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Autore: Talk    11/06/2012    1 recensioni
STORIA BLOCCATA
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Storia legata, per vari punti, alla canzone "Violet Hill" Dei Coldplay.
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"Mi ami?" Chiese lui guardandola negli occhi.
La ragazza rimase sorpresa a quelle parole e avvampò vistosamente.
Lo amava? Lo amava davvero?
Era da giorni che quella domanda la importunava.
"Me lo dirai mai?" Chiese nuovamente lui, sciogliendola con il suo solito dolce sguardo.
Uno sguardo riservato unicamente a lei.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Si mise a sedere sul letto, svegliandosi di scatto.
Aveva la fronte imperlata di sudore e il cuore palpitante.
Le profonde occhiaie violacee erano segno di una notte insonne, l'ennesima.
Da giorni ormai non riusciva ad addormentarsi e quando alla fine la stanchezza vinceva sulla paura, a svegliarla ci pensavano gl'incubi.
Guardò l'ora sulla sveglia, erano le nove. Decise così di alzarsi per fare colazione.
Si alzò lentamente dal letto, poi però ritornò, velocemente, con le mani sotto il cuscino e trovò l'oggetto che cercava.
L'oggetto metallico. L'oggetto che poi non si era rivelato nient'altro che un cellulare.

"Prendi questo" Lanciò sul letto un oggetto metallico. "Ti contatterò per tenerti al sicuro."
"Cos'è?" Chiese lei timidamente, incespando, ancora impaurita, nel buio della stanza.
"Un semplice telefono" Rispose lui freddamente.
Beatrice rifletté su quelle parole, 'Per tenerti al sicuro' aveva detto.
"Perchè?" Chiese di punto in bianco, spostando il discorso.
"Non chiedere cose alle quali non posso rispondere" L'aveva congedata lui prima di andarsene.


Si girò varie volte, nelle mani, la sua nuova fonte di sicurezza.
Non sapeva neanche lei il motivo, ma si fidava cecamente di quel ragazzo.
Mise da parte i pensieri e si allontanò dalla camera per raggiungere i genitori in cucina: un'invitante colazione l'aspettava.
Si sedette a tavola dopo aver risposto educatamente al 'Buongiorno tesoro' che le aveva rivolto la madre.
Dopo i vari convenevoli del 'Come stai' e 'cosa farai oggi' le chiesero nuovamente cosa ci fosse che, durante le notti, la turbava.
Lei scosse la testa, nascondendo l'ansia, e inventò qualche banale scusa. Come faceva ormai da giorni.
A quanto pare i ladri che erano entrati in casa, erano riusciti ad evitare ogni forma di vigilanza.
Avevano disattivato l'allarme con molta facilità, ma ciò che sorprese la ragazza fu la mancanza di segni di effrazzione sia su porte che su finestre.
E per di più non avevano rubato nulla.
Non chè i genitori tenessero molto in casa, ma di certo avevano molti più soldi in giro di una qualsiasi famiglia nella media.
Ciò che la sconvolgeva era che loro sapevano come entrare.
E sapeva cosa cercavano, o meglio CHI cercavano.
Lei.
Si riscosse velocemente da quei pensieri sconfortanti e decise di prepararsi all'uscita, programmata da ormai qualche settimana, con la sua migliore amica.

"Non sarai un po troppo felice di vedermi?! E ovviamente non parlo dell'assenza di sorrisi, abbracci e.. parole!" Disse l'amica che stava parlando animatamente da più di mezz'ora, il punto era che stava parlando da sola. Beatrice era infatti vittima, nuovamente, dei suoi paurosi ricordi.
"Bea, ci sei?" Chiese Asia preoccupata scuotendola per le spalle.
"Si si tranquilla! Dicevi?" Finse sorridente Beatrice.
"Dicevo che oggi sei un po troppo solare ed espansiva per i miei gusti" Disse Asia aspettando una spiegazione. Una spiegazione che ovviamente non arrivò.
Beatrice infatti s'inventò una delle sue, ormai solite, scuse per giustificare lo strano comportamento.
Impose però a se stessa che per tutto il resto della giornata si sarebbe dovuta comportare normalmente.
D'altronde non aveva annullato l'uscita proprio per distrarsi, tantovaleva divertirsi veramente invece di recitare.
"Che ne dici di un po di shopping?"Chiese sorridente ad Asia.
"Questa è la Bea che conosco." Disse in tutta risposta l'amica, cominciando a trascinarla avanti e indietro per negozi.

