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Autore: soxy88    29/12/2006    0 recensioni
Sosuke si aspettava di riprendere la sua missione senza troppi problemi. Che le loro giornate sarebbero state le solite... Invece non andò così…
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaname Chidori, Sousuke Sagara, Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

CAPITOLO 3

Dopo essersi chiariti in quella strada, tornarono alle loro case.

Lei era finalmente serena perché era tutto risolto con il suo sergente, ma il benessere non durò molto…

 

Lo spettacolo che si trovarono davanti era orribile!

L’intero quartiere era raso al suolo! Delle case non rimaneva altro che un cumulo di macerie.

Ormai era chiaro ad entrambi che c’era stato un combattimento…

 

Lei spaventata si strinse nelle braccia di lui e gli chiese

“Ma cos’è successo?!… Ho paura Sosuke! Dove sarà mia sorella?!”

Lui non rispose, si limitò a stringerla di più per trasmettergli un po’ di sicurezza. Sapeva benissimo cos’era successo, ma non voleva parlarne per non turbarla ancora.

 

Improvvisamente comparve un robot. Era maestoso e possente. Accanto ad uno dei pochi palazzi rimasti in piedi, appariva ancora più imponente; il riflesso del sole, faceva apparire lucente quella corazza che sembrava impenetrabile; quel rosso acceso del metallo, facilmente si scambiava per sangue… un enorme robot che sembrava ricoperto di sangue…

Non c’erano dubbi, quello era l’AS di Gauron!

 

Subito dopo si sentì la voce del nemico

“Salve, mio caro sergente! Le piace questo spettacolino che ho preparato per voi?…” poi cominciò a ridere selvaggiamente.

Riprese “… E non hai ancora sentito la sorpresa finale… Sei curioso, vero?…” fece una pausa “… Che ne dici di un combattimento, Sagara?… Sarà all’ultimo sangue… sarà decisivo. Se vincerai, riavrai la ragazzina; se vinco io, mi prenderò quella dolce signorina che sta accanto a te… Vedrai, saprò come farla divertire… lei e la sorella, saranno una piacevole compagnia! Ah ah ah…”

 

Sosuke, che intanto si era disposto a difesa davanti a Kaname, strinse i pugni: era furioso. Non sopportava l’idea che Gauron toccasse la sua donna!

“Accetto la sfida.” affermò con tono fermo e deciso.

Lei si precipitò davanti a lui e disse preoccupata

“Non lo fare… non ci andare! Ho un brutto presentimento… Non lo fare, ti prego!”

“Devo farlo…” si limitò a dire lui

“Bene… Allora ti aspetto tra una settimana su quell’isola che si affaccia sulla spiaggia, e preparati: lo scontro sarà duro, mio caro sergente!” s’intromise Gauron che, subito dopo, si allontanò volando.

 

“Allora… sei veramente deciso a farlo?…” ricominciò lei

Lui non rispose; si voltò e si allontanò con freddezza. Lei non si demoralizzò ed aggiunse

“Io sono con te anche se non t’appoggio… sono sicura che tornerai da me vincente… Sii forte… Sosuke…”

Lui fermò un attimo la sua camminata, voltò leggermente il viso di lato e, con lo sguardo rivolto al terreno, disse

“Aspettami…” poi si allontanò

“Sì… t’aspetterò…” sussurrò lei, mentre l’immagine di lui che spariva all’orizzonte, fu offuscata dalle lacrime.

 

Lui si stava dirigendo verso la base segreta della Mitril quando distinse, tra le numerose macerie, la sagoma di un AS: l’AS di Kurz! Era praticamente distrutto…

Si precipitò per soccorrere l’amico e, quando aprì il portellone, lo trovò in uno stato pietoso.

Prese la ricetrasmittente e comunicò

“Base segreta della Mitril. Qui sergente Sosuke Sagara a rapporto. Mandate subito soccorsi: ho qui con me il sergente Weber gravemente ferito! Emergenza… ripeto… EMERGENZA!”

 

L’elicottero non si fece attendere a lungo e Kurz fu ricoverato d’urgenza.

Sosuke si rivolse a Melissa, che trovò fuori della sala operatoria

“Allora… come sta?!”

