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Autore: Princess Jade    13/06/2012    5 recensioni
Rein ritorna a Wonder con il padre dopo che quest’ultimo ha scoperto del tradimento della moglie.
Molte cose sono cambiate in questi due anni e molte cose la nostra Rein dovrà scoprire, ma tutti cercheranno di ostacolarla nella ricerca della verità.
A tutto questo aggiungiamo una storia d’amore mai nata o meglio sul punto di nascere intralciata da diversi sentimenti, situazioni e persone.
|BlueMoon|
Dal terzo capitolo:
-Come stai?- domandò la donna guardando la figlia irrigidirsi come se avesse visto un fantasma
-Cosa ci fai qui?- domandò Rein non appena si fu ripresa dallo shock
-Sono qui per lavoro-
-Bene- disse Rein abbassando la testa e stringendo le mani a formare due pugni che ricadevano inermi lungo i fianchi, cosa che non passò inosservata ad Elza
|...|
-Sparisci- disse Rein aumentando il passo e cercando di non cadere sul terreno che diventava sempre più sconnesso man mano che il sentiero si inoltrava nel bosco, che circondava la città.
-Non ci penso nemmeno- disse Shade aumentando pure lui il passo senza alcuno sforzo, solitamente la mattina o la sera correva su questo sentiero, perché risultava essere un buon allenamento in vista delle gare.
Dopo quelli che parvero minuti, Rein si fermò e si voltò a guardare Shade, il quale notò le guancie bagnate e d’istinto gliele accarezzò.
|...|
-Ti … ti va … ti andrebbe di ascoltare la mia storia?- domandò Rein abbassando lo sguardo
-Non devi sentirti obbligata- disse il ragazzo alzandole il volto per scrutare i suoi meravigliosi occhi
-Voglio che tu sappia tutta la verità. Non ne comprendo il motivo, ma so che tu sei l’unico che potrà capirmi- disse la ragazza fissandolo negli occhi.
|...|
E Shade subito l’abbracciò, tenendola stretta a sé per la seconda volta in quel giorno.
E per la seconda volta sentì il suo cuore stringersi.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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 Famiglia Suou

-Come stai?- domandò la donna guardando la figlia irrigidirsi come se avesse visto un fantasma
-Cosa ci fai qui?- domandò Rein non appena si fu ripresa dallo shock
-Sono qui per lavoro-
-Bene- disse Rein abbassando la testa e stringendo le mani a formare due pugni che ricadevano inermi lungo i fianchi, cosa che non passò inosservata ad Elza
-E sono qui per vedere come stavi. Devo dire che ti trovo in ottima forma, anche se ti preferivo con la frangia che ti ricadeva sugli occhi-
Rein alzò la testa di scatto –Come? Ora ti importa di me?- urlò fissandola per la prima volta dopo tanto tempo negli occhi.
Gli occhi verde-acqua si mischiarono a quelli cremisi della donna, i primi parvero infuocarsi, mentre i secondi parvero spalancarsi leggermente.
Elza non rispose così Rein continuò –Dov’eri quando avevo bisogno di te? Dov’eri quando ero in ospedale?-
Shade a quelle parole sbiancò, Rein non gli aveva mai detto di essere finita in ospedale, gli aveva parlato di tutto, anche di un ragazzo, cosa che lo aveva fatto ingelosire non poco, ma mai di questo!
La madre ancora una volta non rispose, anzi abbassò gli occhi, cosa che fece infuriare  ancora di più la figlia, perché quella era la prova che aspettava, la prova della sua colpevolezza.
-Te lo dico io dov’eri. Eri dall’uomo della tua vita, no? Come sempre. Mi chiedo perché tu abbia sposato papà, visto che non lo hai mai amato!- urlò Rein con le lacrime che premevano per uscirle dagli occhi
-Tesoro, non parlarmi così. Io ho amato tuo padre, l’ho sposato perché l’amavo!- disse Elza alzando leggermente la voce
-No! Tu non l’hai mai amato! Ho letto le tue lettere!- a quelle parole fu Elza a sbiancare – Scommetto che se non fossi rimasta incinta non lo avresti mai sposato- urlò Rein con il volto rigato di lacrime
Elza si avvicinò e le schiaffeggiò una guancia, il rumore che si sentì fu secco.- Non ti permetto di parlarmi così. Sono pur sempre tua madre.-
Rein si portò una mano sulla guancia dolente – Sarai anche mia madre biologica, ma io non ti considero più tale- disse freddamente per poi voltarsi e correre via.