Si erano ormai fatte le cinque e le due ragazze, non avendo pranzato, cominciavano a sentire una certa fame.
Una fame che le convise ad entrare nella prima pizzeria a taglio, sedersi e fare due chiacchiere.
Le buste, posate intorno a loro, creavano una barriera protettiva di almeno due metri.
Infatti avevano comprato talmente tante cose che per portarle a casa le sarebbero serviti un facchino a testa.
Stavano ridendo animatamente e spensieratamente quando il telefono di Asia squillò e costrinse la ragazza ad allontanarsi dal tavolino.
Beatrice rimase seduta a finire l'ultimo boccone di pizza, quando finalmente la sedia al suo fianco fu di nuovo occupata.
"Ce l'hai fatta a tornare! Ti davo per..." Lasciò la frase a mezz'aria, notando che di fianco a lei non c'era l'amica, ma piuttosto un ragazzo sui diciott'anni che la stava letteralmente fulminando con lo sguardo.
"Ti avevo detto di non uscire" Disse brusco.
La ragazza trasalì a quelle parole -"Mi raccomando, rimani sempre con i tuoi genitori ed evita di uscire"- rimase in silenzio non sapendo cosa dire.
"Tu non hai idea di cosa hai rischiato per tutto il pomeriggio." Disse nuovamente riprendendo fiato.
"Non era di certo il mio sogno nascosto utilizzare la mia giornata libera per fare da babysitter, devi dare ascolto a ciò che ti dico." Aggiunse nuovamente aspettando una risposta.
Beatrice, per quanto potesse essere grata e allo stesso tempo spaventata da quel ragazzo, non era di certo il tipo di persona che si faceva comandare a bacchetta. Infatti una volta che il ragazzo si azzittì lo 'attaccò', riuscendo finalmente a sfogarsi per la prima volta dopo giorni.
Non aveva parlato con nessuno di quella sera, in qualche modo sapeva che non poteva. E così, trovarsi di fronte proprio il soggetto dei suoi incubi aveva dato possibilità, alla ragazza, di urlare le proprie paure in faccia a qualcuno.
Il ragazzo la guardò sorpreso, si aspettava di tutto tranne che una sfuriata. La guardò con più dispiacere possibile, aveva provato più volte ad avvisarla, a cercare di parlarle per metterla in guardia, ma non c'era mai stato un attimo, nei suoi pedinamenti, in cui l'aveva trovata sola e raggiungibile.
Infatti quella notte, si era giocato la carta della fortuna.
"Mi dispiace, io avrei dovuto evitare che... si insomma, sono quì proprio per questo... cioè, dovevo trovare il modo di..." Dopo l'ennesima frase a mezz'aria decise di tacere ed intercettò nuovamente lo sguardo di Beatrice che se possibile era ancora più irritata di prima.
"Lascia stare, non posso spiegarmi meglio di così, non sono bravo con le parole" Concluse scoraggiato.
Beatrice cercò di lasciare da parte sentimenti repressi per cercar, finalmente, di capire cosa stava succedendo. Ma non ne ottenne altro se non una smorfia o un semplice 'non ti posso dire niente'.
"Mi puoi almeno dire perchè MI cercano?!" Sbottò alla fine la ragazza.
Il ragazzo trasalì a quel mi, lui di certo non si era lasciato sfuggire nulla.
A quanto pare era più sveglia del previsto, le fece un mezzo sorriso senza saper bene cosa dire o cosa poter dire...
"Ti lascio cinque minuti da sola e già mi rimpiazzi è!" Disse Asia di ritorno dalla sua telefonata. Aveva uno sguardo piuttosto divertito rivolto all'amica, che in tutta risposta aveva accennato un finto sorriso imbarazzato.
"Piacere Asia." Disse poi, presentandosi al ragazzo.
"Davide" Disse l'altro in tutta risposta. "Ora scusatemi, ma devo proprio andare" Continuò guardando Beatrice. "Ci teniamo in contatto" Concluse poi, mimando un telefono con le mani, prima di voltare le spalle ed andarsene.
Beatrice giurò di avergli strappato un sorriso, ma si convinse poi, di esserselo semplicemente immaginato.
Asia continuò a chiedergli dettagli ed informazioni per tutto il resto del pomeriggio, poi finalmente dovettero rincasare e Bea si lasciò scappare un sospiro di sollievo una volta sola.
Asia era si la sua migliore amica, ma quando voleva sapeva essere davvero assillante e logorroica.
Urlò un 'sono a casa!' per sentirsi rispondere da un preoccupante silenzio.
Era di nuovo sola, non avrebbe retto, ne era sicura.
Corse in camera lasciando le buste all'ingresso e vi si chiuse dentro.
Proprio in quell'attimo il telefono in tasca squillò, non era però il suo telefono, non era quello il suono che faceva a un messaggio.
Sei sola?
Non fece in tempo a reagire a quelle parole o a ragionarci su, che subito rispose. Si
Il telefono squillò nuovamente. Arrivo.
  
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