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Autore: Sophie Horan    13/06/2012    1 recensioni
Allora questa one-shot me l'ha ispirata la canzone di taylor swift "never grow up" la amo sjhdxnsd. Spero che l'idea vi possa piacere :)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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one-shot

 

Mi stesi nel letto accanto a lui e mi strinsi sul suo petto, forte come un tempo anche se segnato dalle rughe. Lui nascose il viso tra i miei capelli, che il tempo aveva reso candidi.
Era strano come il suo profumo non fosse mai cambiato. 
Lui era il mio rifugio dove essere felice, bastava sentirlo con me per stare in pace anche quando il mondo sembrava crollare.
Mi prese la mano sinistra e iniziò a giocare con la fede, togliendola e rimettendola al suo posto, come faceva sempre.
“Amore mio”mi chiamò.
Mi voltai per guardarlo negli occhi di quello strabiliante azzurro e feci segno con la testa per dire che lo ascoltavo.
“Abbiamo quasi finito il nostro tempo insieme lo sai?”sussurrò triste.
Gli accarezzai il volto per rassicurarlo. Non volevo pensare al futuro, ma solo godermi gli ultimi anni di presente.
“Lo so, ma non importa. Siamo stati bene, felici come pochi in questa vita. Quanti possono dire di essere cresciute con l'amore della propria vita?”
Sospirò e mi abbracciò forte. In quella presa mi raccontava tutte le sue paure, i suoi timori, le cose che voleva ancora fare insieme.
Posai delicatamente le mie labbra sulla sua guancia e in quell'istante una lacrima cadde dai suoi occhi, seguendo le rughe incavate dal tempo. La raccolsi con un dito.
“Niall, angelo mio, non rimpiangere le cose che non potrai fare, ma gioisci di quelle che hai fatto! Ricordi tutti i momenti passati insieme? I giochi, le serate, gli amici, le feste?” lo incoraggiai.”Nessuno ti toglierà mai quei momenti dal cuore e a volte fa bene risporverarli. Ti fa capire che ne è valsa davvero la pena di vivere questa vita.”
“Quali sono i tuoi ricordi più belli?”mi chiese e iniziai il mio racconto in preda alla nostalgia, rivivendo perfettamente ogni sentimento passato.


Eravamo in spiaggia con le nostre famiglie e giocavamo con la sabbia, non avremmo dovuto avere più di tre anni. Ricordo che mia madre mi aveva legato i ricci in due codini, avevo un costumino blu con dei fiori. Orrendo a quanto ricordo. Tu invece avevi un costume con spidermen, scoppiai a ridere pensando al modo in cui ti atteggiavi e fingevi di essere il suo supereroe preferito.
A un certo punto iniziasti a lamentarti per la fame e tuo padre ci comprò del gelato.
Iniziammo a mangiare mentre tu facevi facce buffe per farmi divertire, ma per il troppo ridere il mio gelato cadde. Scoppiai a piangere e mia madre venne da noi preoccupata, tu ti sentisti così in colpa che mi porgesti un cucchiaino di plastica e mi invitasti a mangiare ciò che rimaneva del tuo.
Ci sedemmo sulla riva e dividemmo il gelato. Il più buono che abbia mai mangiato a dire il vero.


