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Autore: I n o r i    14/06/2012    10 recensioni
Lucy Heartphilia si trasferisce a Magnolia nell'inverno dei suoi sedici anni. Ormai abituata a cambiare città o perfino paese da quando ha ricordo, s'impone di rispettare la sua personale ed anche più importante regola: non affezionarsi a nessuno.
Questo, ovviamente, finché non inizia a frequentare la Fairy Tail High School! Amori, amicizie e momenti colmi di gioia l'aspettano...ma la sua nuova e divertente vita potrà durare per sempre?
Enjoy it! :)
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levy McGarden, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Lucy si buttò sul letto, inerme. Non sapeva neanche che giorno fosse...non gliene importava più niente.

<< Signorina Lucy, posso entrare? >> La dolce voce di Anny arrivò debole alle sue orecchie, da dietro la porta della sua camera. Annuì leggermente, chiudendo gli occhi.

Sapeva che c'erano cose peggiori di tutto quello che stava passando lei. Sapeva che aveva un tetto sulla testa, ad esempio, cosa che tante persone non possedevano.

Ma cavolo, avrebbe anche vissuto sotto un ponte, piuttosto che restare in quella casa tanto grande quanto vuota.

Ciò che era in grado di farla sentire meglio, non c'era...e ci sarebbe mai più stato, prima o poi?

La cameriera aprì la porta lentamente e se la richiuse alle spalle, per poi andare ad aprire la grande finestra davanti a lei. << Signorina Lucy, le ho preparato un bel bagno caldo, se vuole rilassarsi... >>

La bionda si alzò e da sdraiata si mise a sedere sul letto, sorridendo impercettibilmente. << Grazie, davvero. >> L'aveva detto sinceramente e guardandola colma di gratitudine. Anny, dopotutto, era l'unica persona che si preoccupava veramente per lei, ultimamente.

<< Non deve ringraziarmi. >> Inchinò un poco il busto e poi fece per uscire dalla stanza, quando la mano di Lucy -ormai alzatasi dal suo grande letto- la fermò, costringendola a voltarsi.

 

Non sapeva perché l'avesse fatto. Non sapeva perché avesse fermato Anny così, di punto in bianco, senza una ragione valida. Che le avrebbe detto adesso?

<< E-ehm... >> La guardò qualche attimo.

Anny profumava di mamma. L'aveva notato sin dal primo momento in cui l'aveva incontrata. Non era neppure certa che avesse figli, eppure, il suo odore le ricordava particolarmente quello di sua madre.

<< Mi dica, signorina Lucy. >>

La bionda abbassò lo sguardo. << No, niente, scusa. >>

Anny sorrise. << Non mi sembra che stia molto bene...vuole che le porti qualcosa? Potrei farle un té, o una camomilla... >>

<< Anny, perché ti preoccupi così tanto per me? >> Che domanda stupida. Era la sua cameriera ed era stata ingaggiata apposta per badare alla casa e per tenerle compagnia -neanche fosse un cane, il modo in cui Jude utilizzava le persone a suo piacimento era inquietante-, perciò era normale che la trattasse con i guanti e cercasse di aiutarla e starle vicina.

La cameriera rimase un po' stupita da quella domanda, ma si ricompose quasi subito.

<< Perché non mi piace vederla triste, signorina Lucy. >>

La ragazza aprì leggermente la bocca, poi la richiuse. Quello poteva essere considerato...affetto?

<< Su, e adesso venga con me e mettiamoci a prendere un po' di sole vicino alla piscina, così dopo si farà il bagno e sarà tutta bella e profumata! >> Dicendo ciò le strizzò le guance e la prese per mano, proprio come si fa con una bambina di cinque anni o poco più.

 

Si, Anny era proprio come una mamma.

 

 

 

 

 

 

Jude osservò sua figlia stendersi su uno dei lettini di plastica ai bordi della piscina insieme ad Anny, prima di togliersi maglia e pantaloni e rimanere letteralmente in mutande e reggiseno.

Quella era casa sua, ma cavolo, un po' di contegno di fronte ad una semplice cameriera avrebbe dovuto mostrarlo!

Sospirò ed andò a sedersi alla sua scrivania, lasciando perdere la visione al di fuori della finestra della camera del suo studio.

Aveva del lavoro da fare, lui.

