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Autore: Rouge_san    13/06/2012    2 recensioni
Maka Albran, diciotto anni. La sua vita cambierà alla sua prima volta a letto con Soul. Lui l'abbandonerà a se stessa in un terribile momento. Da sola la nostra protagonista si ritroverà a contare solo su Kid. Un nuovo nemico si nasconde nell'ombra.La Shibusen sarà a rischio. Soul ormai diventato falce della morte tenterà di proteggere la persona che ama. Tuttavia otto anni di assenza sono molti e quando il nostro eroe ritroverà la sua Maka dovrà fare i conti con qualcosa più grande di lui...Due gemelli indemoniati.
Dal capitolo uno...
L’unico ricordo che avevo di lui, è in loro.
In loro, già. Il mio più prezioso tesoro…I miei due splendidi figli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After you, the show must go on'
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When you cried I'd wipe away all of your tears
When you'd scream I'd fight away all of your fears
And I've held your hand throung all of these years
But you still have all of me
You used captive me
By your resonating light
But now I'm bound by the life you left behind
Your face it haunts my once pleasant dreams
Your voice it chesed away all the sanaty in me ( My immortal - Evanescenes)

 
-Kid -Maka -Dottore -Infermiera 1 - Infermiera 2

 

Capitolo 4

Eravamo arrivati alla casa di Lord Shinigami, solo due giorni dopo la partenza.
 La casa era enorme. Aveva due piani e una soffitta. Il piano terra e il secondo, erano attraversati da un’immensa vetrata.
Entrati in casa, si apriva immediatamente il salotto e la cucina. La zona giorno e la cucina erano divise da un’isola che faceva da piano di lavoro.
 Era tutto molto luminoso, poi i colori degli arredi risaltavano la luce. Il colore principale erano il bianco e il nero, almeno in soggiorno e in cucina. Al secondo piano, in vece c’erano sei camere,ma nessuna era arredata.
All’ultimo piano prima della soffitta, c’erano  due enormi stanze divise da un’altra vetrata, anche lì tutto da arredare.
 Kid era sceso a prendere i bagagli, mentre io ero salita sino in soffitta.
La soffitta era tutta polverosa, ma una cosa aveva particolarmente attirato la mia attenzione. Un oggetto, per la precisione.
 Un piano forte. Lui mi mancava immensamente, l’unico suo ricordo ora era il bambino. Speravo che quella piccola vita che stava per nascere non mi portasse rancore. A lui o lei non averi mai parlato del padre. Avevo deciso e ora che ne ho coscienza, va bene così.
«Maka, io credo che ci siano un po’ di soldi da spendere per l’arredamento e per  la manutenzione della piscina»
  «Oh, si certo la piscina…Aspetta un secondo, DÌ CHE PISCINA PARLI?!»
«Della stessa piscina che è in giardino»
   «ANCHE IL GIARDINO?!»
«Sì, al giardino si accede tramite la vetrata che è in salotto»
«Come fai a conoscere così bene questa casa?»
  «Oh, bè era la casa di mia madre, prima che si sposasse con mio padre»
«A proposito  di tua madre, lei com’è?»
Il sorriso di Kid si spense improvvisamente, non volevo fargli domande troppo inopportune.
«Oh, lei è morta dandomi alla luce…»
 «Scusa Kid io, io non volevo..»
«Non è colpa tua, ma del dottore, che non ha voluto far effettuare alle ostetriche il parto cesario»
 «Cambiamo argomento come l’arrediamo la casa?»
«In soffitta dovrei avere il vecchio piano di mamma, magari se lo vendo potremmo farci qualche soldo…»
 
