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Autore: soxy88    30/12/2006    0 recensioni
Quando partì la macchina, lei si voltò e lo salutò con un sorriso; lui fece altrettanto, sapendo che quello non sarebbe stato l’ultimo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kanata Saiyonji, Miyu Kouzuki
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

CAPITOLO 2

Passarono sei anni da quel giorno.

 

Kanata ormai era un uomo. Frequentava l’ultimo anno di liceo ed era molto corteggiato dalle compagne. E come biasimarle! In tutti quegli anni non aveva affatto perso il suo fascino, anzi, era migliorato!

Aveva sempre la solita frangetta sbarazzina che gli copriva parzialmente i bellissimi occhi bruni; i capelli erano più corti e gli stavano un po’ su, come se avesse costantemente il gel, dandogli l’aria da duro che faceva impazzire le ragazze. Aveva il fisico slanciato con un po’ di muscoli, non un’esagerazione, il giusto per apparire in gran forma. Il momento migliore per metterli in mostra, era l’allenamento… già… perché era entrato a far parte della squadra di basket ed era un vero campione!

Aveva tutto: bei voti, un futuro come sportivo, una marea di ragazze che morivano per lui… Solo una cosa gli mancava… lei!

 

Da quel giorno non avevano mai smesso di sentirsi: almeno due lettere al mese! Si parlavano del più e del meno, delle avventure scolastiche, degli amici, e delle nuove esperienze. Non si dicevano mai niente di veramente serio, ma questo a lui bastava: il solo leggere di una caduta imbarazzante a scuola o delle uscite con le sue nuove amiche, già lo faceva stare meglio.

 

Ma negli ultimi mesi questo non accadde…

Non aveva più ricevuto una sua lettera, una chiamata… niente!!!

In quel periodo era diventato irascibile e scontroso, molti si erano allontanati da lui, non andava più neanche agli allenamenti…

Pensava solo al perché di quell’interruzione: perché la sua Miyu non gli scriveva più? Che era successo?

Ogni giorno quando tornava a casa, la prima cosa che faceva, era guardare nella cassetta delle lettere, ma niente!

Cercava di apparire un duro, senza preoccupazioni, e ci riusciva benissimo: non aveva perso neanche la sua dote d’attore!

Ma… quando era solo… nel tempio… si lasciava andare e pensava a lei, all’ultimo momento vissuto insieme, alla sua partenza, alla sua promessa… Come aveva potuto farlo? Come aveva potuto dimenticarsi di lui?!

Questo pensiero l’assillava, anche se aveva cercato di smentirsi, dicendosi che non poteva essere vero. Però… ogni mese che passava il pensiero cresceva… e cresceva… ormai n’era certo! E questo lo intristiva ancora di più.

 

I suoi amici più cari si erano accorti di questo cambiamento, sapevano anche il motivo; benché fosse un ragazzo chiuso, era trasparente su queste cose, almeno per chi riusciva a vederle… come Santa, per esempio!

Un giorno si diede appuntamento con la sua ragazza, Nozomu e Cristine.

Quest’ultima era molto cambiata: si era rassegnata con Kanata ed era riuscita a dimenticarlo facilmente… si era messa con Nozomu! Ormai erano coppia fissa da tre anni: avevano messo la testa a posto!

Durante quest’uscita concordarono di fare una festa a sorpresa per lui: la sorpresa sarebbe stata… Miyu! Già, perché Cristine, che aveva una casa in America, sarebbe andata a prenderla e l’avrebbe costretta a seguirla.

“Un ottimo piano!” affermò Santa

“Allora è deciso! A Miyu ci penso io…” disse Cristine, più che mai convinta di quello che faceva.

“Riusciremo a farli rincontrare!” urlò Nozomu.

“Io anche se non conosco questa Miyu, vi aiuterò lo stesso: mi piacciono queste storie d’amore a lieto fine!” disse determinata la ragazza di Santa.

“Ok… Allora tutti d’accordo! Brindiamo al nostro piano!” urlò Santa che alzò il suo bicchiere

“Sì!!!” urlarono tutti.

Ormai erano sicuri del successo, ma…

 

Miyu si ritrovò seduta con indosso solo la sua vestaglia da notte; non riusciva a vedere niente, solo buio… vedeva tutto nero!

Strinse a se un peluche a forma di orsacchiotto che trovo lì vicino; le ricordava qualcosa quel pupazzo, ma non capiva cosa!