Doveva essere il primo giorno della quarta elementare: ci sistemammo nel banco al centro della seconda fila. Conoscevamo ormai tutti i nostri compagni, ma quell'anno arrivò un certo Jack. La maestra ce lo presentò velocemente, poi il bambino si sedette affianco a te. Ci fu assegnato un piccolo tema: dovevamo descrivere la nostra famiglia. Prima di sedersi alla cattedra però, la maestra si avvicinò gentilmente a te.
“Niall tu puoi descrivere com'è stato il tuo primo giorno di scuola fino ad ora invece” sussurrò scompigliandoti i capelli. Sapeva che i tuoi genitori avevano divorziato da poco e non voleva farti star male.
Tu accettasti e ti mettesti al lavoro, ma il nuovo arrivato si incuriosì.
“Maestra, perchè Niall non fa lo stesso nostro tema?” urlò a squarciagola. “Non è abbastanza bravo?”
Tu diventasti tutto rosso e ti si fecero gli occhi lucidi. L'insegnante provò a far smettere Jack, ma lui continuava a prenderti in giro. Esplosi, nessuno doveva farti del male.
“Non provare più a ripetere una cosa così!” feci contro quel bambino odioso. “Niall è anche molto più bravo di te, non fa quel tema perchè la sua famiglia è...è diversa! SI! Lui ha una famiglia...speciale!”
A quelle parole ti girasti verso di me, stupito da quell'atto di coraggio. Mi sorridesti e mi prendesti la mano.
La maestra si avvicinò a noi, ci disse che se volevamo potevamo svolgere a casa quel compito mentre ora potevamo andare a giocare nel parco.
Ci scambiammo uno sguardo estasiato e uscimmo di corsa dalla classe tenendoci per mano. Ricordo che appena fummo soli nel corridoio mi abbracciasti e mi sussurrasti un grazie commosso.


Era il tuo tredicesimo compleanno, avevamo festeggiato in piscina ed eravamo rimasti solo io e te. 
Ci facemmo un ultimo bagno insieme, nell'acqua ormai fredda. Rabbrividii entrandoci, ma sentii subito le tue braccia calde che mi stringevano da dietro.
“Ti è piaciuta la festa?” chiesi appoggiando la testa sul lato sinistro del tuo petto per sentire il battito del cuore. Mi meravigliai di sentirlo più veloce del normale, galoppava come il mio.
Tu per risposta facesti un verso che non assomigliava ne a un si ne a un no. Dovevi avere la gola secca.
Il vento freddo soffiava, facendoci intirizzire. 
“Sophie asciughiamoci o congeleremo.”consigliasti con voce debole.
Accettai di malavoglia. Tu uscisti per primo dalla piscina e mi porgesti la mano per aiutarmi. 
Quando fummo fuori, sentii subito il bisogno di stringermi a te, di sentirti più vicino.
Prendesti un asciugamano e lo sistemasti in modo che ci coprisse entrambi. Appena fui tra le tue braccia, mi sentii protetta e al caldo.
Provavo a tenere lo sguardo basso, non sarei stata capace di reggere il tuo, ma mi sollevasti il mento, quasi facendo cadere l'asciugamano, e mi mettesti a pochi centimetri dal tuo viso.
Entrambi avevamo il fiato corto, nessuno aveva il coraggio di fare quello che tutti e due volevamo. Io ero completamente nel panico, non sapevo come si baciasse un ragazzo: non l'avevo mai fatto prima e, da quello che ne sapevo, neppure tu.
Mentre il cuore cercava di frantumarmi le costole, sospirasti e ti avvicinasti a me.
Le labbra si poggiarono le une sulle altre e poi...tutto venne da se. Molto più facilmente di quanto avremmo mai potuto sperare.
Strinsi le braccia attorno al tuo collo e con l'altra mano torturai i capelli biondi.
Tu, abbandonato l'asciugamano, avevi un braccio che mi avvolgeva completamente la vita mentre con la mano l'altra mano mi accarezzavi delicatamente la guancia.
Sarei rimasta così per sempre. Era il paradiso.