«No!»
«Eh?»
 «Tienilo, il piano… è un loro ricordo»
«Di chi?»
 «Per te di tua madre, per me è un ricordo di lui»
«Ma non è il suo piano»
  «Lo so, ma per me è importante»
«Va bene, in fono è importante anche per me. Senti, tu quando curavi quella rubrica ci avrai fatto qualche centesimo, no?»
«Bè, si»
 «Allora potremmo usare quei soldi per l’arredamento»
«Bell’idea, tanto non li ho spesi. Dovrebbero essere in banca, come tutti i soldi che ricevo alle feste»
 «Anche tu? A me mi regalano sempre soldi, a Natale o al mio compleanno dicendomi che dovevo spenderli per cose utili. Per sicurezza anche io ho messo tutto in banca, non sono uno spendaccione»
  «Finalmente un’occasione per usufruirne, in modo non superficiale»
«Già, però, credo che in questi mesi dovremmo trovare lo stesso un lavoro»
«In effetti…»
Il mese successivo io Kid lo abbiamo passato con le calcolatrici in mano.
  Io avevo trovato subito una rivista su cui potevo scrivere, mi occupavo di una  rubrica sull’arredamento, come ai vecchi tempi. Volevo, in  quel momento soprattutto, dimostrare a Kid tutta la mia devozione nei suoi confronti. Lui mi aveva aiutata e io dovevo aiutarlo ora che avevo trovato un lavoro. Si, Kid voleva cercare un posto libero, come architetto,ma non ebbe fortuna.
Quindi aveva deciso di mettere su uno studio assestante. Si lui faceva tutto da solo. Infatti il secondo piano, quello con la seconda vetrata immensa era diventato il suo studio. Io a volte lo aiutavo con i clienti gli facevo da segretaria e spesso lo aiutavo anche con l’arredamento.
 «Sei un architetto spettacolare,Kid. Tutte le tue case sono perfettamente  simmetriche»
«Già e piacciono. Tuttavia, tu mi rovini la simmetria quando arredi, fai attenzione!»
Così mi diceva, quando lo aiutavo con gli arredi,ma in fondo era felice di ricevere il mio aiuto.
 Lavoravamo entrambi come dei pazzi, almeno i primi tre mesi in quella casa.
 Direi che con uno stipendio da stimato architetto, più uno da giornalista potevamo certamente permetterci quella villa.
Alcuni dei clienti di Kid, poi pagavano il doppio: arredamento,più casa uguale doppio dei soldi.
Così, Kid si vide costretto a farmi partecipare a tutti i suoi affari.
 Erano passati ben otto mesi,e quel giorno io dovevo andare a fare un controllo. Il pancione era enorme,molto più del normale,ma ne io, ne il dottore,ne Kid ci avevamo badato.
 «Signorina, si sdrai»Il dottore, aveva iniziato a spalmarmi  l’ecografo sul pancione.
Per la prima volta,il dottore aveva dato segno di preoccupazione.
«Che succede dottore?» Chiese Kid preoccupato.
«Ė-Ė strano, c’è solo un bambino, ma la pancia è grande, forse troppo»
«Ė grave?»
«No,no, sua moglie è solo un po’ gonfia, tutto qui…»
 «Veramente lei non è mi…»
«O, il bambino anche se sembra piccolino è più grosso del previsto»
-Dì che non ne hai idea, anche perché io non mangio così tanto! Sì che ho le voglie,ma non mangio come un maiale!-
Finta la visita, io e Kid tornammo a casa tranquilli.
«Manca poco, eh?»
  «A cosa?»
«Alla nascita del piccolo!»
  «Già!»
«Dovrai darmi almeno l’onore di farmi chiamare zio da  lui o lei!»
   «Assolutamente!»
«Evvai!»
  «Kid, vorrei chiederti un ultimo favore»
«Spara»
   «Vorrei averti a fianco mentre uscirà..»
Kid era rosso fiamma, certo come poteva non esserlo! Ma i motivi per cui gli avevo chiesto di farmi quel  favore erano ben altri.
«Sì, che voglio starti vicino, ma non credi che una ragazza sarebbe più adatta?! Poi io non sono nemmeno il padre!»
  «Se non vuoi entrare fa nulla, io volevo solo che mi tenessi lontane le infermiere che dicono: “spinga! Spinga! Spinga, c’è quasi!” Mi mettono solo rabbia e ansia!»
«Ahhh! Era quello il tuo obbiettivo!»
  «Già!»
«Allora farò del mio meglio,ma adesso pensiamo ad un nome perfetto per la bimba!»
  «Per me è un maschio»
«Da cosa lo deduci?»
« Da due cose. Uno, lo sento da come scalcia. Due, sono la madre io posso!»
 «Io ti dico che è una femmina invece!»
Eravamo andati avanti così una buona mezz’ora, finchè non ci siamo messi a discutere finalmente sui loro nomi,ma ovviamente non avevamo raggiunto  un accordo
 Finalmente arrivò il giorno tanto atteso da Kid. Stavo per partorire, ma con un anticipo di ben una settimana.
 Il travaglio, durò venti minuti. Il dolore era acuto, non capivo cosa succedeva intorno a me.
  Da quel che riuscivo a sentire era la voce del  dottore e dell’ostetrica, era che il bambino era uscito,ma qualcosa non andava…. Lo sentivo. Nel mio ventre c’era ancora qualcosa, o qualcuno. Imbraccio all’ostetrica c’era un neonato che piangeva, volevo prenderlo imbraccio,ma l’infermiera mi disse che dovevo aspettare. Non volevo attendere, non sapevo nemmeno se era un maschio o una femmina. In quel momento il dottore era uscito dalla sala ed era corso da Kid, e, quest’ ultimo  era venuto immediatamente a stringermi la mano. Da lì le cose precipitarono. Il dolore era enorme e mi impedire il loro discorso.
  Ero preoccupata per il piccolo, sempre nelle mani dell’infermiera. Non mi importava di me,o del mio dolore, mi interessava solo della vita che ero riuscita a creare. Mio figlio era troppo importante, lo volevo abbracciare, volevo dargli un nome, volevo vedere se c’era una traccia di lui in nostro figlio. Ma forse non ci sarei neanche arrivata ad accarezzarlo, perché le forze mi abbandonavano, il sangue scorreva e il dolore aumentava. Non capivo cosa mi stesse succedendo, potevo solo fidarmi dei medici.
***
Il dottore era venuto da me tutto preoccupato, forse anche  in preda al panico.
«Perché è qui? Non dovrebbe essere con…»
  «Riguardo a lei, abbiamo un problema…»
«Che genere di problema?»
«Durante i controlli non ci siamo accorti che erano due i bambini..»
  «SONO GEMELLI?!» sulle prime ero  felice,magari erano simmetrici!
«Non  c’è molto di cui essere allegri»
   «E perché?»
«Il primo è un maschio, ed è uscito tranquillamente…»
    -Ah, certo! Dalle urla di Maka non mi è sembrata tanto una passeggiata al luna Park! –
«Il secondo o seconda, non si è girato. Il figlio riusciremo a farlo uscire, a fatica,ma ce la possiamo fare..»
  
