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Autore: Ariana_Silente    12/06/2012    1 recensioni
I Patronus proteggono il mago o la strega che li evoca. Sono una forza positiva potentissima e dipendono da leggi che non tutti comprendono.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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In genere i Patronus difendono da creature di cui i Mangiamorte sono alleati, quindi in teoria non hanno bisogno di tale protezione. Però noi sappiamo che Severus ha amato Lily, quindi credo che in una situazione di pericolo con in mezzo dei Dissennatori credo che almeno abbia fatto un tentativo per salvarla se l'occorrenza l'avesse richiesto.
Sappiamo anche che Severus ha odiato James.
Eppure il patronus di James era un cervo, quello di Lily una cerva. Sì, si amavano. 
Anche il patronus di Severus era una cerva. Sì, amava Lily.
Ma la cerva c'entra anche con il cervo.
Coincidenze?
 

***







 


~Legati.~

 

§§§

 

Doveva fare presto, doveva sbrigarsi...

Il respiro corto e il dolore acuto che gli attraversava il costato sembrava non riguardarlo, in mente aveva solo le parole di quello sconsiderato del suo migliore amico.

Gli ho solo detto che se preme il nodo può andare a vedere cosa succede...”

Cosa succede...
Cercò di correre più veloce.
Giunto al Platano, premuto il nodo che lo blocca, s'infilò quasi a tuffo nel tunnel e un po' inciampando, un po' correndo, lo percorse con gli occhi lacrimanti, gli occhiali sbilenchi sul naso con la terra e la polvere che gli pizzicava la gola...

«Piton! Piton!»

Dopo una curva riuscì a vederlo, quello, accortosi della sua presenza, tergiversò per recuperare la bacchetta e allo stesso tempo cercando di non rallentare, ma non poté evitare che l'altro lo raggiungesse e lo superasse.

«Lasciami passare Potter o ti maledico.» sbottò iroso sfoderando finalmente la bacchetta. L'altro scosse la testa, facendo grandi respiri.
«No Piton... Dobbiamo andarcene... Subito.» riuscì a dire tra una boccata e l'altra. Non lo sfiorò nemmeno l'idea di nascondere l'ansia e l'urgenza.

Il ragazzo fece un passo avanti, un sorriso di scherno gli si stava dipingendo sul viso.

«Ho come l'impressione che uno di noi ha la coda di paglia e quel qualcuno non sono io, eh, Potter?!» lui, ancora ansante, appoggiò il petto alla bacchetta, mentre con la coda dell'occhio controllava l'androne semibuio e ancora vuoto dietro di sé.
Prima di parlare però riportò l'attenzione al ragazzo mingherlino ed euforico che aveva davanti.
Non avevano ancora molto tempo, quel silenzio non era un buon segno ed era necessario che fosse chiaro.

«Non mi importa quello che pensi, Severus, se ti convincerà ad andartene da qui.» gli disse con calma fremente, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

L'altro rimase in silenzio, colpito dal ragazzo spogliato d'un tratto della sua solita aurea di invincibilità. Per un attimo si fissarono e si valutarono come mai avevano fatto sino ad allora.
Non fece in tempo a rispondere o le sue parole furono sommerse dal ringhio possente della belva, che si mosse nell'ombra dall'altra parte dell'androne che Potter stava coprendo col corpo.
Il viso di Piton sbiancò e la mano che reggeva la bacchetta si abbassò.
Il primo a riprendersi fu Potter che scattò in avanti avanti, afferrò il compagno e lo costrinse a percorrere di nuovo il tunnel nel senso inverso.

 

§§§

 

Ogni attimo che trascorreva, contorcendosi tra loro, approfondiva quel divario che all'inizio non c'era ma che con gli anni era diventato difficile da ignorare.
Qualcosa che nessuno dei due aveva voluto, ma che erano costretti ad affrontare.
La frase della ragazza, appoggiata malamente alla parete, aleggiava ancora tagliente nell'aria, mentre si fissavano cercando qualcosa l'uno nell'altro, senza riuscire apparentemente a ritrovarlo.
Negli occhi di lei aumentava la consapevolezza che il bambino che aveva conosciuto non c'era più e ormai anche sovrapponendo le due immagini, quella del ricordo con il ragazzo che aveva ora di fronte, non c'era più paragone né l'ombra di quello che era stato copriva più la persona che stava diventando: non poteva più negarlo.
Perché il ragazzo che tentava ora di convincerla stava solo accampando una serie di scuse assurde, arrampicandosi sui vetri. Ma non si spiegava, allora, per quale motivo le riuscisse così difficile quella separazione, dato che era diventato chiaro che quell'incontro fosse un addio.
Negli occhi di lui, invece, si stava facendo spazio una dolorosa certezza: la stava perdendo, gli sfuggiva dalle dita come acqua cristallina, non riusciva a recuperare la sua attenzione, come era successo in passato: era già capitato che gli sfuggisse quello che era diventato un delicato e prezioso legame che li univa, ma in qualche modo era sempre riuscito ad acchiapparlo... una delle poche luci della sua vita si stava spegnendo...
Non riusciva a spiegarsi, non riusciva a dirle...
Ma era tardi, era già troppo tardi.
Lei aveva già deciso per entrambi, lo capiva dal suo sguardo.

La sua luce si era già spenta del tutto.

 

§§§

 

 

Quella notte sembrava volesse costringerli ad abbandonare ogni speranza, intrappolandoli in un mondo buio e senza vie di fuga.
Lily aveva appena iniziato ad evocare un incantesimo difensivo quando l'aria attorno a lei aveva tremolato e numerose grida avevano squarciato la notte, privata all'improvviso delle sue stelle.
L'aria si fece gelida d'un tratto e percepì chiaramente un'onda di sofferenza sommergerla velocemente, come una marea inesorabile: l'idea del matrimonio con James divenne ridicola perché non rimanevano che pochi giorni, presto li avrebbero stanati e fatti fuori, com'era già successo...

Lily!” qualcuno chiamava...
Lily! Lily!” Severus continuava a gridare il suo nome, ma le voltava le spalle...

Una folata d'aria calda l'avvolse, restituendole il respiro e mettendo ordine tra i pensieri e le emozioni che l'avevano paralizzata.
Lily sbatté le palpebre e si guardò intorno.
Riconobbe il cervo di James che le sorrideva benevolo coi suoi grandi occhi languidi e tranquilli ombreggiati dall'imponente palco, mentre James le correva incontro fino ad abbracciarla.

«Perché la cerva non ti ha protetta?» le chiese. Lei si scostò ancora frastornata e scosse il capo.
«Io non... non ho evocato il mio Patronus.» sussurrò spaventata.

Si lanciarono un'occhiata e si guardarono attorno.

Individuarono in breve la cerva che con un piccolo trotto elegante si stava dirigendo verso una figura snella e nera.
La luce incerta della luna la illuminò per pochi istanti, sufficienti ai due per riconoscerlo e all'altro per sentirsi osservato.
Il cervo e la cerva scomparvero allora, quando i loro sguardi si incrociarono nuovamente dopo molto tempo.
Si fissarono per l'effimero attimo di un battito di cuore che bastò loro a capire quanto beffardo fosse stato il destino nei loro confronti.

Non potevano negarlo, anche se avessero voluto.

Erano legati.

Risparmia il fiato.”

 

  
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