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Autore: B_SomebodyToldMe    13/06/2012    5 recensioni
"Stasera tu, Stefan ed Elena venite a cena a casa mia! Non ti puoi rifiutare!" dico sorridente al vampiro di fronte a me.
"Anche loro? Avanti, io non ti basto? E poi sai com'è Stefan, ha una dieta un po' particolare e.."
"Non è un problema! La vicina è fuori per il weekend e mi ha affidato il suo barboncino toy, inoltre stamattina al parco sono riuscita a catturare due gatti veramente ciccioni. Può andare? Sono abbastanza carini e morbidosi? In alternativa posso sempre andare a rubare il coniglietto d'angora di Bonnie.."
La sua risata cristallina mi riempie le orecchie.
"No, può bastare. Però devi promettermi che se Stefan ed Elena vorranno proseguire la serata in modo romantico a casa mia tu mi ospiterai per l'intera nottata." Risponde sorridendo malizioso.
...
..-A,E,I,O,U... YPSILOOOON!- Ecco, li avete sentiti? Sono i miei ormoni che stanno facendo il trenino. -BRIGITTE BARDOT, BARDOT!-
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GOODNIGHT



Ok, è un casino.
 
Questa situazione è ridicola ed è un casino.
 
Come diavolo mi sono ritrovata nascosta dietro la quercia nel cortile della scuola cercando di evitare Tyler?
 
Ah, non ve l’ho ancora detto?
 
È da quando ho… io.. l’ho distratto, diciamo, che mi nascondo dietro ogni fottutissima cosa, animata o meno, pur di evitarlo.
Ecco come sono finita dietro una quercia.
 
Ma non posso più continuare così! Non posso essere codarda a tal punto!
Oggi lo affronterò!
Sto solo aspettando il momento giusto …
Che ovviamente non è adesso che sta parlando con i compagni di squadra.
 
Pace; riproverò domani.
 

 
NO!
Basta comportamenti codardi!
Prendi un respiro profondo e buttati!
 
Così abbandono il mio rifugio antisgamo e, con falcate lunghe e decise, mi dirigo verso la squadra di football.
 
Ad ogni passo che faccio la mia sicurezza cala drasticamente fino a quando,ormai  giunta dietro Tyler, raggiunge minimi storici.
 
Penso ad un ultimo piano per fuggire, forse se mi giro adesso e mi metto a correre non riuscirà a raggiungermi…
Purtroppo i miei piani vanno in fumo.
 Ty si gira con tempismo perfetto e, appena mi vede dietro di lui, si ferma per guardarmi con sorpresa.
 
Ormai senza via di scampo, accenno un timido sorriso e dalla mia bocca esce solo un flebile:
 
“Possiamo parlare?”
 
Fantasia portami via.
 
“Certo.” Risponde subito.
 
Ci sediamo ad un tavolino vuoto, l’uno di fianco all’altra, lui con le mani sul piano a giocherellare con una bottiglia di acqua ed io con le mani in grembo a cercare le parole giuste.
 
“E’ da un po’ che non ci vediamo.” Comincia lui.
 
Lo guardo ed in quel momento vedo una tristezza ne  suo sguardo che prima era assenta. E capisco.
La scomparsa di Mason deve averlo ferito profondamente. Come ho potuto non pensarci?
 
“Già, ero spesso fuori città.” Abbozzo senza sapere bene come entrare nell’argomento ‘bacio’.
 
“Si, anch’io sono stato molto occupato. Sai, la scomparsa di mio zio e tutto il resto…”
 
“Ty…”
 
“Pensavo che questa volta, dopo la morte di mio padre, sarebbe venuto per restare.”
 
Perché?
Perché lo stai dicendo proprio a me?
Perché vuoi farmi sentire un mostro per quello che ho fatto?
 
“Ma di cosa volevi parlarmi?” chiede poi.
 
“Del bacio.” Dico velocemente prima di avere il tempo per ripensarci.
 
Lo vedo aprire bocca per rispondere qualcosa ma lo anticipo.
 