Shade senza pensarci due volte la seguì.
Non ci volle molto prima che il ragazzo scorgesse una chioma turchina sparire lungo il sentiero che conduceva nel bosco, subito affrettò il passo e le si affiancò.
-Sparisci- disse Rein aumentando il passo e cercando di non cadere sul terreno che diventava sempre più sconnesso man mano che il sentiero si inoltrava nel bosco, che circondava la città.
-Non ci penso nemmeno- disse Shade aumentando pure lui il passo senza alcuno sforzo, solitamente la mattina o la sera correva su questo sentiero, perché risultava essere un buon allenamento in vista delle gare.
Dopo quelli che parvero minuti, Rein si fermò e si voltò a guardare Shade, il quale notò le guancie bagnate e d’istinto gliele accarezzò.
Rein a quel contatto rabbrividì e si irrigidì, ma si sciolse non appena si ritrovò tra le braccia di Shade.
Dal canto suo Shade era felice di poter stringere Rein, ma sapeva che questa volta era diverso da come se lo era immaginato. Questa volta lei era triste a causa della famiglia e il solo vederla triste gli faceva stringere il cuore.
Rein appoggiò le mani sul petto di Shade e allentò la presa.
-Shade, io … Mi dispiace-
-Di cosa?- domandò il ragazzo utilizzando un tono talmente dolce che lui stesso se ne stupì per primo
-Per quello che è successo. Ora vorrai sapere e-
-Non ti preoccupare- l’interruppe Shade accarezzandole i capelli –Quando vorrai e quando sarà il momento giusto io ci sarò-
Rein si buttò sul petto del ragazzo e cominciò a piangere, mentre Shade accarezzandole i capelli le sussurrava parole di conforto nell’orecchio.
Quando Rein si fu calmata, le prese la mano e la condusse all’esterno del bosco.
-Aspetta, non voglio andare a casa- sussurrò Rein fermandosi e guardandolo con gli occhi ancora leggermente lucidi
-D’accordo. Dove vuoi andare?-
-Ti … ti va … ti andrebbe di ascoltare la mia storia?- domandò Rein abbassando lo sguardo
-Non devi sentirti obbligata- disse il ragazzo alzandole il volto per scrutare i suoi meravigliosi occhi
-Voglio che tu sappia tutta la verità. Non ne comprendo il motivo, ma so che tu sei l’unico che potrà capirmi- disse la ragazza fissandolo negli occhi.
Shade annuì impercettibilmente e la condusse su una panchina del parco, l’unica che veniva coperta dai rami di una grande quercia. La stessa dove da piccoli si erano raccontati i loro segreti, dove andavano a giocare, dove si rintanavano per stare da soli, dove si confortavano.
Insomma, la loro panchina.
Rein si sedette e cominciò a stringere l’orlo della gonna tra le mani.
-Come sai i miei genitori hanno deciso di trasferirsi per motivi di lavoro. A Reading (*) mio padre doveva difendere un ragazzo che aveva subito delle violenze da parte del padre e mia madre era stata scelta per insegnare in una prestigiosa Università di lettere. Quando me lo dissero, non volevo crederci, avrei abbandonato tutti i miei amici, i miei luoghi preferiti e avrei abbandonato te, il mio migliore amico e la cosa mi fece stare male- disse Rein abbassando lo sguardo, mentre le guancie le si tingevano di rosso, non lo aveva mai ammesso con nessuno.
Shade sospirò.
Il suo migliore amico.
D’altronde cosa poteva aspettarsi, una dichiarazione d’amore?
