Da giorni stava studiando tutte le materie, ripassando i testi delle canzoni per l'esibizione a Chicago e programmando i pezzi da portare al suo provino, il tutto contemporaneamente: era sfiancato. Senza contare che ora doveva anche confessare a Blaine di Chandler e del provvidenziale intervento di Rachel, sperando che l'altro non interpretasse la cosa nel peggiore dei modi.

E come dimenticare il professor Schuester e l'imbarazzante conversazione che prima o poi avrebbero dovuto affrontare? Kurt si passò una mano tra i capelli, lasciandosi sfuggire un sospiro frustrato e chiedendosi da quando, esattamente, la sua vita fosse diventata tanto complicata ed estenuante.

Si era seduto da poco davanti a quella montagna di carte, ancora indeciso a quale impegno dedicarsi per primo, quando Blaine suonò il campanello: in perfetto orario come sempre, aveva portato due tazze della miglior miscela del Lima Bean e un sacchetto di biscotti integrali, tutto per Kurt. Più, ovviamente, qualcosa di unto e ripieno di cioccolato per sé; nonostante Blaine avesse coraggiosamente combattuto il ribrezzo che nutriva nei confronti di quei biscotti sabbiosi, ancora non riusciva ad apprezzarli veramente. O preferirli a un muffin farcito con crema alle nocciole.

Lo sbaffo a un angolo delle labbra tradiva infatti la sua imperitura passione per il cioccolato e per gli spuntini consumati in auto, spargendo briciole ovunque senza il minimo ritegno. Ovviamente, a Kurt sembrò bellissimo, perfino con il labbro superiore golosamente impiastricciato.

“Ciao Kurt, come è andata con il professor Schuester?” chiese premurosamente, scivolando dentro casa e passando a Kurt una delle tazze. Blaine non aveva pensato ad altro per il resto della giornata, consapevole che sarebbe stata una conversazione imbarazzante, ma decisiva per aiutare William nel giudicare la loro relazione. Aveva incontrato il collega in aula professori e gli era bastato uno sguardo per capire che anche Emma sapeva tutto; lei gli aveva sorriso ma non aveva detto nulla, limitandosi a granocchiare una delle sue carotine. William invece era apparso pensieroso, profondamente immerso in elucubrazioni che Blaine non faticava a immaginare; confidava che Kurt, quel pomeriggio avesse fatto la sua parte nel convincerlo a tacere ed era ansioso di sapere come era andata.

Tuttavia non aveva fatto i conti con i programmi di Kurt.

Dato che non aveva idea di quale sarebbe stata la reazione di Blaine alla rivelazione circa il suo accompagnatore al Prom, Kurt decise di approfittare fin da subito dell'assenza di Finn nella casa per baciarlo. Dopotutto, Burt non aveva detto nulla sui baci pre-studio, quindi non stavano davvero infrangendo le regole. E la porta della cucina era aperta, esattamente come richiesto da suo padre, che purtroppo non si era ricordato degli ultimi allenamenti di football di Finn e del settimanale appuntamento di Carole con il Club del Libro.

Per farla breve, erano soli.

Kurt aspettò che anche Blaine avesse appoggiato il suo cappuccino sul tavolo e la tracolla a terra, poi colmò la breve distanza che li separava e lo baciò, afferrandolo quasi di sorpresa per il bavero della giacca: solo in quel momento si era reso conto della fame che gli aveva lasciato addosso l'interruzione del mattino. Dopo un primo momento di sincero stupore, Blaine avvolse Kurt tra le braccia e lasciò che il suo corpo reagisse alle attenzioni di Kurt, calandosi in un bacio che profumava di caffè, cioccolato e desideri inespressi.

“Aspetta forse Finn...” protestò allontanandosi appena, sforzandosi di ragionare.

“Allenamenti.” rispose Kurt, intrecciando le dita sulla nuca di Blaine e attirandolo di nuovo verso di sé, impaziente.

“Ma Carole...” bofonchiò contro le labbra insistenti del ragazzo.

“Club del libro.” sussurrò di nuovo, mettendolo a tacere con un altro bacio.

Con le dita che correvano lungo la schiena dell'altro, sotto la camicia o sfiorando l'orlo dei jeans, persero il conto dei minuti che trascorsero stretti e persi, appoggiati all'anta del frigorifero; solo i rumori delle automobili che sfrecciavano fuori, lungo le vie del quartiere residenziale, interrompevano quello del fruscìo di tessuto stropicciato da mani impazienti e dello schiocco di labbra affamate, intente a scivolare le une sulle altre.

A interrompere la foga in cui erano caduti, senza quasi rendersene conto, furono i passi pesanti di Finn nell'ingresso, che urlò un saluto veloce mentre saliva le scale trascinando con sé il pesante borsone dell'attrezzatura sportiva. Kurt e Blaine si districarono l'uno dall'altro e rimasero a guardarsi per un istante, con il fiato corto e la punta delle dita che pizzicava per il desiderio di riprendere quello che avevano interrotto.

“Forse è meglio che ci sediamo.” propose Blaine. “Il caffè potrebbe raffreddarsi.”

Kurt annuì, ma una volta al tavolo, mentre Blaine estraeva i suoi appunti dalla valigetta, non cominciò ad aprire uno qualunque dei libri che lo stavano attendendo, impazienti di essere studiati.

“Ho bisogno di parlarti di una cosa.” disse, mordendosi il labbro.

“E' per il professor Schuester, vero? E' andata tanto male?” Lo sguardo preoccupato di Blaine esprimeva chiaramente la sua agitazione al riguardo. Poteva anche fingere sicurezza, ma sapeva che la decisione di William non era minimamente soggetta al suo controllo, né a quello di Kurt.

“No. In verità io... l'ho evitato. Ho saltato il Glee e dopo l'incontro sono andato via subito. Non ce l'ho fatta a rimanere, però domani lo fermerò e gli dirò come stanno davvero le cose. Non voglio che pensi male o che si faccia l'idea sbagliata, però oggi davvero non ho avuto il coraggio di affrontarlo.” Rispose Kurt, sinceramente.