“Pare sia grave…” rispose lei scossa, poi si strinse la testa tra le mani “… I medici dicono che non supererà la notte…”

Sosuke in quel momento fu sopraffatto dal rimorso: per la sua negligenza, ora il suo amico era prossimo alla morte!

Tutto per quella ragazza… per quella ragazza che lo aveva fatto innamorare… La sua vicinanza l’aveva cambiato: si era lasciato trasportare troppo dai sentimenti, ed ora Kurz era su quel letto moribondo…

Non poteva perdonarsi! Era tutta colpa sua!

 

Lei si recò alla spiaggia. Contemplava quella meravigliosa massa d’acqua scossa dal venticello del tramonto; distingueva benissimo le onde che s’infrangevano sulle scogliere di quell’isola… quella del prossimo combattimento. Le era sempre piaciuto quel panorama romantico: la schiuma delle onde si tinteggiava d’arancio per il sole calante e l’affascinava… Ma quella sera la disgustava! Vedeva solo sangue e morte: era agghiacciante!

Si voltò di scatto, quasi spaventata, con un timore nel cuore, e si allontanò.

 

Lui, intanto, si stava allenando. Era strano come quell’allenamento riuscisse a distrarlo, come riuscisse a fargli dimenticare le preoccupazioni. Pensava solo a sconfiggere il suo nemico: non avrebbe permesso che Kaname finisse nelle sue mani!

 

Kurz era ancora agonizzante.

Melissa non si staccava mai dal suo letto: non poteva e non voleva abbandonarlo!

“Kurz… Ti prego… Svegliati! So che ti sembrerà strano, ma non supererei la tua morte!… Ti voglio bene e non posso perderti…” e dicendo questo gli strinse la mano a cui era attaccata la flebo. Cominciò a fissarlo intensamente. Non l’aveva mai visto così vulnerabile; con la sua allegria rendeva piacevole ogni missione e, anche se non se n’era resa conto, non poteva più farne a meno…

“Ti prego… SVEGLIATI!!!”

Una lacrima percorse la sua guancia e cadde sulle labbra di lui…

Poi un movimento lento, un fremito leggero, il suono della macchina…

 

Gli occhi di lei, da malinconici, assunsero i lineamenti di chi è furioso: si sentì palpeggiare il seno!

“Come ti permetti!” gridò lei mentre, con il pugno chiuso, stava per dargliele di santa ragione.

Lui le sorrise; si alzò a fatica e, quando fu seduto, le fece segno di vittoria: ce l’aveva fatta!

Lei, che solo allora si era resa conto di quello che era successo, lo abbracciò e cominciò a piangere di gioia

“Finalmente ti sei svegliato! Sapevo che ce l’avresti fatta…” affermò.

Lui la strinse a sé con le poche forze che aveva e disse

“Cos’ha maggiore? Non è da lei piangere così…” e sorrise

“Scusami se mi preoccupavo per t…” non fece in tempo a finire la frase perché fu paralizzata dal suo sguardo sereno.

“Perché mi fissi così?” si affrettò a dire

Lui l’accarezzò e la baciò con passione. Al distacco le sussurrò

“Grazie per le belle parole di prima…”

Lei lo guardò stupita, ma si riprese subito e rispose baciandolo.

 

Subito dopo entrarono i medici specializzati della Mitril. Dissero poche parole, ma bastarono per rovinare quel momento felice…

 

Il giorno del combattimento era arrivato.

Kaname si diresse alla spiaggia apprensiva. Sosuke era già sull’isola e stava combattendo.

Si diresse alla Mitril e cercò Telethe: doveva parlarle.

La trovò nel centro di comando, seduta sulla sua poltrona; stava osservando il combattimento da uno schermo gigante davanti a lei. Aveva il viso cupo… si capiva benissimo che era preoccupata.

Kaname si nascose dietro una parete e cominciò a guardare il suo sergente cadere sotto i colpi del nemico: era straziante!

In preda all’agitazione, non si seppe trattenere ed urlò

“Sosuke!!!”

Telethe si voltò di scatto

“Signorina Chidori… cosa ci fa lei qui?!”

