Ricordare
gli attimi più
belli della tua vita è il modo migliore per far morire in un
attimo tutti i
brutti pensieri che ti circondano.
O almeno
era quello che si ripeteva ogni giorno di fronte allo specchio. Non
aveva senso
rimuginare sulla vita passata, per quanto bella fosse stata era volata
via, e
con lei anche le amicizie, gli amori e l’adolescenza. Ma, chiudere gli occhi e
rivedere i visi delle
persone che le avevano voluto bene, far scorrere i ricordi a raffica,
sapeva
che le avrebbe fatto bene. Così, anche quel giorno, le
lacrime le gonfiarono
gli occhi, rigandole il volto e lasciò che i ricordi la
risanassero. Era stato
uno degli anni più difficili che avesse trascorso, ma era
ancora in piedi,
sapeva che avrebbe alzato la testa e proseguito sulla sua strada come
aveva
sempre fatto.
Il
mascara, che le si era sciolto quando aveva tentato di trattenere le
lacrime,
era leggermente colato sulla cassettiera di mogano alla quale si stava
specchiando. Distrattamente lo pulì con un dito e subito
fece lo stesso con le
guance rigate. Dopodiché si sistemò il vestito
leggermente spiegazzato e si
pettinò i capelli. La frangia era cresciuta a vista
d’occhio, perché dopo il
liceo aveva preferito che il look da scolaretta diventasse un
po’ più maturo;
così adesso la frangetta era divenuta un ciuffo che le
copriva modestamente
parte del viso. Si voltò e rivoltò in cerca del
mascara per tutto
l’appartamento che, nonostante le dimensioni, appariva
accogliente e ordinario.
Poi ritornò di fronte allo specchio e ritrovò la
sicurezza che l’aveva sempre
contraddistinta, anche se negli occhi la tristezza persisteva ancora.
«Smettila
di fare la sentimentale» disse al suo riflesso «Sei
Rachel Berry e questo è il
tuo esame più importante, sii forte perché loro
saranno sempre con te». Chiuse
gli occhi un secondo e poi si voltò, prese le chiavi della
macchina e chiuse la
porta dietro di sé, lasciando l’appartamento
inabitato.
La
strada che ogni mattina faceva per andare a scuola era affollata e
frequentatissima
da ogni tipo di studente che aspirasse a un ruolo di rilievo nel mondo
dello
spettacolo. Alcuni erano vestiti in maniera esagerata, come se da un
momento
all’altro Lady Gaga dovesse saltare fuori ed eleggere il suo
successore, altri
erano vestiti in maniera semplice e sin troppo trasandata e altri
ancora
avevano l’aria di essere appena usciti da un cartone animato.
Ma nessuno di
loro rispecchiava il modo di vestire di Rachel, quel mix
così perfetto e stravagante
tra la scolaretta e il London anni ’60.
Rachel,
superata la 24 e la 25 arrivò in un piccolo vicolo a est di
Brodway dove su un
portone rosso erano impresse cinque lettere dorate: NYADA. Le
guardò fiduciosa
per un istante, quasi a chiedere una benedizione, poi spinse la porta
ed entrò.