Era la notte del ballo dell'ultimo anno. Avevo impiegato secoli per per fare in modo che tutto fosse perfetto, doveva essere la mia serata da principessa. Quella che ogni ragazza sogna sin da bambina.
Indossai un vestito verde smeraldo abbastanza corto, lasciai che i ricci naturali mi cascassero sulle spalle, infilai un paio di scarpe con un tacco abbastanza alto e presi la pochette.
Sentii il campanello e mi fiondai alla porta.
Non mi presi neppure la briga di chiedere chi fosse, sapevo benissimo che eri tu.
Aperta la porta rimanemmo entrambi a bocca aperta.
Tu eri semplicemente perfetto. Lo smoking nero, i capelli indomabili anche quella sera, il tuo sorriso meraviglioso e il mazzo di rose rosse tra le mani.
Sussurrasti un debole "wow" vedendomi e deglutisti porgendomi i fiori.
“Grazie amore”dissi estasiata prendendoli e dandoti un veloce bacio sulle labbra.
Salutammo i miei genitori e, dopo le ennesime raccomandazioni, uscimmo.
Arrivati scendemmo dall'auto e ci incamminammo insieme verso la palestra, addobbata per l'occasione.
Ci divertimmo molto, ballavamo scatenati quando la musica a un tratto cambiò e arrivò un lento.
Le note calme risuonavano nella sala e le coppie si formavano. Mi prendesti per la vita e io ti circondai il collo con le braccia. 
Qualche secondo dopo il mio cellulare squillò facendo un rumore infernale e rovinando quel momento romantico. Aprii subito il messaggio che mi era arrivato.
Era un MMS: una foto di un ragazzo biondo che baciava con foga Ellen, la cherleader che ci aveva provato con te. C'era un breve testo che diceva "attenta al tuo ragazzo".
Gli occhi mi si riempirono di lacrime, corsi fuori in preda, più che alla rabbia, alla delusione.
Mi sedetti su una panchina vuota nel parco e iniziai a singhiozzare.
“Amore! Sophie, che è successo?” chiedesti sconvolto, appena mi trovasti.
Piansi più forte e ti lanciai il cellulare addosso.
“E' successo che sei uno stronzo! Ecco! Ti è piaciuta la pomiciata con quella?” urlai con tutto il fiato che avevo, facendo girare anche altre persone che erano lì.
Non capivi di cosa parlavo, apristi l'MMS e guardasti la foto. Appena lo facesti scoppiasti a ridere.
Mi sentivo così delusa:”Non permetterti a prendermi in giro Niall James Horan! Non solo mi hai tradito, ora anche questo?”
Ti sedesti accanto a me e passasti il braccio sulla mia spalla, volevo cacciarti ma non ne avevo la forza.
“Guarda sulla foto; c'è il giorno e l'ora in cui è stata scattata amore.”dicesti calmo, dandomi il cellulare.
A prima vista non l'avevo notato, ma in effetti c'era una data: 15 marzo, 21:10.
Quello era il giorno del nostro anniversario: avevamo passato tutta la giornata insieme.

“Non sei tu quello vero?”chiesi e tu scuotesti la testa.
Mi buttai tra le tue braccia chiedendoti scusa, tu mi stringesti e mi rassicurasti.
“Tranquilla amore mio. E' tutto a posto, sono qui con te. Ti amo.”
“Ti amo anch'io”


Questa volta era il mio compleanno, il 6 dicembre. Ci trovavamo in un ristorante, la nostra cena a lume di candela era appena finita. Tutto era bellissimo. Avevi organizzato ogni minimo dettaglio.
Seduti uno di fronte all'altro mi accarezzavi la mano, fissandomi negli occhi, mentre io cercavo ogni singolo dettaglio del tuo viso, anche se lo conoscevo già a memoria.
Gli occhi azzurri, il naso, la fossetta sul mento, le labbra sottili, il sorriso candido, quei piccoli nei sulla guancia, i capelli tinti.
Facesti un sospiro come per prendere coraggio e uscisti una piccola scatolina dalla tasca della giacca.
La apristi di fronte a me scoprendo un bellissimo anello d'oro e diamanti, gli occhi mi si illuminarono.
“Sophie Steven, vuoi concedermi l'onore di essere la persona che si svegliarà accanto a te ogni mattina, ti preparerà la colazione, ti darà il bacio della buonanotte, ti abbraccerà quando ne avrai bisogno, ti sosterrà nei momenti difficili, ti terrà per mano, ti asciugherà le lacrime, ti farà sorridere e che passerà la sua vita con te?”chiedesti con occhi lucidi ma voce ferma.
Ti guardai senza parole, nessuna sarebbe stata abbastanza importante per descrivere quanto forte era, anzi è, il mio amore per te.
Mi sorridesti “Allora? Vuoi essere la mia principessa per il resto della vita?”
“E' tutto ciò che desidero”sospirai.
Mi infilasti l'anello e uscimmo fuori dal ristorante.