«E-E la madre?»
« Mi spiace per sua moglie, ma non riuscirà a reggere dopo questo genere di parto»
Ero su tutte le furie! Non poteva essere, non avrei perso un’altra persona per colpa di un parto! Ero corso  nella sala parto, imbestialito! Quel dottore non mi era mai piaciuto, ma ora se avesse anche solo toccato Maka lo avrei ucciso!
Parte, che si era inventato che io e lei fossimo sposati, chissà poi dove l’aveva presa, però lasciar morire così una ragazzina, quella era vigliaccheria! Stringevo forte la mano della mia amica, che urlava come un’ossessa.
« Forza, non si arrenda, spinga di più!»
   Si vedeva che il dottore non aveva detto nulla alle infermiere…
«VUOLE SARE ZITTA?! Così non risolve la situazione, che è molto più complessa di quanto non immagina! Quindi aria!»
  L’ostetrica si era allontanata, circa  un metro da me.
«Si tolga signore, per loro, non c’è più nulla da fare..» lo diceva con una falsità pazzesca! Di Maka non gli interessava, non gli importava se era a rischio, ero esploso!
 «NO CHE NON MI TOLGO! LEI SI DEFINISCE UN DOTTORE, MA MI DICA… LEI STA FACENDO QUALCOSA PER LEI?!»
Nessuna risposta, come mi aspettavo.
«Lo sapevo»
«Datele dell’anestetico, proverò a dare loro una morte serena, contento?»
-BASTARDO! C-Ci deve essere un altro modo!-
«Cesario…»

