TI HO SCOPERTO!
- Ah… che bella
giornata! – disse Sara uscendo dalla gelateria. – Sono così annoiata… - continuò mentre assaggiava il suo gelato.
- Facciamo qualcosa di
divertente. – le rispose prontamente Erika.
-
Come se non facesse mai niente di divertente.
– replicò Carla superiore.
- Uffa in questo periodo
solo studio e depressione. – continuò Sara ignorando l’amica.
-
Come se studiasse tanto da essere depresse. – rispose
nuovamente Carla con aria superiore, era noto a tutti che Erika e Sara non
brillavano certo per le loro capacità a scuola. – Ahio…
- urlò la ragazza dopo aver ricevuto un colpo da Sara.
- Andiamo al cinema. –
propose quindi la ragazza evitando di essere colpita dall’amica.
- Si! – rispose subito
entusiasta Erika.
Le due compagne di
classe la guardarono torve.
- Beh… visto che tu sei fidanzata noi andiamo da sole. – le disse
subito Sara.
- Ciao… ciao! – la
salutarono le due amiche lasciandola sola come un’idiota.
PIRIRI PIRIRI PIRIRI PRIRIRI
- No… lui no! – disse
subito Erika sentendo l’odiata suoneria del suo cellulare. Per un po’ rimase
immobile a guardare il telefono, pensando a cosa poteva fare per liberarsi di
lui.
Evidentemente però non
c’era niente da fare perché dopo un’ora la ragazza si trovava chiusa in un
internet point costretta a scrivere una chilometrica
tesina per Alberto, mentre lui giocava soddisfatto, al suo fianco, a qualche
stupido giochino su internet.
E
quello fu solo il secondo dei compiti che il ragazzo le affidò. Nei giorni che
seguirono Erika fu costretta ad accompagnarlo a fare spese. Mentre
lui girava per costosi negozi scegliendo cosa provare, la ragazza doveva
stargli dietro reggendo gli abiti che lui le gettava addosso. Una volta usciti dai vari negozi poi era costretta a portare
tutte le buste. Vestiti, scarpe, oggetti vari, profumi. Le cose erano due: o
Alberto era ricco e non aveva altro da fare che shopping sfrenato oppure lo
stava facendo apposta per farla sgobbare.
Non l’aveva risparmiato
neanche l’umiliazione di portarla al cinema. Arrivati là la ragazza si era
seduta soddisfatta e felice, convinta che forse lui si era un po’ dispiaciuto
per come la stava trattando. Ma appena il film
cominciò capì le sue vere intenzioni. La fece alzare svariate
volte, il che non solo non le permise di guardare il film, ma soprattutto
attirò su di lei le ire di quelli che le stavano vicino e dietro. Ogni volta
che si alzava la guardavano male e si lamentavano, per non parlare poi di
quando era costretta a rientrare con le braccia colme delle cose che Alberto le
aveva chiesto di comprare.
Senza pietà l’aveva
persino costretta a lavargli la macchina mentre lui se ne stava all’interno
comodamente seduto ad ascoltare la radio.
- Posso andare a casa
adesso? – chiese la giovane poggiando a terra le
numerose buste che portava in mano dopo l’ennesima uscita per fare shopping.
- Certo… - le rispose il
ragazzo. – … prima però comprami qualche biscotto. – aggiunse mentre lei
entusiasta si preparava a scappare.
- Papà! – disse Erika
mentre tornava triste a casa dopo un’altra giornata passata sotto i comandi di Alberto.
Una macchina grigia le
era passata davanti e lei l’aveva subito riconosciuta, era quella di suo padre.
Corse lentamente per
raggiungerlo, ma si bloccò presto quando vide che l’uomo all’interno della
macchina aveva rallentato per osservare meglio una giovane, vestita in modo
succinto, che si era accucciata per raccogliere da terra le chiavi che le erano
cadute.
POFF!!!
- Papà! – urlò la
ragazza al genitore aprendo lo sportello della macchina, dopo che questa era
andata a sbattere contro un’altra auto.
- Te… tesoro… - balbettò
il padre in imbarazzo. –Hai visto? - chiese avvilito.
La ragazza rispose di sì
con la testa cercando di sembrare arrabbiata .
- Si è graffiata? –
domandò il genitore riferendosi alla macchina.
- Sì! – rispose Erika.
