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Autore: nathaniel    31/12/2006    5 recensioni
Un giorno ti guarderò, seduto sulla spiaggia, mentre trovi la tua pace tra la schiuma delle onde.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9 settembre

E’ così. Sono passati giorni inutili, immobili, e le cose sono rimaste così. Non è accaduto nulla, e bisogna crederlo, quando è impossibile fare qualcosa per cambiare una situazione è straziante l’attesa di qualcosa, qualsiasi cosa che possa cambiare le carte in tavola.

Come se l’universo intero cospirasse contro di me, inoltre, non ho nulla, dico nulla, da fare. Nessun concerto, nessuna registrazione, niente di niente, solo le prove, che, anche dilungandosi il più possibile, non possono occupare un’intera giornata.

La domanda topica è: perché? Perché te ne sei andata? Perché mi hai parlato a quel modo?

Cosa ti ho fatto per farti scappare?

Non riesco a darmi pace, e nemmeno a darmi una risposta se è per questo, così che le mie ore di tormentose riflessioni non portano a nessun risultato, e una volta di più mi chiedo perchè mai il destino abbia riservato per me un’impresa tanto ardua.

La verità è che in nessun modo io potrei aver fatto o detto qualcosa che ti abbia indotta ad andartene dal bar, quella mattina, perché non ti sono mai stato abbastanza vicino, non ti ho mai parlato abbastanza a lungo. In effetti, poi, c’è un’altra verità, più nascosta, e macchinosa forse, cui sono giunto ma da cui, se potessi, scapperei. E’ inutile che continui questa ricerca ossessiva e vana di cause. Non le troverò. Io non so cosa possa ferirti, tutto qui. Io non ti conosco, ed anche se a tratti m’illudo di aver capito di te più di quanto tutti gli altri abbiano colto, la verità innegabile è che io non ho idea di chi tu sia davvero, di come tu sia fatta dentro.

Io amo l’Amore. Io mi sono innamorato di un’idea. Buffo, non trovi anche tu?

Alterno momenti di euforia a momenti di sconforto. Mi sono lasciato scoraggiare, proprio io che ho abbandonato la mia casa, la mia terra per venire qui, su un pianeta lontano, tra volti ostili e sconosciuti, inseguendo solo una fioca speranza. L’ordine del cuore che mi imponeva de correre alla ricerca della mia dolce principessa, quella volta, prevalse.

Nei momenti di abbattimento, mi chiedo quale sia la natura della tristezza, quali i meccanismi che ne regolano la sopravvivenza in noi, in me. Non hai mai notato come il dolore non sia mai limitato e definito, ma nell’animo assuma proporzioni imponenti, diventi universale, esemplificativo, eterno, perda i connotati locali e temporali, e poco dopo ti induca a chiederti se sia vero che hai così sofferto, se proprio tu abbia subito questo, se sia stato ieri o qualche secolo fa.

Ci si abitua presto all’infelicità.

Cammino per ore, ed oggi, chissà come, finisco al parco, la nostra isola di verde nelle ombre grigie della città. Mi siedo su di una panchina e poco dopo, tra le nuvole che annunciano l’arrivo della stagione fredda, fa capolino un raggio di sole. Uno solo, timido, sparuto, ma pur sempre sole. Mi piace il sole, mi scalda, e poi il sole d’autunno è rincuorante, un po’ come se il cielo non volesse farci dimenticare l’estate.

Alzo il viso perché la luce mi abbracci, è ti vedo. Sei lì, stai correndo, come fai ogni giorno, proprio davanti a me.

Corri, corri anche se ormai sei senza fiato, come se dovessi scappare da qualcosa, o forse come se stessi andando chissà dove, corri come vivi, in modo irruento, impulsivo, con quella tua grinta che a volte sembra rabbia, corri come combatti, tu sola contro tutti, cercando di tenere a distanza il mondo, e non so se nemmeno tu sei certa di quello che stai facendo, se scappi dal pericolo o piuttosto gli vai incontro.

Dove stai andando? E’ così che vuoi vivere? Non è bene procedere così in fretta, ci sono troppe cose che si perdono sul cammino, troppe meraviglie quotidiane che si colgono solo con calma, solo camminando con lentezza.

Non vale la pena di scappare così. La tua vita non ti inseguirà per sempre, verrà il giorno in cui sarà troppo stanca per continuare ad arrancare dietro di te. Speravo che sarei stato io, a fartelo capire, che avresti rallentato abbastanza perché io ti rimanessi a fianco nel cammino.

Mi avvicino, miracolosamente riesco a non farmi riconoscere da te. I tuoi capelli biondi splendono al mio sole autunnale, i tuoi occhi verdi guardano in alto, lontano, chissà dove e perché. Sei così vicina che mi sembra di sentire il tuo cuore battere. Questo è un momento terribile e perfetto, la mia catarsi. Forse mi è stato offerto perché potessi dirti addio senza rancore verso il destino, dolcemente.

Sono qui, pronto a rinunciare, e tu corri, sei sempre più vicina, vicina, ed in un solo momento io vedo, e tutto cambia per me.

Una goccia bianca e minuscola sul tuo collo aggraziato, innocente, solo una collana, ma la mia collana, quella che io ho scelto per te ed ho portato a casa tua. Non puoi sapere da chi provenga, ma è lì, su di te, parte di te.

Sono un pasticcione, un ingenuo, un imbranato, ma non penserò mai più di rinunciare senza tentare il tutto per tutto. Lo prometto a me stesso, mai più. Ora lo so.

Non tutto è perduto.





Scusate immensamente per il ritardo, colpa dell’università, ha succhiato via la mia energia. Spero mi perdonerete. Che dite di questo capitolo? Spero vi piaccia, mi sono impegnato molto. Grazie a chi vorrà dedicarmi un minuto del suo tempo, ed anche a chi l’ha già fatto. Spero che per tutto il popolo di questo fandom il 2007 sia felice, sereno e pieno di risate. Buon anno a tutti! Nat.
  
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