  «Come hai detto, ragazzino?»
«IL PARTO CESARIO! Se l’altro gemello non riesce a girarsi basterebbe farlo nascere con il cesario, così ne madre, ne figlio subiranno danni!»
 «Dottore, il ragazzo ha ragione! La soluzione è ottima!»
«No!»
   «Bastardo! Questa è ignoranza! Lei non è in grado di svolgere il suo lavoro! Di  che ha paura? Del sangue? Delle grida? O, forse ha paura di sbagliare, perché è un inetto?»
 Il dottore uscì dalla sala lasciano tutto  nelle mani delle ostetriche.
«Qualcuna di voi, ha mai fatto un parto cesario?»
 «Sì, io!» era l’infermiera che teneva imbraccio il primo dei gemelli. Era l’infermiera più anziana, mi ispirava fiducia, anche perché potevo affidarmi solo a lei.
 «Non si preoccupi, noi abbiamo assistito a ciò che è successo, il fatto verrà denunciato, non si preoccupi»
Disse lei mettendomi fra le braccia il bambino.
«Ora sia  sua moglie che l’altro bambino, si risveglieranno domani senza problemi. Ah lei è stato molto coraggioso, dovrebbe essere fiero di lei stesso»
 Lo ero, avevo salvato la mia migliore amica. Dopo un’ora,  l’ostetrica aveva tirato fuori anche l’altra bambina. Una femmina.
«Anche la madre sta bene, domani starete tutti meglio»
Il giorno dopo, vidi Maka allattare i bambini, era provata, si vedeva, ma era sana e salva.
«Allora, quali sono i nomi?»
  «Lui, Hayate, lei Yuki»
«Perché questi nomi?»
   «Bè, sta mattina  ho visto dei ciuffetti bianchi spuntare sulla testa della piccola, e mi ricordavano la neve, così….»
«E lui?»
  «Il suo nome non ha un motivo, mi piace e basta!»
«Ahahahah! Sarai stanca, ora ti lascio in pace»
   «Aspetta Kid, Ieri  mi hanno fatto il cesario non è così?»
«Te lo racconterò,ma ora no. Riposa e goditi ENTRAMBI i tuoi figli»
Uscito di lì, mi ero messo a piangere. Le lacrime uscivano, senza un perché. Ero esausto, il giorno prima  era stato il più brutto della mia vita. Vedere la meschinità e l’ignoranza dell’uomo mi facevano capire, che dovevo dare il tutto e per tutto per proteggere chi amavo.

 Spazio autrice:
Salve! Salve! Spero che questi 4 capitoli siano stati graditi. Finalmente i gemelli!
Maka: Mamma mia che fatica
Soul: di che parlate?
Io: Tu vai via!
Soul: Ehi! Io sono il protagonista maschile della storia!
Io: E allora? Tanto con te ci vediamo nel prossimo capitolo!
Soul: Davvero? Di già?
Io: si, sai la gente si chiede che cavolo hai combinato in tutto quel tempo!
Soul: Ah,bè allora!
Io: After you, capitolo 5: che cavolo avra fatto Soul? Perchè ha abbandonato Maka? Curiosi? Allora per scoprirlo ci vediamo nel prossimo capitolo! Bye!
 

  
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