Si alzò in piedi e cominciò a camminare in quel buio innaturale, senza meta, senza sapere dove stesse andando, spinta dalla curiosità…

Ad un certo punto vide una cosa stranissima: un bambino che volava! Le girava intorno, sorridendole. Poi scomparve… Ritornò ad essere sola, con l’orsacchiotto in mano.

Pian piano, avvicinandosi, nel buio, cominciò a distinguere una figura maschile: un ragazzo! Chi era? Cercò di chiamarlo ma dalla sua bocca non usciva alcun suono… lui continuava a camminare davanti a lei… lo vedeva di spalle e non riusciva a capire chi fosse.

Poi lui si fermò di scatto, lentamente cominciò a girarsi e…

 

Lei si svegliò… che strano sogno aveva fatto!

Si ritrovò in quella stanza odiosa: non ne poteva più di stare lì! Stare nella stessa stanza per sette mesi, con tutte quelle macchine che ti controllano, che ti studiano, è davvero odioso! Vedere tutti quegli sconosciuti formulare ipotesi su di te, su un rimedio fattibile, è insopportabile!

Lei davvero non ne poteva più: ormai le giornate si ripetevano all’infinito, aveva perso la cognizione del tempo, non sapeva neanche che giorno fosse!

Si sdraiò di nuovo in quel letto scomodo e pensò; pensò a quella situazione, a quella stanza, a quel sogno… Era davvero stanca, così diede un’ultima occhiata a quella specie di prigione, appena illuminata da un lampione della strada che faceva penetrare la sua luce dalla finestra, e si riaddormentò.

La sera della festa era arrivata e tutti erano molto entusiasti; tutti, tranne lui: non sapeva ancora la sorpresa che gli avevano preparato i suoi amici, ma sapeva che non l’avrebbe tirato su.

“E dai… un po’ di vita Kanata! In fondo questa festa è per te… Ti assicuro che quando vedrai la sorpresa starai meglio… Questa è una promessa!” disse Santa determinato. Lui sembrò ignorarlo.

 

Fece il suo ingresso Cristine; spalancò il portone di casa sua, luogo della festa. Aveva il viso pallido, sembrava sconvolta. Tutti accorsero verso di lei; Kanata la soccorse.

“Tutto bene? Ti senti male?”

“Kanata… proprio te cercavo… ho una brutta notizia da darti!…” disse lei stravolta “… Devi sapere che sono appena tornata dall’America… Ero andata a prendere Miyu, doveva essere lei la tua sorpresa, ma…”

“Ma cosa?!” urlò lui in preda al panico.

“Oh… Non riesco a dirtelo! Recati subito in questo posto…” e gli consegnò un biglietto con su scritto un indirizzo “… Fallo subito! Userai il mio jet privato, così arriverai immediatamente… Miyu ha bisogno del tuo aiuto!”

Lui senza farselo dire due volte, partì lasciando gli amici in agitazione.

Poi Cristine spiegò loro cos’era successo.

“Accidenti… Che guaio…” disse Nozomu

“Mi dispiace per lui… avrà una brutta sorpresa al suo arrivo. Speriamo vada tutto bene!” concluse Santa, e tutti lasciarono la casa in attesa di notizie.

 

Kanata per tutto il viaggio non fece altro che guardare dal finestrino; sembrava quasi che volesse sapere sempre dove fosse e quanto mancasse all’arrivo… Ma soprattutto voleva scoprire cosa fosse successo a Miyu!

 

Lei si svegliò presto, anzi, per meglio dire, fu svegliata presto! I soliti sconosciuti erano venuti, anche quella mattina, per fare i loro soliti accertamenti… Ma ormai era abituata quindi non ci fece neanche caso.

Poi spostò il suo sguardo verso la finestra interna che separava quella stanza dal corridoio; lì c’erano sempre loro…

Quelle due persone continuavano a venire, continuavano a preoccuparsi per lei, continuavano a trattarla come una figlia… lo affermavano anche, continuavano a dirle che loro erano i suoi genitori… lei gli assecondava ma non n’era convinta.

Rivoltò la testa e cominciò ad osservare quel soffitto monotono che ormai tutti i giorni fissava, e si lasciò esaminare dagli sconosciuti.

 

Quando l’aereo atterrò, lui scese subito e cominciò a chiedere informazioni ai passanti su quell’indirizzo; alla fine arrivò nell’ultimo posto che si sarebbe aspettato e il meno desiderato: l’ospedale della città in cui abitava la sua Miyu!

Entrò subito e chiese notizie all’ufficio informazioni.

