IL PRIMO INCONTRO
Il giorno seguente, Kate uscì di casa presto
per non ritardare proprio il primo giorno nella sua nuova scuola; non conosceva
nessuno e sapeva che si sarebbe sentita a disagio.
L’essersi trasferita dall’America era
già stato abbastanza traumatico; se a questo si fosse aggiunto anche il
malessere all’interno del nuovo ambiente scolastico, non avrebbe
resistito.
Le mancava già la vecchia città, anche
se si era trasferita solo da una settimana; le mancava specialmente la sua
ex-squadra. Con le compagne ne aveva passate: i duri allenamenti, i rimproveri
del severo mister, le partite di campionato… tutti bellissimi ricordi!
Com’era felice, in quel periodo…
Mentre avanzava sul marciapiede in quella calda
mattinata d’inizio settembre, ripensò a quel brutto giorno, a
tutto quello che aveva dovuto passare… Si sentì mancare. Si
fermò improvvisamente, facendo cadere la cartella che, aprendosi,
riversò sui ciottoli del marciapiede tutti i libri.
Rukawa, sulla sua fedele bicicletta, avanzava lento in
direzione dell’istituto. Era molto stanco: la sera prima non aveva
dormito… Dopo quell’allenamento, si sentiva talmente spossato da
rimanere sveglio tutta la notte. All’interno della sua stanza, nel buio
più totale, aveva ripensato per molto a quella ragazza e alla sua
bravura; non la conosceva neanche, e già non la sopportava: la sua
superiorità lo rendeva nervoso…
Perso nei suoi pensieri, non si accorse di quella
ragazza bionda che camminava davanti a lui; non si accorse che si era fermata
improvvisamente, e, quindi, le finì addosso, bici compresa.
Quando lui si riprese, alzando leggermente il capo,
notò che era disteso sopra alla ragazza che aveva appena investito. Si
mise in piedi velocemente, ma la sfortunata non aveva fatto altrettanto…
Lei era a terra, immobile sui ciottoli caldi, a pancia
in giù; i lunghi capelli, che teneva sciolti, si erano distribuiti sulla
schiena, ricoprendo buona parte della divisa scolastica nuova; il viso era
completamente ricoperto dalla bionda chioma, ed una guancia era a contatto con
il marciapiede.
Rukawa la continuava a fissare: non capiva
perché non si rialzasse, in fondo il colpo non era stato così
forte… La bicicletta era caduta a lato; aveva la ruota davanti un
po’ piegata, ma lui era convinto di non averle fatto poi così
male…
Dopo poco s’inginocchiò per fare
qualcosa, ma non ce ne fu bisogno, perché la ragazza si era arrangiata
da sola.
“Ah… Che mal di testa…
Cos’è successo?...” si chiese, mentre si massaggiava il
capo, un po’ scombussolata.
Rukawa, non appena la vide, la riconobbe: era la
ragazza che aveva visto in palestra! Diventato subito scontroso, l’aveva
aiutata a rialzarsi, porgendole la mano con aria di sufficienza.
Lei, subito, si rallegrò di quel gesto, ma
presto cambiò idea…
“Ehi tu… Sta più attenta la prossima
volta, sono stato abbastanza chiaro?!” disse lui, risalendo sulla bici
sgangherata e ripartendo.
Lei lo guardò allontanarsi, lasciandola
lì da sola, con aria stupita.
-Ma pensa un po’… Uno ti investe e poi ti
lascia da sola come un cane… Sono molto strane le persone in questo
paese…- pensò Kate.
Subito dopo abbassò lo sguardo, notando che i
suoi libri erano a terra, sparpagliati sul marciapiede.
“Ehi tu, maleducato! Potevi almeno aiutarmi a
raccoglierli! Incivile!...” urlò in direzione di Rukawa, ormai
lontano “… Me la pagherai!” ed alzò il braccio in
segno di sfida. Poi s’inginocchiò, arrangiandosi con i libri; con
gli occhi infuocati dalla rabbia, pensò –Non finisce qui, teppista
senza nome… La mia vendetta sarà crudele, razza di maleducato! Non
sai con chi hai osato metterti contro!-
Quando ebbe finito, riprese il cammino verso la
scuola.
“Ehi là, Rukauccio, cos’è
successo alla tua biciclettina?” chiese Hanamichi non appena lo vide
arrivare, facendo una faccia provocatoria.
“Non mi scocciare, Pel di carota” rispose
per le righe Rukawa.
Il loro rapporto non era molto cambiato
dall’anno precedente: Kaede considerava ancora Hanamichi un esaltato, ed
Aruko era ancora innamorata di Rukawa. Ogni pretesto era buono per
punzecchiarsi: non si sopportavano e non intendevano cambiare idea.
