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Autore: xyoumakemesing    11/06/2012    8 recensioni
Cause since I've come on home
well my body's been a mess
and I've missed your ginger hair
and the way you like to dress
[...]
Why don't you come on over, Valerie?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cause since I've come on home
well my body's been a mess
and I've missed your ginger hair
and the way you like to dress
[...]
Why don't you come on over, Valerie?



Harry gironzolava annoiato per l'Hyde Park, tutto imbacuccato nel suo cappotto nero e nell'enorme sciarpa grigia che gli copriva metà faccia. Era tornato dall'Australia già da un paio di giorni ma non si era ancora ri-abituato all'aria gelida e autunnale della sua eterna Londra, il cui cielo nuvoloso non prometteva mai nulla di buono.
Tirò su col naso, maledicendo l'influenza di stagione, accomodandosi su uno dei sedili di marmo cosparsi qua e là, rimanendo a fissare con particolare interesse gli artistici giochi d'acqua della grande fontana centrale. Il parco era quasi deserto, fatta eccezione per lui, qualche cane randagio e qualche altro temerario che aveva sfidato la coltre di nubi facendo jogging. Scostò la sciarpa di lana dalla sua bocca, certo che nessuno lo avrebbe riconosciuto, respirando l'aria fredda che gli sferzava le guance arrossate.
Sospirò, battendo distrattamente un piede a terra. Gli mancava Valerie. Terribilmente.
Le aveva mandato un sms, proprio il giorno stesso del suo arrivo all'aeroporto londinese, a cui lei però non aveva risposto. Era sempre così, con lei.
Spariva per giorni interi senza lasciar traccia, troppo impegnata a salvare balene o panda o chissà cos'altro in giro per il mondo, per poi ricomparire improvvisamente con un enorme sorriso sulle labbra, i capelli sempre più rossi e un bicchierone di caffé caldo in mano. Valerie era come un uragano, troppo poco prevedibile e di una potenza quasi distruttiva. Gli era entrata nel cuore immediatamente, così come nel suo cervello, nei suoi polmoni, nella sua milza e dappertutto; si era innamorato con tutte sé stesso, nonostante sapesse che lei era uno spirito libero, che non amava i legami e su cui raramente si poteva fare affidamento.
La prima volta che l'aveva incontrata, un paio di anni prima, lei aveva delle strane ciocche blu elettrico tra i ricci vermigli che le cadevano sulle spalle, un'espressione scocciata sul volto e la divisa della caffetteria Starbuck's. Lo aveva fissato per dieci minuti buoni, senza dire una parola, in attesa che lui decidesse finalmente di riferirle la sua ordinazione. Poi, dopo essere sparita velocemente con il suo taccuino stretto tra le mani, era tornata da lui e aveva sbattuto senza troppe cerimonie la tazza di cappuccino sulla superficie liscia del tavolo, facendolo sobbalzare.
Era poi andata nuovamente via, lasciandolo lì, senza una spiegazione.
La seconda volta che l'aveva incontrata, qualche giorno dopo il loro primo incontro, lei lo aveva riconosciuto e aveva sospirato pesantemente prima di andargli incontro e prendere la sua ordinazione. Harry si aspettava quantomeno una parola di scuse o qualcosa del genere ma ciò non avvenne. Valerie si dimostrò però sorprendentemente allegra e garbata, quella volta.
E Harry riuscì persino a notare il piccolo simbolo della pace tatuato sul suo polso destro.
La terza volta che l'aveva incontrata, qualche mese dopo, lei urlava inferocita contro il proprietario dello Starbuck's, rivendicando i propri diritti e mandandolo poco gentilmente a quel paese, sfilandosi la maglia bianca con lo stemma della caffetteria che indossava, lanciandola poi bruscamente addosso all'uomo. Girò i tacchi e, con una spallata, oltrepassò Harry, uscendo dal locale.
Riuscì a parlarle soltando dopo un paio di mesi, quando lei tornò nuovamente a lavorare come cameriera in quella stessa caffetteria, e lui trovò il coraggio di chiederle il numero di telefono.
Il loro primo appuntamento non era stato esattamente un appuntamento - a meno che fare volontariato in un canile potesse essere considerato tale.
Aveva scoperto un sacco di cose sul suo conto, quel giorno.
Gli aveva raccontato di quando aveva abbandonato l'università per dedicarsi alle sue passioni, di come i suoi genitori l'avevano cacciata di casa, di quando era piccola e aveva cercato di rasarsi a zero i capelli. Alla fine del loro turno, lui l'aveva baciata - tipico - e lei lo aveva allontanato con uno spintone - tipico - e poi era andata via, senza dire una parola.
Valerie era stata difficile da conquistare, non servivano i fiori o i cioccolatini o i peluches con lei. Era molto di più che due paia di enormi occhi azzurri, capelli infuocati e la spolverata di lentiggini che le ricopriva il naso. Molto di più del caratteraccio, del sarcasmo e dell'acidità perenne che la contraddistingueva.
Valerie era un mix di ingredienti esplosivi che lo facevano letteralmente impazzire.
Era davvero bello il mondo insieme a lei.
Valerie era in grado di rendere entusiasmante qualsiasi cosa: persino guardare documentari sulla vita dei procioni nel loro habitat naturale era divertente se, seduta accanto a lui nel divano della sua cucina, c'era lei con la sua coperta di Snoopy e il barattolo di Nutella tra le mani.
Non la vedeva né sentiva da quasi quattro mesi e si sentiva terribilmente vuoto; non erano una coppia normale come tutte le altre.
Non erano come Liam e Danielle o come Louis ed Eleanor o come tutte le altre coppie dell'universo. Si sentivano per telefono solo ogni tanto e preferivano di gran lunga evitare gli sms sdolcinati: il romanticismo di Valerie era pressocché inesistente.
Se inizialmente questo non era un problema per Harry, ad un certo punto però la situazione aveva cominciato a pesargli. Non era mai stato un tipo da smancerie ma si era reso conto di amarla.
E non poterle stringere le mani o baciarla o dirle ti amo ogni volta che ne sentiva il bisogno era davvero difficile da mandare giù. Quando si era confidato con Louis, il ragazzo gli aveva detto che probabilmente lei non lo amava poi così tanto come invece faceva lui.
Harry però si era limitato a scuotere il capo. Lei lo amava e lui lo sapeva.
Ogni tanto, quando lei rimaneva a casa sua a dormire, gli preparava la colazione. E poi, quando lui faceva il suo ingresso in cucina, Valerie gli sorrideva raggiante, allargava le braccia ed esordiva con un allegro tadaam, indicandogli i pancake che aveva appena sfornato. Lui allora si sedeva e cominciava ad ingozzarsi felice come non mai mentre lei rassettava - più o meno - la cucina.
Quando Valerie pensava che fosse troppo concentrato a mangiare, cominciava a fissarlo di sottecchi. E quando poi Harry alzava lo sguardo improvvisamente e incrociava i suoi occhi chiari, rimaneva sempre spiazzato: perché quello che lei gli rivolgeva era lo sguardo di una persona innamorata, era lo sguardo di chi era felice di avere qualcuno con cui condividere i pancake, era lo sguardo della vera Valerie, di quella ragazza che si nascondeva dietro i suoi capelli rossi, gli strani abiti e il sogno di poter cambiare il mondo, e aveva paura di dirgli che lo amava.
E lui allora le sorrideva dolcemente e sospirando le sussurrava un « Anche io », e lei arrossiva e poi tornava ad asciugare i piatti o a spazzare il pavimento. E andava bene così.
Perché il « Ti amo », detto ad alta voce, potrebbe sentirlo chiunque. A loro bastava soltanto che lo sapessero entrambi.
Harry sospirò affranto, chissà dov'era Valerie in quel momento.
Magari aveva trovato un altro uomo, più maturo di lui, più disposto a seguirla in capo al mondo per salvare i trichechi del Pacifico. Magari quel Bobby, quello con i capelli rasta e la faccia ricoperta di piercing, di cui lei aveva parlato un paio di volte suscitando la sua gelosia.
Strinse i pugni, serrando la mascella.
Oppure era cambiata, ipotizzò ancora scacciando dalla mente l'immagine di Valerie avvinghiata a quel capellone di Bobby. In fondo, in quattro mesi cambiare era possibile.
Forse si era svegliata, una mattina, e aveva deciso di smettere di corrrere in giro per il mondo a salvare specie in via d'estinzione. Forse aveva trovato un lavoro stabile, aveva riallacciato i rapporti con la sua famiglia e aveva cambiato colore di capelli.
Immaginò per un momento una Valerie strizzata in un tailleur elegante, con i capelli biondi - il suo colore naturale - raccolti in uno chignon ordinato che camminava verso il suo nuovo ufficio.
Magari aveva messo così tanto giudizio che alla fine aveva finalmente pagato quella multa per parcheggio in divieto di sosta, quella che aveva sempre cercato di non pagare perché sicura che, in realtà, quel divieto non c'era mica quando lei aveva parcheggiato la sua auto mezza scassata.
Sorrise nostalgico. Gli mancava, Dio se gli mancava.
Una goccia di pioggia gli bagnò la punta naso, distogliendolo dai suoi pensieri. Alzò gli occhi verdi al cielo, inveendo contro il perenne mal tempo di Londra. Si alzò velocemente dal sedile, correndo verso il primo riparo che gli capitasse sotto tiro mentre le gocce cominciavano ad cadere più velocemente, scivolando leggere tra i suoi ricci.
Sbuffando, tirò fuori l'Iphone dalla tasca posteriore dei jeans. Si sorprese di trovare l'icona di una busta gialla che lo avvisava di aver appena ricevuto un messaggio sopra il nomignolo che aveva utilizzato per memorizzare il numero di Valerie. Il suo cuore mancò un battito, preso alla sprovvista. Fece un respiro profondo, ricordandosi che Valerie era imprevedibile, che non doveva illudersi, che poteva esserci di tutto dentro quel messaggio.
Perché con Valerie era sempre così.
 
