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Autore: AntoThunderbolted_    12/06/2012    2 recensioni
Talvolta la vita ci riserva delle sorprese che ci aiutano a rafforzare la nostra corazza, o meglio, non dicendo stronzate, ad indebolirci.
Poi, c'è chi riesce a superare quel baratro che cerca di travolgerlo, chi no.
Loro sono giovani e disperati. E' un dolore struggente, veemente, impetuoso, che sorride beffardo alla vista dei loro visi distorti dal dolore.
Il peggio avrà mai fine? E l'amore vince sempre, come dicono tutti? Tutto da vedere.
Dal nono capitolo:
[...]"Un urlo simile a quello che ho appena sentito aveva irrotto tutta l'aria circostante.
Era strozzato, soffocato, glaciale.
Era un lamento, contrito, angosciante.
Era la voce della disperazione.
Robert e io ci eravamo alzati di fretta, e varcata la soglia di casa, l'immagine era spasmodica e talmente violenta che avevo sentito la terra venirmi a mancare sotto i piedi, e tutto si era fatto buio." [...]
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti. :)
Allora, eccomi con il nuovo capitolo! Su di esso non vi voglio anticipare niente, piuttosto, vi dico solo: preparatevi.
Quei due sembra proprio che non debbano avere neanche un po' di pace.
Maaaa comunque, finalmente la scuola è finita, così potrò portarmi avanti con la FF e non dovrete aspettare mesi per l'aggiornamento!
Niente, vi lascio al capitolo, che non è particolarmente lungo, ma abbastanza concentrato, penso.
Buona lettura! -Anto


POV Robert.

 

Quattro mesi dopo..

 

Sento il cuore pulsare forte, il sangue scorrere nelle vene. Vivo, potente, padrone di sé stesso. E' la prima vera volta che il mio corpo vive. Ama. Lei.

Sono passati quattro mesi da quando abbiamo saputo quello che sarebbe stato il suo destino. E' stata dimessa dall'ospedale. Lì ci va solo quando non riesce a sostenere le crisi. Non so dire di cosa. Psicologiche, fisiche, entrambe.

Ogni volta che la vedo sorridere mi si stringe il cuore, anzi no, si frantuma in miliardi di pezzi, perché cazzo, è così raro che lei lo faccia, adesso.

Ha sempre quella luce, negli occhi, che svelano la battaglia interiore che vive costantemente, anche quando vorrebbe nasconderlo.

Non so dare un nome a cosa mi stia succedendo, a cosa ci stia trasformando, cosa ci stia travolgendo.

E' amore? E' così che posso chiamarlo?

Amore è quella sensazione che non ti fa essere razionale di fronte le persona che ami?

Amore è quel sentimento che non ti fa pensare due volte se dovresti sacrificare la tua vita per la persona che è diventata il senso della tua esistenza?

Amore è quel tornato che fa di lei il baricentro del tuo mondo?

Amore è devozione, adulazione, venerazione, dedizione e reverenza?

Amore è ossessione? Malattia?

Amore è amnesia?

L'amore è tutto questo, perché lo sento, lo provo, milioni di volte più forte. Miliardi di volte di più.

In modo del tutto amplificato. Troppo grande per me, insostenibile.

E mi crea dipendenza, proprio come una droga.

Si, l'amore è tutto questo.

Perché quando lei è nei paraggi io non riesco a ragionare.

Perché se dovessi scegliere tra lei e me sceglierei mille volte lei.

Perché è diventata il baricentro del mio mondo, il nucleo della mia vita.

Perché ciò che provo per lei non è poi tanto lontano dalla devozione più completa.

Perché sono completamente e fottutamente ossessionato da lei.

Perché sono malato di lei, perché non voglio più guarire da questa malattia.

Perchè si, sono affetto da amnesia, perché con lei, non ricordo più chi sono, non ricordo del mondo circostante, del perché io sia umano e uomo allo stesso tempo, perché con i miei occhi e il mio cervello non riesco a vedere nient'altro che non sia lei.

Perché scordo che al mondo, oltre lei, ci sono miliardi di persone.

Perché in fondo so che tutte quelle persone non mi faranno mai provare ciò che sento per lei.