-Alla fine i miei genitori riuscirono a convincermi. Una volta arrivati in città, mia madre cominciò ad assentarsi sempre più spesso, era raro che cenassimo tutti e tre insieme, come una qualsiasi famiglia felice. Avevo intuito che qualcosa non andava. I miei genitori cercavano di non farmelo notare, ma non ci riuscirono. Una volta tornai a casa prima del previsto e li sentii urlare. Mi ricordo ancora le parole. Mio padre diceva non pensi a Rein? Tua figlia! E mia madre rispondeva sì che ci penso, è per questo che ti ho sposato. Cosa pensi, che se ne avessi avuto l’opportunità sarei scappata con un altro? Non lo avrei mai fatto, perché io ti amavo. Non appena mi notarono smisero di discutere e io feci finta di nulla. Continuarono così per giorni e chissà da quanto andava avanti questa storia. Un giorno i miei genitori decisero di uscire e io andai in soffitta, dove c’erano ancora gli scatoloni del trasloco non ancora aperti.- disse Rein fermandosi per prendere fiato
Shade le prese delicatamente le mani e le strinse tra le sue.
-Ciò che vi trovai all’interno fu la risposta a tutte le mie domande. Praticamente mia madre si scambiava delle missive con un uomo che viveva nel Reading da poco prima che io nascessi fino a qualche mese prima che ci trasferissimo. Allora tutto mi fu chiaro, le cene mancate, la sua lontananza da me e da mio padre, i suoi continui impegni, tutto. Non appena sentii la porta di casa aprirsi nascosi le lettere nella tasca posteriore dei pantaloni e scesi giù di sotto. Sul volto dei miei genitori era dipinta un’espressione grave che non avevo mai visto. Il primo a parlare fu mio padre e mi disse del divorzio, subito capii tutto e presa dalla rabbia buttai le lettere addosso a mia madre urlandole che era tutta colpa sua e corsi fuori di casa. Non lo avessi mai fatto.- concluse Rein alzando gli occhi che si scontrarono con quelli cobalto di Shade, che non si era perso una sola parola.
-Cosa è successo dopo?-
-Finii in ospedale perché venni investita da una macchina. Mio padre restò accanto a me giorno e notte, mentre mia madre non si fece mai vedere.- disse la turchina mostrandogli il polpaccio, dove se si guardava con attenzione si poteva notare una sottilissima cicatrice
-Rein … Io, non sapevo che …-
La ragazza scosse il capo –No, non dire niente, ti prego. Voglio solo essere abbracciata-
E Shade subito l’abbracciò, tenendola stretta a sé per la seconda volta in quel giorno.
E per la seconda volta sentì il suo cuore stringersi.




Angolino Autrice:
Ciao,
devo dire che ho scritto e riscritto questo capitolo, ma alla fine sono abbastanza felice di come sia venuto.
Questo capitolo è un po’ più lungo degli altri e potrebbe risultare anche un pochino più pesante.
A quanto pare un mistero si è sbloccato e svelato a tutti. Spero di essere stata esauriente per quanto riguarda la storia di Rein e dei suoi genitori.
Non mi sarei mai aspettata di scrivere una cosa del genere un giorno e vi assicuro che se fossi più grande e avessi un figlio, partorire sarebbe stata cosuccia da niente rispetto a questo capitolo.
Forse ho reso Shade un pochino troppo dolce e mi scuso se dovesse effettivamente risultare così, ma in questi giorni qualcosa sembra essersi finalmente sbloccato tra me e Nade (compaiono subito gli occhi a cuoricino), quindi mi sento molto romantica, dolce ecc …
Vorrei chiarire Reading (*): è una città autoritaria che si trova nella contea del Berkshire, nel Regno Unito meridionale, quindi nell’Inghilterra. L’avevo sentita nominare un paio di volte e mi era rimasta impressa in mente.
Per quanto riguarda la storia, non so cosa altro dire, quindi vi chiedo gentilmente di infermarmi nel caso riscontriate degli errori grammaticali, di punteggiatura, di sintassi ecc.
Ringrazio tutti coloro che leggono e/o commentano, vi ringrazio di cuore,
Jade

  
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