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Autore: EvgeniaPsyche Rox    12/06/2012    8 recensioni
[ Long-fic sull'AkuRoku che descrive momenti quotidiani e il modo in cui si sviluppa il loro rapporto, il tutto diviso nei diversi mesi dell'anno. Ringrazio in anticipo tutti coloro che si soffermeranno a leggere.]
January -Normal-
February -Away-
March -Confused-
April -Hidden-
May -Burning-
June -Protection-
July -Doll-
August -Anger-
September -Together-
October -Sweetness-
November -Emotions-
Dicember -Mine-
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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September -Together-

 

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Una delicata fragranza gli pizzicò il naso e alzò un poco gli occhi, notando un'elegante donna che attraversava la via di fronte a sé.
Gli era sempre piaciuto annusare l'odore altrui; pensava che esso potesse in qualche modo descrivere un piccolo frammento della persona.
Sussultò di colpo, sentendo improvvisamente delle mani nascondergli completamente la visuale; udì una sensuale risata accanto al proprio orecchio e sbuffò con il naso, cercando di spostare le braccia dell'altro.
«Indovina chi sono. », bisbigliò porgendo il volto in avanti, mordicchiandogli giocosamente una guancia; il giovane arrossì lievemene, affrettandosi a ribattere aspramente. «Un idiota. »
Axel grugnì qualcosa a denti stretti in segno di dissenso; soffocò una seconda risata e scostò le mani dal volto del biondo. «Un idiota? Caso mai un figo pazzesco.»
Il più piccolo roteò lo sguardo da una parte all'altra dell'ambiente circostante, borbottando un: ''Ma per piacere.''
Il fulvo nel frattempo si infilò una mano tra la folta chioma, prendendo posto accanto al giovane prima di accennare un radioso sorriso. «Non noti nulla di particolare?»
«Mh?», fece Roxas, poco interessato; lanciò però una fugace occhiata alla propria sinistra, accorgendosi della presenza di una scatola di cartone rettangolare: il suo voltò si illuminò immediatamente. «Pizza!»
«Eh già. », Axel ridacchiò, prendendo lo scatolone ancora caldo tra le mani. «C'era molta gente, ecco perché ci ho messo così tanto. », spiegò con aria concentrata verso il gustoso cibo, leccandosi le labbra.
«Strano che tu abbia avuto un'idea così geniale. », lo prese allegramente in giro il quindicenne, ottenendo un'occhiataccia dal rosso; afferrò poi la prima fetta, portandosela alla bocca.
«Aspetta, Roxas: forse quella è ...», ma, prima che potesse terminare la frase, il biondo stava già masticando con un'espressione estasiata che però mutò quasi subito: si portò una mano sulle labbra, sentendo gli occhi iniziare a lacrimare.
«Ecco, forse quella è la mia parte. », concluse con aria divertita il diavolo dai capelli fiammeggianti, osservando l'altro che nel frattempo tentava di farsi aria alla bocca, cercando disperatamente una bottiglia d'acqua nello zainetto.
«E me lo dici adesso?!», tuonò infuriato Roxas. «E' piccantissimo, accidenti!»
Il rosso scoppiò in una grassa risata. «Non è colpa mia se hai iniziato subito a mangiare. »
L'altro sbuffò, arrendendosi al fatto che non c'era nulla di fresco da bere; si limitò a guardare male Axel che stava mangiando tranquillamente la pizza.
Si chiese se non avesse davvero la lingua di fuoco: come faceva a gustarsi un cibo così piccante senza fare una piega?!
Roxas sospirò, aggiungendolo mentalmente alla lista dei misteri del rosso.
Nel frattempo quest'ultimo si voltò di scatto verso il giovane dalle iridi blu, parlando con la bocca piena. «Cos'è, ti è passata la fame? Guarda che l'altra metà non è piccante. »
«Chissenefrega. », rispose aspramente il quindicenne, imbronciando le labbra in una smorfia offesa. «E finisci di mangiare prima di parlare: sembri un animale. »
Il più grande sospirò con fare stremato, limitandosi a mandarlo a quel paese mentalmente. «Ti spicci o no a mangiare? Non lamentarti se poi troverai la scatola vuota. »
L'altro non disse nulla e serrò le labbra; il ventenne assunse allora un'espressione divertita, pensando a quanto fosse adorabile quando faceva il bambino.
Aveva sempre pensato che Roxas, con quegli strani atteggiamenti, volesse inconsapevolmente attirare l'attenzione.
E ci riusciva. Eccome se ci riusciva.
Ingoiò l'ultimo boccone e afferrò di scatto il mento del giovane, facendolo voltare verso sé. «Oooh, il mio Roxy non è contento?»
Il diretto interessato si sentì avvampare, sforzandosi però di mantenere il contatto visivo dell'altro per poi borbottare: «Stupido. »
«Uno stupido che ti piace, o sbaglio?», chiese retoricamente con aria divertita il fulvo, accennando un sorrisetto sghembo.
Roxas brontolò qualcosa contro quelle dannate risposte pronte, maledicendolo più e più volte; notò che intanto il più grande si stava avvicinando pericolosamente alle sue labbra e decise così di spingerlo appena, facendogli la linguaccia.
«Ehi!», si lagnò il rosso, aspettandosi un bacio piccante.
«Mmh... Ho fame: lasciami mangiare in santa pace.», mugugnò l'altro, prendendo una fetta di pizza con tutta la calma del mondo.
Axel sbuffò, allontanandosi dal giovane come se avesse appena scoperto di avere la peste, per poi incrociare le braccia e chiudere gli occhi. «Allora quando hai finito di mangiare ti lasci baciare e fai il bravo bambino?»
Il biondo assunse un'espressione pensierosa. «Chissà; forse sì, forse no...», rispose con fare ambiguo, scrollandosi le spalle prima di dare un morso alla pizza.
«Che diavolo vuol dire 'Forse sì, forse no'?!», trillò il ventenne con aria irritata, massaggiandosi le tempie.
«Dipende tutto dal destino. », Roxas annuì tra sé e sé, sentendosi tremendamente saggio.
«Non sparare cazzate. Dopo ti lasci baciare e basta. »
«E se il destino non vuole?», continuò a domandare con insistenza il quindicenne, divertendosi a vedere la smorfia infastidita dell'altro.
«Questo famoso destino se ne può andare allegramente a quel paese. », a quella schietta risposta il biondo si lasciò sfuggire una risata cristallina, avvicinandosi poi al rosso per sorprenderlo e stampargli un flebile bacio sulle labbra calde.