Era l'undici luglio. Dopo nove mesi di attesa e quattro ore di travaglio potevo finalmente vedere il viso della mia bambina, della nostra bambina.
Quando la dottoressa me la porse mi sentii completa: c'eravamo io, te e Melody. Non potevo chiedere di meglio.
Finalmente avevamo una famiglia nostra. Era un po' come la concretizzazione del nostro amore, del nostro legame. Ed era bellissima.
Appena la vidi mi sembrò te in miniatura: stessi occhi, stesse labbra, stesso sorriso. L'unico dettaglio che ricordava me erano i piccoli ricci già folti.
Appena la vedesti i tuoi occhi si fecero lucidi e avevi un'espressione meravigliosa. Sembrava che avessi visto un angelo, il nostro angelo.
“Guarda amore è il tuo papà!”sussurrai alla bambina. “E' bello proprio come te. Ti abbiamo aspettata tanto.”
Prendesti la piccola e la poggiasti tra le tue braccia al sicuro, cullandola, spostando il suo faccino in modo che potessi vederla anch'io.
Rimanemmo a fissare quella piccola meraviglia per un sacco di tempo.
Le cantasti la canzone che poi divenne la sua ninna nanna e lei ci sorrideva come se sapesse che l'avremmo sempre protetta.


Sentii aprirsi la porta di casa e ti venni incontro. Ci sedemmo sul divano a guardare la televisione.
“Com'è andata amore?”chiesi preoccupata.”Ancora niente?”
“No, nessun lavoro, nessuna proposta. Zero assoluto.”sospirò stanco.
Cambiasti canale e il telegiornale della sera spiegava la situazione economica del mondo in quel periodo di crisi, sempre più disoccupati, sempre più povertà.
Scoppiai in lacrime: non avevi un lavoro da mesi ormai, tiravamo avanti con i risparmi che i nostri genitori ci avevano lasciato.
Mi stringesti forte. “Sophie andrà tutto bene. Troverò un impiego, qualcosa da fare ci sarà. Basta non perdere la speranza.”
“Lo spero.” singhiozzai “La vita non è facile, per niente.”
“Hai ragione amore mio” mi consolò. “Ma io sono qui con te, ti ho promesso che non ti avrei mai lasciata no? Possiamo superare anche questa e poi le cose fondamentali ci sono. Io, te e Melody. Mi bastate voi per essere felice.”
Poi mi baciasti a lungo, tranquillizzandomi.


“Direi che questo è tutto amore” dissi guardando Niall. “Ora sono curiosa di sapere quali sono i tuoi ricordi migliori.”
Lui sbuffò e ricominciò a giocare con la fede. “Io non amo i ricordi ma le sensazioni che collego ad essi.” spiegò. “Ricordo quello che ho provato quando ci siamo baciati per la prima volta, quando ci siamo diplomati, la prima notte insieme, la sensazione sull'altare nel momento del "si, lo voglio", il giorno della nascita di Melody, il suo primo giorno di scuola.”
“E' bellissimo.”sussurrai accarezzandogli il viso.
“Voglio rivivere quei momenti amore.” sospirò.”Vorrei non essere mai cresciuto.” 
“La vita e il tempo vanno avanti amore, ma crescere può essere una cosa positiva e anche invecchiare. Basta farlo con serenità: prendendo il meglio da ogni situazione. Io sono felice di essere cresciuta e sai perchè? Perchè l'ho fatto con te, amore.”.

 



Questa è la canzone che mi ha ispirato questa one.shot :)

  
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