“Pel di carota a chi?!” urlò
Hanamichi, stringendo i pugni.
“A te, inutile perditempo” e gli passo la
mano tra i capelli rossi, ormai ricresciuti, dopo aver appoggiato la bici
scassata.
“Come ti permetti, schiappa del basket!”
allontanandosi dalla sua mano provocatoria.
“Chi sarebbe la schiappa tra noi due?!”
“Io sono il genio del basket! Non posso certo
essere io la schiappa tra noi…!” ed aveva gonfiato il petto in
segno di forza, ridendo a squarciagola.
“Mi stai annoiando. Ho di meglio da fare che
ascoltare uno come te” ed, ignorandolo, si diresse verso l’entrata
della scuola.
Hanamichi, ritornato serio ed accecato dall’ira,
gli prese la spalla, strattonandolo.
“Ehi, ehi… Dove credi di andare? Cosa ne
dici di chiudere i conti subito…”
Rukawa si voltò di scatto, fulminandolo con gli
occhi; subito dopo fece un sorrisetto spavaldo “Penso che tu abbia
ragione”
Entrambi si prepararono allo scontro, ed attorno a
loro si formò una numerosa folla curiosa. Mentre il primo colpo stava
per essere assestato, una voce femminile li fermò.
“Hanamichi! Non farlo!” urlò Aruko,
spuntando dalla folla.
“Aruchina cara, anche tu qui… Non starai
mica pensando che sarei stato capace di compiere una simile azione,
vero?” disse subito Hanamichi, cercando di nascondere le sue vere
intenzioni.
Non appena udite quelle parole, Aruko si
tranquillizzò
“Oh… Hanamichi… Sapevo che eri un
bravo ragazzo” e lo prese per mano, accompagnandolo fino
all’entrata.
L’imbarazzato ragazzo la seguì come un
cagnolino, pensando –Aruchina cara, come sei dolce... Ora non mi
laverò più questa mano che sta stringendo la tua così
delicata-
Rukawa, rimasto fermo in mezzo al cortile scolastico
mentre la folla si allontanava poco alla volta, era scocciato: come al solito
Pel di carota si faceva abbindolare da Aruko e rimandava la loro sfida.
Poi una voce amica lo distrasse
“Ciao Rukawa, ho visto il quasi scontro con
Hanamichi… Come al solito ha rimandato, ma forse è meglio
così: se no chi vi tiene più agli allenamenti” e sorrise, dandogli
una pacca sulla spalla; poi si allontanò richiamato dal suono di un
clacson.
“Ciao, Aiakuccia!” urlò Miyagi,
correndo verso la macchina dell’amata.
“Ciao cucciolo, ti vengo a prendere stasera dopo
gli allenamenti, ok? Ora però devo andare via, e in fretta anche, devo
correre all’università. Ciao e allenati bene” poi, dopo
avergli dato un bacio, chiuse il finestrino della sua macchina rossa e
partì.
L’innamorato, dopo aver visto la vettura sparire
in lontananza, ritornò dall’amico Rukawa. Quest’ultimo,
rimasto lì ad osservare con un po’ di disappunto, lo seguì
ed insieme entrarono per affrontare un’altra giornata di scuola.
Kate, arrivata a scuola dopo l’inizio delle
lezioni, si diresse subito nell’ufficio del direttore per scoprire quale
fosse la sua nuova sezione; in una settimana non aveva fatto altro che cercare
di abituarsi al nuovo ambiente: la ricerca dell’appartamento in cui
avrebbe vissuto da sola, il successivo trasloco, l’ordine dei nuovi libri
e della divisa scolastica… L’unica cosa che gli mancava, era la
sezione in cui avrebbe passato i prossimi mesi.
Non appena gli fu comunicata, si diresse verso la
nuova classe e relativi compagni; era un po’ agitata perché non
sapeva come si sarebbe dovuta comportare per non rovinare subito la sua immagine.
Non appena entrato, Rukawa, si addormentò sul
banco. La sua idea di scuola era quella di un gran dormitorio…
Certo al professore questo non faceva piacere, ma
ormai ci aveva fatto il callo; quel giorno però, il paziente professore,
non lo accettò perché non faceva certo apparire l’istituto
serio, specialmente davanti a lei…
La prima cosa che pensò Kate quando entro, fu
-Beh… la classe mi sembra abbastanza tranquilla…-, ma questo
pensiero cambiò radicalmente nel giro di due secondi, quando, prima del
suo discorso inaugurale, dal fondo della classe, arrivò un suono
abbastanza fastidioso: il russare di un ragazzo.
