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Autore: natsumi90    31/12/2006    7 recensioni
"...niente è buono come il cono al cioccolato. Solo che il cioccolato non se ne accorge. E il cono non ha il coraggio di dirglielo." è la prima fic che scrivo su Kodocha, siate clementi!!^^'
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ragazzo se ne stava seduto su una panchina in quel parco che solo fino ad un anno prima poteva quasi definire la sua seconda casa.

Era lì che tante volte aveva cenato in compagnia di sé stesso con un panino o qualcos’altro di rimediato in un fast food, ignorando che cosa volesse dire trascorrere una normale serata in famiglia.

Poi era arrivata lei, ed aveva scoperto un affetto creduto talmente irraggiungibile che da tempo neanche lo sognava più.

Non era ancora così caldo da potersi definire “clima estivo”, ma lui stava ugualmente gustando un gelato.

Il cono al cioccolato era la sua passione.

Assaporava quella palla ghiacciata e zuccherosa con movimenti così lenti e sporadici, che spesso minacciava di colargli sulle dita, ma ormai era diventato talmente abile in quella dolce disciplina che neanche una goccia riusciva più a sfiorargli la mano.

Non mordeva la cialda prima di essere assolutamente sicuro di aver catturato ogni più piccola particella di cacao.

Arrivava persino a leccare l’interno dell’incavo del cono con la punta della lingua per asportare tutto il gelato che si era stanziato per attrito lungo le pareti.

La sensazione di quella sostanza fredda e dolce che gli aderiva al palato e si diffondeva per tutta la bocca, per poi passare per la gola scivolando fin giù l’esofago era così piacevole e rilassante che al tempo della solitudine più nera era l’unica cosa a dargli un po’ di sollievo.

Niente lo aveva mai tirato su come un buon gelato al cioccolato: mentre lo mangiava la sua mente si liberava, non pensava più a niente, solo a gustarlo una leccata dopo l’altra.

Solo lei era riuscita a donargli emozioni più intense di quelle.

Non si era mai accorta di come riuscisse a farlo sentire diverso, bene, lo faceva semplicemente perché le veniva naturale farlo, ed altrettanto naturalmente ed inconsciamente si era ripresa tutto quello che gli aveva dato, lasciando solo il nulla dietro di sé.

Era finalmente riuscito a leccare via tutto il cioccolato, ed era rimasto a rigirarsi quel cono vuoto tra le dita sottili.

Lo guardava ormai da un paio di minuti abbondanti, ma che con il caldo e quella sensazione di insofferenza sul punto di esplodere sembravano ore.

Lo girava e rigirava incessantemente, come se di punto in bianco potesse mutare, cambiare forma o consistenza, ma sotto qualsiasi punto di vista lo avesse posto quello si mostrava inesorabilmente per come era: totalmente vuoto.

Gli mancava il cioccolato.

Sarà stato per il sole così alto su di lui, sarà che quando sei annoiato qualsiasi cosa insignificante tende ad attirare l’attenzione, sarà che quel pomeriggio non riusciva neanche a sopportare sé stesso, ma proprio non riusciva a smettere di fissare quel cono e a riflettere su di esso.

In un altro momento si sarebbe dato dell’ idiota a dare tante attenzioni a una cosa che si mangia, ma in quel momento riusciva a concentrarsi solo su quell’oggetto.

Pensava a quanto fosse inutile un cono vuoto.

Non è niente senza il gelato.

Chi compra una cialda per mangiarla così, vuota?

Non era neanche sicuro che in una gelateria fosse possibile acquistare un cono senza mettere niente dentro.

È incompleto.

Se non fosse stato inventato il gelato di certo il cono non sarebbe passato neanche per l’anticamera del cervello di qualcuno.

E perché avrebbero dovuto pensarlo, il mondo non avrebbe avuto bisogno di lui.

E più lo guardava più si sentiva innervosito perché la sua mente continuava a martellarlo con lo stesso, odioso pensiero: lui era quel cono.

Era vuoto, come lui, il suo gelato lo aveva abbandonato.

E lui sapeva bene a quale tipo di gelato il suo cervello si stava riferendo.

Quello da sempre amava di più, che lo faceva sentire così bene senza esserne al corrente.

Per lui Sana era il cioccolato, il gusto migliore.

Come qualche minuto prima aveva gustato con avidità quella dolcezza, senza lasciarne alcun residuo, lo stesso faceva con lei.

La guardava ridere, l’ ascoltava parlare, registrava ogni sua frase, osservava ogni movimento, assaporava ogni cosa di lei perché niente in lei era vano, tutto era mirato ad un unico e nobile scopo: VIVERE.

