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Autore: arib    11/06/2012    5 recensioni
Storia scritta per la Challenge di Starhunter con tema Carità e Prompt Dignità.
Una serie di riflessioni sorte quando lo specchio riflette la vecchiaia che al giorno d'oggi è tanto temuta, fatta di rughe e cedimento.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Vizi e Virtù'
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Titolo: Allora, se ti si chiedesse dove giace la tua bellezza
Autore: Arib
Prompt:
Carità - Dignità
Note: Pallido omaggio al Sonetto 2 di Sheakespeare

 

ALLORA, SE TI SI CHIEDESSE DOVE GIACE LA TUA BELLEZZA


È un tormento che rode la mia pace, questo specchio che mi guarda con un volto che non riconosco. Questi quattro capelli che restano del mio bruno crine sbeffeggiano il mio vanto di gioventù. La mia pelle incartapecorita dipinge di decadenza le mie membra che grinzose compiacciono la gravità. Le rughe attorno ai miei occhi creano una ragnatela che offusca quelli che una volta erano pozze lucenti e vacui possono vederne il passato splendore solo in foto ingiallite. Le mie mani che un tempo erano ammirate per il candore e la leggiadria con cui danzavano veloci tra i tasti, sono ora maculate di castane chiazze e le dita, bloccate in una dolorosa posizione innaturale, non sono più capaci di gustare tramite il tatto i piaceri più fini.

Mi colmo d’odio per questo specchio che riflette un corpo che non ricordo. Dove il mio seno florido che con tanto orgoglio esibivo? Avvizzito e vuoto si allunga in pesantezza. Mi guardo e vedo che troppo tardi ho raggiunto la forma tanto agognata in gioventù. Ora, in queste mie anche sporgenti che cingono il ventre piatto pavento malattia e vecchiaia, mentre il fascino sperato si infrange illusorio in questa superficie crudele. Le mie belle gambe dal polpaccio tornito appaiono ramoscelli troppo fragili per sostenere il mio troppo lieve peso, su cui si arrampicano come edera grovigli di vene.

Dove posso trovare ancora una parvenza di dignità in questo corpo decadente che mi imprigiona in una realtà che non voglio sia mia?

Eppure, d’un tratto, il mio sguardo si apre e lo specchio si ridimensiona nelle sembianze di un quadro. Nella nuova cornice della mia percezione la sagoma della mia stirpe si staglia e della futura generazione.

È ancora caldo in loro il sangue che si gela nelle mie vene.


This were to be new made when thou art old,

And see thy blood warm when thou feel'st it cold.

 

 

NDA: Ci sarebbero di certo stati molti modi più pregnanti per tratteggiare il termine di dignità, tutti troppo opprimenti per potermici realmente immergere. Spero che il pensiero di questa signora non vi paia troppo frivolo, per come lo leggo io non lo è. Probabilmente se non condividessimo le sue paure, non si parlerebbe di lifting o di chirurgia estetica e le paure sorgono dall'idea che il dimostrare i segni del tempo rubi dignità al nostro essere esteti.

Il titolo e la citazione in fondo sono di Shakespeare, nel sonetto 2, il mio preferito. La traduzione è: "E questo sarebbe rinnovarti quando sei vecchio e veder caldo il loro sangue quando il tuo sarà vecchio."

Grazie di avere letto. Se volete lasciare un commento, o controbattere le mie idee sarò ben lieta di leggere e risondere.

Arianna

  
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