Blaine era sorpreso, ma capì che poteva essere difficile, quindi non disse nulla, se non: “Era di questo che volevi parlarmi allora? Non devi preoccuparti, penso che ormai le cose peggio di così non possano andare, sono solo felice che sia stato William e non qualche altro professore, o addirittura uno studente. Siamo stati proprio imprudenti e...” cominciò a ragionare, dando voce alle sue preoccupazioni.

“No, non è questo.” Lo interruppe Kurt. “Si tratta del ballo di fine anno.”

“Spero che tu abbia abbandonato l'idea di non partecipare. Lo sai quello che penso, è un'esperienza importante, non voglio che rinunci solo perchè io non ti posso accompagnare e sarò costretto a sorvegliare il punch per tutta la serata...”

“Non sarò solo. Ho un accompagnatore.” disse improvvisamente Kurt. “Un ragazzo.”

“Oh, è un'ottima notizia. E di chi si tratta? È uno dei tuoi amici del Glee?” domandò Blaine, sorpreso dalla notizia.

“Si tratta di Chandler, un ragazzo che vedo di tanto in tanto al negozio di musica. Anche lui andrà a New York a settembre e spesso chiacchieriamo di quello che faremo quando ci trasferiremo, oppure di musica. Di moda, anche. Apprezza molto gli abbinamenti che faccio con i vestiti.”

Preso com'era dal tentativo di dipingere Chandler come un conoscente, al più come un amico, Kurt non precisò come esattamente le cose fossero andate tra di loro e come si fosse ritrovato Chandler come accompagnatore.

“Aspetta, questo è un modo per dirmi che... Quello che stai cercando di farmi capire è che...” Blaine non ebbe il coraggio di terminare la frase, né di domandarlo ad alta voce. Ma lo voleva sapere, questo era ovvio: voleva sapere se Kurt avesse deciso che un ragazzo della sua età, privo di vincoli di sorta e con più interessi in comune, fosse miglior compagnia di un professore di letteratura che da settembre in poi avrebbe abitato a chilometri e chilometri di distanza dalla Grande Mela.

Avrebbe potuto capirlo, ma allora non si spiegava quel bacio disperato che si erano scambiati poco prima. O forse era stato un bacio d'addio, e nemmeno l'aveva capito?

Resistette alla tentazione di saltare a conclusioni affrettate, combattendo l'istinto di alzarsi e andare via, per evitare di sentire qualcosa di sgradito.

“No!” Kurt sgranò gli occhi e afferrò la mano di Blaine, che era sbiancato e già si stava preoccupando a morte, sforzandosi di interpretare quello che Kurt gli aveva appena confessato. “Quello che volevo dire è che Rachel ha pensato che lui fosse il mio ragazzo, quello che tengo nascosto, e che si è impicciata invitandolo al ballo della scuola chiedendogli di essere il mio accompagnatore. Pensava che non avessi il coraggio di fare da me la proposta e ha pensato bene di farla al posto mio.”

Blaine smise di trattenere il fiato e ascoltò il resto di quello che Kurt aveva da dirgli.

“Volevo dire che era una pessima idea, ma lui era talmente felice che non ho avuto il cuore di rimangiarmi l'invito di Rachel. Però ho chiarito che saremmo andati insieme solo come amici, riesco a reggerlo solo a piccole dosi, pochi minuti per volta. Passarci insieme una serata intera sarà un disastro, ma forse sarà meglio che trascorrere tutto il tempo a sbavare dietro al giovane professore di letteratura.” concluse Kurt, strizzandogli l'occhio.

“Quello appostato dietro al punch, che si sforzerà di non fissare tutta la sera il bellissimo studente di letteratura inglese?” Scherzò di rimando Blaine, con il cuore più leggero.

“Esatto, proprio lui.”

Dopo averlo rassicurato, Kurt lo baciò piano sulle labbra, affascinato dal modo in cui gli occhi di Blaine si erano spalancati per la preoccupazione. In quel momento avrebbe dato qualunque cosa per essere certo di non perderlo mai, per convincerlo a non lasciarlo, anche quando sarebbe stata dura.

“E ho anche avuto un'idea per convincere Schue a tenere la bocca chiusa.” disse complice.

“Mi fido del tuo istinto. E... Kurt?” chiese Blaine. “Sei proprio sicuro che quel Chandler non...”

“Non gli permetterei mai di baciarmi sulla punta del naso. Nè dividerei con lui i miei amati biscotti.” rispose Kurt, pronunciando quelle parole in un tono decisamente più serio di quanto fosse davvero necessario. Risero entrambi e finalmente rivolsero la loro attenzione ai libri sparpagliati sul tavolo, tenendosi per mano mentre leggevano.

Il giorno successivo, Kurt non aspettò che il professor Schuester lo avvicinasse prima della lezione con il Glee Club, ma attese sulla soglia dell'aula prove: non appena lo vide entrare, lo fermò, impaziente.

“Professore, so che ci sono delle domande che vuole rivolgermi. E so che sarebbe una conversazione difficile per entrambi, perciò voglio mettere quello che ho da dirle dentro in una canzone. Se poi avrà ancora qualcosa da chiedermi, parleremo.”

Schue, preso in contropiede dalla sua improvvisa intraprendenza, annuì e gli chiese se volesse farlo immediatamente; Kurt disse che preferiva farlo nell'auditorium. Non gli confessò che Blaine l'aveva sentito cantare in rarissime occasioni e che voleva fosse presente almeno quella volta, seduto nelle ultime file del teatro. Disse semplicemente che era un pezzo importante, che meritava di essere cantato nel teatro.