-Cominciamo bene…- pensò.
Poi, osservando meglio, distinse chiaramente quel
fisico slanciato, i capelli mori e lucidi… quello era chiaramente il
ragazzo della palestra!
“Oh no! Sei tu?!!! Non è possibile, non
poteva andare peggio: proprio con te dovevo essere in classe?!”
urlò Kate, stupendo tutti i presenti, tranne il diretto interessato che
se la dormiva beatamente.
Kate, non ancora scoraggiata, si diresse con decisione
verso il banco di lui, decisa a svegliarlo e a dirgliene quattro per quello che
era successo per strada poco prima. Lo prese per il colletto della camicia
bianca della divisa maschile della scuola, e gli alzò la testa dal banco,
scuotendolo successivamente. Il povero Rukawa aprì a fatica un occhio
per scoprire cosa stesse succedendo, ma lo richiuse subito dopo, aizzando la
ragazza.
Intervenne il professore che, schiarendosi la voce,
attirò l’attenzione di Kate; quest’ultima si accorse di
quello che aveva fatto e della brutta figura. Se prima era preoccupata per
l’impressione che avrebbe dato ai suoi compagni, ora era disperata! Per
colpa della sua impulsività e del solito Rukawa, la sua immagine era
rovinata!
“Ecco… Mi scusi, signorina Brandon…
ehm ehm… potrebbe spiegarmi il suo… ecco… comportamento
strambo, se così si può chiamare?” e si schiarì di
nuovo la voce, in attesa di una risposta, mettendosi a posto gli occhiali con l’indice.
La ragazza, diventata rossa per la vergogna, fece un
sorriso imbarazzato, guardandosi intorno per studiare gli sguardi dei compagni,
cercando una possibile spiegazione, distratta dalle risatine che la
circondavano.
“Ecco… dunque… io…”
“Cara signorina Brandon, le spiegazioni me le
darà alla fine della lezione, perché aspetterà fuori dalla
porta, e con lei aspetterà anche il qui presente Rukawa”
La ragazza e il ragazzo, che intanto si era svegliato
anche se non del tutto, uscirono dalla classe senza parlarsi.
Kate era furibonda. Appoggiata al muro del corridoio,
continuava a girare la testa in direzione di quel teppista che era in piedi
accanto a lei; ogni volta era pronta a dirgliene di tutti i colori, poi,
gonfiando le guance d’aria e soffiando rumorosamente, si rigirava
pensando che forse era meglio non aggravare la situazione: si conosceva e
sapeva che se avesse cominciato non si sarebbe più fermata.
Più passava il tempo, più
s’irritava; non riusciva più a stargli vicino: quel ragazzo non lo
sopportava, anche se ancora non lo conosceva. Di solito non giudicava le
persone dalle prime apparenze, ma con lui era diverso: aveva una sensazione
fastidiosa quando pensava a lui…
Finalmente si decise a dirgli qualcosa, ma non
potè farlo…
Quando Kate voltò lo sguardo, lo vide seduto a
terra addormentato.
-Sei proprio un maleducato!- pensò un po’
adirata.
Poi lo osservò meglio: era così
tranquillo… Il suo respiro era lento e ritmato e il viso era rilassato;
la testa era appoggiata sulle braccia conserte che teneva sulle ginocchia;
sembrava così diverso…
Kate s’inginocchiò accanto a lui e,
mettendo il peso del corpo sul braccio destro, gli spostò una ciocca di
capelli che gli aveva coperto l’occhio destro, con la mano sinistra. Ora
poteva vedere il suo viso interamente… Aveva le sopracciglia lunghe e
sottili ed un taglio d’occhi particolare; il naso aquilino tagliava a
metà il volto dai lineamenti decisi; la bocca era sottile e
proporzionata… Kate si accorse che era un ragazzo davvero bello; peccato
che avesse un carattere insostenibile…
-Però… Non è male…-
pensò, sorridendo. Subito dopo, accortasi del suo pensiero, si fece in
dietro, sedendosi sul pavimento della scuola, e portandosi una mano alla bocca,
sgranando gli occhi.
-Ma a cosa vado a pensare! Lui è un mio nemico,
mi ha trattato malissimo stamattina!-
Successivamente, della bocca di Rukawa uscirono delle
parole:
“Ti batterò… ti batterò
presto… vedrai…”
Kate non ne capì il senso, ma le fece
tenerezza.
-Anche durante il sonno pensa al basket, deve
piacergli molto…- e sorrise.
Poi si rimise in piedi e, con il volto sereno,
affrontò la punizione con un umore diverso: quel ragazzo era riuscito a
ridargli il buon umore nonostante tutto…