“Tyler, ci tengo a te. Veramente. E voglio aiutarti e starti vicino, soprattutto adesso. Ma penso che al momento tu non abbia bisogno di una ragazza, ma di un buon amico che scherzi con te e che ti aiuti a rimorchiare le ragazze e che giochi alla play con te.”
 
Annuisce.
 
“ E’ un modo carino per dirmi che non ti interesso?”  chiede ghignando leggermente.
 
“No. E’ un modo carino per dirti che anche se le mie freddure fanno pena, so essere una spalla bravissima quando approcci una ragazza e sono imbattibile a Pro.” Rispondo sorridendo.
 
“Mmmh. Capisco.” Dice con aria pensosa. “Sai che ho visto tutti i miei amici nudi almeno una volta?” butta lì con uno sguardo malizioso.
 
“Scordatelo.” Rispondo mimando grande sdegno.
 
“Hahaha! Va bene, amico. Allora che ne dici di venire con me alla festa di Leah giovedì prossimo? Come amico, si intende!”
 
Sospiro mentalmente. Mi sa che con Tyler sono esattamente punto e a capo.
Pace. Il mio impegno ce l’ho messo.
 
 
 
                                   *                    *                   *                   *                           *
 
 
“Oh, ti prego raccontami di come Damon ti ha accompagnato a letto ieri sera!” chiede Andrew ghignando malignamente e distogliendo la sua attenzione  dal sandwich che sta preparando.
 
Io, che sto tagliando delle fette di pane, blocco il movimento sorridendo accondiscendente verso mio fratello e rispondo:
 
“Cosa ti fa pensare che l’abbia fatto? Certamente non è una cosa da Damon.”
 
Lui, tranquillamente, inzuppa il cucchiaio nel burro di arachidi per poi portarselo alla bocca e fare spalluccie.
 
“Beh, di solito lasci la porta di camera aperta mentre stamattina era del tutto chiusa... Devo dedurne che hai finalmente superato la paura del buio?”
 
Rafforzo istintivamente la presa sul coltello prima di guardarlo e rispondere:
 
“Sono cresciuta.”
 
“Quindi puoi andare tu in cantina a cambiare la lampadina fulminata.”
 
“Perché non ci vai tu?”
 
“Perché non ammetti che ti ha accompagnato a letto?”
 
“Perché non ti fai gli affari tuoi?”
 
“Perché sono tuo fratello e gli affari tuoi sono anche miei?” chiede con ironia.
 
“Perchè non ti spari?” gli faccio la linguaccia.
 
“Perché sono troppo figo.” Risponde con ovvietà.
 
Apro la bocca per rispondergli qualche altra stupidaggine ma vengo tempestivamente interrotta dal suono del campanello, cosi mi limito ad arricciare la bocca e sillabare un “Credici.” prima di avviarmi verso la porta di ingresso.
 
La apro senza controllare dallo spioncino e mi ritrovo davanti l’esile figura di Elena, il viso leggermente imbronciato e incorniciato dai suoi capelli perfettamente lisci.
 
“Hey.” mi saluta alzando leggermente la mano. “Posso parlarti? E’ importante.”
 
La mia mente è rimasta ferma al saluto. I miei occhi puntati sui suoi leggins.
 
Leggins neri con inserti di pelle.
 
Dannatamente inconfondibili nello stile.
 
Il mio amore più puro.
 
Alexander McQueen.
 
Muoio.
 
Sto per invitarla ad entrare  -con l’intenzione di tramortirla e rubarle i pantaloni- quando una  lampadina si accende nel mio cervello.
 
Da  quando Elena ha qualcosa di McQueen?
Da quando addirittura sa della sua esistenza?
 
Probabilmente saranno un regalo, penso tra me e me prima di tornare a sorridere e alzare lo sguardo.
 
Nuovamente mi interrompo per guardare a bocca aperta la sua collana a forma di Saturno.
 
Vivienne Westwood.
 
Elena non è una ragazza da McQueen e Westwood. In nessun caso. Non è il suo stile.
Ne sono sicura.
 