Seduto su un semplice sgabello nero, al centro del palcoscenico immerso nell'oscurità, con le gambe accavallate e il microfono stretto tra le mani, Kurt chiuse gli occhi e si concentrò per qualche istante, mentre gli amici si accomodavano sui sedili delle prime file. Quando riaprì gli occhi, vide subito Blaine, che era appoggiato allo stipite di una delle porte in cima alle scale, con le braccia incrociate sul petto.

“Ragazzi, questa canzone la voglio dedicare a una persona speciale. Qualcuno che per me significa moltissimo, qualcuno a cui non sono ancora pronto a dire addio. Qualcuno a cui forse non lo dirò mai, se mi permetterà di continuare a far parte della sua vita e rendere la mia straordinaria con la sua presenza. Questa è per te.”

Mentre le note d'apertura di I have nothing di Witney Houston cominciavano a diffondersi nell'atmosfera raccolta e intima dell'auditorium, i ragazzi si guardarono interrogativi, chiedendosi di chi stesse parlando. A eccezione di Mercedes, Rachel e Finn, nessuno aveva idea che Kurt fosse innamorato di qualcuno al punto di dedicargli una canzone tanto intensa. Nonostante la curiosità, furono catturati dalla voce di Kurt e si lasciarono trasportare dalla sua commozione: se avevano dubbi circa l'identità della persona cui la canzone era rivolta, non potevano averne sul sincero affetto che Kurt sembrava nutrire nei suoi confronti. Ogni singola parola vibrava per la passione, il trasporto e l'ardore con cui abbandonava le sue labbra: chiunque, ascoltando quella canzone e il fervore cui era intrepretata, avrebbe capito che era destinata a qualcuno di davvero fortunato.

E non sfuggì nemmeno a Blaine, con il cuore che sussultava a ogni sguardo di Kurt, a ogni gesto delle sue mani, a ogni respiro nel microfono. In quel momento, appoggiato a quella porta, nascosto agli occhi dei presenti, decise che avrebbe sopportato ogni distanza necessaria, pur di non perdere quella sensazione.

E il ragazzo in grado di fargliela provare.

Con le luci di nuovo accese, Kurt si concesse solo uno sguardo verso il fondo dell'auditorium, dove Blaine era ancora in piedi, fermo e immobile; quando Blaine si allontanò la punta delle dita dalle labbra e applaudì silenziosamente, gli accennò un timido sorriso accompagnato da un fugace cenno d'assenso, poi tornò a dedicarsi agli altri. Mentre tornavano in aula, Kurt rimase apposta in fondo al gruppo, così che Schuester potesse parlargli, se lo desiderava; non si stupì, quando il professore lo affiancò, lasciando che tra loro e gli studenti si creasse una distanza sufficiente perchè non sentissero la loro conversazione.

Era chiaro, William era davvero preoccupato che questa relazione fosse qualcosa di sbagliato, ma sapeva bene che Blaine non era il tipo di persona che si approfittava degli altri e che Kurt non era uno sprovveduto. Se non era un gioco, se era qualcosa di serio, allora avrebbe ascoltato il consiglio di Emma e non avrebbe ostacolato un sentimento sincero; la domanda che stava per rivolgergli era solo una conferma, avrebbe dovuto essere cieco e sordo per non capire quello che Kurt aveva cercato di comunicargli con quella canzone.

Allora è questo quello che pensi? E' questo quello che provi davvero per... per lui?” domandò a bassa voce, con la voce colma di preoccupazione, appoggiandogli una mano sulla spalla e stringendo piano, sforzandosi di fargli sentire il suo sostegno, qualunque fosse la risposta. Risposta che già poteva immaginare, ma che aveva bisogno di sentire.

“Sì.” rispose, con tutta la decisione e la determinazione di cui era capace. Dal sorriso sincero che si dipinse sul volto del professore, capì di averlo convinto.

“Allora sono felice per te, Kurt.” Sciolse la stretta dalla sua spalla e battè una pacca amichevole sulla sua schiena.

 

***

“Ha detto davvero così?”

Gli occhi di Blaine brillavano per la felicità, lo stupore e la speranza. Kurt era davanti a lui, ancora in piedi in mezzo alla cucina di casa Hummel, e gli aveva appena comunicato che erano salvi, che il professor Schue avrebbe mantenuto il loro segreto.

“Sì.” annuì di nuovo, trattenendo a stento l'entusiasmo; Blaine si sbattè letteralmente contro di lui, abbracciandolo con tutta la forza che aveva in corpo. Quando si allontanò da lui, lo prese per le spalle e disse, con un soffio di fiato: “E' merito tuo Kurt, l'hai convinto con quella canzone. Sei stato... non ci sono parole per dire quanto è stato eccezionale. Avrei dato qualcunque cosa per essere in prima fila e applaudirti davanti a tutti, mostrare a tutti quanto sono fiero di te, del tuo coraggio, del tuo talento... davvero, sei stato straordinario. Tu sei straordinario.”

Poi lo baciò, con quasi altrettanta forza. Quando si divisero, affannati, Kurt appoggiò la fronte alla sua e trovo solo la forza di sussurrargli: “Mi togli il respiro, Blaine.”

Blaine stava per dire qualcosa, ma la voce di Carole, seduta sul divano del salotto, lo distrasse: “Ragazzi, ho chiuso un occhio anche troppo a lungo. O andate in cucina a studiare, o dovrò chiedere a Blaine di andarsene.”

Il tono era scherzoso, ma il rimprovero era ben evidente; si presero per mano e si avviarono in cucina. Quel giorno, Kurt aveva deciso di dedicare l'intero pomeriggio alla preparazione del suo provino: aveva stampato tutto il fascicolo in cui la NYADA dava le indicazioni generali per partecipare, tutti gli spartiti e i cd con le canzoni che aveva ipotizzato andassero bene, infine un elenco di suggerimenti o dritte che aveva trovato in Internet. Blaine invece stava lavorando alle basi di una ricerca che aveva intenzione di approfondire una volta trasferitosi alla Brown.