- Si potrebbe
ridipingere… - cominciò a dire il meccanico guardando l’auto del padre di Erika. – Ma ti conviene un
paraurti nuovo, per questo modello ti costerebbe solo venti euro. – spiegò
l’uomo.
- Perfetto… può farmelo
subito però? – chiese il padre della giovane. - - Non dirai niente alla mamma vero? – aggiunse il genitore guardandola
supplichevole.
La ragazza però non
rispose, era sbalordita.
- Ehi… ma… - cominciò a
balbettare incredula. – Costa così poco ridipingere un paraurti? – continuò.
- Eh… sì! – rispose il
meccanico, sicuramente stava pensando che forse avrebbe potuto chiedere di più.
- E
per una Lexus 430… - domandò seria la giovane. – Quanto costa? – aggiunse
puntando il dito minacciosa.
- Beh… per quella di
più… - cominciò a spiegare l’uomo ma fu interrotto dalla giovane.
- Ah… - disse Erika
calmandosi.
- … in quel caso nuovo
costerebbe sui trecento euro massimo! – spiegò.
- COSA?
– replicò la giovane furiosa.
Il padre e il meccanico
la guardavano spaventati, sembrava che la ragazza
stesse per esplodere.
- Lo uccido…
l’ammazzo… io… - continuava a borbottare la giovane mentre tornava a
casa con il padre.
- Te… tesoro cosa devi
farci con quella bomboletta? – aveva provato a chiederle il genitore mentre
spaventavo guidava verso a casa.
Gli bastò uno sguardo
della figlia per capire che non era il caso d’insistere.
- Dove
vai? – provò a chiedere di nuovo il padre una volta scesi dalla macchina.
- Ho un lavoro di scuola
da fare! – spiegò Erika sorridendo gentilmente e sollevando la bomboletta per
far capire che doveva usarla per tale lavoro.
- A quest’ora…
- cominciò a dire l’uomo ma fu azzittito dalla figlia che, smettendo di
sorridere, lo fissò con sguardo minaccioso.
PADRONE! HO DIPINTO IL
PARABREZZA PER PROTEGGERTI DAL SOLE.
La scritta bianca
brillava sul parabrezza, della Lexus 430,
completamente dipinto di nero.
- Devi cambiare tutto il
vetro. –esordì il meccanico, lo stesso in cui era stata
Erika con il padre, dopo aver esaminato la macchina per un po’. - Ci vorrà
qualche giorno! – aggiunse sogghignando, sembrava che la cosa lo divertisse
molto.
Alberto invece non era
dello stesso parere, furioso pensava a centinaia di modi per fargliela pagare a Erika.
Ben presto però capì a
pagare stavolta sarebbe stato lui.
Il giorno dopo
recandosi, a piedi, all’università il ragazzo capì subito che qualcosa non
andava. Mentre camminava tranquillo tutti quelli che venivano dal lato opposto
al suo lo guardavano e cominciavano a bisbigliare tra di
loro.
- Non posso crederci! –
disse una biondina guardandolo schifata.
- È lui. – le rispose
sdegnata l’amica.
- Che
stronzo! – disse un ragazzo con la maglia a strisce rivolgendosi a degli amici
vicino.
- Sembra lui? – disse un moretta all’amica tirandola per un braccio.
Alberto gli guardava
tutti sorpreso, passandosi un braccio sulla nuca e chiedendosi cosa avesse che
non andava. Ma mentre continuava a pensare fu attratto
da una piccola folla che si era formata poco più avanti. Sembrava che tutti
stessero ascoltando una ragazza che parlava con il megafono, nonostante la voce
alterata per l’oggetto non ci volle molto a riconoscerla.
- Vi prego! Aiutatemi a
trovare il padre di mio figlio. – urlava Erika al megafono, muovendosi tra la
folla.
- Ci ha lasciati dicendo che andava in gita scolastica e non è più
tornato. – continuava la giovane con voce sofferente.
- TESORO! – continuava
disperata.
- E’ un donnaiolo che
gira sulla sua Lexus 430! – aggiunse la ragazza.
- È il più grande
stronzo! – continuò. – Cerco il padre di mio figlio! – ricominciò a dire mentre
consegnava dei volantini.
Alberto le si avvicinò e a quel punto riuscì a vedere meglio la
ragazza. Portava alle spalle un bambolotto e davanti un cartello con la sua foto
e sopra scritto le cose che aveva appena detto alla folla.
Anche
lei lo vide e con aria di sfida lo guardò beffarda, mentre continuava a
lanciare i volantini alla folla.