Osservò a lungo l'albero spoglio di fronte casa sua con aria assorta, lasciandosi sfuggire dei sospiri impercettibili di tanto in tanto.
La lieve brezza che annunciava l'inizio dell'autunno scosse le numerose foglie sul terriccio bagnato, facendole danzare soavemente tra di loro, per poi farle adagiare delicatamente, creando immense coperte colorate.
Appoggiò una mano sul vetro trasparente, socchiudendo un poco gli occhi con aria stanca nonostante fossero le sette e un quarto del mattino; detestava il suo primo giorno di scuola appunto perché di notte non riusciva mai a dormire.
Proprio mentre si stava per lasciare trasportare dalle braccia di Morfeo, riaprì di scatto gli occhi, notando una figura a lui conosciuta sotto casa che sventolava le braccia per attirare la sua attenzione; Axel, con i lunghi capelli ricadenti sulla schiena in una coda, indossava un paio di pantaloni aderenti e una giacca di pelle nera che gli davano un'aria più aggressiva.

Roxas gli fece un cenno con la testa per fargli capire che l'aveva visto; successivamente afferrò la cartella e se la mise sulle spalle, affrettandosi ad uscire di casa e scendere i gradini dell'ingresso, ritrovandosi di fronte al volto sorridente del rosso.
«Buongiorno, pagliaccio.», salutò in malo modo il biondo.
L'altro assunse una smorfia divertita e gli scompigliò i capelli con aria paterna. «'Giorno, bambolotto. Sbaglio o oggi siamo più acidi del solito, mh?»
«Di sicuro non mi metterò a saltare di gioia per l'inizio della scuola. », replicò aspramente il quindicenne, soffiandosi via un ciuffo fastidioso di capelli sugli occhi. «Piuttosto, si può sapere perché tu sei così allegro?»
«Io sono sempre allegro, baby. », lo schernì sghignazzando il diavolo dai capelli fiammeggianti, aggiungendo poi: «Al contrario tuo. »
«Solo gli idioti sono sempre allegri. », commentò il quindicenne, roteando lo sguardo da una parte all'altra dell'ambiente circostante per poi iniziare a camminare con aria indifferente.