Questa volta sono più veloce a riprendermi e  le sorrido fugacemente prima di sfiorare il pendende con le dita e chiederle:
 
“E’ magnifica.. E’ un regalo di Stef?”
 
Lei risponde al sorriso prima di guardarmi dritta negli occhi e rispondermi decisa:
“Sì, per quando abbiamo fatto due mesi.”
 
Ed ancora qualcosa stona.
 
Elena non guarda mai le persone negli occhi per troppo tempo.
E non si vanta mai, nemmeno dei regali che le fa Stefan e, per quanto le voglia bene, non è una persona decisa.
 
“Posso entrare?” chiede inclinando leggermente la testa.
 
Istintivamente faccio una piccola smorfia.   “Ci sono i miei fratelli, non avremmo un briciolo di privacy.” Poi torno a sorriderle “Che ne dici di andare al Pult, quel bar che hanno aperto sulla trentaduesima?”
 
“Certo.” Risponde dopo un secondo di indecisione.
 
“Guido io.” Dico facendole cenno di avviarsi alla macchina.
 
Guardandola di spalle non posso fare a meno di notare che cammina come una ballerina di danza classica, angolando i piedi e procedendo elegantemente  con la schiena leggermente inarcata.
 
Ormai, mentre la affianco sorridendole, ne sono certa.
Quella che si sta sedendo sul sedile della mia Carlie non è la mia amica.
È una stronza di circa trecento anni conosciuta anche come Katherine Pierce.
 
 
                                             *                       *                      *                      *                  *
 
“Cosa prendi?” chiedo allegramente, cercando di apparire il più naturale possibile.
 
“Un Berrylicious.” risponde girandosi verso il cameriere e sbattendo i suoi occhioni nocciola. “Te?”
 
“Anch’io.” Rispondo senza pronunciare il nome  altamente contestabile del cocktail.
 
“Di cosa dovevi parlarmi?” continuo portandomi alla bocca una nocciolina.
 
“E’ complicato.” Inizia guardandomi attraverso le lunghe ciglia. “Bonnie ha visto che gli originali stanno arrivando. Non sa quando, né come ma sa che stanno cercando la pietra di luna. Pensa che sia l’unica cosa che può ucciderli o comunque fermarli e… per questo è importante che la troviamo prima noi.”
 
Si interrompe ed io non posso fare a meno di chiedermi se ci sia una sola cosa vera in tutto quello che ha detto.
“Purtroppo abbiamo ragione di credere che fosse in possesso di Mason Lookwood e adesso… beh, sei più o meno l’ultima che lo ha visto e decisamente la più vicina a Tyler. Sei l’unica che può recuperarla.”
 
“Capisco.”  Rispondo sorseggiando il drink. “Chiederò aiuto a Damon, in fondo anche lui ha avuto a che fare con Mason.”  Butto lì per osservare la sua reazione.
 
“Damon manderebbe tutto a rotoli come sempre.” Risponde sospirando. “ E Stefan vuole che rimaniamo fuori da queste faccende soprannaturali, se scoprisse cosa ti sto chiedendo di fare si arrabbierebbe moltissimo… ma non possiamo più  rimanere qui con le mani in mano senza fare niente mentre loro rischiano per noi!”

Colpo basso.
Vorresti farmi sentire in colpa? Sappi che non ci sei riuscita.
Anche perché ciò che sto facendo io non mi sembra proprio ‘rimanere con le mani in mano’.
 
Ho catturato un licantropo. Io.
Ho salvato Damon. Io.
 
“Hai ragione. Sono stufa di sentirmi inutile.” Rispondo stando al gioco.
 
“So che ti sto chiedendo un grande favore ma.. non voglio far preoccupare Stef. Andrebbe in paranoia e complicherebbe solo le cose.” Insiste.
 
*Tweet*
 
Prima di rispondere alla fake Elena, guardo il mittente del messaggio tenendo il telefono sulle gambe: Stefan.
 