Ero un coglione, un emerito stronzo, e maledettamente superficiale.

Poi.. BOOM!

E' arrivate lei, una fitta al cuore, mancanza di respiro, niente più ossigeno, nessuna immagine, solo lei.

Materia, massa, spazio, universo, galassie, pianeti, stelle, mondo. Tutto fatto solamente e unicamente da lei.

Dal suo viso, dai suoi occhi, le sue mani, le sue labbra, le sue gambe, i suoi capelli, il suo profumo.. il suo fragile corpo.

E' scomparso tutto ciò che prima di bello avevo, è stato sostituito da lei, da qualcosa che un nome non ha, che non si può definire, che non si può limitare a un passivo vocabolo.

Oh no, non è amore, è molto di più.
Credo proprio che un nome non ha.

Ho paura, in realtà, perché prima d'incontrarla non credevo all'amore, perché prima di incontrarla volevo solo sesso, non desideravo l'amore.

Non l'ho ancora toccata, non in quel modo, e nonostante non mi dispiacerebbe, perché fisicamente è quanto di più vicino ci sia alla perfezione, non ne sento il bisogno convulsivo. Io sto bene anche solo osservandola.

La farò mia, quando anche lei sarà pronta.

Ho paura, il doppio, anche di abbracciarla, di baciarla con più passione.

Le sue ossa minacciano di uscirle dalla pelle, di trafiggerle la poca carne che ha sparsa in quel suo snello corpo.

Mi infuoca, lei.

Prima bevevo, ne ricavavo piacere, ed era soddisfacente sorridere beffardo mentre mi allontanavo dalla camera da letto di un'ingenua ragazza che credeva di aver conquistato Robert Pattinson. Tutte stronzate.

Ora, ora è tutto diverso.

Quando mi allontano da lei, quando non la posso sfiorare, non posso parlarle, non posso guardarla, è come se una parte di me mancasse.

La parte che mi completa: lei.

Non la sento da ieri sera, da quando le ho dato la buona notte.

Lei non si è fatta sentire, e ciò mi preoccupa, io non l'ho fatto nemmeno, e non so il motivo.

Non dubito dei suoi sentimenti per me, perché so che se non ride a crepapelle, non è perché le scoccia stare in mia compagnia, ma perché, semplicemente, non ne ha la forza. La maggior parte della volte, provo a fornirgliela io, standole vicino.

Sto correndo verso casa sua, perché nonostante io non la senta solo da poche ore, rischio d'impazzire.

Non viene a casa mia da circa dieci giorni, è troppo debole, e l'anoressia la sta distruggendo. Lentamente.

Nessun miglioramento. Si rifiuta di parlare con uno psicologo, si rifiuta di mangiare, si rifiuta di vivere.

Vuole solo me, e diamine, non che non mi faccia piacere, ma questa non è una vita.

Questo è un arrancare fino alla fine dei giorni, dei suoi.

Mi bruciano gli occhi, per colpa delle lacrime.

I medici dicono che è una fase che deve passare, che solo successivamente si accorgerà di cosa realmente deve fare e dei bisogni del suo corpo, ma poi sarà troppo tardi, perché non si potrà più tornare indietro.

Lei è consapevole, ed è questo che fa dannatamente male, ma continua a farlo.

Continua ad auto-infliggersi quel dolore estenuante che l'accompagna ogni istante della sua giornata, ma non riesce a fermarsi.

Io gliel'ho promesso.

Le ho promesso che un giorno vedrà l'arcobaleno.

Le ho promesso che un giorno sarà in grado di correre in un parco fino a sentirsi sfinita, durante una bella giornata.

Le ho premesso che faremo l'amore per la prima volta, quando lei sarà in forza, quando sarà abbastanza forte da imprigionare ogni singolo momento nel suo cuore e nella sua mente, tra i suoi ricordi migliori.

Le ho promesso che ritornerà a ridere spensieratamente.

Le ho promesso che la prossima volta che piangerà fino a non avere più aria in gola sarà di gioia, non di dolore.

Le ho promesso la vita.

Le ho promesso un futuro, insieme.