“Spero davvero che anche gli esaminatori della NYADA siano entusiasti quanto te nei confronti del sottoscritto, ma ti confesso di nutrire dei dubbi al riguardo. La concorrenza sarà spietata.” mormorò Kurt, sconfortato, lasciandosi cadere sulla sedia. Blaine sorrise, stringendogli la mano nel tentativo di rincuorarlo.

“Non dire così, scommetto che il clima sarà fantastico e gli altri ragazzi saranno amichevoli. Dopotutto avete tanti interessi in comune, prima di sera, ammessi o meno, sarete tutti amici.” disse ottimista. Kurt sollevò un sopracciglio, ma non rispose, nonostante fosse scettico.

 

Rachel, sei sicura che accamparsi fuori dalla NYADA alle sei di mattina sia davvero necessario? Dopotutto faranno l'appello dei presenti non prima delle otto.” LeRoy, ancora in pigiama, guardò la figlia correre da un lato all'altro della stanza, controllando di avere con sé tutto il necessario. A ogni scatto, la coda di cavallo le dondolava frenetica sulla testa.

Papà, l'anno scorso c'è stato uno sciopero della metropolitana e una ragazza si è presentata in ritardo di due minuti. Non le hanno nemmeno permesso di entrare nell'edificio. Vuoi che succeda anche a me e Kurt? Non credo proprio.” rispose risoluta.

Kurt, che era ancora nella stanza che divideva con l'amica, non era meno agitato. Guardò per l'ennesima volta nella sua tracolla, come se gli spartiti, il suo fascicolo e i cd con le basi potessero essere fuggiti via negli ultimi trenta secondi. Si aggiustò il ciuffo sulla fronte e infilò nella borsa un flacone di lacca e un deodorante: il clima di New York a fine maggio era già torrido ed era terrorizzato dall'idea di arrivare al provino con la camicia bagnata di sudore. Era antiestetico e maleodorante, quindi assolutamente inaccettabile.

Stava ripiegando con cura il suo pigiama, quando Rachel entrò nella stanza come un uragano: “Sei pronto? Dobbiamo andare a fare colazione, poi andare a prendere la metropolitana, poi accaparrarci i posti migliori fuori dal portone dell'accademia.”

Scattò sull'attenti come un soldato e la seguì verso l'ascensore, salutando con un cenno LeRoy e Hiram, che erano sulla soglia della loro camera, ancora assonnati. Avevano provato a insistere per convincere i ragazzi a farsi accompagnare, ma Rachel si era rivelata irremovibile: avevano controllato insieme l'indirizzo della scuola e cronometrato insieme il tragitto in metropolita il giorno precedente, ma in nessun modo voleva che lei e Kurt facessero la figura dei bambini. Tuttavia, promise di scattare qualche fotografia, se fosse stato possibile.

Ci vediamo stasera, ragazzi.” mormorarono, stretti uno all'altro e un po' commossi, ancora in pigiama. Loro annuirono, poi le porte dell'ascensore si richiusero. Quando, dopo una leggera colazione, arrivarono all'accademia, scoprirono che già almeno una cinquantina di ragazzi li aveva preceduti. Rachel si lanciò sull'ultima panchina rimasta libera e spedì Kurt allo Starbuck's più vicino per un rifornimento di caffè e biscotti.

Accenarono un saluto amichevole ad alcuni dei presenti, che li guardarono sorpresi o si limitarono a ignorarli, mantenendo un fermo contatto visivo con il portone della scuola, quasi temendo di perdersi il fatidico momento della sua apertura. Kurt si appuntò mentalmente si raccontare a Blaine che si era davvero sbagliato, circa l'atteggiamento degli altri ragazzi: altro che interessi in comune e amicizie estemporanee, lì ognuno aveva un'espressione che poteva solo essere definita come spietata.

 

“Posso aiutarti in qualche modo a prepararti?” chiese Blaine, quando sentì Kurt sbuffare di nuovo e lanciare un foglio sul tavolo con aria esasperatamente drammatica.

“Non credo, la prima selezione è basata sull'improvvisazione. C'è davvero poco da preparare... o la va o la spacca, direi.” sbottò l'altro, spiegando brevemente.

“Improvvisazione? In che senso?” domandò Blaine, appoggiando la penna e dedicandogli tutta la sua attenzione, incuriosito. “Credevo dovessi presentare delle canzoni e un monologo, questa cosa mi arriva del tutto nuova.”

“Diciamo che nella prima scrematura, chiedono ai candidati di muoversi, di far vedere come gesticono il loro corpo sul palco, che coscienza hanno dei loro gesti e se sono espressivi. Non devi proprio ballare, ma dimostrare di saper dire qualcosa attraverso il movimento.” rispose Kurt. “E' difficile da spiegare. Potrebbe essere... che so... che ti chiedano di fare i fuochi d'artificio, ecco. E tu, con un base di musica molto neutra, devi dare loro l'idea dei fuochi d'artificio.”

Blaine rise, guadagnandosi un'occhiataccia da Kurt.

“Fuochi d'artificio? Ma è facilissimo!” esclamò.

“Ah sì? Fammi un po' vedere.” lo sfidò Kurt, in tutta risposta, incrociando le braccia sul petto e inviandolo a muoversi con un cenno del mento. Con sua sorpresa, Blaine non si alzò dalla sedia, ma si limitò a voltarsi verso di lui, piegare i gomiti e sollevare le mani strette a pugno all'altezza del viso; aprì e chiuse le dita un paio di volte, sorridendo entusiasta ogni volta che mostrava i palmi. Poi, continuò ad aprire e chiudere i pugni, ma con le braccia stese e muovendole fin sopra la sua testa, disegnando una sorta di semicerchio. Il tutto sotto gli occhi esterrefatti di Kurt, incredulo davanti a quello spettacolo immondo.

“Allora, cosa ne dici?” chiese alla fine, soddisfatto della sua performance.