“Non ti preoccupare. Spremerò Tyler e se necessario metterò sottosopra tutta la villa.” Affermo convinta facendole l’occhiolino per poi riportare l’attenzione al messaggio.
 
Bonnie News: Katherine sta per arrivare in città.
Resta in casa e non far entrare nessuno, se non ti senti sicura mando Damon.
 
Povera streghetta, fossi al suo posto mi sentirei un tantino sfruttata.
 
Lancio un’occhiata a Katherine che mi guarda adesso con leggera diffidenza e facendo una buffa smorfia le dico:
 “E’ Andrew, vuole che passi a prendere la cena al cinese.”
 
Ed intanto rispondo a Stef schiacciando velocemente i tasti.
 
Sei in ritardo, è già qui.
 
Riporto nuovamente l’attenzione sulla vampira e sollevando il bicchiere dico sorridente e piena di euforia:
 
“Alla nostra piccola missione segreta!”
 
“Cin cin!” risponde lei sorridendo compiaciuta  e facendo cozzare i bicchieri.
 
*Tweet*
Un’ altro messaggio di Stefan.
 
Come fai a saperlo?
 
Velocemente rispondo.
 
E’ davanti a me. Venite da me dopo cena.
xoxo.
Ps: ho tutto sotto controllo :)
 
Invio e spengo il cellulare.
 
“Era Dan, vuole mangiare indiano.” dico sbuffando e finendo il mio drink. “ Che ne dici di accompagnarmi a prendere la cena al messicano?”
 
Katherine ride sommessamente e ho la certezza che non sospetti di me.
 
Congratulandomi mentalmente con me stessa per l’operato -mi stringerei la mano da sola, ma ho paura di sembrare stupida-  ci alziamo e la prendo amichevolmente a braccetto.
 
1 a 0 per me bitch.
Con affetto.
 
 
                            *             *              *               *              *
 
 
Dopo aver accompagnato Katherine all’inizio del viale che porta alla pensione dei Salvatore  -ha una cena romantica con Stef, lui ama cucinare per lei-  mi dirigo tranquillamente verso casa.
 
Appena esco dalla macchina sento qualche goccia bagnarmi il viso. Alzo lo sguardo e noto il cielo, che fino a poche ore fa era sereno, assumere tonalità di grigio sempre più scure.
 
Con una leggera corsetta raggiungo il portico di casa e, ricordandomi di non aver preso le chiavi di casa suono il campanello.
 
Dopo pochi secondi Daniel mi apre la  porta lasciandomi lo spazio per entrare e buttare la borsa ai piedi delle scale.
 
“Che c’è da cena?” chiede osservando i sacchetti che ho in mano.
 
“Tacos.” Rispondo appoggiandoli sul tavolo della cucina.
 
“Mmh.” Apprezza andando subito a sbirciare tra le varie scatoline. “Ti ha cercato Elena, voleva sapere dov’eri.”
 
“Ah-ha?”
 
“Poi hanno chimato sia Stefan che Bonnie.  Sempre una cosa tipo ‘Dov’è Lo’?’, ‘E che ne so io.’, ‘Ok, non far entrare nessuno in casa.’. E’ passato anche Damon a controllare.” Continua squadrandomi. “ Devo prepararmi a qualche catastrofe vampirosa?”
 
“E’ arrivata Katherine in città, ma niente di cui preoccuparsi!” rispondo prendendo qualche tovagliolo e afferrando le buste. “Mangiamo in sala?”
 
“La gemella cattiva di Elena?” chiede seguendomi e lanciando un urlo per chiamare Andrew.
 
“Sì, più o meno.. La storia è sempre quella, basta non invitare nessuno ad entrare.” Sospiro buttandomi di peso sul divano.
 
“Ma è proprio uguale a Elena?” chiede scettico. Mi limito ad annuire e lui, con un verso di apprezzamento commenta: “Interessante!”
 
“Daniel!” lo riprendo sorridendo e tirandogli una leggera gomitata. “E’ la cattiva della situazione!”
 
“A letto non ci sono buoni e cattivi, solo belle ragazze e bombe a mano.” Risponde ammiccando.
 
