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Autore: Pwhore    12/06/2012    2 recensioni
Lei si chiama Giulia. L'ho conosciuta il 20 gennaio, e da quel giorno non ha mai lasciato la mia mente.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giorni successivi? Facilmente riassumibili con la parola merda ripetuta almeno trenta volte. E, in effetti, quello non basta neanche a lasciare intendere un ventisettesimo quanto cazzo abbia sofferto. Ma si sa, per amore si diventa stupidi e si perde di vista tutto quello che può far bene a se stessi, concentrandosi sugli altri e cercando di farli sempre sorridere, perché i loro sorrisi ti danno forza, ti fanno sentir bene, danno un senso alla tua esistenza. E poi ci si ritrova dietro lo schermo di un computer a piangere tutte le proprie lacrime per una persona che non ti ha neanche mai considerato così importante per lei come invece hai fatto tu, povero innamorato incompreso. Ma ehi, quando si arriva a questo punto ormai si ha perso ogni rispetto per se stessi, ogni goccia di autostima, ogni cellula del proprio cervello - si è nati e rimorti attorno a questa persona, che ti sembra un dio, un adone, un qualcosa di superiore che puoi solo amare e riverire fino alla fine della tua vita, e non te ne frega più niente di starci male. Vuoi il meglio per lei, non per te; non per il tuo stupido io inutile e odiato da tutti, non per la tua persona fragile e devota, non per il tuo essere senza valore e spina dorsale, pronto a rinunciare a tutto pur di donarlo a lei. Non vuoi essere felice, vuoi che la tua persona speciale sia felice, e appena lo realizzi ti fai in quattro per assecondarla, per essere lì con lei, per aiutarla, per farla sfogare, per riderci insieme o anche solo per passare il tempo; perché alla fine il tempo passato con lei è il migliore del mondo, ti fa sentire diverso, cambiato, ti fa camminare sulle nuvole e respirare nello spazio. E poi appena se ne va ti sembra di accartocciarti come una foglia divorata dalle fiamme, ti senti diventare piccolo piccolo e perdi la linfa vitale che ti ha sempre corso nelle vene, comincia la tua discesa verso l'inferno che è la terra e ti ricordi improvvisamente che non sei un alieno, che non sai volare e che non puoi neanche respirare l'aria rarefatta che circonda il pianeta, quindi cadi, cadi, cadi, e soffri in silenzio, anche se il dolore sembra lacerarti dentro. Perché alla fine è l'unica cosa che puoi fare, soffrire, non puoi certo andare da lei e dirle 'no, non andartene, senza di te sono perduta' senza sembrare follemente innamorata di lei. Quindi la guardi solo passare offline e allontanarsi dal computer, stringendo tra le dita il pezzo di stoffa che hai stritolato durante tutta la sua permanenza e cercando di mandar giù il groppo che ti si è formato alla gola e che proprio non se ne vuole andare, perché vuole lei, vuole la tua anima gemella, vuole vedere i suoi occhi luminosi e i suoi capelli spumeggianti, e non vuole solo immaginarseli. Vuole vederli muoversi spinti da un soffio di vento, vuole vederla muovere le sue labbra perfette per formare un sorriso, vuole vederla ridere e chiudere gli occhi con quella mossa carina che fa ogni volta che è imbarazzata, vuole semplicemente colmarsi di lei fino allo stordimento, perché sa quanto sia importante per lei. Vuole viverla, vivere ogni secondo di lei, fino a lasciarla stravolta e senza fiato, fino a vederla invecchiare e diventare più saggia, fino a vederla diventare davvero felice, fino a capire che, alla fine, non ha bisogno di te. E a quel punto lo realizzi, ti rendi conto che ha la sua vita, le sue amiche, i suoi giri, e che tu rimarrai sempre un qualcuno con cui lei parlerà per noia, per buttare fuori un peso, per pietà o perché comunque non ha niente di meglio da fare; e ti senti morire. Ti senti morire, ma non vuoi lasciar perdere, così la cerchi, la cerchi, la cerchi, fino a che non se ne va, fino a che non fugge di nuovo dalla tua vita, fino a che non scompare nel buio come una candela consumata. E allora rimani lì, immobile, a leggere e rileggere la vostra conversazione, e sorridi, sorridi come un pazzo, tiri fuori un pezzo di carta stropicciata dalla tasca e cominci a scriverti tutto quello che vi siete detti, in modo da rileggertelo poi a scuola e sentirla vicina, anche se c'è un oceano di acqua e paure che vi separa, anche se temi che non possiate mai essere più che amici, anche se sai di non significare poi più di tanto per lei. Finisci di copiare, rileggi tutto in cerca di errori, sospiri e chiudi il computer. Domani sarà la stessa cosa, il giorno dopo pure e così via fino allo sfinimento, finché non devi partire, finché non sei costretto a lasciarla, finché qualcosa non ti obbliga a dire basta e non cercarla più per un po' di tempo. Ma anche lì la pensi, la pensi tutto il giorno, il suo volto sorridente ti tortura e ti appanna gli occhi di lacrime, senza stancarsi o darti un attimo di tregua. La notte, il giorno, a scuola - non c'è momento in cui tu riesca a dimenticarla, e quando poi torni a casa e ti scusi, le chiedi come sta e lei ti dice che le sei mancata, allora ti senti bene con se stessa e ti senti in dovere di darti un'altra opportunità, perché, dopotutto, sei nata per amarla e lo farai fino alla fine. E lo fai, alla fine, lo fai con tutta te stessa, anche se lei sembra non accorgersene, e fai tutto il possibile per dimostrarle quanto tu sia leale o quanto tu desideri la sua felicità, anche a costo di qualunque cosa che ti è cara o di cui ti è sempre importato. Dimentichi tutto, l'unica cosa che esiste per te è lei. Anche se l'unica cosa che lei vede è quello che le piace, anche se lei ha occhi solo per un ragazzetto qualunque che non la degna poi di così tanti sguardi. Lei sola esiste e lei sola può farti felice. Non ti lasci condizionare, sai che è così e che lo sarà per sempre; quindi aspetti, aspetti e aspetti, perché, prima o poi, anche lei sarà costretta a notarti, e a quel punto potrai parlarle in tutta sincerità e spiegarle quanto sia stata importante per te, anche senza rendersene conto, anche senza volerlo. E lì ti sentirai Dio.