Le ho promesso che ce la faremo.

Sta iniziando a piovere, e sinceramente, poco importa.

Corro, e non so cosa mi stia spingendo a farlo, ma ne ho bisogno.
Ho bisogno di vederla e di dirle tutto ciò che in questi due mesi non sono stato capace di far uscire dalla mia bocca, guardandola negli occhi, perché ho bisogno di sentirla ancora più mia, unicamente e completamente mia, più di adesso.

La pioggia comincia a scendere e batte prima leggermente, poi sempre più prepotentemente sul mio viso.

Imbocco una stradina dove tante villette, tutte con un giardino ben curato, sono allineate come a creare un'aura di tranquillità attorno a sé stesse.

Arrivo di fronte casa di Kristen, e no, non le suono. Prendo un sassolino da terra e lo lancio contro la sua finestra. Fa un piccolo tonfo, e dopo poco vedo la sua piccola figura farsi spazio tra le tende della sua camera.

Le apre e mi osserva, perplessa.

I suoi vicini mi odieranno, ma sinceramente, poco importa.

Comincio ad urlare. Agitato, emozionato.

KRISTEN! KRIS, PUOI SENTIRMI?” Fa un piccolo cenno con la tesa. Si, mi sente.

NON CE LA FACCIO PIU', KRISTEN, NON RIESCO PIU' A SOPPORTARE DI NON SENTIRMI LIBERO DI CHIAMARTI AMORE.

HAI PRESENTE COME MI SENTO? ASPETTA. SENTI IL TUO CUORE? LO SENTI? BATTE FORTE, NO? ECCO. DISSOCIALO DAL TUO CORPO, PRENDILO TRA LE TUE MANI, E ASSOCIALO A ME. E' LA STESSA COSA, NON TI PARE?
ADESSO, ORA, IN QUESTO MOMENTO, I NOSTRI CUORI BATTONO ALL'UNISONO, SONO UN'UNICA COSA. L'UNICA COSA.”

La pioggia continua a scorrere, e in sintonia con il mio stomaco il vento comincia a soffiare.

HO VOGLIA DI DIRTI CIO' CHE PROVO MILIARDI DI VOLTE AL GIORNO, SENZA LA PAURA CHE TU POSSA SCAPPARE VIA DA ME.

TI HO PROMESSO TUTTO, E ADESSO VOGLIO DARTI ANCHE CIO' CHE RIMANE DI ME, MA TU.. TU SEI DISPOSTA A FARE LA STESSA COSA CON ME? SEI DISPOSTA A SENTIRTI LIBERA DI AMARMI? DI AMARCI?”

Le sue lacrime cominciano a scendere, se uscisse fuori, e si bagnasse per via della pioggia, riuscirei a riconoscerle lo stesso, non riuscirebbero a confondersi con le goccioline, sono così amare che sembrano avere sfumature diverse.
Non sono trasparenti, non riesco a dire di che colore siano. So solo che non sono acqua. Probabilmente, sono dolore misto ad amore.

Improvvisamente, non la vedo più, e il mio cuore perde un battito.

Ho sbagliato? Ho corso? No. Dovevo farlo, dovevo perché prima o poi sarebbe comunque arrivato questo momento, dovevo prima di farmi travolgere definitivamente dalle mie emozioni, dovevo per non permettere ad esse di divorarmi prima di non averle detto quelle cose.

La porta di casa sua si apre, e lei è lì, piccola e terribilmente bella.

In contrasto con tutto ciò che la circonda. Intorno tutto è grigio, lei è così colorata. Eppure, non lo capisce.

La vedo guardarmi in viso, sorridermi mentre piange.

Poi esce sotto la potente pioggia, insieme a me e mi raggiunge.

Non parla, e ancora una volta pagherei per sapere a cosa stia pensando in questo momento.

Mi mette le braccia attorno al collo e delicatamente appoggia il suo viso sul mio petto, restiamo così per diversi minuti, poi solleva il viso e mi fissa, ancora.

Potrei impazzire, in questo momento.

Avvicina le sue labbra alle mie, ma prima che esse si possano sfiorare mormora qualche parola, colpendomi dritto al cuore.