«Mi stai dando dell'idiota?»
«Lieto che tu l'abbia capito. », Roxas accennò un sorriso estremamente falso che fece poi posto ad un'espressione spaesata non appena si accorse che l'altro lo aveva afferrato per le ascelle, prendendolo in braccio senza mostrare alcuno sforzo; successivamente lo spinse contro la corteccia di un albero.

«Beh, e ora chi è l'idiota?»
«Di certo non io. », replicò senza battere ciglio il giovane, mentre il ventenne aveva schioccato la lingua in segno di dissenso, avvicinandosi dopo qualche secondo alle sue labbra fino a sentire il suo respiro sul proprio.

«Axel, lasciami. Così tarderò a scuo-», e, prima di poter terminare il rimprovero, sentì la propria bocca venire innumidita dalla lingua calda del rosso che lo strinse più forte, sghignazzando appena; mordicchiò poi quelle labbra che amava tanto con brama, sospirando pesantemente.
«Axel...», brontolò il biondo con le gote già arrossate, sperando di attirare l'attenzione dell'altro che infatti si allontanò un poco.
«Farò tardi a scuola.», ripetè il concetto per poi sbattere più volte le palpebre, stringendosi impacciatamente le spalle mentre Axel ridacchiò sommessamente.
«Puoi sempre dire che è stata tutta colpa del tuo ragazzo.»
Un tonfo.
Si irrigidì improvvisamente, sgranando le iridi blu: era la prima volta che si definiva il suo ragazzo.
Che cosa voleva dire?
Quindi adesso loro erano... Fidanzati?
Un termine strano; così pesante, ma al tempo stesso estremamente piacevole.
Probabilmente rimase a lungo immerso nei propri pensieri, perché nel frattempo il fulvo lo scosse appena, osservandolo intensamente con gli occhi verdi velati da un filo di preoccupazione. «Roxas?»
Il diretto interessato si riscosse e alzò lentamente lo sguardo verso il più grande. «Che c'è?»
«A cosa stavi pensando?», domandò il diavolo dai capelli fiammeggianti, soffiando giocosamente sull'orecchio del più giovane che aveva socchiuso improvvisamente gli occhi. «Niente di particolare. »
«Sicuro?», chiese con insistenza il fulvo, appoggiando la propria fronte su quella del biondo che accennò un lieve sorriso, annuendo. «Si sta bene qui.»
«E che fine ha fatto il 'farò tardi a scuola'?», lo prese allegramente in giro il ventenne, ghignando.
«Dirò che è stata tutta colpa del mio ragazzo.», rispose prontamente il giovane dagli occhi blu, imitandolo e facendo così scoppiare in una grassa risata l'altro; scosse la chioma rossa con aria divertita e stampò un flebile bacio sulle sue piccole labbra.
Roxas a quel punto riaprì lentamente gli occhi, avvolgendo il collo del fulvo tra le braccia per stringerlo a sé. «Axel?»
«Mh?»
«Ti piacciono le foglie?», ormai Axel era abituato alle strambe domande del biondo; ma, nonostante ciò, non riuscì ad evitare di stupirsi. Sollevò istintivamente il soppraciglio sinistro prima di chiedere: «Che diavolo di domanda è?»
Il quindicenne gli indicò con un cenno della testa un mucchio di foglie colorate alla sua sinistra, inclinando il volto su un lato con aria assorta. «Quelle foglie. Ti piacciono?»
