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Autore: jewel    29/12/2006    2 recensioni
Tenendo in mano un accendino scarico ci si può mettere a pensare.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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TENENDO IN MANO UN ACCENDINO SCARICO


Ho visto un accendino [abbandonato] in mezzo alla strada.

Ormai nessuno lo avrebbe più usato [ammirato].

Era perso eppure [perfetto] lì, sull'asfalto,

fra l'odore di [cenere] che lui stesso aveva lasciato.

Lasciato in un attimo, quando era stato buttato via,

[inutile].

Una fodera scorticata [brutta] lo valorizzava poco,

un accendino che non accendeva [viveva] più.

Come l'uomo che non ama [vive]

ma è fatto per amare [vivere].

Non c'era altra spazzatura là attorno [solitudine].

Però il vomito rapiva i sensi comunque,

soffocati dall'odore nauseabondo dell'abbandono, della [morte].

Si soffre anche se non si respira.

Intrappolati in ciò che siamo, in ciò a cui serviamo [burattini].

Un accendino che non funziona più.

[inutile].

È così da sempre, un' [eternità] di accendini scarichi.

Ora nel cappotto ho uno di loro.

Funziona ancora. Poco gas per animarlo ancora una volta [una].

Lo estraggo dalla tasca e col pollice giro la rotellina

pochi secondi e il [meccanismo] si mette in funzione.

Con il dito faccio pressione sul pulsante rosso.

La velocità e la plastica scivolosa potrebbero far slittare la pelle.

E la fiamma blu e arancione si spegnerebbe [morirebbe] in un attimo,

così come era stata [accesa].

Ma si resiste, basta premere più forte, con [amore?!]

e la fiamma brilla, vivida, colorata [calda].

Perchè altro non è che [fuoco].

E non brucia, non fa male; ma è fuoco.

Non scotta solo perchè la tua attenzione è tale da non permetterti di scostare il dito per appoggiarlo sulla fiamma.

Non scotta solo perchè la natura è tale da non permetterti di scostare il dito e veder brillare ancora la fiamma.

Non ci si può fare del male da [soli].

Non è scritto.

Sono gli altri che possono ferirci, noi possiamo solo [aspettare].

E, mentre la fiamma disegna strane ombre sul tuo viso, la realtà viene distorta.

Quando osserverai il mondo attraverso quel fuoco, troverai un mondo diverso.

Dove tutto trema [instabile]

e dove non c'è posto per qualcuno che può [bruciarsi].

Poi il gas finisce e la fiamma si spegne [muore] prima che tu abbia potuto anche solo pensare di sollevare il pollice da quel pulsante rosso.

E a quel punto tu, che sei stato padrone di quella fiamma e ne hai controllato la nascita e la vita, non puoi che assistere [impotente] alla sua morte.

E quell'accendino [inutile] finirà accanto all'altro,

per strada, a terra, fra l'odore della cenere.

Ad aspettare che gli sia ridata la vita...

 

 

Tenendo in mano un accendino scarico ci si può mettere a pensare.

 

 

Ho visto un uomo [abbandonato].

Vestito di stracci e spogliato di ogni ricchezza,

addossato ad un muro per le strade delle bella Capitale.

E mi sono fermato ad osservarlo; fiero anche se la sua schiena era curva.

Ero stupito [ammirato], avevo conosciuto chi sapeva soffrire in silenzio.

Esisteva ancora chi, nonostante tutto, odiava comportarsi da vittima.

Ed era un eroe.

Così, accasciato sull'asfalto con il suo giaccone consunto [perfetto],

a respirare la [cenere] del mondo, cenere dei morti e dei vivi.

Uguali nella [brutta] società di oggi.

[inutile].

Perchè senza soldi non si ha nulla, neppure il calore di un accendino.

Perchè di solito quelli che trovi per la strada sono ormai finiti,

e ora non parlo più degli accendini, ma degli uomini.

Perchè chi prima [viveva] un'esistenza accettabile

ora è sotto un ponte a mendicare,

a vestirsi di stracci,

a dormire su una grata.

E semplicemente non [vive] più.

Perchè secondo la merda di questo modo non se lo merita,

di [vivere].

Si merita solo di rimanere spento, senza poter brillare.

E senza poter bruciare. Far male. Menzogna.

Con la sola compagnia della [solitudine] e, sporadicamente, di una bottiglia

di vino.

Perduti per sempre ad osservare le cicatrici della propria pelle,

desiderosi solo di somigliare a chi ormai odiano.

Velenosi. Cattivi. Violenti. Come chi non ha mai regalato loro un soldo.

Come la gente ricca che se ne frega di loro.

E, per assurdo, il loro sogno è di diventare così.

Di cadere ancora più in basso dell'Inferno.

O di attendere la [morte],

che oramai sembra l'unica soluzione indolore.