Sai che c'è, amore? C'è che aspettavo questo momento dal primo istante in cui i nostri sguardi si sono incrociati. Ci hai messo un po', ma alla fine sei arrivato al dunque.

Ho paura, non te lo nascondo. Ho paura di farti più male di quanto me ne sto già facendo io, ho paura di farti scivolare nel buio insieme a me.

Tutto mi suggerisce di dirti no, la mia parte razionale te lo urlerebbe questo no, ma purtroppo per me, o forse più per te, in questo momento in me prevale la parte irrazionale. La parte che, se tu sei vicino a me, non riesce a ragionare. Perché ragioni non ne ha, l'unica che vede sei tu. L'unica che vedo!

Hai detto di prendere il mio cuore tra le mani, guarda, non l'ho ancora rimesso al suo posto, e forse non lo è più già dalla prima volta che ci siamo incontrarti, ma adesso è diverso.

Prendilo tu, mh? E perdonami già per quando non sarò abbastanza forte da riprendermelo per non farti troppo male.

Adesso è tuo. Io sono tua.”

Nessun'altra parola, nessun altro gesto, solo pochi sussurri, mentre ci baciamo.

Kristen Stewart, ti amo” dico tra un bacio e l'altro.

Ti amo”, ed esattamente adesso potrei dire di essere in paradiso, un paradiso un po' dannato, certo, ma pur sempre bianco in mezzo tanto nero.

Approfondiamo il bacio, prima dolce, poi più passionale, e la pioggia cessa di cadere su di noi.

Esce l'arcobaleno. Un po' di colore in un cielo tanto scuro. E' chiaro, e sappiamo che scomparirà da qui a poco. Un arcobaleno di breve vita, solo un assaggio, ma una speranza.

E' lei il mio arcobaleno.

Ci stacchiamo per guardarlo un'ultima volta prima che scompaia, consapevoli, che la prossima volta che lo vedremo non sarà tanto presto.

Poi, come se volesse anticipare i miei gesti, mi prende per mano e mi fa stendere insieme a lei sul prato inglese e non poco umido di casa sua.

Siamo così vicini che posso sentire il ritmo scandito del suo cuore e del suo respiro, leggermente più veloce di altre volte.

Sarà anche lei emozionata quanto me?

Kr..Kristen, Kristen girati verso di me, non ti ho fatto una domanda”, si gira e mi fissa, in attesa.

Emh, vuoi essere la mia ragazza?” scoppia a ridere.

Dio, cosa darei per sentire questa melodia tutto il giorno per sempre, in tutti i momenti, in tutti gli istanti.

Ehy, ma non l'hai ancora capito? Dio, Pattinson. Mille volte si. Si, voglio essere la tua ragazza. E voglio che tu sia il mio ragazzo”.

Mi ristendo vicino a lei, che ride beatamente. Sono idiota, ma dovevo sentire quelle parole chiare e limpide, in modo da imprigionarle dentro me, per non scordarle mai più. Imprimerle a fuoco, ecco cosa dovevo fare. E poi, ne è valsa la pena, se ciò mi ha permesso di sentire la sua risata.

Robert..” sta guardando il cielo, adesso.

Robert, grazie.” mi volto a fissarla.

Grazie, perché sono felice dopo tanto tempo, sento uno spiffero di gioia dentro di me.”

Per una volta, sono io a non dire niente, forse, perché ho imparato da lei, che molte volte le parole non arrivano dove i gesti possono.

Le prendo la mano e gliela stringo nella mia.

Rimaniamo immobili, paralizzati, nel nostro amore. E il tempo si ferma insieme a noi.

 

 

POV Kristen.

E' strano, sapete? Quando tutto sembra che non è poi così male, quando ti sfiora l'idea che il dolore non è poi così insopportabile se lo si condivide con qualcuno che si ama, ecco che il buio s'impadronisce di nuovo di te, di me.

E' come una maledizione, no? Quando capisci che ormai la felicità è uno stadio impossibile da raggiungere, quando ormai sei consapevole che il peggio non ha mai fine.

E' struggente, perché sai che non puoi fare niente per risalire dall'abisso in cui sei caduta.