Storse il naso in una smorfia indecifrabile, seguendo il punto indicato dal ragazzo; successivamente le sue iridi smeraldine luccicarono e soffocò una risata, continuando a tenere in braccio il biondo per poi buttarlo come un sacco di patate tra le foglie che gli permisero di avere una morbida caduta.
«Axel!», trillò il giovane, sbucando immediatamente dal tappeto colorato con aria infastidita. «Si può sapere che cosa ti è saltato in mente?!»
Il diavolo dai capelli fiammeggianti scoppiò in una fragorosa risata, inginocchiandosi di fronte all'altro per poi strofinare la mano sui suoi capelli dorati. «Sì, adesso queste foglie le adoro perché contengono un bel micetto che mi piace tanto.»
«Axel, piantala!», sbuffò il suddetto 'micetto', spostandogli la mano, infastidito; si imbronciò e incrociò le braccia.
Il ragazzo dalle iridi smeraldine continuò a ridere, riprendendo subito dopo a parlare. «Beh, allora, perché mi hai posto una domanda così strana?»
Roxas si lanciò una fugace occhiata attorno, come se la risposta avesse potuta trovarla lì, da qualche parte in quell'ambiente autunnale; tornò poi ad osservare il ventenne di fronte a sé, prendendo delicatamente una foglia rossa tra le mani. «Perché... Perché le foglie cadute hanno lo stesso colore del tramonto; non te n'eri mai accorto?»
Il più grande sembrò assumere un'espressione pensierosa, cercando di decifrare i ragionamenti del biondo; lo guardò intensamente per diversi secondi, spostando poi gli occhi verso le numerose foglie che li circondavano. «Effettivamente hai ragione. Un motivo in più che mi spinge ad amare queste foglie, no?», chiese retoricamente, accennando un sorrisetto sghembo; il ragazzino di fronte a lui annuì debolmente con aria assorta. «Suppongo di sì.»
Entrambi si chiusero improvvisamente in uno strano silenzio, interrotto solamente dal fruscio delle foglie provocato dal vento e dal rumore di alcune auto che di tanto in tanto attraversarono la strada di fronte a loro; Roxas alzò un poco lo sguardo verso il cielo, notando la presenza di numerose nuvole che lo oscuravano.
«Si sente il profumo dell'autunno.», commentò improvvisamente il fulvo, facendo voltare di scatto l'altro che annuì. «Sì, è vero.», e, dopo aver detto ciò, lanciò una veloce occhiata al proprio orologio a polso, sgranando poi le iridi blu con aria allarmata. «Oh, porca miseria! Sono le le sette e mezza! Muoviti, Axel, dobbiamo correre: non voglio arrivare in ritardo il primo gior-»
«Sssh.», il diavolo dai capelli fiammeggianti appoggiò un dito sulle sottili labbra dell'altro, osservandolo con fare divertito. «Ehi, non preoccuparti. Sono venuto in auto e quindi ci metteremo cinque minuti.»
La frase rassicurò immediatamente il biondo che si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. «Potevi dirmelo prima, scemo.»
«Ma è così divertente vederti in crisi.», lo prese allegramente in giro Axel, costringendo il più piccolo a sdraiarsi sull'ammasso di foglie per poi coricarsi sopra di lui, guardandolo intensamente. «Pensi che posso avere un pò di tempo per coccolarti, mh?»
Roxas accennò una risata imbarazzata e divertita al tempo stesso, socchiudendo gli occhi e annuendo, lasciando che il vento gli scompigliasse i capelli.




