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Autore: Beapot    11/06/2012    7 recensioni
Ora ripensi a quanto fosse strano che si incontrassero di nascosto, nel cuore della notte, in silenzio; strano che al funerale di zia Ginny non si fossero scambiati nemmeno uno sguardo. Non era da loro, sempre così uniti e affiatati, sempre pronti a sorreggersi a vicenda e a sorreggere gli altri, sempre così vicini.
Troppo vicini, forse, e adesso trattieni il respiro e unisci i pezzi.
Erano troppo vicini, troppo colpevoli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Hugo Weasley, Rose Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'I wish I could love you'
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Questa storia è per Roxy,
Perché è il suo compleanno e voglio farle una dedica speciale,
perché anche se ogni volta vorrebbe leggere qualcosa di divertente come le perle che ci regala lei, quando si trova davanti alle mie storie tristi e deprimenti non batte ciglio e le legge lo stesso, e se le fa anche piacere.
Perché con le sue, di storie, regala sempre un po' di sé e qualche risata.

Quindi, Roxy, buon compleanno <3

 

 

You need to be happy

 

Lo posi sulla scrivania, alzando un po' della polvere che ha accumulato durante tutto il tempo che ha passato nella soffitta.
Polvere sul cuoio, polvere sulle tue dita, polvere su quei ricordi di tempi felici che non hai conosciuto.
Apri l'album delle foto del matrimonio dei tuoi genitori, sfogli le pagine, vedi volti più giovani e più luminosi.
Nonna Molly aveva ancora i capelli rossi, sui quali si intravedeva a malapena qualche striatura grigia, e le rughe sul suo viso erano più distese di come le ricordi. Intreccia il braccio con quello di tuo padre, lo guarda sorridente e orgogliosa, mentre lui arrossisce imbarazzato.
Era bello, tuo padre: la pelle liscia e tesa, il rosso vivo dei capelli che sembrava urlare tutta la sua felicità, gli occhi azzurri che ridevano tra le lentiggini. Adesso è più stempiato, c'è qualche lieve ruga sul suo viso, e il suo sguardo è sempre più stanco. Il completo scuro gli donava quel tocco di eleganza e raffinatezza che hai visto solo un'altra volta nella tua vita, quando però non c'era gioia sul suo viso, contratto dal dolore e umido di lacrime.
Volti pagina, e ora al suo fianco c'è un ragazzo con i capelli neri e disordinati, con un paio di occhiali storti a schermare le iridi verdi. Tuo zio Harry passa un braccio attorno alle spalle del suo migliore amico e sorride, facendolo ridere a sua volta per chissà quale battuta sussurrata all'orecchio. Lo scatto della macchinetta li ha immortalati così, amici fraterni che hanno continuato a crescere insieme, giorno dopo giorno, a testimonianza di un legame che hai visto quasi immutato da quando sei nata.
Un sorriso ti increspa le labbra se pensi alla complicità, talvolta quasi infantile, che ad anni di distanza ancora dimostrano. Sospiri e passi di nuovo le dita sulla carta spessa dell'album, chiedendoti se rideranno di nuovo come allora.
Un'altra foto, altri volti, e adesso puoi vedere i tuoi zii altrettanto eleganti, orgogliosi del loro “fratellino” che è finalmente diventato un uomo. Solo uno di loro sembra distinguersi: in un completo verde smeraldo - verde speranza, come la stessa che ha perso tanti anni fa - George Weasley nasconde l'orecchio mancante con una ciocca di capelli più lunga e disordinata, e il suo sorriso è più spento degli altri.
Hai visto altre foto di lui da ragazzo, foto a Hogwarts, dei tempi felici prima della guerra, e ti sei già meravigliata di come sembrasse più radioso e più bello rispetto all'uomo che conosci. In ognuna di quelle foto il sorriso di George era imitato da un'altra persona al suo fianco, una persona identica a lui, complementare, quella metà che lo ha abbandonato troppo presto.
Le rughe intorno alle sue labbra sono le stesse che adesso sono comparse su ognuno dei volti che ti sorride da quella foto. Volti che hanno cercato di resistere, di colmare quel primo vuoto con la voglia di vivere, ma che adesso sono stati sconfitti da un altro dolore.