“Dico che hai fatto bene a darti alla letteratura.” rispose Kurt, affondando il viso tra le mani, sconsolato.

 

Quando finalmente il portone si aprì, tutti si scaraventarono verso l'ingresso e seguirono le indicazioni che li portarono in un'enorme aula; chiusa la porta, una donnina minuscola salì su un soppalco dove si trovava una cattedra e cominciò a fare l'appello. Quando chiamava, quella persona doveva presentarsi da lei, che timbrava il documento allegato alla lettera della NYADA, poi spostarsi in un'altra stanza; impiegarono più di due ore per controllare tutti i presenti, risolvere le proteste dei ritardatari esclusi e cominciare con le selezioni vere e proprie. Erano talmente in tanti che alcuni candidati preferirono accomodarsi in corridoio, dove la tensione sembrava essere meno intensa. Tuttavia l'infinita sfilata di fotografie appese alle pareti, che ritraevano grandi attori e illustri cantanti in pose serie e concentrate, contribuiva a far sentire delle nullità anche i pochi coraggiosi che si erano arrischiati lì fuori.

Ovviamente, nessuno dava a vedere la sua agitazione: chi si azzardava a parlare lo faceva solo per decantare la propria esperienza o il proprio talento. Kurt e Rachel, che si erano avventurati nel corridoio, sgranarono gli occhi nell'osservare una ragazza che, in perfetta divisa da danza classica, stava appoggiando una gamba sul muro per riscaldare i muscoli; dall'altro lato, un'altra si stava esibendo in una spaccata perfetta, facendola apparire come la cosa più semplice del mondo.

Adeguandosi alle espressioni degli altri, impassibili o al più annoiati, anche Kurt e Rachel si diedero un contegno, smettendo di guardarsi intorno e di ascoltare le chiacchiere degli altri: stretti uno accanto all'altro, si sforzarono di non lasciarsi schiacciare dalla superbia altrui, tanto blandamente esibita, decidendo di parlare tra loro di cose che non riguardassero né la danza né il canto, quasi fingendo di non dare troppo peso a quell'audizione. Quando i primi ragazzi cominciarono a uscire dall'auditorium in seguito al loro provino, magari in lacrime o con l'espressione sconvolta, non si unirono ai cori di chi gongolava per il loro fallimento, né diedero a vedere che erano terrorizzati dall'idea di fare una figura ancora più misera; nel dubbio, optarono per l'indifferenza, aggrappandosi uno all'altro.

Quando finalmente chiamarono Rachel, dopo un'attesa che ormai sembrava infinita, Kurt rimase fuori dalla porta ad aspettarla, camminando impaziente avanti e indietro: l'amica tornò nel corridoio sorridendo, con sommo e malcelato disappunto da parte degli altri candidati presenti.

Mi hanno chiesto di leggere un brano ad alta voce, è stato facile. Faccio parte dal primo anno del club di lettura espressiva e scrittura creativa. Credo di essere andata bene, ma non ne sono certa.” sussurrò a Kurt, quando si intrufolarono in un angolo appartato per scambiarsi le impressioni sul provino.

Come fai a non averne idea? Non ti hanno detto nulla?” domandò perplesso Kurt.

Niente di niente. Impassibili e immobili come statue.” ribettè lei, scuotendo la testa.

Kurt ebbe modo di sperimentare l'impassibilità dei professori sulla sua pelle, quando sei ore più tardi venne il suo turno: seduti tra la seconda e la terza fila di poltroncine, i membri della commissione erano davvero paragonabili a statue di sale per la loro immobilità. Con un incolore tono di voce lo invitarono a salire sul palco e a presentarsi.

Kurt Hummel.” disse, sforzandosi di non mostrare quanto era intimidito dalla loro solennità. Tra i presenti riconobbe Madame Tibidaux, una performer che tutto il mondo considerava un mostro sacro di Broadway: ricacciò in gola il moto di nausea nervosa che lo assalì e congelò il suo sorriso sulle labbra, attendendo ulteriori indicazioni.

Un uomo fece un cenno al pianista presente al lato del palcoscenico, poi si rivolse a Kurt: “Lei è un gatto, signor Hummel. Ce lo faccia credere, e fra tre giorni ci rivedremo per il secondo provino.”

Un gatto. Bene. Era più facile dei fuochi di artificio, perchè dopotutto era un animale e Kurt nella sua vita ne aveva visti tanti: con la musica che si spandeva dolcemente nell'aria, Kurt incarcò la schiena all'indietro, allungando le braccia e sciogliendo le dita, stiracchiandosi nel più voluttuoso e lento dei modi. Si chinò in avanti, fino ad appoggiare le mani e le ginocchia a terra; dentro di sé, ringraziò il cielo per essersi concentrato tanto sullo yoga e il pilates nell'ultimo anno. Quando la melodia s'interruppe bruscamente, con una nota quasi fastidiosa, Kurt si voltò di scatto da un lato, contraendo ogni muscolo di cui aveva il controllo: in tutto e per tutto, era un gatto in allerta. Era talmente concentrato da non avere nemmeno il tempo di pensare che in realtà poteva sembrare ridicolo.

Quando la melodia riprese, non si rilassò immediatamente, ma riprese a stiracchiarsi guardingo; nel momento in cui la nota si presentò nuovamente, vibrandogli nel petto, scattò all'attacco, correndo con balzi silenziosi fino a un'estremità del palcoscenico, fermandosi a un metro da un muro di scena con una mano allungata ad artiglio e gli occhi fissi su un nemico immaginario.

Nemmeno notò il cenno di uno dei professori al pianista, che smise di suonare; sorpreso per l'improvvisa interruzione, Kurt si ricompose e tornò davanti alla commissione.

Può andarsene, signor Hummel.” gli disse distrattamente una donna seduta nella prima fila. Lui annuì, ringraziò e uscì.

In tutto, era rimasto dentro all'auditorium per tre minuti.