Haz, sono appena uscita di prigione;
non pensavo che salvare Beagles fosse illegale!
Porta il tuo meraviglioso culo a casa mia,
Valerie.

Harry ridacchiò, scuotendo i ricci castani. Digitò velocemente un messaggio di risposta per poi correre via dalla tettoia del piccolo chiosco sotto al quale si era riparato, noncurante della pioggia che batteva ormai frenetica sull'asfalto.
Valerie lo aspettava e lui non si sarebbe fatto attendere.
Avevano quattro mesi da recuperare e qualcosa gli diceva che quella, sarebbe stata una lunga, lunghissima notte.
Perché con Valerie era sempre così.







Io lo so che dovrei studiare, che ho un esame tra dieci giorni e che scrivere one shot sugli one direction non mi porterà da nessuna parte nella vita ma non me ne frega niente.
Non è colpa mia se mi annoio così tanto, dai!
Ok , questa os non ha davvero né capo né coda, mi è venuta in mente ascoltando Valerie (la versione di Amy Winehouse) e sebbene inizialmente avevo deciso di farla su Horan - come tutte le altre dieci mila os - ho deciso di dare una svolta alla mia vita e cambiare protagonista.
E adesso mi sa proprio che andrò a mangiare qualcosa. #fuckingyolo
Addio!


Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro; non sono fan degli One Direction e Harry Styles non mi appartiene e blablabla.


  
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