 

Appena poche settimane fa, il più giovane di quei sorrisi si è spento all'improvviso, portando con sé la gioia di familiari, amici, e anche di semplici conoscenti, perché Ginny Weasley era conosciuta e amata da molte persone. Non c'era mago o strega appassionato di Quidditch che non ricordasse le sue partite più gloriose nelle Holyhead Harpies, nessuno che non si fosse rammaricato quando aveva abbandonato la squadra per dedicarsi alla famiglia, e che poi non avesse sorriso di nuovo leggendo il suo nome in fondo alle pagine sportive della Gazzetta del Profeta. Perché Ginny Weasley in Potter c'era sempre stata per tutti, per i suoi figli e i suoi lettori, c'era stata anche per te, a volte, anche solo con un commento o una parola di conforto nel momento del bisogno. Per questo motivo, il giorno del suo funerale, i gufi avevano invaso la piccola villa di Godric's Hollow portando messaggi di cordoglio e parole di rammarico per quanto accaduto, cercando di confortare i familiari e di ricordarla con un sorriso.

 

Cerchi di allontanare il ricordo e le lacrime degli ultimi giorni, cerchi di distogliere lo sguardo dal viso luminoso di tua zia, e vai avanti. Avanti tra i pezzi di un mondo che era, che prometteva di continuare a girare e di mostrare ancora la serenità intrappolata in quelle immagini.
Un'altra pagina voltata, altra polvere alzata, e sotto lo stesso cielo vedi tua madre, radiosa come non è da troppo tempo. Quasi non la riconosci, con i capelli sciolti e curati a incorniciarle il viso, le ciocche che si posano morbide sulle spalle invece di rimanere intrappolate in una crocchia troppo stretta e frettolosa. Sorride all'obiettivo, è contenta, è innamorata, e sembra voglia dirlo a tutti. Lei, che è sempre stata timida, orgogliosa, e riservata. Forse allora non era ancora la donna che conosci tu, era più felice, più spensierata, più viva.
Stringe il braccio di suo padre, che la guarda commosso, abbraccia sua madre, che si è perfino concessa di sorridere in quell'occasione, abbandonando il cipiglio sempre un po' severo che ancora la caratterizza.
Un' altra foto la ritrae mentre si fa stringere da Harry, asciugandosi una lacrima di commozione e sorridendo oltre la sua spalla.
L'ultima immagine che riesci a vedere - perché continuare con quella lenta tortura comincia a diventare insopportabile - è quella che ti fa più male: tua madre e tuo padre finalmente vicini, stretti l'uno all'altra mentre si riparano dal riso che gli invitati lanciano contro di loro. Poi lui che la solleva, lei che si preoccupa che il vestito non la lasci troppo scoperta, ma che poi rinuncia e si aggrappa alle sue spalle. Si dimenticano della folla, degli amici e dei parenti, e si rifugiano in un bacio che è solo loro, che è fiducia, e speranza, e gioia, e complicità, e forza, e tutto quello che hanno sempre cercato di donarsi. Era amore. Era.

Senti gli occhi inumidirsi di lacrime e ti stupisci di essere tanto sentimentale. Tu, che hai sempre cercato di controllare ogni pensiero, ogni emozione, per non rischiare di venirne travolta.
Un groppo alla gola rende difficile deglutire, e allora ti decidi a chiudere con un colpo secco quell'album pieno di ricordi, che hanno il gusto amaro del passato e che di felice non hanno più niente.

 

La voce di tua madre che ti chiama per la cena ti fa sussultare, come se per un attimo ti fossi illusa di averla lasciata chiusa tra quelle pagine troppo spesse; ti asciughi le lacrime intrappolate tra le ciglia e segui tuo fratello giù per le scale.

