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Autore: Dontwannamissyou    13/06/2012    0 recensioni
Ciao a tutti, io mi chiamo Rose Williams, ho 17 anni e vivo a Londra in una appartamento in centro. Sono una ragazza semplice e spontanea. Amo i miei amici, adoro fare shopping e ho un sogno, incontrare il principe azzurro, chissà se arriverà per me, lo scoprirete leggendo. Un ragazzo misterioso, sguardi, sorrisi, poi più nulla. O forse no?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“ Sveglia Rose! Signorina Rose Williams non vorrai mica arrivare in ritardo il primo giorno di scuola eh? ”-gridò mia madre dalla cucina del piano di sopra. Erano passati tre mesi d’Estate così, senza che me ne accorgessi. Tornare a scuola dopo che passavo le mie giornate a dormire, mangiare, stare al mio adorato computer e a uscire, sarebbe stato traumatico tornare in quel carcere minorile. In realtà la scuola non mi è mai piaciuta, detesto studiare già in principio, figuriamo se studio le materie tipo Matematica. Che poi è logico, la Matematica nella vita reale non ti serve, solo quando vai al supermercato oppure quando ti fai film mentali con la persona che ti piace. Cose babbe tipo: “Io +*lui*=noi”è tutto un po’ così in fondo. Lol. Però c’è sempre un buon proposito per ritornare a scuola, rivedere i miei amici. Sophie e Alice sono le mie migliori amiche. Le adoro, tra di noi, c’è tanta complicità, ci raccontiamo tutto e quando dico tutto è tutto. Loro mi completano, se sono giù di morale mi danno mille motivi per essere felice. Insomma dove le trovo delle amiche così? Sono proprio rare! Nella mia classe però mi sono fatta anche qualche altro amico maschio, Justin, cioè, che dire di lui? Lui è il mio orsacchiotto coccoloso, quando ho bisogno di un consiglio mi rivolgo sempre a lui, ti sa ascoltare, poi è così dolce e carino. Sarò orgogliosa e felice per lui quando si troverà una ragazza che se lo merita. Lui è diverso dagli altri, eh ci credo, è il mio migliore amico! Mica cosa da poco? Ahahahahah! “Rose a che punto sei? Sbrigati che dobbiamo andare!”-urlò mia madre. Ero ancora a pensare della mia vita sul letto, che mi dovetti alzare. Dopo venti minuti sarei dovuta essere a scuola! Volevo più vacanze, con la scuola non avevo neanche il tempo di leggere, scrivere, ascoltare musica, ma soprattutto sognare, la cosa che adoro fare! Cioè, sognare è la cosa più meravigliosa che si possa fare, è gratis, puoi sognare quando vuoi, senza limiti, all inclusive, e soprattutto si deve fare nell’adolescenza perché poi da vecchia zitella con una casa piena di gatti non credo si possa fare. Lol. “Rose ti sei vestita?”-sbraitò mia madre. Salì di corsa in bagno! Mi lavai il viso, i denti e mi truccai leggermente, non mi sono mai truccata stile troietta, cioè tipo quelle ragazze che escono dalla porta di casa con la faccia da pagliaccio, i tacconi 30 centimetri, vestite da discoteca, con il cellulare di ultima moda in mano, barcollano, ma non mollano, e indovina dove devono andare, devono andare a scuola. Rendiamoci conto. Ogni volta che mi guardo allo specchio mi dico: “Rose, dovresti cambiare, così infinitamente te stessa non ti vorrà nessuno, dovresti essere più buttana, altrimenti nessun maschio ti verrà dietro, cara Rose, è finito il tempo di sognare! Svegliati e cambia, fallo per te stessa!” Alla fine quello che mi dico è la realtà, ma non ci penso troppo altrimenti mi deprimo. “Rose, io vado in macchina, non posso rischiare di arrivare tardi a lavoro! Sbrigati!”-disse mia madre mentre ero ancora in bagno. Corsi nella mia camera e mi vestì con un jeans e una maglietta a righe e le Superga rosse. Mi sentivo figa, era il mio stile. Non vedevo l’ora di riabbracciare la mia classe! Misi velocemente qualche libro nello zaino e scesi le scale in un battibaleno. Entrai in macchina. La scuola era raggiungibile a cinque minuti da casa mia. Dovetti ascoltare le raccomandazioni della mia cara mammina. Poi ci fu la solita litigata tra mamma e figlia per le canzoni da ascoltare in radio, ovviamente fui costretta ad ascoltare quelle vecchie canzoni che fanno addormentare, ma dettagli. Finalmente arrivai davanti a scuola, salutai la mamma con un bacetto sulla guancia e scesi dall’auto. Neanche il tempo di riabbracciare tutti i miei compagni, che suonò la campanella. L’amore è cieco, ma la sfiga no. Comunque tutto okay fino a un certo punto, poi tutti ci siamo messi a