“Scusa l’intromissione, ma non riuscivo più a sopportare l’attesa… Non riuscivo a stare tranquilla, sapendo che il mio Sosuke era lì a combattere! Ti chiedo ufficialmente di accompagnarmi là! Voglio aiutarlo…”

-Il suo Sosuke!- pensò

“Mi dispiace, ma non posso permetterle di rischiare la vita in questo modo… e… poi… gli saresti solo d’impiccio…” concluse con tono di sfida.

 

A terra stremato e ferito, lui si sentiva in trappola. Ma qualcosa gli diede coraggio… qualcosa gli ricordò per cosa stava combattendo… una voce… un urlo… “Sosuke!!!”…. Era la sua Kaname!

Ritrovò il suo spirito combattivo ed ora iniziava il vero scontro!

Gauron si stupì di tanta forza e, siccome credeva di avere la vittoria in pugno, si fece sorprendere e perse. Cadde a terra, ferito mortalmente. Il suo AS era inutilizzabile: aveva perso tutta la sua maestosità.

“Ho… vinto…” furono le ultime parole che disse, poi il suo AS esplose.

L’onda d’urto fece cedere a terra anche Sosuke che, stremato, si addormentò. La ferita all’addome era grave, ma non mortale. Quella ferita gli fece sognare strani incubi, ma era sereno perché aveva sconfitto il suo nemico e… soprattutto… Kaname era salva!

 

“Computer, stato del pilota… subito!” ordinò Telethe

“Attualmente stato di dormi-veglia; grave ferita all’addome; difficoltà di respirazione; circolazione e pressione corporea stabili e nella norma; non rilevati altri danni” rispose una voce metallica.

“Perfetto… mandi un elicottero a prenderlo e lo faccia ricoverare immediatamente!” disse, rivolgendosi ad un soldato entrato da poco in quella sala

“Sarà fatto, signora!…” rispose subito questo, facendo il saluto militare “… Ecco i risultati delle analisi eseguite sul sergente Weber, come da lei richiesto.” terminò, e lasciò la stanza.

Telethe lesse con cautela. Non poteva credere a quello che vedeva davanti ai suoi occhi… Non poteva essere!

Kaname, che la vide preoccupata, chiese

“Cos’hai? Cos’è successo a Kurz?!”

“Scusa, ma sono informazioni riservate…” si affrettò a dire lei “Presto! Ora va dal sergente Sagara. Arriverà a momenti… vai ad accoglierlo…”

Kaname sapeva che a Telethe non andava a genio quella situazione, eppure l’avrebbe lasciata con lui piuttosto che fargli leggere quella cartella… cosa poteva esserci scritto?…

 

Finalmente il dottore uscì dalla sala operatoria.

“Ora posso vederlo?” chiese Kaname

“Sì. Si è appena svegliato, quindi faccia piano!” rispose l’uomo

“Ok…”

 

Quando entrò, lo vide sdraiato che guardava il soffitto. Aveva l’addome stretto da bende bianche sporche di sangue.

Si precipitò verso il letto e lo guardò negli occhi

“Come stai?!” chiese subito preoccupata.

Lui le sorrise

“Ora che ci sei tu, sto molto meglio…”

Lei l’abbracciò con dolcezza per paura di fargli male e cominciò a piangere

“Avevo tanta paura!”

“E perché?… Lo sai che non avrei mai permesso a quella bestia di farti del male…” disse lui con voce rassicurante

“Non avevo paura per quello… non ho mai dubitato del tuo successo! Però mi ha turbato vederti combattere…”

Lui la strinse a sé e le accarezzò i capelli; lei si perse in quell’abbraccio.

 

“Hai, per caso, notizie di mia sorella?” chiese poi

“Ne ho io… scusate l’intromissione…” disse Telethe, vergognandosi un po’.

Sosuke si affrettò a fare il saluto.

“Non c’è bisogno… Ehm… Riposo sergente!” ordinò ancora più imbarazzata…

“Dicevi che avevi informazioni su mia sorella…” intervenne Kaname

“Ho di più: è di là che ti sta aspettando. Subito dopo che lo scontro è terminato, ho dato disposizioni affinché fosse recuperata”

“Ti ringrazio” e dicendo questo, Kaname lasciò la stanza.

Telethe si avvicinò a Sosuke e gli disse

“Ora che siamo soli, posso farti vedere una cosa… Questa è la cartella clinica del sergente Weber… Dacci un’occhiata…” disse lei triste.