Ti siedi al tavolo rettangolare della cucina e ti versi un po' d'acqua, mentre Hugo finisce di apparecchiare e tua madre prepara i piatti. Ti dà le spalle, riesci a vedere solo la sua schiena leggermente curva e i capelli raccolti sulla nuca. Sembra passata una vita da quella foto che hai visto. È un'altra persona, adesso. Più vecchia, più stanca. Quando si volta, il trucco leggermente colato attorno agli occhi ti fa capire che ha smesso di piangere da poco, ma distogli lo sguardo e ti concentri sul piatto. Non vuoi farle sapere che te ne sei accorta, non le vuoi far ricordare il motivo di quella tristezza, e allora ti limiti ad avvicinare la forchetta alla bocca e a restare in silenzio.
Piange spesso, ultimamente. Piange dal giorno della morte di zia Ginny, la sua amica più cara, piange dal giorno del suo funerale, piange anche da molto prima, ma ha sempre cercato di nasconderlo. Piange di un dolore che ha dovuto affrontare da sola, degli sforzi che ha fatto per continuare ad andare avanti quando ha sentito la terra franarle sotto i piedi e aveva le braccia cariche di troppe responsabilità per riuscire a tenersi in equilibrio.

La bottiglia di vino resta sigillata come ogni sera. Era papà che la metteva a tavolo e se ne versava un bicchiere, a volte due, mentre raccontava cosa era successo al lavoro o chiedeva di voi. Di tutti voi, e le sfiorava il viso con le mani ruvide, e le sorrideva, e la convinceva a bere un sorso di quella bevanda rossa e troppo alcolica che lei aveva sempre guardato male. Quella bottiglia papà non l'ha mai aperta, non l'ha nemmeno portata via, e continua a stare sulla vostra tavola senza un motivo, forse, o forse è semplicemente lì a nascondere la sua sedia vuota.

Papà se ne è andato di casa da dieci anni ormai, e ricordi quanto l'hai detestato. Gli hai urlato il tuo dolore, chiamandolo cattivo, lo hai insultato con tutta la rabbia di bambina che avevi per avervi lasciato soli, mentre mamma tratteneva le lacrime e ti diceva che lui ti voleva bene e che te ne avrebbe sempre voluto. Ancora ti chiedi dove trovasse tutta quella forza per difenderlo dopo che l'aveva distrutta, per spiegare a Hugo che lei e papà non si volevano più bene come prima e che lui non sarebbe tornato a casa dopo il lavoro, ma ne avrebbe comprata un'altra e ci avrebbe portato voi due, ogni tanto. Non sai dove trovasse la forza di sdraiarsi in un letto freddo, di tornare nel silenzio di una casa vuota quando voi eravate con lui, dove trovasse la forza di tacere la frustrazione quando ascoltava i vostri racconti entusiasti dei pomeriggi passati al parco, al mare, alla Tana con tutti i vostri cugini, mentre lei doveva sforzarsi di essere quella severa, quella esigente, per continuare a crescere te e Hugo nel migliore dei modi.

La cena continua in un silenzio triste e stanco, lei quasi non tocca cibo e svuota il piatto nel cestino. Hugo cerca, come sempre, di smorzare la tensione con qualche battuta che le fa incurvare le labbra, ma tra qualche giorno lui tornerà a Hogwarts e tu non sarai in grado di prendere il suo posto in quelle conversazioni. La guardi di nascosto, la vedi fragile e vorresti fare qualcosa per lei, ma non ne hai la forza.

Il campanello di casa suona all'improvviso, rompendo il silenzio, e lei guarda l'orologio mentre si alza inarcando le sopracciglia. Hai smesso di sperare che la porta aperta ti mostri papà già da troppi anni, e resti ferma al tuo posto senza preoccuparti di voltarti a vedere chi è entrato.
Senti la voce di tuo zio Harry nel salotto, è ancora rotta dal dolore, ma lui è lì quasi come ogni sera, da sempre. Era lì la prima notte che papà non è tornato a casa, era lì quando è morto nonno Wendell e mamma continuava a fingersi forte per voi, era lì, ma sempre nel cuore della notte quando saresti dovuta essere addormentata nel tuo letto, e nessuno ha mai saputo che ogni notte ti svegliavi alla stessa ora e sentivi le loro voci. Ti sedevi sulla scala, ascoltandoli parlare di nascosto e stringendoti nel pigiama, e a volte si lasciavano anche andare a qualche risata. Era strano startene lì in silenzio, ti sentivi quasi invadente, ma anche tu avevi bisogno di un po' di leggerezza, e essere partecipe del loro affetto ti faceva stare bene.

