Il
Bruco
Ascolto
la voce dentro di me, quella che urla,
scalpita, che insiste per uscire ed esplodere, per far sentire
all’intero mondo
ciò che ha da dire, il dolore che provo dentro, il quale mi uccide, mi
strappa
la carne, lo sento mordicchiare i pezzetti del mio stomaco,
sgranocchiandolo
come un biscotto.
Vado
avanti, non mi fermo.
La
strada abbandona l’asfalto e diventa sterrata, cosa che mi fa capire
quanto
ormai io sia lontano da ciò che ho abbandonato, per perseguire un nuovo
inizio.
Scappato.
Sono
scappato?
Me
lo chiedo spesso da quando ho deciso di prendere lo zaino, riempirlo
con le
maglie che tanto amo e lasciare ogni cosa, ogni affetto.
Forse
sono solo un vigliacco.
Bisogna
avere coraggio per affrontare la realtà, perché essa è peggio delle
guerre,
delle carestie; è un mostro invisibile che le persone sopravvalutano,
per poi
rimanerne schiacciati e tramortiti.
Non
ne sono più capace, no, non credo di essere più in grado di far finta
che la
mia vita vada bene, che le cose siano proprio come io voglio che siano;
fingere
non è la mia specialità, ho preso da mia madre, neanche lei ne è
capace: per
questo se n’è andata.
Ho
deciso di provare a fingere, comunque.
Si,
solo una piccola menzogna che racconterò a me stesso, per poter
iniziare una
nuova vita, nel migliore dei modi: farò come se tutto ciò che è
successo prima
di questo viottolo sterrato non sia mai esistito.
Cancellare.
Ma
a cosa sto andando incontro?
Da
cosa fuggo?
Non
so cosa sto cercando di realizzare, ma non posso tornare indietro, non
posso
riprendere la strada asfaltata e bussare alla porta di casa, per
ricominciare
quella vita tremenda.
Non
posso semplicemente ritornare alla morte.
Io
voglio vivere.
Il
cielo va scurendosi, le nuvole soffici danno spazio alle stelle, che mi
riempiono il cuore di speranza: quella piccola malattia che se ti
infetta ti
uccide.
Non
so da quanto cammino, le gambe hanno smesso di lamentarsi e ormai si
sono
abituate al dolore costante, causato dallo sforzo della salita.
Continuo
a marciare, senza voltarmi mai indietro: non voglio guardare ciò che mi
sto
lasciando alle spalle, ogni piccolo sassolino potrebbe farmi male, ogni
piccola
fogliolina potrebbe uccidermi.
Non
mi posso fidare.
Non
so cosa farò, dove andrò.
Non
so cosa ne sarà della mia insignificante esistenza, di quel piccolo
bruco
viscido che sono; non ho idea di come cercherò di diventare una
farfalla.
Ma
io diventerò una farfalla.
Per
ora continuo ad andare avanti,
cancellando
ad ogni passo una parte del mio passato.