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Autore: MegamindArianna    11/06/2012    2 recensioni
'Un giorno importante che Megamind ha voluto amorevolmente ricordare a Roxanne. Tutto fila liscio? La giornata prosegue bene? No... Una nuova avventura coinvolge la nostra reporter! Ma sarà una bella cosa?' Spero vi piaccia! Fatemi sapere
Genere: Sentimentale, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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“Chi siete voi due?” domandai tremolante. “Cosa volete?”
 
“Io sono Dalia, la sorella maggiore.” Disse la ragazza con i capelli corti  “e io Shelby, la minore.” Esclamò la biondina. “Siamo venute qui per sperimentare in nostri nuovi poteri e, magari, accaparrarci della grana e qualche bel maschione.” Ridacchiò Dalia “ Casualmente era venuto a farci visita questo bellissimo e coraggiosissimo eroe.”
 
“Già!” fece eco Shelby. “Ci piace ipnotizzare i bei ragazzi e portarceli in giro per giocare un po’. È bastato guardarlo negli occhi e… puff… ecco il nostro nuovo pupazzo.” E puntò una pistola estratta da una specie di giarrettiera sotto il collo di Megamind.
 
“Sorella! Zitta! Doveva essere segreto il nostro potere!” urlò Dalia per sgridare Shelby.
 
“Ipnotizzare?” domandai. “Quindi Megamind è ipnotizzato?” e alzai gli occhi mezzi chiusi.
 
“Cavolo, Shelby! Devi sempre rovinare il mio divertimento! Comunque si, Roxanne, ma non ritornerà mai più da te, te lo assicuro. L’effetto di questo potere è permanente.” E indicò alla sorella minore l’entrata della Metro Bank “Arraffa qualche mazzetta e andiamocene.”
 
Dovevo pensare in fretta. Come potevo farlo ritornare in sé? Non lo sapevo, ma dovevo comunque scoprire se veramente era irrimediabile.
 
“pss…” mi sentii alle spalle. Gattonai di 180 gradi per ritrovarmi faccia a faccia con una bimba che teneva in mano una boccia. Dentro c’era un pesciolino verdognolo. “Minion!!” gridai abbracciandolo “Minion! Minion! Hai visto Megamind? Non mi ama più! Sono disperata! Ti prego aiutalo!” e lo strinsi più forte, formando una piccola spaccatura sul suo vetro.
 
“Roxanne! Questa bambina, dopo avermi raccolto da terra perché quelle due hanno distrutto il mio corpo robotico con i loro strani poteri mentali, mi ha detto di avere la soluzione, ma non vuole dirmela! Sto impazzendo! Farfuglia semplicemente dei nomi!” e agitò la pinne nella direzione della ragazzina intenta a grattarsi il pancino. “Fatti dire cosa mi ha detto.” E si appoggiò sfinito sul fondo della boccia.
 
La afferrai per le spalle e la scossi dolcemente ma ripetutamente. “Per favore, piccola, dimmi cosa sai! Ti prego! Io sono innamorato di quell’alieno! Ti prego! Avevo già progettato di trasferirmi nella sua casa, nel suo Covo. Volevo vivere insieme a lui! Io lo amo! Lo so che sei una bambina e non lo capisci, ma come posso fartelo capire…” e la lasciai per sfregarmi gli occhi. Avevo le guance infuocate e continuavo a piangere disperata.
 
“Belle…” disse sorridendo. Non sembrava molto intelligente.
 
“Cosa? E’ il tuo nome, Belle?” domandai confusa.
 
“Odette…” stava farfugliando dei nomi, come Minion mi aveva detto; li avevo già sentiti da qualche parte, ma in quel momento non ricordavo dove.
 
“Odette…. Belle…. Cosa mi vuoi dire?” mi allontanai. “Lascia perdere. Me la caverò da sola.” E puntai un dito contro di Megamind. “Non so se tu sei cosciente o ipnotizzato, ma se lo sei…” e sospirai. Potevo tentare di convincere il suo io interiore come avevo già fatto in precedenza. “Ti prego. Guardami. Se ti ho fatto qualcosa dimmelo, colpiscimi, uccidimi, ma non farmi soffrire a questo modo. Se mi dici cosa ti ho fatto prometto che me ne vado e ti lascio con queste due… troie…” e osservai Dalia sorridere compiaciuta.
 
Shelby uscì, tenendo in una mano un gran numero di sacchi pieni di soldi e con l’altra era intenta a giocare con l’orecchio di Megamind.
 
“Per favore. Non so cosa fare per salvarti. Una bambina qui mi sta farfugliando dei nomi a caso e nemmeno il tuo migliore amico sa come aiutarti. Senza offesa, Minion.” Dissi voltandomi a guardarlo.
 
Prima fece una faccia un po’ offesa, ma poi mi invitò a proseguire. Mandai un’occhiata anche alla bimba che continuava a sorridere senza dire nulla, come se non si rendeva conto di ciò che stava accadendo. Intorno a noi, regnava il silenzio. Non si sentivano neanche i rumori delle macchine fotografiche dei giornalisti.
 
“Io non ti amo più. Punto e basta.” Disse freddo sostenendo allo stesso tempo le due ragazze.
 
“Bene…” dissi tirando su con il naso “se è questo che vuoi, allora ti accontenterò. Addio.” e mi voltai per correre verso il Covo a riprendere ciò che avevo lasciato lì. Intanto versavo gocce di dolore e tristezza che sembravo assorbire attraverso il freddo e rigettare all’infinito.

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