Eri piccola, allora, e non ti sei mai fatta troppe domande su quegli incontri notturni e bizzarri. Erano la mamma e lo zio Harry, erano adulti e potevano uscire anche di notte, e andare a letto tardi, e li invidiavi per questo. Perché anche tu avresti voluto uscire e chiacchierare con qualcuno, magari con Albus o con James - perché hai sempre preferito la loro compagnia a quelle delle tue cugine: i maschi facevano meno domande ed erano meno invadenti, e tutto quello di cui avevi bisogno era solo un po' di distrazione - ma ogni volta che zio Harry arrivava diceva sempre che a casa sua dormivano tutti, finalmente, e allora tu ti rassegnavi a restare seduta su quei gradini scomodi finché non ti tornava il sonno.
Non lo hai mai raccontato a nessuno, per paura che ti prendessero in giro, ma non riuscivi a dormire se mancava quel piccolo rito. Non ne hai fatto parola nemmeno con Hugo, e senza saperlo hai custodito il loro piccolo segreto. Crescendo hai capito che entrambi avevano tanto bisogno di quel momento quanto ne avevi tu, e che avevano la stessa paura di non venir compresi se lo avessero detto a qualcuno.
Oggi zio Harry non si è preoccupato di non farsi vedere, è venuto all'ora di cena a cercare un abbraccio, e nel vederli stringersi - aggrapparsi - l'uno all'altra ti sei sentita di nuovo di invadere qualcosa che era solo loro. Il singhiozzo soffocato di tua mamma ti colpisce come un pugno allo stomaco, Hugo finge di non sentirlo e mette a lavare i piatti, poi se ne torna in camera borbottando una scusa. Senti la porta chiudersi e la sua voce pronunciare l'incantesimo per insonorizzarla. Chiude fuori tutto, Hugo, e a volte vorresti essere come lui.
Sei troppo grande ora per nasconderti sulle scale, sei troppo grande per ammettere di avere ancora bisogno di sentire le loro voci, ma non riesci a muoverti da quella sedia. Vuoi essere rassicurata, sei curiosa e forse un po' spaventata, perché hai capito che c'è qualcosa di più, qualcosa che ti è sfuggito in quella disperazione che ogni giorno è sempre più forte.
Dopo ti disprezzerai, lo sai anche adesso, ma hai bisogno di sentire, di sapere, e l'incantesimo di Disillusione sale spontaneo alle tue labbra.

Sei troppo grande per ascoltare di nascosto, sei ancora troppo piccola per riuscire a sfuggire alla tentazione.

Entrano in cucina appena scompari alla vista, e anche volendo ormai non potresti più muoverti senza manifestare la tua presenza.
Con un gesto distratto della bacchetta di tua mamma, il bollitore si riempie d'acqua e si va a posare sul fornello acceso. Zio Harry si siede al posto di Hugo e la lascia fare, stropicciandosi gli occhi lucidi sotto gli occhiali.
Anche lui è più vecchio, non sorride e il suo sguardo è un po' più spento.
Lo vedi fissarsi l'anulare, ancora fasciato dalla fede, e stringere i denti in silenzio.
Una bustina si aggiunge all'acqua che sta bollendo, e tua mamma si siede al suo posto, in silenzio, in attesa.

Non riesco a smettere di odiarmi.” La voce stanca e carica di disprezzo di Harry rompe il silenzio per un attimo.

Non è colpa tua.” Vorrebbe suonare sicura, lei, ma non alza lo sguardo e sai che è la prima a non credere a quello che dice.

Era venuta a cercare me, capisci? Mi cercava per dirmi che James era stato ammesso all'Accademia. Mi cercava, e io non volevo farmi trovare perché ero troppo impegnato a evitarla.” Stringe i pugni mentre parla e abbassa il capo.