Nessun commento sulla sua prova, né in bene, né in male. Non una smorfia, non un sorriso.

Frastornato, uscì con Rachel e le raccontò com'era andata, assolutamente incapace, esattamente come lei, di dire se il provino era stato un successo. Mentre sedevano da Starbuck's, più affamati che mai, si appuntò mentalmente di smentire Blaine anche sull'idea che aveva circa l'atteggiamento dei professori.

 

“Molto divertente, Kurt. Ma sono i fuochi d'artificio migliori che potessi fare, ecco.” rispose Blaine alle prese in giro di Kurt, facendogli una linguaccia. “Ma scommetto che tutti ti adoreranno. Voglio dire, quale folle potrebbe trovarti meno che straordinario? Rimarranno senza parole.”

“Credi?” domandò Kurt, affamato di rassicurazioni.

“Ne sono certo. Ora, se non posso aiutarti con la preparazione per la prima selezione, c'è qualcosa che posso fare per aiutarti con la seconda?” propose Blaine, entusiasta.

“Devo prima di tutto arrivarci vivo, alla seconda selezione. Tra la prima e la seconda passano tre giorni e la mattina del secondo giorno viene pubblicato online l'elenco degli ammessi. Chi passa deve presentarsi all'accademia per la prova di canto e recitazione.” spiegò rapidamente Kurt, afferrando dei fogli. “Si devono portare due pezzi cantati, uno lento e un più ritmato, più un monologo.”

“Hai già qualche idea?” Blaine sfogliò gli appunti di Kurt, che erano apparentemente indecifrabili.

“Per il primo pezzo, mi sto esercitando da due mesi su Music of the night, dal Phantom of the Opera. È un classico, quindi l'avranno sentito decine, se non centinaia di volte, ma è necessario presentare qualcosa di difficile, quindi alla fine per forza ti tocca scegliere tra i pezzi più famosi. Non ne sono entusiasta, ma lo so fare bene.” rispose lui, stringendo le spalle. Blaine battè il palmo della mano sul tavolo.

“Aggiudicato, allora! E per il pezzo più veloce?” chiese ammucchiando lo spartito di Music of the night e due cofanetti dvd del Phantom, spostandoli su un lato del tavolo.

“Ho pensato a qualcosa da Cabaret, ma non sono del tutto convinto. Vorrei fare qualcosa di più frizzante, qualcosa che possa dare l'idea delle mie potenzialità e anche della mia personalità. C'è, in effetti, una canzone in particolare cui stavo pensando, ma non vorrei rischiare troppo in un'occasione tanto importante.”

“Spara.” lo incalzò Blaine.

Not the boy next door, dal musical The boy from Oz. È irriverente, è veloce, è divertente. Mi piace. Ho anche comprato i pantaloni d'oro da nascondere sotto i pantaloni neri che indosserò al provino, ma ancora non sono certo della cosa. Forse è meglio Cabaret, dovrei spulciare ancora il...” Blaine lo interruppe.

“Quale delle due opzioni ti fa sentire più felice e più a tuo agio? Secondo me dovresti riflettere su questo. Alla commissione non sfuggirà nemmeno una sfumatura e credo che mostrarti disinvolto, convinto della tua scelta e felice mentre canti possa essere una scelta vincente. Non devi decidere ora, ragionaci su.”

“Non posso permettermi di sbagliare, Blaine, C'è così tanto in gioco... non voglio combinare un pasticcio e finire dietro il bancone del Lima Bean. Ripetere ogni giorno sempre le stesse azioni, meccanicamente, sarebbe la mia rovina. Sarebbe una condanna a morte.” bofonchiò Kurt, ormai in preda all'agitazione.

“Cerchiamo di rimanere focalizzati.” rispose Blaine, passandogli una mano sulla schiena. “La preparazione è la miglior strategia d'attacco. E tu, signorino mio, sei in guerra.”

Kurt rise, poi gli disse qual era l'ultima parte del provino cui dovevano pensare: “Il monologo. Su quello sono in alto mare. Rachel ha già scelto un pezzo dalla Medea, ma io fatico a districarmi tra tutti quegli autori. Volevo qualcosa di inusuale, ma sono del tutto impreparato. Non dev'essere nulla di classico, né di troppo tragico, perchè è davvero difficile impressionarli in un minuto e mezzo.”

“Su questo, lasciati consigliare. Ho l'idea perfetta.” Il sorriso di Blaine era raggiante. “Uscire con un professore di letteratura inglese ti darà pure qualche vantaggio, no?”

“Davvero?”

“Sì. Porterai un monologo estratto da...”

 

... La ballata del carcere di Reading, di Oscar Wilde.” Kurt, in piedi al centro del palco, era senza fiato per aver cantato Music of the night al massimo delle sue possibilità. Il fatto che l'avessero interrotto appena un minuto dopo aver cominciato non era particolarmente confortante, ma dopo aver scoperto di essere stato ammesso alla seconda selezione aveva deciso di smettere di farsi domande e dare semplicemente il meglio di sé. Era l'unico modo per vivere quell'esperienza senza rimpianti.

Rachel non era ancora stata chiamata e lo aspettava fuori, abbandonata a se stessa in mezzo a dei pomposi candidati che non facevano che ripetere quanto fosse stato semplice superare la prima selezione; fortunatamente, la ragazza era perfettamente in grado di difendersi, seppure intimorita.

Si tratta di un celebre componimento poetico che...” cominciò a spiegare Kurt, ben consapevole che il pezzo suggeritogli da Blaine era inusuale. Uno dei giudici alzò la testa dal block notes che teneva sulle ginocchia e su cui stava scarabocchiando.