- Io ti ammazzo! –
borbottò il ragazzo mentre si avvicinò alla folla e prendendo Erika per un
braccio la trascinò lontana.
- Ma
sei pazza? – le urlò una volta lontani. – Vuoi morire?
– aggiunse minaccioso.
- Cos’è questo? – le
chiese strappandole il bambolotto.
- Mio figlio! – urlò
Erika.
Alberto la guardò torvo
e lanciò il pupazzo lontano.
- Il mio bambino! –
insistette Erika con voce piagnucolosa saltellando qua e là.
Lui continuò a
guardarla, non riusciva a capire se doveva essere furioso o pensare che fosse
pazza.
– Perché
l’hai fatto! – chiese la ragazza, ora aveva un tono
furioso. – Sei stato tu il primo che mi ha mentito su cinquemila euro. – spiegò
furibonda.
- Vuoi vendicarti? – chiese il ragazzo tranquillo, aveva capito che Erika aveva
scoperto l’inganno. – Bene… e cosa dici del contratto? – le domandò dandole un
colpetto sulla spalla.
La ragazza non rispose.
- Forse sei troppo
piccola per saperlo… - cominciò a dirle lui
prendendole il mento con le mani. - …ma puoi andare in
galera se vieni meno ad un contratto! – le spiegò.
- Bene… allora anche io
ti denuncio! – replicò la giovane. – Per… per… per truffa! – concluse
trionfante.
- Truffa? – domandò
Alberto guardandola sorpreso. – Mi dispiace! È tutta colpa mia… non
denunciarmi! – disse poi con voce docile, dopo essersi messo in ginocchio.
Erika lo guardava confusa, non sapeva se esultare o perdonarlo.
- Pensi che direi
questo? – le chiese subito dopo il ragazzo distogliendola dai
suoi pensieri e guardandola in modo derisorio. – Vuoi denunciarmi? Bene…
denunciami! – continuò il giovane sollevandosi da terra.
- Pensi di farmi paura?
– insiste a chiederle senza darle il tempo di rispondere. – Sei carne morta se
non mi denunci, ok? – concluse sussurrando.
- Pensi che non lo
faccia? – urlò, dopo essersi ripresa Erika, spingendolo e allontanandosi di
corsa.
Alberto rimase a
fissarla divertito.
Grazie per i complimenti
sina07... sono felice ti piaccia! Oddio non
farmi ritrovare con una denuncia per aver dato strane idee alle mie lettrici è ;o)! Amore? Eheh… stiamo a vedere!!! Purtroppo per Natale non c’è stato verso… ecco
però l’ultimo aggiornamento del 2006!
Grazie anche a te bychan!!! Non fate
complimenti falsi però… scrivo DAVVERO bene è un po’ troppo ahah. Spero che per
te una settimana sia presto :o)!!!
È sempre difficile
scegliere un nome… quello di Erika e Alberto mi è
venuto così. Alberto è un nome che neanche mi piace… forse essendo una storia
non mia non tenevo molto ai nomi. Beh Chaosreborn grazie e… spero la cosa con la
tua amica sia risolvibile ;o)!
Il koba per
il film contattami in privato! Non dovrebbero esserci
problemi a parlarne qui, visto che non è in commercio qua n Italia, ma sempre
meglio privatamente! A proposito devo rispondere ad una ragazza che mi ha contattata. ME SBADATA!!!
Machi…
idem che con il koba, per sapere del film contattami in pvt! Comunque no, non lo si trova a noleggio… come ho detto qui
in Italia non esiste! Vero? L’idea del film è geniale… l’ho
trovata davvero unica, oltre che troppo spassosa! Come vedi ho aggiornato prima
del anno nuovo… temevo che non facendolo la terza
recensione sarebbe stata di minacce ahah!!! ME FIFONA!
Lissa sono
davvero felice che piaccia la fic… vuol dire che ci avevo
indovinato quando vedendo il film ho pensato: “devo dividerlo con quelli
di EFP”! Spero che anche per te otto giorni siano presto hehe!
Un GRAZIE a tutte… BUON
ANNO… ma soprattutto BUONA LETTURA!!!
Ah sì… ho corretto il titolo che non è “100 days with Mr. ARROGANCE”… ma “100 days with MR. ARROGANT”… che ignorante!!!
Anche per questo o tolto e ripostato il capitolo SCUSATEMI!!!