Sei sorpresa da quelle parole, non avevi idea che Harry e Ginny potessero avere quel genere di problemi: ricordi che si evitavano anche i tuoi, prima che papà decidesse di andarsene.

“Harry, guardami. Non è colpa tua, e lo sai anche tu.”

Tua mamma non è sorpresa da quella rivelazione. Allunga una mano verso di lui, ma poi ci ripensa e la ritrae, mordendosi il labbro.

Se solo avessi avuto il coraggio di parlarle prima non avrei avuto bisogno di nascondermi.”

Il bollitore fischia sempre più forte, ma nessuno dei due sembra farci caso.
Non capisci cosa sta succedendo, vorresti alzarti e andartene, fuggire da quella confusione e da quel dolore che non comprendi. Non è giusto, ti dici, mamma e Harry hanno sempre sorriso insieme, non possono piangere. Non adesso. Non per questo.

Addossarti la colpa non servirà a niente. Non la riporterà qui.”

Hermione si alza all'improvviso, bruscamente, e gli da le spalle. Spegne il fuoco, versa la tisana alla menta nelle tazze, poi torna a sedersi. Harry ha tenuto lo sguardo basso per tutto il tempo, i pugni serrati e la mascella contratta.

Adesso calmati.” Gli porge una tazza, gli sorride dolcemente per confortarlo, ma lui scuote la testa.

Tu non capisci...” Lo dice piano, afflitto, e ti fa quasi pena. Ti aspetti che tua mamma lo abbracci, che gli tenda una mano, che continui a cercare di infondergli quella forza che lei ha sempre lì, da qualche parte dentro di sé, pronta per ogni evenienza, ma la sua reazione ti lascia di stucco ancora una volta.

Come puoi dire una cosa del genere? Era la mia migliore amica, e l'ho tradita! Si confidava con me e io non avevo il coraggio di guardarla negli occhi! È morta fidandosi di me come si fidava di te, come puoi dire che non capisco?”

Si è alzata in piedi, con la voce tremante di rabbia e le mani sbattute con violenza sul tavolo. Il suo sguardo è furente, ma due lacrime sono ugualmente sfuggite al suo controllo.

Tu non c'entri niente con questa storia. Sono io, quello che le ha mentito. Io l'ho tradita.”

Harry non sembra essere toccato dalle sue parole e dal suo scatto, è rimasto immobile e adesso le rivolge uno sguardo determinato, mentre parla con voce innaturalmente calma.

Ci sono sempre entrata. Sempre. Si accorgeva della tua assenza, quelle notti. Si chiedeva dove andassi, con chi, e lo diceva a me. Mi diceva che aveva paura di perderti, di sentire il profumo di un'altra donna sulla tua pelle e di non riuscire a ignorarlo. Piangeva sulla mia spalla, lei che non ha mai pianto, e si sedeva sullo stesso divano su cui ti sei sempre seduto tu. Mi chiedeva aiuto, e io la colpivo alle spalle. Tradire non è solo amare un'altra donna, Harry.”

Quell'ultima frase ti lascia senza fiato, e la sorpresa sul volto di Harry è niente rispetto a quello che provi tu.

Hai sempre guardato al rapporto di tuo zio e tua mamma come a quello più puro e genuino che potessi immaginare. Sono stati l'uno la spalla dell'altra da quando erano solo dei ragazzi, si sono confortati a vicenda nei momenti più bui.
Ora ripensi a quanto fosse strano che si incontrassero di nascosto, nel cuore della notte, in silenzio; strano che al funerale di zia Ginny non si fossero scambiati nemmeno uno sguardo. Non era da loro, sempre così uniti e affiatati, sempre pronti a sorreggersi a vicenda e a sorreggere gli altri, sempre così vicini.
Troppo vicini, forse, e adesso trattieni il respiro e unisci i pezzi.
Erano troppo vicini, troppo colpevoli.

Perché l'hai fatto?”

Harry è incredulo, la guarda come se la vedesse per la prima volta, e tu aspetti la risposta di tua mamma con la stessa impazienza.