Osservò attentamente quei piccoli barattoli ammucchiati di fronte a sé, lanciando una fugace occhiata al prezzo prima di sospirare.
Si guardò attornò con aria impaurita, afferrando poi di scatto una di quelle bottigliette, infilandosela nella larga tasca della felpa; fece per voltarsi, quando una mano si appoggiò sulla sua testa, facendogli salire il cuore in gola. «Ehi, giovanotto, che cosa stai facendo?»
Il piccolo bambino di otto anni si voltò di scatto con le iridi blu sgranate e impaurite, riuscendo solo a balbettare frasi sconnesse.
«E-Ecco...Io...Stavo...Ecco...», il commesso sollevò un soppraciglio con fare accigliato e, prima che il biondo potesse scoppiare a piangere, una terza voce alle sue spalle lo fece sussultare.
«Lui è con me.», accennò un sorrisetto sghembo, abbassandosi le cuffie che portava alle orecchie. «Lo scusi; sa, è un pò timido.», spiegò tirando fuori dalla tasca i soldi necessari per poi porgergli gentilmente all'uomo che sembrava piuttosto confuso.
Axel afferrò poi il biondo per il polso sinistro, trascinandolo lontano dal negozio di giocattoli; lo fece sedere su una panchina verde e si inginocchiò di fronte a lui, appoggiando i gomiti sulle sue cosce. «Lo sai che queste cose non si fanno?»
Roxas abbassò lo sguardo, pieno di vergogna: strinse i pugni e si morse furiosamente il labbro inferiore
«O almeno, se vuoi farle, falle bene.», proseguì con un sorriso divertito il fulvo, inclinando il volto verso il basso per incrociare lo sguardo del giovane che si sforzò di parlare. «Non.... Non avevo i soldi; mia mamma e mio papà non ci sono... Io volevo le bolle di sapone... Volevo solo...», e si lasciò sfuggire un flebile singhiozzo, accorgendosi di aver fatto una cosa brutta; allora era un bambino cattivo?
Magari sarebbe finito in prigione con altri bambini cattivi.
Se lo meritava in fondo.
Il tredicenne si allarmò e si affrettò ad avvolgere in un caldo abbraccio il più piccolo, consapevole del fatto che i suoi genitori fossero poco presenti.
«Andrò... Andrò in carcere e mi picchieranno?», chiese timidamente il biondo, nascondendo il volto sulla spalla dell'altro che scoppiò in una rumorosa risata, scompigliandogli teneramente i capelli.
«Nah, non preoccuparti.»
«Ne sei sicuro?», il bambino dalle iridi blu rialzò impacciatamente lo sguardo.
«Sì. E nel caso venissero a prenderti, non preoccuparti: io ti seguirò in carcere.», gli sorrise allegramente, soffiandogli sul volto e asciugandogli con il pollice gli occhi lievemente bagnati.
Roxas si illuminò immediatamente. «Non mi prendi in giro?»
«Certo che no.», a quella risposta, il biondo circondò il collo del compagno tra le esili braccia, avvicinando appena le labbra alla sua guancia sinistra per poi schioccargli un candido bacio.
E Axel sentì la propria fiammella scoppiare in un immenso incendio.
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*Note di Ev'*
Ed ecco a voi il... Uhm... Ah, sì; il nono capitolo di questa raccolta con il mese di Settembre (:
Non ho molto da dire; ormai devo solo scrivere il mese di Dicembre e avrò terminato definitivamente tutto, così potrò pubblicare molto più facilmente e dedicarmi alle altre storie con più facilità. -Per quanto, come ho già detto, ho amato immensamente scrivere codesta raccolta ;A;-
Mah... E' un pò strano scrivere dell'autunno, quando siamo in pieno estate, mah °-°
Anyway, mi auguro che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, come sempre, e vi prego immensamente di recensire; ogni commento mi rende estremamente felice, ve lo posso garantire ;A;
Alla fine di questo capitolo, con l'ultima frase, diciamo che volevo far trasparire il fatto che Axel, dopo quel piccolo bacio, avesse iniziato a provare qualcosa di più profondo per il nostro biondo .w. Well... Che altro dire... Uhm, beh, il mio prossimo aggiornamento sarà della storia 'Evanescenti giornate incorniciate da sguardi indiscreti', e, poi, Sabato -Sperando di non fare ritardi-, dovrei dedicarmi con la pubblicazione di 'Tutor And Boyfriend' -w-
Oh, e siccome qualcuno mi aveva chiesto di postare il mio contatto Facebook, vi posto il link del nuovo profilo che ho creato, nel caso voleste aggiungermi *A* -> http://www.facebook.com/#!/evgeniagothiclolita
E, detto ciò, posso finalmente andare a farmi un bel pisolino, per poi dedicarmi a rispondere con calma alle recensioni e alle e-mail. Almeno spero D: Mi raccomando, recensite (;
Alla prossima.
E.P.R.

 

   
 
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