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Autore: _baby agron    15/06/2012    2 recensioni
E se tutte le Nuove Direzioni ricevessero una lettera speciale nel bel mezzo della loro vita, proprio quando iniziavano ad abituarsi a essere separati gli uni dagli altri?
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Pronto? Senti so che avevo promesso di non alterarmi la scorsa notte, ma non ce l’ho fatta! Ero troppo arrabbiato okay? Forse anche un po’ ubriaco e so che ti avevo promesso che nonostante il mio lavoro avrei continuato a studiare e impegnarmi ma non fa per me.. Io a volte ho solo bisogno di.. Vabbé tanto non vuoi ascoltare quello che ho da dire quindi...»

«No, ehi senti non sono arrabbiata.. Solo non arrabbiarti più così, ho solo detto che devi impegnarti se vuoi davvero fare qualcosa nella tua vita, ma non volevo offenderti! Chiudiamo la questione e passerà tutto... Ci sentiamo oggi, ciao».

La linea fu deviata e il telefono le scivolò di mano; fu in quell’istante che bussarono alla porta.

«Un attimo» gridò per far arrivare la voce oltre la porta massiccia del suo dormitorio. La piccola stanza che le era stata affidata all’arrivo nel New Haven, la numero 216, era grande e accomodante, nonostante fosse una camera singola. Seguendo il suo spirito artistico, l’aveva decorata con diverse luci e foto che le ricordavano i tempi che aveva trascorso a Lima. Prima di aprire la porta indossò una vestaglia di seta lilla che era posata sulla sedia a dondolo rivolta verso la finestra; il paesaggio che rifletteva era un incantevole parco dove la sera i lampioni illuminavano le chiacchierate delle persone anziane che abitavano la zona. Tutto rendeva onore alla pace e alla tranquillità.

Infilata la vestaglia, aprì la porta.

«Oh, sei tu...»

«Chi altro vuoi che sia Quinn! E’ venerdì sera, che ci fai in stanza a quest’ora?! Aspetta, stavi leggendo?» La ragazza spostò leggermente la testa e fissò lo sguardo sul letto di Quinn che era completamente sommerso di fogli e libri.

«Non stavo leggendo Hannabel, stavo solo...» tentò di difendersi Quinn, senza apparente successo.

«Sì, sì come no! Vieni con noi dai, stiamo andando a una festa che hanno organizzato quelli della Connecticut, ti piacerà dai!»

Hannabel era la solita studentessa da college che aveva scelto di andarci solo perché i genitori l’avevano obbligata. Le sue lentiggini, i suoi capelli rosso fuoco e gli occhi nocciola le conferivano l’aspetto di una ragazzina di quindici anni a cui piace solo divertirsi e svagarsi alle feste. A Quinn, nonostante la diversità caratteriale, Hannabel era sempre stata simpatica e non era mai riuscita a dirle di no.

«Okay, arrivo... Solo un secondo che cerco qualcosa da mettere»

In fretta e furia prese un vestito a fantasia, si infilò un paio di scarpe col tacco che richiamavano le cuciture dell’abito, e passò un po’ di mascara tra le ciglia.

«Possiamo andare» annunciò ad Hannabel con un gran sorriso.

 

                                                                                     ***

 

«Okay Quinn siamo a casa... Dai mettiti sul letto». Hannabel arrancò con Quinn in spalla finché non la lasciò cadere. «La prossima volta che incontri un atleta che non ti piace fammi il favore di dirglielo, invece di ubriacarti per rendere la cosa più “piacevole” okay? Non sei sopportabile da ubriaca».

«Ehi non farmi sentire in colpa capito? Non sei nessuno per dirmi cosa devo e cosa non devo fare e poi è tutta colpa sua se mi sono ubriacata... E’ solo uno stupido!» Quinn iniziò a gridare e inveire contro Hannabel che le tappò la bocca con una mano.

«Shh Quinn tranquilla non urlare, dimmi chi è stupido? Quell’atleta? Tanto non lo vedrai più» le sorrise l’amica adagiandola sul letto in posizione fetale.

«No, ma non importa. Ci.. ci vediamo domani Hannabel»

Appena Hannabel chiuse la porta Quinn lasciò che l’alcool che le fluiva nelle vene si assestasse, ma ciò non avvenne. Per di più non riusciva a dormire, doveva chiedere scusa a una persona per il suo comportamento da maestrina; così prese il cellulare e chiamò.