Tirai su col naso. Un'altra giornata era passata e un altro foglio si era riempito d'inchiostro; un inchiostro più profondo del mare e più significativo di mille poesie del tuo artista preferito, un inchiostro che semplicemente racchiudeva l'essenza della felicità e che ti permetteva di arrivare sulla Luna con una sola occhiata. Sospirai. Piegai il foglietto e lo infilai con cura nella borsa, giù nella tasca segreta, dove nessuno dei miei compagni avrebbe potuto guardare e trovarlo. Già, i miei compagni. Chissà che avrebbero detto se l'avessero scoperto; chissà se mi avrebbero seppellita di 'mi dispiace' e frasi carine, come fanno tutti gli amici nei telefilm americani di fine luglio, o chissà se mi avrebbero presa in giro o, non so, se mi avrebbero detto che me lo meritavo perché alla fine non ero tutto sto granché ed ero andata a pescarmi una preda fin troppo eccessiva per me, e che quindi era ovvio che sarebbe successa una cosa del genere. Chi lo sa, nella peggiore delle ipotesi sarebbero stati semplicemente schietti e molto diretti, e avrebbero avuto pure ragione, visto che non sono mai stata una ragazza particolarmente bella, con tanti ammiratori o comunque circondata da gente che le vuole bene e che è pronta ad appoggiarla in ogni sua mossa, ogni giorno, nella vita reale. Per carità, su internet avevo tanti amici, tante persone mi cercavano per chiedermi dei consigli sulle loro vite o per raccontarmi com'era andata a finire con il loro migliore amico, l'interrogazione di matematica o col loro fidanzato e tanti killjoys venivano da me per raccontarmi delle loro esperienze negative; ma quello non si può davvero contare come essere ricercati, in quanto la gente nella vita vera mi ripudiava alquanto e non mi considerava all'altezza di stare in sua compagnia, visto che ero la sfigata, la timida, quella senza uno straccio d'amico. Ed effettivamente non mi piacevo molto neanche io, quindi non potevo per niente biasimarli o incazzarmi con loro; potevo solo tacere ed annuire, perché alla fine non si sbagliavano più di tanto. Ma si sa, alle medie e alle elementari i ragazzi sono cattivi, calpestano gli altri per diventare popolari e non si curano di alcun sentimento che non sia il proprio, quindi non mi pesava quasi neanche più. Cioè, la mia autostima ne risentiva anche troppo, ma non potevo incolparli e basta, non era nel mio carattere e non avrebbe risolto nulla comunque, quindi mi limitavo a ignorarli e a concentrarmi sui miei compagni nuovi, visto che all'inizio del liceo non si può dire assolutamente nulla.
Mi alzai in piedi e spensi la luce, ignorando le urla arrabbiate di mia madre e mettendomi a letto, tirandomi le coperte fin sopra la faccia e sparandomi la musica dritta nelle orecchie. Come al solito, pensavo a lei. Il quattordici febbraio era dietro l'angolo, ormai, e non speravo neanche più di riuscire ad avere l'occasione giusta per dichiararmi o anche solo spedirle un regalo, quindi il mio umore non era esattamente dei migliori e la mia voglia di continuare a provare si era persa per strada, per non essere più volgari. Avevo pensato alla frase da dirle, a come avrei potuto comportarmi, perfino al fatto che a dirglielo sarei stata io attraverso il mio profilo reale e non quello di Johnny, ma semplicemente mi mancavano il coraggio e l'occasione, visto che lei era comunque innamorata persa di un qualcuno che non ero io e non potevo espormi così tanto senza mandare a farsi fottere qualcosa del nostro rapporto; così tacevo e aspettavo, senza rassegnarmi, il giorno in cui sarebbe finito tutto e in cui avrei finalmente potuto essere sincera.
"E tu spegni quel cazzo di ipod, stronza!" la voce incazzata di mamma si sentiva pure dal mio rifugio, quindi abbassai il volume e mi tolsi un auricolare, giusto per sentirla andar via e sbattere la porta con il suo solito modo stanco. Rimasi immobile ad ascoltare il silenzio per un paio d'ore, mentre tutti dormivano, poi accattai il telefono e scorsi la rubrica fino ad arrivare al suo nome, quindi mi fermai e rimasi a rimirarlo per un po', passandomi il cellulare da una mano all'altra e canticchiando la prima canzone che mi era passata per la testa. Le inviai un 'buonanotte amore' e posai la testa sul cuscino, lasciando ricadere il telefono al mio fianco e tornando a sognare un mondo in cui io e lei non solo eravamo più che amiche, ma eravamo anche vicine e sempre insieme, come se niente avesse mai potuto separarci, come se non avessimo mai dovuto temer nulla, come se fossimo esistite solo noi due. E in effetti per me era così, lo era sempre stato. Si era trasformata nel mio mondo, e non potevo essere più felice.
   
 
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