Il cioccolato sta bene anche da solo, non ha bisogno di altro per essere completo.

Ma è talmente buono che nessuno può resistergli, e a lui piace stare insieme agli altri.

Sta bene col pane, coi biscotti, esiste persino la pizza al cioccolato, ma è buonissimo anche a cucchiaiate.

Il cioccolato non si rende conto di essere così speciale, è semplice, qualche volta un po’ ingenuo, da risultare quasi superficiale, ma non in senso sgradevole; è così spensierato e con la testa tra le nuvole che a volte ci mette un po’ a rendersi conto di ciò che gli accade attorno.

Ma sa essere così dolce, che se commette qualche errore di valutazione è impossibile non perdonarlo.

Il cioccolato è fatto così, prendere o lasciare, non si impone su nessuno, ma è inevitabile essere travolti dal suo entusiasmo.

Ma per quanto stia bene con qualsiasi cosa, niente è buono come il cono al cioccolato.

Solo che il cioccolato non se ne accorge.

E il cono non ha il coraggio di dirglielo.

È una corazza, non lascia passare niente.

Ma quando entra a contatto con il cioccolato si ammorbidisce e il suo dolce ripieno lo invade diventando un tutt’ uno con esso.

Ora il cioccolato era partito e il cono non era riuscito a dirgli quanto avesse bisogno di lui, tornando alla sua naturale incompletezza.

Nuovamente inutile.

Il vuoto che il cioccolato aveva lasciato dentro di lui era troppo grande perché qualcos’altro potesse colmarlo.

Si sentiva solo come prima di incontrare il cioccolato, e la cosa che più lo faceva star male era che nonostante tutto non riusciva ad odiarlo, perché anche ne era totalmente assuefatto: lo amava, e non era riuscito a dirglielo.

 

[Stupido cioccolato!

Sei così impegnato a vivere che non

accorgi di quello che ti perdi lungo la strada]

 

Ma era arrivata Fuka, e tutto sommato sembrava che il cioccolato non fosse l’ unico a calzare a pennello in quello spazio.

Anche lei era solare, divertente, spiritosa, riusciva a contagiarlo con la sua allegria.

E al cono all’inizio tutto ciò sembrava bastare.

Ben presto però si era reso conto che quella era solo un’illusione, che la naturale dolcezza di Fuka poteva somigliare a quella di Sana, ma Sana era il cioccolato, e niente è come il cioccolato.

Fuka era più come la panna.

La panna è buona, sta bene con il cioccolato; sono simili, ma con piccole differenze.

Anche la panna sta bene con tante cose, ed è buona anche da sola.

Chi, almeno una volta nella vita, non ha preso una lattina di panna spray e, senza farsi vedere da nessuno, ha premuto il pulsante puntando il beccuccio all’interno della bocca, riempiendola così di quella sostanza spumeggiante fino a farla fuoriuscire?

È una sensazione unica.

Ma per quanto anche la panna sia speciale a modo suo, può stare bene con il cono solo se tra loro c’è il gelato.

Nessuno mangia un cono pieno solo di panna, probabilmente il sapore sarebbe anche buono, ma è ancora incompleto.

Certamente lontano dalla perfezione del cono al cioccolato.

 

Quando finalmente Hayama fu saturo di quelle riflessioni, si alzò e gettò il cono, che a forza di essere tenuto in mano era diventato immangiabile, nel più vicino cestino e si diresse a passi lenti di nuovo verso il chiosco dei gelati.

Si sarebbe impegnato perché la panna riuscisse a sostituire il cioccolato all’interno del cono, anche se sarebbe stato difficile.

 

-Di nuovo tu giovanotto!

Dimmi, cosa ti posso servire?-

 

 

-Vorrei un cono al cioccolato…-

 

 

Sì, si sarebbe impegnato, ma non poteva ignorare la realtà.

Il gelato al cioccolato era la sua passione.

E niente era più buono di un cono al cioccolato.

 

***

 

 

 

 

Salve a tutti amanti di “Kodomo No Omocha”>-<

Qualche giorno fa mi è venuta in mente quest’ immagine del cono vuoto e ho pensato che il personaggio di Hayama fosse perfetto per questo genere paragone.

Ma forse (sicuramente) tendo a dare troppi significati a cose inutili.

È la prima fic che scrivo su questo manga, quindi spero non sia troppo banale!!^^’

 

Un bacione a tutti e soprattutto:

 

Felice Anno Nuovo!!!!!!!!

 

natsumi90

 

   
 
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