Perché ho fatto cosa, esattamente? Perché ti ho permesso di darmi forza? Perché mi sono innamorata di te, senza pensare alle conseguenze? O perché ho mentito a lei, cercando di nuovo rifugio tra le tue braccia per scacciare i senso di colpa?” Si passa una mano tra i capelli, non si cura di asciugare le lacrime che le rigano il viso, chiude gli occhi e si lascia cadere di nuovo sulla sedia. Sconfitta, disperata.

Non lo so, Harry, non chiedermelo. Se avessi avuto la risposta anche ad una sola di queste domande forse sarebbe andato tutto diversamente.” Sospira, la voce è quasi un lamento, un grido soffocato di aiuto nel vuoto.

Non l'hai mai vista perdere il controllo così. Non si è mai lasciata sopraffare dalle lacrime e dal dolore davanti a qualcun altro.
Hai visto i suoi occhi arrossarsi, sentito la sua voce incrinarsi mentre ricordava il passato e i suoi rimpianti, ma non l'hai mai vista capitolare così. È tua madre, è una donna forte, indistruttibile, una roccia, un punto fermo...

È umana, invece, così come tutti, come te, e tu non te ne sei mai accorta.

Harry si alza e la stringe tra le braccia, in silenzio. Non riesci a capire come ti faccia sentire quel gesto, dopo tutto quello che hai sentito in questi pochi minuti. Non ti saresti mai aspettata niente del genere, o forse semplicemente non hai mai pensato che potesse accadere. È davvero colpa di qualcuno di loro?
Ti ricordi gli ultimi giorni prima che tuo padre decidesse di andarsene: le lacrime nascoste, le urla, le accuse. Solo odio e rancore dove prima c'era quell'amore che emergeva in ogni sguardo e ogni gesto. Puoi fare una colpa a tua madre di aver cercato di uscire da quel dolore che l'aveva colta impreparata?
Pensi ai tuoi zii, a come l'amore abbia abbandonato anche loro, lasciandoli andare alla deriva; Harry non avrebbe mai fatto niente che potesse ferire qualcuno, è una cosa che hai sempre dato per scontata e che sai essere vera. Non puoi far loro una colpa per essersi innamorati di nuovo, per aver cercato il sostegno di cui avevano bisogno.
Quell'abbraccio non è sbagliato, il modo in cui si stringono non può essere sbagliato; è sincero, è necessario, ed entrambi hanno bisogno di rifugiarvisi.
Quello che è successo a zia Ginny non è colpa loro, ma sai che Harry si è sempre preso la colpa di ogni cosa brutta, di ogni morte durante la guerra, di ogni famiglia distrutta, sentendosene responsabile, senza riuscire a vedere tutto il bene che ha fatto nella sua vita.
Il silenzio continua, interrotto solo da qualche singhiozzo che non riesce ad essere trattenuto, e tu vorresti fuggire, scappare per nasconderti da un momento così intimo, ma non puoi farlo. Vorresti rassicurarli in qualche modo, vorresti dir loro di andare avanti nel modo che li renderà felici, ma forse non puoi capire davvero cosa stanno provando.

Non possiamo cambiare quello che è stato.”

Il sussurro di Harry si perde tra il capelli di tua madre che gli coprono la bocca, ma lo senti ugualmente. Lo sente anche lei, e si scioglie dall'abbraccio, dandogli le spalle.

No. Ma possiamo cambiare quello che sarà.”

La sua voce è talmente ferma e determinata da lasciarti sorpresa, ma ti sfugge il significato di quelle parole; evidentemente nemmeno Harry ha capito, perché resta immobile, in attesa.

Non saremo mai liberi da questo.” Continua lei, senza voltarsi a guardarlo, e negli occhi di tuo zio vedi un lampo di consapevolezza e dolore. Sa che ha ragione, in fondo lo sai anche tu, ma è tutto sbagliato.