La NYADA era una delle scuole di spettacolo più grandi di
New York e la
struttura, nonostante fosse consumata dagli anni, era maestosa e
imponente. Il
grande palco era posto innanzi alla porta d’ingresso e dava
sulla platea, una
delle più grandi d’America. Il resto della scuola
si estendeva verso l’alto, in
cinque diversi piani che erano adibiti a diverse lezioni: canto, ballo,
recitazione, musical, dizione e via discorrendo. Rachel corse allo
studio
numero 4 dove era solita prendere lezioni di storia dei musical. Si
sedette su
una sedia dell’immensa aula dove con lei aspettavano,
impazienti, una ventina
di studenti più o meno della sua età. Era alla
NYADA da ormai tre anni e i suoi
esami diventavano sempre più ardui. Per fortuna a tenere i
denti stretti con
lei c’era Finn che aveva ottenuto un posto fisso nel
distretto militare di New
York lo scorso inverno. Finn non era mai cambiato davvero. Quel
ragazzino che
l’aveva baciata al secondo anno in quella maniera
così impacciata era lì con
lei e sapeva che non se ne sarebbe mai andato. Lo aveva sempre sperato,
ma due
anni fa l’aveva abbandonata in quella città, quasi
per non ritornare più. Aveva
viaggiato dalla Georgia in tutti gli Stati Uniti lottando e onorando il
nome di
suo padre senza scrupoli e a testa alta; ed era giunto poi alla sua
meta
finale, al traguardo che aveva sempre aspirato a raggiungere: vivere
con Rachel
a New York con un buon lavoro e una casa. D’allora non si
erano più separati.
Una signora smilza e alta
entrò nella sala.
Subito tutti gli studenti s’impettirono e diventarono
nervosi; c’era chi
discuteva tra sé e sé, chi riscaldava la voce,
chi ripeteva i testi di tutte le
canzoni che potevano essere presenti nell’esame. Anche Rachel
iniziò ad
agitarsi. La donna, vestita in modo tanto elegante quanto privo di
gusto, fece
segno agli alunni in preda al panico di calmarsi, poi si
schiarì la voce e
annunciò flebilmente: «L’esame
è stato cancellato a causa di un problema
tecnico che non potrà essere sistemato prima delle vacanze
di Natale. Con
questo prosciogliamo gli studenti da obblighi di frequenza fino ad
avvenuta
riparazione che avrà luogo dopo le festività
natalizie. Grazie».
I
ragazzi che un minuto prima erano sul punto di morire per un attacco
d’esaurimento
nervoso, erano lì che si abbracciavano e scoppiavano di
gioia. Rachel si alzò
e, felicissima, si avvicinò alla signora.
«Signorina
Frailen, il che significa che posso fare i bagagli e tornare dopo
Capodanno?»
chiese Rachel speranzosa.
«Se
vuoi perderti la sfera che cade, sì, potrai tornare dopo
Capodanno» rispose in
maniera acida e non curante la segretaria. Rachel emise un urlo di
gioia e
corse via dalla scuola. Appena chiuso il portone rosso, prese il
cellulare e
chiamò l’ultimo numero salvato nei registri delle
telefonate.
«Ehi, sono Finn.. Sono troppo occupato per rispondere ma
lasciate un messaggio
e vi richiamerò». Tipico di Finn, mai un momento
libero per parlare durante la
giornata.
«Amore sono Rachel, è successa una cosa
fantastica, ti spiego a casa.. Vado,
ciao!»
Chiusa
la chiamata, corse a casa per fare i bagagli. Lei e Finn avrebbero
dovuto
godersi un bel viaggio insieme alle Hawaii quel Natale, il loro primo viaggio. Sarebbero partiti solo se
Rachel avesse superato l’esame (la spesa era sostenuta dai
papà di Rachel che
esigevano il massimo da lei) e ora che non l’avrebbe dovuto
più dare, sarebbero
partiti certamente. Nulla potevo rendere Rachel più felice
in quel momento.
Arrivò a casa in meno di dieci minuti, nonostante le varie e
affollatissime soste
della metropolitana, aprì la porta ed entrò
nell’appartamento. Quando la porta
si chiuse però, un foglio di carta volò verso il
letto. Rachel si voltò di
scatto e, piegandosi, lo raccolse. Era sigillato con un marchio rosso
che riportava
le iniziali WM. Tremò leggendo il mittente e
scartò la lettera, fremendo. Lesse
velocemente, prese il telefono e..
Note dell'autrice: Tengo a precisare che la Fan Fiction non parla esclusivamente di Rachel, ma di tutte le Nuove Direzioni. Spero vi sia piaciuto, se sì lasciate una recensione e ... Al prossimo capitolo! :3