“Sì, la signorina è ricoverata qui. Chi è lei, signore?”

“Ecco… io… sono il fidanzato!” disse tutto d’un fiato

“Ah…Poteva presentarsi prima: sono già sette mesi che è qui!…” lui fece un breve calcolo mentale e capì che era per quello che non gli aveva più scritto “… In ogni caso le chiedo gentilmente di non entrare nella camera della signorina.” continuò l’infermiera

“E per quale motivo?” chiese lui preoccupato

“Beh… è meglio così, mi creda.”

“Posso almeno sapere che ha?!”

“Posso chiamarle il dottore che si occupa del suo caso…” poi disse al microfono “… La dottoressa Perkins all’ufficio informazioni”

 

Arrivò una donna molto bella: con i capelli mossi, lunghi e mori, gli occhi chiari e un fisico invidiabile.

“Buon giorno, chi mi ha cercato?” disse

“Sono stato io!”

“E voi chi siete?”

“Ah, già… scusi… Mi chiamo Kanata Saionji e sono il fidanzato di Miyu Kozuki… potrai sapere cosa le è successo? Sono stato informato solo ieri che era qui.”

“Certo mi segua.”

 

Entrarono nel reparto di psichiatria.

“Come mai siamo entrati qui? Che cosa è successo a Miyu?!”

“Deve sapere che sette mesi fa, la signorina Kozuki, ha avuto un brutto incidente: pare che stesse cercando di salvare una ragazzina che stava attraversando la strada e che stava per essere investita da un camion; c’è rimasta lei sotto. Aveva subito lesioni gravi alla colonna vertebrale e non era più in grado di camminare, poi, in seguito all’intervento riuscito e alla sua buona volontà, ha ricominciato a farlo, e anche troppo bene per il breve periodo passato…”

“Meno male…”

“Aspetti ad esultare… Deve sapere che, oltre alla colonna vertebrale, anche la scatola cranica ha risentito del colpo: è rimasta in coma per qualche giorno…”

“Cosa?!!!”

“L’abbiamo operata immediatamente, senza complicazioni; il problema è che, quando si è risvegliata, presentava i sintomi di un’amnesia: in particolare non riesce a riconoscere le persone… Non ha riconosciuto neanche i suoi genitori!”

In quel momento gli cadde il mondo addosso. Fino ad allora era rimasto ad ascoltare quasi senza reazione, ma quella notizia fu la goccia che fece traboccare il vaso! Si fermò in mezzo al corridoio.

“Che cosa ha detto?” sussurrò; la dottoressa corse verso di lui

“Su… dai… Non faccia così… L’abbiamo trattenuta qui per tenerla sotto controllo e le assicuro che sta benissimo!… E…Ah… Deve sapere che, tempo fa, un mio collega ha ipotizzato un possibile rimedio: secondo lui, se venisse in contatto con una persona davvero importante per lei, allora riuscirebbe ad avere una specie di reazione che la porterà poi alla guarigione; fu bocciata perché non riconobbe neanche i suoi genitori, ma io ci credo… forse è lei, signore, la soluzione… Ah… Ecco la stanza, può vederla dal vetro. Io vado a parlare con i suoi genitori su gli ultimi sviluppi… La lascio solo…”

 

Lui rimase lì, attaccato al vetro, a guardarla sonnecchiare circondata da tante macchine collegate a lei con dei tubicini: uno spettacolo orribile!

Vederla così era una tortura; saperla in difficoltà e non poter far niente per aiutarla…

La osservò meglio; non gli sembrava neanche cambiata, se non fosse stato per i capelli più corti a causa dell’operazione: in soli sette mesi erano cresciuti molto, ora gli arrivavano alle spalle, incorniciandole il viso… Era bella come sempre…

 

Successivamente vide un medico entrare per farle un’iniezione; non poteva sopportare che la torturassero ancora, non poteva sopportare che la toccassero… che toccassero la sua Miyu!

Entrò istintivamente in quella stanza spalancando la porta; con uno scatto felino si mise tra lei e il medico.

“Non osi toccarla… Non osi toccare ancora questa ragazza!” urlò.

Miyu guardò quel ragazzo che la stava proteggendo. Chi era? Perché lo stava facendo?

Osservò meglio la sua schiena: la ricordava, l’aveva già vista… nel sogno!

Poi una parola uscì dalla sua bocca

“Ka… Ka… Kanata...”

 

Lui si voltò di scatto, era sbalordito: si ricordava di lui!