«P-pronto... S-sono Quinn sei tu o qualche alieno che si è impossessato di te?»

«Quinn stai bene? Dove sei?»

«Sono a casa mia, no? Non senti come sto bene qui?»

«A Lima?»

«Dio perché sei così stupido Puck!»

«Sei ubriaca fradicia! Ora chiudo e tu riposi okay? Non è il momento di farti da babysitter»

«No aspetta, scusa... Volevo solo dirti che non sono una maestrina e che mi dispiace per la scorsa notte»

«Ok, bene scuse accettate. Ora mi fai il piacere di andare a letto così potrò farlo anche io? Domani devo pulire più di trenta piscine»

«Poi studierai?»

«Poi studierò» rispose rassegnato il ragazzo.

«Buonanotte, Puck»

«’Notte Quinn»

La mattina successiva Quinn si svegliò di buon ora, senza ricordare in pieno tutto quello che era accaduto la scorsa notte. Ma sentire la voce di Puck le aveva fatto capire che le mancavano le Nuove Direzioni più di ogni altra cosa. Lei era felice lì a Yale e le sue nuove amicizie era piacevoli, ma niente in confronto con gli amici del liceo. Con loro aveva trascorso i momenti migliori, ma anche peggiori, della sua adolescenza ed era cresciuta, anche se crescere non le era mai sembrata una buona idea.

Il sabato mattina le lezioni erano sospese, il che significava poter uscire e godersi l’aria pulita del Connecticut a pieni polmoni. Ma dopo la sbronza del venerdì, Quinn reclinò l’invito di Hannabel e rimase nella sua camera a fare le pulizie. Tra le vecchie cianfrusaglie che aveva conservato trovò i biglietti per il treno da New York a New Haven; lei e Rachel li scambiavano sempre, ogni qual volta venisse a trovarla. Il più recente di tutti risaliva all’estate scorsa. Rachel le mancava tantissimo. Non aveva mai ben capito quando fosse nata quell’amicizia e simpatia nei suoi confronti, ma sapeva che sarebbe stata forte e duratura. Oltre ai biglietti del treno trovò anche l’annuario dell’ultimo anno al McKinley; lo aprì a pagina 18. Eccoli, tutti in fila per la foto del Glee Club sorridenti e circondati dal trofeo delle Nazionali. Una lacrima bagnò la scritta ‘Glee’, la asciugò e chiuse l’annuario.

Finite le pulizie, Quinn decise di andare a prendere una boccata d’aria. Uscita dall’immensa struttura del campus fu fermata da un uomo sulla sessantina e dal viso ancora acceso di vitalità.

«Signorina Fabray, la trovo bene...»

«Oh, ciao Norman» salutò cordialmente Quinn. «Come mai qui di sabato?»

Norman era il postino del campus. Era amato da tutti gli studenti a causa del suo grande sarcasmo e dell’affetto che provava per tutti e che non si curava di nascondere.

«Ho una consegna urgente da fare...»

«Be’ allora non le rubo altro tempo» fece Quinn.

«... a lei» concluse Norman con sguardo indulgente. Poi rovistò nella borsa e estrasse una lettera che porse a Quinn.

«Grazie Norman»

«A presto signorina Fabray»

Quinn voltò subito la lettera e, notato il sigillo di cera lacca rosso, iniziò a tremare esattamente come Rachel. Stava per scartare quando il telefono squillò. Diede un piccolo sguardo alla lettera, poi decise di rispondere.

«Pronto?»

«L’hai ricevuta?!»

«L’ho appena ricevuta! C’è da preoccuparsi?» chiese Quinn con voce tremolante.

«Be’...»

«Puck! Non è il momento di fare il vago!»

«Allora leggila». Detto questo Puck chiuse la chiamata in faccia a Quinn.

«Che bei modi!» gridò Quinn al microfono del telefono, nonostante sapesse che nessuno era dall’altra parte ad ascoltarla. Dopodiché prese la lettera e scartò.

 

Note dell'autrice: Questa volta è il turno di Quinn e Puck.. Che ci sarà scritto il quella lettera? Restate con me, recensite e scopritelo ;) <3
_baby agron
  
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