Ti si apre un baratro davanti, sei su un precipizio, è come uno strapiombo, ti butteresti da questo dirupo, è un fottuto burrone.

E capisci che ti stai anche trasportando un angelo capitato in un inferno che non merita.

Vorrei essere abbastanza forte da lasciarlo andare, ma in fondo, quando di voi sarebbero capaci di lasciare l'unica fonte di sollievo in mezzo a un dolore così grande?

Sono egoista, o forse, semplicemente troppo fragile.

No, meglio ancora, troppo innamorata per lasciarlo andare.

Non sopporterei mai anche questa perdita, dopo mesi, un futuro dove lui non c'è non riesco a vederlo.

Le cose, durante queste settimane, sono cambiate, cresciute, evolute. Ricordo ancora quando lo odiavo, i primi giorni di scuola, solo perché non faceva altro che ignorarmi.

Io, dopo il maledetto giorno in cui ho scoperto che l'Aneressia si sarebbe impadronita di me, ho lasciato la scuola.

Sopravvivendo, non riesco a pensare come potrei andare a scuole, e vivere, come la gente normale.

Robert, stava seguendo le mie orme, ma l'ho convinto a non farlo, ricattandolo un po', forse.

Non mi vedrai più, Robert, se non finisci il liceo”, gli avevo detto con voce terribilmente ferma, che quasi avevo stupito anche me stessa, lui aveva abbassato la testa e aveva acconsentito in silenzio, pur di non rendermi infelice.

Non mi pendo di averlo convinto, è il suo ultimo anno, poi, se non vorrà continuare con l'università, sarà libero, ma lasciare ora non avrebbe avuto senso.

Gli unici che sento, ancora, sono Nicole e Conrad.

Nichi mi chiama ogni giorno, è praticamente la mia migliore amica, e non avrei potuto chiedere di più.

Conrad lo sento spesso, non tutti i giorni, certo, ma adoro ridere con lui.
Ho sognato spesso di fare un'uscita a quattro: Nichi, Conrad, Robert e me, ma per far ciò dovrei aver una vita normale.

Una vita in cui potrei mangiare a tavolo, con tutti gli altri, senza sentirmi male, o senza rifiutare il cibo.

Una vita dove il mio ragazzo non sarebbe vincolato a stare a casa con me e ad avere paura che da un momento all'altro io mi possa sentire male.

Una vita dove potrei studiare con il mio ragazzo, e non dove ho abbandonato la scuola.

Mi manca tutto questo, mi manca terribilmente, perché so che non lo potrò mai più avere.

Nel momento in cui penso a tutto questo, sento la mano di Robert sfiorarmi il viso, asciugarmi le lacrime, che solo ora mi accorgo, stanno uscendo copiose sul mio viso.

Quando sento l'urlo di mia madre provenire da lontano, mi accorgo che non sono più sdraiata sull'erba con Robert, ma siamo entrambi nella hall di un ospedale.

Mi stupisco che non sia io quella stesa su un lettino scomodo e intonato al resto dalla camera bianca e vuota.

Oh, adesso ricordo, mentre stavo vivendo il mio momento quasi felice con Robert, un urlo simile a quello che ho appena sentito aveva irrotto tutta l'aria circostante.

Era strozzato, soffocato, glaciale.

Era un lamento, contrito, angosciante.

Era la voce della disperazione.

Robert e io ci eravamo alzati di fretta, e varcata la soglia di casa, l'immagine era spasmodica e talmente violenta che avevo sentito la terra venirmi a mancare sotto i piedi, e tutto si era fatto buio, dopo aver visto mio fratello Cameron che giaceva a terra, mentre il sangue gli usciva crudele, veemente e impetuoso dal petto e dalla testa. Senza vita, proprio come me. 



Mh, mi state odiando? Spero non troppo, lool.
Okay, ve l'avevo detto che di tranquillo non ci sarà niente per un po', ma ciò non vuol dire che l'arcobaleno non lo vedranno, eh. ;)
Niente, fatemi sapere che ve ne pare, alla prossima! xoxo.
-Anto.

P.s: grazie mille a tutti per le recensioni e i complimenti! :)
  
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