“Giusto.” Commenta Andrew appena arrivato, sedendosi accanto a me.
 
“Chiudiamo il discorso, per favore! Non mi interessa la vostra vita sessuale!” esclamo accendendo la tv.
 
 
Ovviamente passa giusto il tempo di ascoltare la sigla iniziale del campionato  che suona il campanello.
 
“Io no!” urla veloce Drew anticipandoci.
 
Dan mi guarda con fare superiore e, con ovvietà, chiarisce: “Va la più giovane.”
 
“Non si fanno alzare le donne!” ribatto convinta.
 
“Non vedo nessuna donna davanti a me.” Commenta maligno ghignando.
 
Apro la bocca fingendomi offesa e, dopo essermi alzata, gli tiro un cuscino in faccia con violenza.
Mentre vado ad aprire la porta lo sento pure scambiarsi un cinque con l’altro fratello.
 
Post-it mentale: sputare nei loro bicchieri mentre sono troppo presi dalla partita per accorgersene.
 
Apro la porta e mi ritrovo davanti uno Stefan più che mai corrucciato affiancato dall’Elena timida che sono ormai abituata a conoscere.
 
Guardo distrattamente il mio polso per controllare l’ora. Le otto e venti.
Quaranta minuti di anticipo.
 
Chissà come mai mi aspettavo qualcosa di simile.
 
Senza aspettare un invito, si catapultano dentro casa e Stef  -come da copione-  inizia a camminare nervosamente.
 
Gli faccio cenno di andare in sala e, una volta raggiunta, il vampiro inizia con l’interrogatorio.
 
“L’hai vista?” chiede a brucia pelo.
 
“Sì, è venuta qui.” Rispondo calma.
 
“Ti ha fatto qualcosa? L’hai invitata?”
 
“No. Avevo immaginato qualcosa di simile e per non farla entrare l’ho accompagnata al Pult.”
 
“Come hai fatto a capire che non era lei?” chiede corrugando la fronte.
Ecco che arriva il momento imbarazzante.
 
“Beh.. ecco.. non era.. non aveva lo stile di Elena.” Balbetto.
 
“Scusa?” chiede lei.
 
“Beh, non era vestita come te e.. non si comportava come te.” Abbozzo.
 
“No!” sospira Drew. “ Fai ancora quella cosa inquietante?”
 
“Non è inquietante!” lo contraddico indispettita. “E’ molto utile!”
 
“Imparare a memoria il guardaroba delle tue amiche è ..utile?” chiede sarcastico.
 
“Ah, io mi riferivo all’altra cosa..” borbotto. “In ogni caso: sì, è utile! Aiuta a contraddistinguerli dagli alter ego cattivi!” ribatto facendogli la linguaccia.
 
Elena mi ci guarda in modo strano prima di scoppiare a ridere e anche Stefan soffoca una risatina.
 
“Sai a memoria il mio guardaroba?!” chiede Ele tra una risata e l’altra.
 
“Non tutto,” mi difendo “Solo un pochino.”
 
“E qual è l’atra cosa inquietante?” Chiede il vampiro.
 
“Osservo molto il comportamento delle persone che mi circondano.” Borbotto.
 
“Diciamo pur che lo studia.” Rincara Dan.
 
“Non farmi passare per una psicopatica!”  lo sgrido.
 
“E’ quello che sei.”
 
Sollevo gli occhi al cielo lasciando cadere il discorso: non ho voglia di darli spago.
 
“E’ già una cosa meno inquietante del guardaroba.” Mi difende il vampiro ridendo piano.
 
La fame si fa sentire, così prendo un taco con un tovagliolino e mi porto alla bocca un piccolo pezzo di verdura.
 
“L’avete vista anche voi?” chiedo.
 
Subito, negli occhi della coppia, torna l’aria seria e preoccupata con cui ormai mi sono abituata a vederli.
 
“Io no, lui…” mormora Elena.
 
“L’ho incontrata mentre usciva dalla pensione.” Completa Stef. “E’ non ha fatto niente per nascondere la sua identità.”
 