Signor Hummel, anche se non ha portato un pezzo celebre del poeta, le posso assicurare che nessuno dei presenti ha bisogno di una lezione su Oscar Wilde. La prego di cominciare.” lo blandì annoiato con un cenno della mano e Kurt si lanciò senza indugi nella recitazione, a lungo preparata con l'aiuto di Blaine. Anche se ovviamente aveva dovuto scegliere un piccolo estratto dell'opera, era felice dell'illuminazione di Blaine: in quella ballata, Wilde rifletteva sulla vita come opera d'arte, sulla necessità di essere perdonati quando si commetteva un errore e sul senso di alienazione che colpiva chi era costretto a ripetere ogni giorno le stesse azioni.

In ogni parola instillò la sua frustrazione, la sua sofferenza e il suo desiderio di fuga. Venne interrotto a metà, quando Madame Tibidaux si schiarì la voce e lo invitò a fermarsi.

Signor Hummel, lei suona qualche strumento musicale?” domandò.

Sì, suono il pianoforte da quando ho sette anni.” rispose lui. Non si aspettava delle domande.

E ha qualche esperienza teatrale?” aggiunse.

Ho recitato in due musical della scuola e faccio parte da tre anni del Glee Club. La prossima settimana parteciperò alle gare nazionali di canto coreografato.” rispose, senza fiato e con il timore di dimenticarsi qualche dettaglio importante.

Che cosa ha portato come seconda parte cantata?” chiese un uomo smilzo, seduto accanto alla Tibidaux. Nessuno dei presenti sembrava particolarmente impressionato, né dalle sue risposte, né da quello che fino a ora aveva dimostrato di saper fare.

In principio ho pensato a qualcosa da Cabaret, poi ho optato per qualcosa di più fedele a me stesso, qualcosa che potesse mostrare davvero chi sono e ciò di cui sono capace.” disse il titolo della canzone e si tuffò nella musica, strappandosi i pantaloni con disinvoltura e ballando su il pianoforte. Per la prima volta, durante i provini, si sentiva felice, libero e al massimo delle sue possibilità: li avrebbe lasciati senza parole, non sarebbero rimasti indifferenti, non stavolta. Sentiva di poter fare qualsiasi cosa, in quel momento. La canzone era perfetta, lui era perf...

Bene. Si fermi qui.” La melodia si interruppe, con Kurt che stava ancora ballando. Nessuno aveva un'espressione in viso che promettesse buone notizie. “Può andare, ma aspetti fuori dalla porta un momento.” disse la Tibidaux.

Il cuore di Kurt perse un battito, mentre si affrettava fuori, più confuso che mai. Quando Rachel lo vide fece per andargli incontro, ma lui, con un gesto della mano, la fermò: non si premurò nemmeno di nascondere la sensazione di sconfitta che lo stava assalendo. Per un istante aveva creduto di avercela fatta, ma ora stava aspettando di rientrare per sentirsi dire che il suo percorso finiva lì.

Qualcuno dall'interno lo chiamò e nel giro di una manciata di secondi fu di nuovo davanti alla commissione. Strinse i pugni, determinato ad accettare il rifiuto senza versare nemmeno una lacrima; sarebbe rimasto impassibile, esattamente come loro.

Che cosa significa per lei essere su un palcoscenico, signor Hummel?” chiese una donna che fino a quel momento non aveva mai parlato. Lui deglutì, poi rispose con tutta la sincerità di cui era capace.

Fino a qualche mese fa, cantare era l'unica cosa che mi rendeva felice. Ora so che non è tutto. Ma so che è quello che voglio fare. Essere sul palcoscenico mi permette di essere me stesso, solo... di più. Mi sento più alto, mi sento più forte, sento di calzare meglio nella mia stessa pelle.”

Vide la donna scambiarsi un cenno con la Tibidaux, poi tornare a guardarlo.

Signor Hummel, in questa scuola accettiamo venti studenti all'anno e solo la metà di loro arriva al diploma, perchè non regge alla pressione. Chi esce da qui è destinato a diventare uno dei migliori performer della nazione, ed è qualcosa che si ottiene lavorando oltre ogni immaginazione. Alla Nyada non esistono sabati, domeniche e serate con gli amici, solo duro lavoro e completa dedizione alla scuola. Gli studenti mangiano quello che gli indichiamo, dormono quando glielo diciamo e superano i limiti che non credevano di avere; vogliamo il meglio, per estrarre l'eccellenza. Essere ammessi in questa accademia è un onore e un privilegio, ma è solo l'inizio.” disse con voce piatta, ma gonfia di severità e presunzione. Kurt per poco non roteò gli occhi, frustrato da quel discorso esageratamente lungo per precedere un rifiuto.

La donna fece una pausa, poi continuò a parlare, e quello che disse lo costrinse ad alzare la testa di scatto. Eccolo dunque, il rifiuto.

Dunque le comunico che non ci sarà alcuna terza selezione per lei.” afferrò un plico di fogli che teneva in grembo e lo sollevò. “Questo è il suo modulo di iscrizione all'accademia, da questo momento lei è ufficialmente una matricola, domani può passare in segreteria dove le spiegheranno tutte le procedure burocratiche per perfezionare la sua domanda.”

Scese dalla scaletta, completamente attonito, e prese con mani tremanti i fogli che la donna gli stava porgendo con un sorriso. Ringraziò sottovoce, poi uscì, letteralmente sotto shock.

Ce l'ho fatta.” mormorò a Rachel, quando lo afferrò per una spalla e lo scosse per ottenere una reazione. “Ce l'ho fatta. Mi hanno preso.”

Lei lo abbracciò stretto e i presenti lo guardarono in cagnesco, ma Kurt riusciva a pensare solo a due persone: suo padre e Blaine. Corse fuori dall'edificio per telefonargli: quando risposta, Burt rischiò un attacco di cuore per la sorpresa, Blaine interruppe la lezione della quarta ora per correre fuori dall'aula e non perdere la chiamata.

Sono così fiero di te, Kurt.” dissero entrambi, prima di riagganciare.

Kurt era rimasto lontano dall'auditorium poco più di una decina di minuti: quando tornò, vide Rachel che veniva accompagnata fuori da uno dei segretari. Era sconvolta, ma non in senso positivo.