Harry accusa il colpo in silenzio, stringendo i denti e restando immobile mentre le parole di lei lo respingono. Riesci a vedere il dolore sul volto di tua madre che si rifiuta di voltarsi, che pensa che allontanarlo sia la cosa migliore per tutti; per il resto della famiglia, per il loro senso di colpa, persino per voi ragazzi, perché sai che nel rapido conto delle possibilità ha incluso anche le vostre reazioni a quel rapporto tenuto segreto e mai stato tanto chiaro.
Harry si volta lentamente, senza dire una parola, perché sa che se lei è giunta a quella conclusione avrebbe tutti gli argomenti per renderla valida, e se ne va sconfitto.
Puoi vedere una lacrima solitaria passare sul viso di tua madre non appena si rende conto di essere rimasta sola, e ti senti impotente.
Vorresti urlarle che sta sbagliando, vorresti abbracciarla e sussurrare parole di incoraggiamento al suo orecchio mentre le dici di tornare da Harry, mentre ammetti di sapere che lui è forse la cosa migliore che le sia capitata, ma puoi solo restare immobile al tuo posto a guardarla distruggersi come ha fatto per tutti questi anni.

 

Mamma.” La voce di Hugo rompe il silenzio facendovi sobbalzare entrambe. Tua mamma non da cenno di averti sentito e si gira sorpresa verso tuo fratello; lui fa scivolare lo sguardo per la stanza, sapendo che sei ancora lì dove ti ha lasciato anche se non può vederti, e la stringe a sé.

Il bambino ingenuo che aveva continuato a sperare di vedere i vostri genitori tornare ad amarsi è cresciuto. Non è più piccolo e indifeso come quando ti chiedeva di fargli spazio nel tuo letto perché aveva paura del buio e del silenzio; è più alto, più forte e sicuro di sé mentre cerca di confortarla con un abbraccio. In un certo senso è sempre stato più bravo di te in queste cose; forse non era in grado di pensare a se stesso, ma percepiva il dolore altrui come se fosse evidente a tutti. È sempre stato lui a riuscire a strapparle un sorriso o ad asciugare le lacrime di chi le aveva trattenute per troppo tempo, e improvvisamente ti chiedi se sappia da sempre anche quello che tu hai scoperto solo adesso.

È stata una lunga giornata, perché non vai a riposarti?”

Il pranzo di raccoglimento alla Tana, quello organizzato per sentirsi tutti un po' meno soli intorno allo stesso dolore, quello in cui alla fine nessuno aveva mangiato niente, ti sembra lontano anni luce, e invece anche quel silenzio appartiene solo a qualche ora fa. “Finisco io di mettere a posto.” Si offre Hugo, riferendosi alle due tazze ancora colme della tisana ormai fredda. Tua mamma scuote la testa, scaccia le ultime lacrime dal viso e accenna un sorriso.

Non ti preoccupare, tesoro, ce la faccio.”

Hugo getta un'altra occhiata incerta verso di te, come quelle che vi scambiavate da piccoli quando dovevate convincerla a darvi il permesso per fare qualcosa che lei non avrebbe approvato.
Un'occhiata che chiede conferma, anche se non sai cosa voglia dire in questo momento. Aggrotti le sopracciglia perplessa, senza ricordarti di essere invisibile, e lui decide da solo.

Ti meriti di essere felice.”

Basta quella frase a farti capire che lui sa tutto, basta il tono cauto ma sicuro con cui lo dice. Tua mamma è sorpresa, lo guarda per qualche istante senza dire niente, troppo scossa per cercare di convincerlo che non sa di cosa stia parlando.
Hugo sembra rassicurato dal suo silenzio, e allora continua con un sorriso appena accennato.

Meritate entrambi di essere felici, ma forse avete paura per provarci. Non è colpa vostra, mamma.”

Lei lo guarda per qualche istante, sempre più incredula, e gli occhi le si velano di nuovo di lacrime.

Non te ne accorgi, ma hai cominciato a piangere in silenzio anche tu dopo le parole di tuo fratello.
Sì, decisamente lui è sempre stato più bravo di te in queste cose, le ha sempre capite più in fretta, trovando le parole giuste per parlarne.

Hugo... Mi dispiace, io...”