“Ma non ha senso!” ribatto confusa. “Con me era tutta Elenosa e mi ha chiesto almeno mille volte di non dirvi del piano!”
 
“Che piano?” chiede lui aggrottando le sopracciglia.

“Devo cercare la pietra di luna, a quanto pare ce l’aveva Mason. Dice che sia capace di fermare gli originali…” spiego veloce.
 
Stefan sospira pesantemente prima di parlare.
“E’ ovvio.” Inizia “ Adesso siamo tutti molto motivati a trovare quella pietra.”
 
Corrugo leggermente la fronte non troppo sicura di aver capito.
 
“Anche se non fosse vero la parte riguardante i suoi poteri, siamo comunque costretti a cercarla per non farla avere a lei, perché niente di quello che sta complottando può portare buone nuove.”
 
“Ma se la cerchiamo noi è come se la aiutassimo. Se la prendiamo lei saprà dove trovarla.” Obbietto.
 
“Quindi dovreste trovarla e metterla in un posto che lei non può raggiungere, in attesa di scoprire cos’è realmente in grado di fare quel sasso.” Commenta Drew.
 
Caspita. Sono sorpresa.
Non lo facevo così sveglio.
 
“Esatto.” Approva Elena anche lei stupita.
 
“Ma ancora non capisco come mai si è comportata così con me!” insisto.
 
“Lo’, è Katherine. Non ha motivi, semplicemente le piace giocare con le persone.” Risponde Stefan con un tono di disprezzo.
 
Ok, i miei complimenti Kath:
1 pari palla al centro.
Quale sarà la prossima mossa?
 
 
                 *                   *                     *                     *                      *  
 
 
‘Sta alla larga da Damon.’  Mi ha detto Stefan prima di accompagnare a cassa Elena.
 
‘Dovresti stare vicino a tuo fratello, invece di essere qui.’ Avrei voluto rispondergli.
 
Ma facendo finta di niente, ho annuito e ho aspettato che la macchina orrendamente vintage di Stef sparisse  per poi salire su Carlie e partire alla volta della pensione.
 
Non so cosa mi stia spingendo a farlo. So solo che voglio esserci per Damon.
Qualunque sia stata la sua reazione.
 
Stefan è da Elena e a quanto ne so non ha molti amici a parte..  ..me.
 
E’ quindi con mille i buoni propositi che parcheggio nel vialetto e corro sotto il portico attraversando un vero e proprio muro d’acqua.
 
Non pensavo fosse possibile passare da sole pieno a diluvio universale in un paio d’ore.
 
Ormai davanti alla porta mi ravvio i capelli abbastanza bagnati prima di bussare tre volte.
 
Aspetto.
 

 
E niente.
 
Riprovo, ma anche questa volta non ottengo risposta.
 
Così, spingo leggermente la porta e , trovandola aperta, mi addentro nell’ ingresso chiedendo ‘permesso’ e venendo palesemente ignorata.
 
Visto che ormai conosco il piano terra di quest’abitazione praticamente a memoria, mi avvio a passo deciso verso il salone.
 
Quando vi arrivo i miei occhi vengono immediatamente catturati dalla figura di Damon seduto sul divano che mi rivolge le spalle.
Anche da questa posizione posso chiaramente vedere un bicchiere pieno per metà di un liquido ambrato.
 
“Damon..” lo chiamo avvicinandomi lentamente alla sua postazione.
 
Quando non mi risponde aumento il passo fino ad arrivargli davanti e ad inginocchiarmi ai piedi del divano.
 
“Damon.” Lo richiamo.
 
Lui non si muove, i suoi occhi sono fissi verso un punto indefinito della stanza ed evitano accuratamente i miei.
 
Sto per richiamarlo quando inizia lentamente a parlare.
 
“E’ stata tutta una menzogna.” Sussurra. “Ho vissuto in una bugia per un secolo e mezzo.” Alza la voce. “Sono morto per una donna che non mi ama.” Dice con disprezzo arricciano il naso. “Che non mi ha mai amato!” ringhia lanciando il bicchiere contro la parete.
 

