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Autore: Eryca    11/06/2012    4 recensioni
Ho deciso di provare a fingere, comunque.
Si, solo una piccola menzogna che racconterò a me stesso, per poter iniziare una nuova vita, nel migliore dei modi: farò come se tutto ciò che è successo prima di questo viottolo sterrato non sia mai esistito.
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Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Bruco

 

 

 

Ascolto la voce dentro di me, quella che urla, scalpita, che insiste per uscire ed esplodere, per far sentire all’intero mondo ciò che ha da dire, il dolore che provo dentro, il quale mi uccide, mi strappa la carne, lo sento mordicchiare i pezzetti del mio stomaco, sgranocchiandolo come un biscotto.

Vado avanti, non mi fermo.

La strada abbandona l’asfalto e diventa sterrata, cosa che mi fa capire quanto ormai io sia lontano da ciò che ho abbandonato, per perseguire un nuovo inizio.

 

Scappato.

Sono scappato?

Me lo chiedo spesso da quando ho deciso di prendere lo zaino, riempirlo con le maglie che tanto amo e lasciare ogni cosa, ogni affetto.

Forse sono solo un vigliacco.

Bisogna avere coraggio per affrontare la realtà, perché essa è peggio delle guerre, delle carestie; è un mostro invisibile che le persone sopravvalutano, per poi rimanerne schiacciati e tramortiti.

Non ne sono più capace, no, non credo di essere più in grado di far finta che la mia vita vada bene, che le cose siano proprio come io voglio che siano; fingere non è la mia specialità, ho preso da mia madre, neanche lei ne è capace: per questo se n’è andata.

 

Ho deciso di provare a fingere, comunque.

Si, solo una piccola menzogna che racconterò a me stesso, per poter iniziare una nuova vita, nel migliore dei modi: farò come se tutto ciò che è successo prima di questo viottolo sterrato non sia mai esistito.

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Ma a cosa sto andando incontro?

Da cosa fuggo?

Non so cosa sto cercando di realizzare, ma non posso tornare indietro, non posso riprendere la strada asfaltata e bussare alla porta di casa, per ricominciare quella vita tremenda.

Non posso semplicemente ritornare alla morte.

Io voglio vivere.

 

Il cielo va scurendosi, le nuvole soffici danno spazio alle stelle, che mi riempiono il cuore di speranza: quella piccola malattia che se ti infetta ti uccide.

Non so da quanto cammino, le gambe hanno smesso di lamentarsi e ormai si sono abituate al dolore costante, causato dallo sforzo della salita.

Continuo a marciare, senza voltarmi mai indietro: non voglio guardare ciò che mi sto lasciando alle spalle, ogni piccolo sassolino potrebbe farmi male, ogni piccola fogliolina potrebbe uccidermi.

Non mi posso fidare.

 

Non so cosa farò, dove andrò.

Non so cosa ne sarà della mia insignificante esistenza, di quel piccolo bruco viscido che sono; non ho idea di come cercherò di diventare una farfalla.

Ma io diventerò una farfalla.

 

Per ora continuo ad andare avanti,

cancellando ad ogni passo una parte del mio passato.

 

 

 

   
 
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