I genitori e la dottoressa, che intanto erano entrati per la confusione causata da Kanata, rimasero allibiti: com’era possibile?!

Lei osservava i suoi occhi speranzosi; erano bellissimi… Si perse in essi. Poi lui disse “Miyu, tu ti ricordi di me?!”

Lei non rispose. Continuava a guardare quegli occhi; le davano una strana sensazione: si ricordava qualcosa ma non riusciva a mettere in ordine le idee. Una serie infinita di immagini cominciarono ad apparirle davanti agli occhi, forse ricordi… Ma erano troppi!

Si dimenava, le faceva male la testa, poi svenne: erano state troppe le emozioni provate.

Lui la soccorse

“Miyu! Che ti è successo?! Miyu rispondimi… Miyu!” urlò preoccupato

“Non si preoccupi…” intervenne la dottoressa “… è una reazione normale. La teoria del mio collega era esatta, deve essere molto importante per quella ragazza, signore! Probabilmente la reazione che ha scaturito il vostro incontro è stata eccessiva e l’ha portata ad avere un collasso, ma sta bene e ora, ne sono certa, riuscirà a riacquistare la memoria… è tutta questione di tempo; dovremo tenerla qui ancora per un po’… per aiutarla”

“No!…” disse Kanata “… Non tenete qui proprio nessuno! Non vi permetterò di usarla ancora come se fosse una cavia! L’aiuterò io!” e così dicendo la prese in braccio, staccando tutti quei tubi inutili, e la portò via. I medici cercarono di fermarlo, ma era troppo veloce.

“Lasciatelo fare…” intervenne la madre

“Ma cosa dice, signora?!” disse la dottoressa

“In sette mesi non siete riusciti a far niente per lei! Non è forse vero?! A lui invece è bastato uno sguardo per aiutarla… Mi fido di lui… Riuscirà a farle ritornare la memoria, ne sono convinta!”

“Forse ha ragione… Ok, lasceremo fare a lui, ma se non migliora, la riporti subito qui!”

“Ok…” –Ti prego aiuta mia figlia!- pensò mentre li guardava allontanarsi.

 

Miyu si risvegliò in un letto molto comodo; ormai non era più abituata alla comodità…

Quella nuova stanza era spaziosa: non era molto arredata, il giusto per apparire accogliente… certo più accogliente di quella dell’ospedale!

Si mise a sedere sul letto e si guardò: non indossava più la vestaglia di quella prigione, ma una azzurrina molto fine… le piaceva molto e, dopo tanto, sorrise. Non lo faceva da un’eternità e le fece uno strano effetto.

 

All’improvviso la porta si aprì, inondando la stanza di luce; si coprì parzialmente gli occhi.

Distinse un’ombra sulla porta… Lui entrò.

“Miyu finalmente ti sei svegliata! Come stai?”

S’inginocchiò davanti a lei e l’accarezzò. Lei arrossì.

“Che c’è? Non sei più abituata alle mie carezze…?”

Lei si voltò molto imbarazzata. Era cresciuta, almeno fisicamente, ma rimaneva sempre la solita bambina.

“Scusa…” disse timorosa “… Sono tesa perché tu sei la prima persona che riconosco, sento di conoscerti, ma non mi ricordo molto… Non è che potresti parlarmi di te…?”

“Certo… Ma in un altro momento… ora avrei voglia di mangiare qualcosa, e tu, hai fame?” disse lui dirigendosi verso la porta

“Non vorrei essere scortese, però, in effetti… un po’ di fame ce l’avrei…”

“Perfetto allora mangiamo! E… comunque… non preoccuparti… non sarai mai scortese…” poi si voltò verso di lei e le fece una linguaccia spiritosa “… Lo sai che abitavi qui sei anni fa? Sì, proprio qui: al tempio Saionji!”

Lei rimase sorpresa. Com’era possibile che lei avesse abitato in quella casa? Che rapporto aveva con quel ragazzo?

Non seppe darsi risposta ma si fidava di lui e sapeva che in quel luogo avrebbe riacquistato la felicità.

Si alzò e, in vestaglia, percorse quel porticato a lei noto ma così misterioso.

Si fermò un attimo ed osservò la luna splendente; da molto non la vedeva: dalla stanza dell’ospedale non ci riusciva. Era splendida e le infondeva fiducia.

“Allora ti muovi?!” disse lui uscendo dalla sala

“Sì, eccomi” gli rispose e corse verso quel ragazzo con la gioia nel cuore.

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

  
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