There’s nothing I can say.

 
“Damon..” sussurro ancora.  E come trovo la sofferenza disegnata nei lineamenti del suo viso sento un nodo allo stomaco.
 
“E’ sempre stato Stefan e sarà sempre Stefan!” sibila alzandosi e avvicinandosi al camino.
 

There’s nothing I can do, now.

 
“Damon..” ormai è l’unica parola che riesco a dire.  Non vedo che altro potrei dire.
 
Riesco solo a immaginare la potenza di quell’amore che lo ha divorato per così tanto tempo e so di non poter comprendere nemmeno una parte di quel dolore che adesso sta provando.
 
Io non ho vissuto ciò che ha passato lui, e per questo non so come aiutarlo.
 
Non è come consolare un’amica che è stata lasciata, o che ha litigato con i genitori.
 
Io non so cosa fare per alleviare il suo dolore e questo mi sta lentamente uccidendo.
Mi avvicino a lui ancora una volta ma prima che possa raggiungerlo, proprio mentre sono alle sue spalle sussurra:
 
“Vattene.”
 
“No.” Rispondo delicatamente ma con decisione sfiorandogli il braccio per richiamare la sua attenzione e finalmente poterlo guardare negli occhi.
 
Solo per un secondo riesco a percepire la stoffa della sua camicia sotto le mie dita prima di venire sbalzata contro il cassettone al lato opposto della stanza.
 
Per un momento vengo accecata dal dolore alla gamba destra e realizzo di aver battuto contro il bordo del mobile nella caduta.
 
Mi appoggio ad esso cercando  di alzarmi ma appena mi sollevo vengo intrappolata contro il muro dalle mani di Damon che, dolorosamente strette sulle mie spalle, mi immobilizzano.
 
“Ti ho detto di andartene.” Sibila mentre i suoi occhi lampeggiano.
 
“No.” Scandisco guardandolo negli occhi e cercando di spingerlo via da me.
 
“Vattene. ORA!” urla aumentando la stretta. Le sue pupille si restringono anche se sa bene di non potermi soggiogare.
 
“No! Non me ne vado! Sono qui per te e di certo non ti lascio così!” urlo a mia volta spingendolo con più forza.
 

There’s nothing I can say.

 
Finalmente riesco a liberarmi e le mie spalle sospirano di sollievo. Metaforicamente.
 
Lui resta per immobile davanti a me. E’ incredibile quanto mi faccia male sentirlo così lontano, soprattutto adesso che siamo a meno di mezzo metro di distanza.
 
Cerco i suoi occhi e vi trovo l’ombra di qualcosa che non riesco a distinguere, ma che ha una nota incredibilmente malinconica.
E’ un attimo, prima che diventino freddi come il ghiaccio.
Un muro di  cemento che nasconde la sua umanità.
 
Ed è così che in men che non si dica mi ritrovo sollevata da terra con una sua mano stretta al collo e l’aria che mi esce inesorabilmente dai polmoni senza possibilità di farvi ritorno.
 
“Chi ti credi di essere? Tu per me non sei nessuno.” Sibila assottigliando gli occhi mentre io cerco di scollare le sue dita dalla mia trachea. “Non mi trattare come un bambino che deve essere consolato. Tu non mi conosci. Non sai niente di me e di certo non puoi capire niente di tutto questo!” urla.
 
“Che ne sai di come ci si sente?! Cosa ne può sapere una sciocca ragazzina che ancora si nasconde all’ombra dei genitori?! Ma soprattutto cosa ti ha fatto pensare di avere la confidenza da poter venire qui e di trattarmi come uno dei tuoi stupidi amici?”
 

There’s nothing I can do, now.

 
Questo fa male. Ancora più male della poca aria rimasta che mi graffia i polmoni.
E’ un male più profondo, che mi stringe lo stomaco e il petto e mi brucia dentro.
 