La sua voce trema mentre balbetta frasi sconnesse. Sembra voglia giustificarsi di qualcosa, come se dovesse rendere conto a qualcuno della sua infelicità.

Non c'è niente per cui debba dispiacerti.” Sorride Hugo mentre la abbraccia di nuovo. “Va' da lui, non avere paura.”

Tua mamma lo stringe più forte; è più bassa e più esile di lui, ormai, ma in quel gesto c'è sempre l'amore di una madre e l'orgoglio per il proprio figlio. C'è la gratitudine verso chi l'ha capita e non l'ha attaccata, ci sono tutte le sue paure che si dissolvono.

Lo bacia sulla guancia e gli accarezza il viso come faceva per dargli la buonanotte tanti anni fa, mormora qualcosa e lui annuisce e continua a sorridere, incoraggiandola ad andare a riprendersi la speranza.

“Sei cresciuto, piccoletto.”

Dici, rimuovendo l'incantesimo appena senti la porta chiudersi.

E tu sei rimasta la frignona di sempre.”

Ti risponde lui, indicando con un sorriso sghembo il tuo viso rigato di lacrime. “E una spiona.” Aggiunge, abbassandosi appena in tempo per schivare lo straccio che gli hai tirato. Continua a guardarti divertito, e per un attimo sembra che non sia successo niente. È una vita che vi punzecchiate in quel modo per le cose più sciocche, e farlo anche adesso è una sorta di sicurezza per entrambi.

Le hai detto delle belle cose, credo che tu l'abbia aiutata molto. Da quanto tempo lo sai?”

Non sei l'unica che di notte non riusciva a dormire.”

Il suo sguardo indugia sulle scale e lui piega le labbra in un sorriso malinconico; perdendosi in quel ricordo ha perso un po' della forza che ha ostentato fino ad ora.

Non sei mai stata da sola, allora, non hai mai dovuto tenere quel segreto tutto per te e non dovrai farlo nemmeno ora, perché lui è sempre stato seduto pochi gradini più in alto di te. Gli sfiori il braccio con una carezza e ti alzi in punta di piedi per posargli un bacio sulla guancia ispida della prima barba che sta spuntando, in un gesto come un altro per ringraziarlo di quello che ha fatto.

Sai bene che se fosse stato per te, staresti ancora lì, impotente, a fissare tua mamma.

Vuoi vedere un film?”

Da piccoli lo facevate sempre quando non volevate addormentarvi da soli, e non volevate piangere.
È cresciuto, ma è ancora il tuo fratellino e ha ancora bisogno di sentirti al suo fianco per essere rassicurato.

 

*


Quella notte, a qualche chilometro di distanza, Hermione aveva bussato alla porta del suo migliore amico chiedendogli di accoglierla ancora una volta tra le sue braccia.

Avevano raggiunto il piccolo cimitero in cui era sepolta Ginny tenendosi per mano; avevano pianto sulla sua lapide bianca e le avevano chiesto perdono per ciò che non erano riusciti a gestire e per il modo in cui l'avevano ferita senza volerlo, sperando che un giorno lei potesse perdonarli.
Quella notte Harry e Hermione si erano ritrovai davvero per la prima volta, l'uno a fianco all'altra, abbandonando i rispettivi timori e aprendosi a una nuova speranza, finalmente insieme.


 



NdA: visto che non hai apprezzato la nostra fantastica storia a otto mani, beccati questa!
Tempo fa hai detto che volevi Ginny morta, poi l'hai uccisa da sola ma io avevo già fatto partire questa storia e non volevo fare marcia indietro (ero arrivata praticamente a metà, abbi pazienza!). A un certo punto hai cominciato a desiderare una commedia, ma ero a tre quarti della storia e le tue sottili tecniche psicologiche non hanno potuto fare molto... Anche perchè non avrei mai scritto una commedia decente, perciò accontentati del lieto fine, ecco! (Lieto fine che è stato incerto fino all'ultimo, ma poi mi hai perdonato delle altre catastrofi e allora ho deciso di provarci almeno per te XD)
Comunque, tutto ciò per dirti ancora una volta

TANTISSIMI AUGURI ROXY! <3
   
 
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