Che cosa è successo?” chiese afferrandole una mano. Lei alzò gli occhi, già rossi e colmi di lacrime, per singhiozzargli in risposta: “Mi sono dimenticata le parole, Kurt. Ho rovinato tutto.”

Sedettero fuori, su quella stessa panchina dove il primo giorno avevano fatto colazione, e attesero l'arrivo dei signori Berry, che si premurarono di consolare la figlia in ogni modo possibile e di parlare con i membri della commissione. Tutto sembrò inutile e quando fu evidente che non ci sarebbero state seconde occasioni dovettero lasciare la scuola, rassegnati.

Quella notte, Rachel dormì nella camera dei suoi genitori, accoccolata tra di loro, inebetita dallo shock e dalla disperazione; Kurt aveva fatto quello che poteva per rassicurarla, ma fu egoisticamente felice di essere solo. Perfino nell'insuccesso, Rachel era riuscita a oscurare il suo traguardo: si era dovuto nascondere per telefonare a Lima e avvisare il Glee Club dell'ottima riuscita del suo provino, aveva a malapena parlato con Finn, troppo preoccupato per lo stato psicologico di Rachel, e non aveva ancora nemmeno sfogliato la sua domanda di iscrizione, perchè la ragazza scoppiava a piangere ogni volta che la vedeva. Kurt, intimorito dall'idea che potesse afferrarla e farla a pezzi, preferì nasconderla e leggerla con calma con un solido muro a dividerlo da Rachel.

Sdraiato sul letto, raccontò a suo padre ogni dettaglio del suo provino, poi chiamò Blaine: prima si godette le congratulazioni di Sebastian ed Eric, i quali sottolinearono più di una volta quanti ragazzi carini e scopabili fossero presenti a New York, poi si concesse una lunga telefonata con Blaine. Gli lesse le parti più interessanti del regolamento, i nomi dei corsi che gli sembravano più interessanti e perfino gli orari della mensa, finchè Blaine non gli chiese di fermarsi.

Kurt? Ora sei in camera, vero?” chiese.

Sì. Rachel sta dormendo con...” rispose lui.

Vai alla finestra, ormai è tardi. Per favore, guarda la città.” Preso dall'ansia dei preparativi, dalla frenesia del suo successo e dalla disperazione dell'amica, Kurt quasi non si reso conto di essere davvero a New York. Appoggiò la mano alla grande finestra della camera e guardò l'infinita sequela di luci che animavano le strade.

Era, semplicemente, magico.

Ce l'hai fatta, Kurt.” sussurrò Blaine al telefono. E Kurt, finalmente, guardò per la prima volta la città che sarebbe diventata la sua casa per i prossimi anni, forse per sempre. Era spaventato, era eccitato ed era felice, ma Blaine lo stava aiutando a focalizzarsi su quel momento che non sarebbe mai più tornato.

Quello in cui la soddisfazione ti striscia lentamente sotto la pelle, ti fa vedere tutto con più chiarezza e ti fa sentire più completo.

Quello in cui le paure, le incertezze e le difficoltà ancora non hanno minato la perfezione della tua felicità.

Quello in cui ti senti in cima al mondo, con la consapevolezza di poter fare qualunque cosa stretta tra le dita.

A centinaia di chilometri da quella finestra, Blaine lo stava strappando del dovere di provere pena per la sua amica e dall'ansia di cominciare a organizzare immediatamente il suo futuro: gli stava regalando un momento di pura, inestimabile perfezione.

Ce l'ho fatta.”respirò nel telefono, completamente paralizzato da quella realizzazione.

 

 

 

 

 

 

 


nda

Buonasera a tutti! Spero che il terzultimo capitolo di JC vi sia piaciuto.

Volevo approfittare di questo spazietto per ringraziare Medea, che mi ha aiutato ad avvicinare il provino di Kurt alla realtà e a discostarmi da quella baggianata pazzesca che i RIB ci hanno propinato. Ho modificato qualcosa per esigenze di narrazione (le modalità della prima e della seconda selezione in realtà erano invertite), ma per il resto sono rimasta molto fedele (spero) all'atmosfera che mi ha descritto e ai dettagli che mi ha raccontato.

Per quanto riguarda il fatto che Kurt sia stato ammesso alla scuola senza fare la terza selezione: è successo a un'amica di Medea dopo un provino in una prestigiosa scuola italiana di recitazione. Ho pensato che Kurt si meritasse una redenzione catartica, dopo il finale di Glee. Pertanto, concediamogli la soddisfazione di essere passato subito.

In ogni caso, spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio fin da ora tutti coloro che avranno il tempo e la voglia di farmi sapere cosa ne pensano. Io vi mando un abbraccio e vi saluto: ci vediamo (leggiamo?) lunedì prossimo, con il penultimo capitolo! Vestitevi eleganti, è l'ora del prom!

LieveB


Modifica alla NDA del 14 Giugno, NON LEGGETE SE NON VOLETE SPOILER (PICCOLISSIMI) SULL'ULTIMO CAPITOLO

"A JUST COMPLICATED GIVEAWAY"

Come alcuni di voi sanno, la parola con cui si conclude l'ultimo capitolo di JC è "addio". Scherzando nel post sotto, qualcuno ha cominciato ad avanzare delle ipotesi e a tentare di indovinare la frase in cui era inserita questa parola, così ho pensato... "E se qualcuno ci riuscisse?"

Così, è nata, alla buona, questa cosa.

Ho preparato un regalino per chi di voi dovesse azzeccare la frase (difficile) o il contesto in cui è scritta/pronunciata (più facile). E' una stupidatina, nata così per divertirci tra di noi.

Se avete voglia di partecipare, scrivete qui sotto nei commenti la vostra ipotesi. Lunedì, in concomitanza con la pubblicazione del capitolo, vi dirò chi si è avvicinato di più.

E gli spedirò un bel pacchetto. ^_^

   
 
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