E non capisco nemmeno perché mi sento così. Così… illusa e ..tradita.
Damon ha sempre chiarito di non essere mio amico ma.. io ho sempre creduto che fosse una balla. Che infondo anche lui si fosse affezionato a me almeno un decimo di quanto io mi sono affezionata a lui.
 
“Pensavi che una gita e un ballo bastassero a farti entrare in me?” mi schernisce come se mi leggesse nel pensiero. “La verità è che non conti niente per me. L’unico motivo per cui ti ho salvato la vita è perché me lo ha chiesto Elena.”
 
Ormai il dolore al collo e al petto si fanno insopportabili. La vista mi si annebbia lentamente ma nonostante tutto so che non mi ucciderà. Lo so.
 
“Rimpiango di averti salvato da Mason, quella sera. Almeno adesso avrei avuto una seccatura in meno.” Conclude.
 
E adesso so che è la fine. 
Mi ucciderà.
Sono stata un’illusa. Pensavo di contare qualcosa per lui, pensavo che tutti gli scherzi e le risate, tutte le avventure avessero contato qualcosa.
Come mi sbagliavo.
 

We know that it’s over, now.
My faded mind begin to roam.

 
Chiudo lentamente gli occhi aspettando che il dolore passi.. ed è così. Il dolore al collo si allevia subito ma dall’altra parte aumenta al sedere.
Qualcosa non torna.
 
Apro gli occhi e mi ritrovo seduta scompostamente a terra. Finalmente inspiro e l’aria passa come cartavetro nei miei polmoni.
 
Sbatto le palpebre per tornare a mettere a fuoco e trovo Stefan sul lato opposto della stanza che tiene un paletto conficcato nella spalla destra di Damon.
 
“Lo’, va a casa.” Scandisce Stef.
 
Senza più la forza per obbiettare,  ferita fisicamente e psicologicamente, mi alzo tremolante da terra e corro verso la porta.
 

Everything you said,
everything you left me rambles in my head.

 
Mi giro solo una volta prima di uscire dalla pensione e in quell’attimo i miei occhi si incatenano con quelli azzurri di Damon.
Il freddo è nuovamente sparito, mi sembra di intravedere un’ombra di dispiacere nei suoi occhi mentre il suo corpo non oppone la minima resistenza al fratello.
Come se si fosse pentito di ciò che ha appena fatto.
 
Ma ormai non sono più sicura nemmeno di quello.
 
A testa bassa esco dalla pensione e salgo sulla mini.
 
L’unica cosa che voglio ora e infilarmi sotto le coperte e fingere che tutto questo non sia mai successo.
 

Goodnight, travel well.

 
 
(…)
 
 
 
 
 
 
 
Ok.
Non so veramente come farmi perdonare.
Non si sono scusanti, veramente. E fossi al posto vostro verrei sotto casa mia armata di accetta e forca… o di fiammiferi e benzina…. O di entrambi!
In ogni caso non ho scuse.
Spero solo che non vi siate dimenticate di me e di Lo’, e che questo capitolo possa placare seppur leggermente la vostra ira!
Gomen na sai!                           [ß notare le scuse in giapponese, pur di farmi perdonare]
 
Unica cosa che vorrei dire riguardo al capitolo:
non ho approfondito i sentimenti che Lolita prova nella parte finale. Il fatto è che ho pensato che vista la situazione, la rapida successione di eventi e sexy D. che la tiene per il collo, la piccola Lo’ non abbia avuto il ‘tempo’ di concentrarsi su ciò che prova.
Ovviamente, questa parte introspettiva la infilerò nel prossimo capitolo. :D
Detto questo, ring razzio tutte le fedelissime recensitrici (?)… recensenti? Recettrici?.... quelle sante ragazze che mi recensiscono insomma! <3
Un Grazie particolare a Ili91, cussolettapink, serenity452, Abstract Fire e Suzy Lee. I FUCKIN’ LOVE YA!
Grazie mille anche a tutti coloro che hanno messo la fic nelle preferite, seguite o da ricordare.
BACI
                         E, si spera, a presto!
 
-B.
   
 
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