Prima di perdere ancora quel briciolo d'anima che li infiamma,

prima di rincorrere un futuro schifoso,

distruggendo, macchiandosi, ammazzando,

per diventare [burattini].

Ed abbandonare quella situazione,

desiderio, brama, follia.

Tutto per cessare di essere una persona [inutile].

E così si cambia.

Si cade nel baratro della vendetta,

ci si infila nella spirale avvolgente del furto,

ci si perde nel labirinto dei sensi di colpa.

E poi è omicidio.

La vita porta ad un' [eternità] di lacrime.

Fra l'amaro dell'abbandono si vorrebbe solo gridare

ma le urla non verrebbero ascoltate e così

si cerca qualcosa di eclatante per farsi notare,

per procurarsi da vivere.

E si uccide una persona [una].

Ma lì si innesca il [meccanismo]

e alla prima succede una seconda, una terza, una quarta.

E poi, da mendicanti, si diventa assassini.

E, come in ogni storia,

se c'è chi ammazza,

c'è anche chi viene ammazzato.

Come in quelle belle pagine di giornale profumate di stampa fresca;

sotto la testata le foto raccapriccianti.

E poi la vittima.

Donna, stavolta.

E, se si è umani, non si può fare a meno di dispiacersi,

anche se la si sta sgozzando con un coltello.

Anche se si è un lurido barbone che sta ascoltando le sue grida.

Nell'irrealtà dell'omicidio esiste chi tiene la testa di una donna sgozzata

dopo averla tagliata

preoccupato che, se fosse scappato, la poverina avrebbe esalato l'ultimo respiro.

L'assurdità del peccato che raggiunge vette incredibili quando,

come spiegazione a se stessi,

dopo averla ferita ci si preoccupa di curarla

perchè [morirebbe] se non la accudissimo proprio in quell'istante.

Senza pensare che sarebbe stato meglio non tirarlo fuori affatto quel coltello.

Ma l'uomo è strano.

E si sente potente quando può controllare la vita dei suoi simili.

Perchè nulla è più appagante del potere di decidere,

decidere se la fiamma della vita debba rimanere [accesa]

o diventare spenta.

La consapevolezza che basterebbe un attimo.

E poi di nuovo l'essere umano che rivendica il corpo di un mostro.

E trattiene il collo sgozzato con una mano tremante,

sorreggendolo con [amore?!]

e si sente la vita che fugge via, lentamente, fra gli occhi chiusi di quell'estranea.

La pelle sporca, insanguinata e [calda] che rimarrà tatuata per sempre nella mente di quel mendicante.

Ma poi il [fuoco] della pazzia rapisce ancora.

E si capisce che non è possibile cancellare quell'omicidio per accostarsi alla dolcezza della vita.

Perchè come con un accendino non si può scostare il dito per posarlo sulla fiamma.

La fiamma si spegnerebbe, così come quella donna, perchè è contro natura che un assassino torni ad essere un uomo.

E non si prende mai la decisione di smettere di essere entrambi.

Nessuno ha mai usato quello stesso coltello per suicidarsi.

Forse perchè non ci si può ferire da [soli];

bisogna [aspettare] che siano gli altri a farlo.

Per un attimo, chi uccide lo può vedere quel mondo che trema [instabile],

come attraverso la fiamma di un accendino,

perchè sarà lì che finirà.

Per [bruciarsi].

Ed è forse quella l'astratta concezione dell'inferno.

Danzeranno per sempre nella fiamma di un accendino.

Che muore in fretta.

Come la donna che l'assassino tiene fra le braccia,

il respiro diventa sempre più debole, il polso cede, il sangue sgorga vischioso

E la fiamma della vita si spegne, [muore].

E a quel punto l'assassino vede solo la morte di colei a cui avrebbe potuto donare ancora la vita.

E rimane a guardarla, [impotente]

Eppure non è la donna l'accendino scarico.

È un assassino che non ha più nulla nell'anima,

nulla che scaldi le notti offuscate dall'alcool.

Notti simili a tutte quelle precedenti.

Perchè non è cambiato nulla.

Un assassino non ha cambiato il suo futuro, si è solo procurato un biglietto sola andata per quel mondo che trema, instabile, dentro la fiamma di un accendino quasi scarico.

E quell'accendino [inutile] finirà accanto all'altro,

Addossato a un muro, come da dieci anni a quella parte.

Fra le bottiglie rotte, gli stracci bagnati e i mendicanti pazzi.

Ad aspettare che gli sia ridata la vita...


Ma nessuno mai darebbe un'altra vita ad un assassino.

Forse a un mendicante sì.

Ma ormai non c'è più il mendicante che elemosinava pochi spiccioli.

Ora c'è un assassino.

E nessuno ha pietà per gli assassini.


FINE

Aspetto commenti, soprattutto da voi, cari cavalieri...
un bacio
Cam




  
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