correre per conquistare l’ultimo banco, arrivati lì la professoressa Brown, una vecchia oca arrappata, ci fermò, ci rimproverò per benino, devo dire che fu proprio un bell’inizio per tutti, eh. Questa stronza della Brown aveva intenzione di decidere tutto lei, la detestavo, il suo piano malvagio era e credo lo sia ancora, rendere infelice la vita dei suoi allievi, cioè, dovrebbero licenziarla! Subito additò quel cretino del mio migliore amico Justin e disse: “Hey tu, Bieber siediti vicino a Wilson al primo banco.” Pensavo, povero Justin, seduto vicino a quel puzzone di Kevin e per giunta al primo banco, mi dispiaceva per lui, insomma… Poi ad un tratto alla porta si avvicinò un figone della madonna, cioè io e le mie amiche ci siamo guardate a distanza e avevamo una faccia abbastanza perplessa. Cioè, cioè, cioè uno così meraviglioso non l’avevo mai visto, giuro. La mia testolina fantasticava e pensavo:“Oh mio Dio, ma l’hai mandato per me? Dio quanto è bello. Dio ma perché vuoi farmi morire così giovane?” La prof si volta verso di lui tutta convinta e ci dice: “Ragazzi, questo è il vostro nuovo compagno. Presentati Styles.” La prof era sempre simpaticissima come al suo solito, anche con i nuovi c’è da dire. Lui tutto rosso, timido, ancora più bello dice: “Ciao a tutti, io mi chiamo Harry Styles. Ho 17 anni. Abitavo a Holmes Chapel, ma da poco mi sono trasferito a Londra.” Cioè, tipo, waaa, ma che carino. Ero in escandescenza, stavo sclerando. La prof disse: “Styles, vai a fare amicizia con i tuoi compagni.” E’ passato in ogni banco, ognuno gli diceva come si chiamava e una stretta di mano, tutto qui. Appena strinse la mano a quella puttanella di Brittany volevo buttarla dal quinto piano, pestarla e dare quello che rimaneva ai cani. Cioè ero stracotta, molto gelosa, anche se non lo davo a vedere ovviamente. Stava per arrivare il mio turno, il ragazzo dei miei sogni stava parlando con quel rincoglionito del mio migliore amico, che gli diceva cose tipo swag swag on Harry. Harry sembrava tranquillo, si vedeva che Justin gli stava simpatico. Avevo il cuore che stava uscendo dal petto,batteva a centomila, non a mille, lui si avvicinò, io cercavo di essere carina, dissi: “Ciao Harry. Io mi chiamo Rose, piacere.” Con un sorrisino tenero. Lui mi guardava il un modo strano…mi disse: “Ciao Rose, piacere mio!” Era tipo assorto a contemplare i miei occhi, e mi andava anche bene, perché io annegavo nei suoi color verde smeraldo, occhi che mi facevano sognare, poi arrossì un po’, lui mi sorrise, sprofondavo nelle sue adorabili fossette, il suo sorriso dolce mi dava sicurezza. Poi mi strinse la mano, che mani morbide che aveva *u* Che ragazzo dolce, lo adoravo sempre di più. In compenso odiavo con tutto il cuore la prof Brown che appena vide che Harry aveva fatto conoscenza con tutti disse: “Styles, adesso che hai fatto amicizia con i tuoi compagni, siediti vicino a Brittany. In quel momento istinto omicida, ma mi sono saputa controllare. Con tutte le brave ragazze che c’erano nella mia classe proprio con Brittany, (popolare a scuola per il suo ruolo di puttanella) doveva farlo sedere. Ebbene sì, queste sono proprio ingiustizie! Nonostante questa brutta cosa, la Brown mi ha fatto sedere da sola dietro Justin, al secondo banco. Almeno davanti c’era il mio migliore amico, non mi potevo lamentare, li ho visti parlare Brittany ed Harry, guardavo come Harry guardava quella troietta, non mi sembrava molto infelice, cioè era calmo. Secondo me avvertiva però che Brittany era proprio Stronza con la s maiuscola! Mentre io mi godevo questa scena, c’era Justin che lanciava con gesti strani l’allarme, il puzzone aveva sparato, e anche forte. Justin ad un certo punto mi fa: “Rose, ho capito tutto.” Io gli risposi: “Ma che dici? Di che parli? E perché questa faccia ammosciata?” E lui: “ Lo sai. Comunque niente, niente. E’ tutto okay. ” Non riuscivo a capire perché era giù di morale, di solito stava sempre allegro, invece non lo era. Nel frattempo suonò la campanella. Tutti filammo in bagno, le mia amiche erano curiose di sapere. Raccontai tutto nei minimi particolari però non con tanto entusiasmo perché pensavo a Justin triste e non aveva ragioni per esserlo. Ero piena di perplessità, anche se ero convinta che l’indomani si sarebbe sistemato tutto. Un ragazzo misterioso, sguardi, sorrisi, poi più nulla. O forse no?
  
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