Lui, finito di leggere, rabbrividì… Ora il senso di colpa aveva occupato i suoi pensieri!

 

Passarono dieci giorni da allora e le vacanze natalizie erano finite.

“Fai buon viaggio sorella! E salutami papà!” urlò Kaname

“Sarà fatto!” rispose la ragazzina mentre saliva sull’aereo. Non si era ancora del tutto ripresa da tutto quello che era successo, ma sembrava serena.

Kaname invece era entusiasta: quello era il giorno in cui avrebbero dimesso il suo Sosuke!

Si precipitò a casa e si cambiò in fretta. Si mise un bell’abitino per apparire bellissima: voleva fare una bella impressione.

 

Sosuke stava percorrendo il corridoio per raggiungere Kaname, quando fu raggiunto da Telethe.

“Non andare da lei!” ordinò in fretta e si piazzò davanti a lui.

“Perché mi chiede questo, signora?”

“Riposo soldato…” –Perché non vuole capire che con lui non voglio mantenere il mio grado, che può comportarsi normalmente con me?!- pensò “… è una conversazione informale. Ti chiedo questo perché questa relazione non può andare avanti!” disse tutto d’un fiato.

Lui la guardò perplesso.

“Lo sai anche tu…” continuò lei “… che le faresti solo del male. Le vostre vite sono diverse: lei non è un militare! Non ti sto dicendo questo perché voglio allontanarti da lei per poi approfittarne… non lo farei mai… Lo sto dicendo solo per Chidori: sarebbe sempre in costante pericolo con te… con tutti i nemici che attentano alla tua vita… Ti prego pensaci!”

“Mi scusi signora…” disse lui con lo sguardo rivolto a terra “… Mi faccia passare?!”

Lei si zittì: la sua freddezza la bloccò.

 

Lo vide entrare nella sala d’aspetto e corse ad abbracciarlo.

“Finalmente sei uscito!”

“Allora… Andiamo?”

“Sì! Con immenso piacere!”

 

Si diressero alla spiaggia, la stessa da cui lei aveva osservato l’isola. Si sedettero e si prepararono per un pic-nic romantico.

Quando finirono lei disse

“Ti è piaciuta la cena? L’ho cucinata io… non sono bravissima…”

“Scherzi! Era deliziosa! Complimenti piccola…” e la baciò sulla fronte.

Lei si sdraiò su di lui

“La ringrazio signor sergente…” bisbigliò con voce maliziosa.

Poi si alzò e cominciò a correre, intenta a farsi inseguire. Lui non aspettò molto e, ridendo, le corse dietro.

La raggiunse subito e la fece cadere sul bagno-asciuga continuando a ridere. Poi smise; fu catturato dal suo sguardo provocante illuminato dalla luna.

“Ti amo Sosuke” disse con voce sicura.

Lui cominciò a baciarla e, bagnati dalle onde, si unirono per la seconda volta.

 

Il mattino seguente lei si svegliò un po’ infreddolita. Tastò la sabbia accanto a sé: lui non c’era!

“Sosuke!” urlò preoccupata.

Lo vide poco distante. Era in piedi e si stava rivestendo.

“Cosa fai?” chiese un po’ adirata.

Lui non rispose e finì di allacciarsi la giacca della tuta mimetica.

Lo sentiva freddo… distante. – Cos’è successo?- pensava.

Successivamente lui, senza neanche voltarsi, disse

“Kaname, io devo andare; non posso più stare con te”

Lei sgranò gli occhi

“Ma cosa dici?! Cos’è successo?! Che ti ho fatto?!”

“Niente. Semplicemente sono io che me ne vado. Non voglio più vederti!” urlò.

Lei cominciò a piangere e lo guardò allontanarsi. Perché le aveva fatto questo?!

Poi cadde a terra, seduta;  si prese le ginocchia e, in quella posizione rannicchiata, osservò il mare.

 

-Perdonami se puoi, ma lo faccio solo per te… la mia vicinanza ti avrebbe solo fatto soffrire, come ora sta soffrendo Kurz. Vivi la tua vita e sii felice… Non ti dimenticherò mai, Kaname!- e con questi pensieri, Sosuke, si allontanò dalla sua Kaname.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

  
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