 

Il suo sguardo cadde inevitabilmente su una foto. Sulla foto più bella che avesse mai visto.

La teneva sulla sua scrivania da anni, in qualunque luogo si trasferisse quella foto rimaneva sempre lì, con la stessa cornice un po' malridotta.

C'erano lui e Layla, solo poco più di dieci anni prima. Poco prima che la malattia arrivasse e gliela portasse via.

E c'era Lucy. Era molto piccola, a quel tempo, avrà avuto si e no cinque o sei anni. Layla la teneva in braccio sorridendo, accarezzandole il viso come se fosse un oggetto raro, come se avesse paura che il suo bel visino potesse frantumarsi in piccoli pezzi da un momento all'altro.

Voltò di nuovo lo sguardo verso la finestra, alla ricerca di sua figlia.

Era bellissima. Proprio come sua madre.

 

L'unica desiderio di Layla era stato quello di rendere felice Lucy. Layla viveva per Lucy. E lui doveva fare altrettanto.

Le aveva donato tutto quello di cui disponeva, per far si che anche lei potesse avere un futuro roseo e sereno, con mille prospettive. Le avrebbe lasciato il suo impero e ne sarebbe divenuta regina. Avrebbe avuto potere, e si sa, non si può non essere felici, se si ha quello.

Forse in quel momento poteva pensarla diversamente, ma prima o poi si sarebbe resa conto di quanto fortunata fosse. Gli sarebbe stata grata, lasciando da parte i suoi capricci da adolescente.

Continuò ad osservarla per qualche attimo...il suo viso era pietrificato, teneva gli occhi puntati sul cielo sopra di lei e di tanto in tanto tirava su dal naso, come per trattenere delle lacrime che non aveva il coraggio di far cadere giù dai suoi occhi.

Layla voleva che Lucy fosse felice.

 

 

 

 

 

 

Jude teneva lo sguardo fisso sulla porta, indeciso sul da farsi. Lui, Jude Heartphilia, non aveva il coraggio di bussare ad una porta? Tsk.

Sospirò e, con un po' di esitazione, bussò forte alla porta della camera di sua figlia.

<< Aspetta Anny, sono nuda! >>

Jude sospirò, passandosi una mano fra i capelli: di certo non si poteva dire che sua figlia fosse una signorina di classe.

Ridacchiò. “Proprio come sua madre”.

 

<< Non sono Anny. >>

Lucy, sentendo quella voce profonda provenire da dietro la sua porta, sussultò. Che voleva adesso suo padre? Invitarla ad una delle solite cenette, questa volta con i suoi amichetti inglesi?

Sbuffò e si mise la felpa nera di Natsu -già, la clamorosa felpa che non gli aveva mai restituito e che custodiva gelosamente- e andò ad aprire la porta.

<< Che vuoi? >>

Jude evitò il modo poco educato in cui Lucy gli si era rivolta e le sorrise, sperando che la cosa fosse ricambiata.

Beh, si sbagliò.

<< Posso entrare? >>

Lucy fece un ghigno sarcastico e gli lasciò via libera, togliendosi da davanti alla porta per farlo passare.

 

Si erano seduti sul letto, Lucy ad un'estremità e Jude all'altra.

La guardava e quando lei lo notava abbassava lo sguardo. Cos'è, era tornato ai tempi del liceo?

<< Bene...ehm... >> Cominciò, strusciandosi le mani ai pantaloni.

Lucy lo notò. Era nervoso. Oh cavolo, anche lei faceva così quando era nervosa.

<< Quando inizia la scuola? >>

La bionda lo guardò stranita. Dove voleva arrivare?

<< Fra tre giorni...perché? >>

<< Non ne sei contenta? >> Questa volta il suo sguardo era serio e la sua domanda sincera.

Per cui lei avrebbe risposto altrettanto sinceramente.

<< Nessuna ragazza di sedici anni è contenta d'iniziare un nuovo anno scolastico, soprattutto senza conoscere nessuno...ma io ormai ci sono abituata. Sarà uno dei miei tanti primi giorni di scuola. >>

Detto ciò, gli sorrise debolmente. Perché non riusciva ad odiarlo, neanche dopo che le aveva rubato tutto ciò che una ragazza della sua età avrebbe dovuto avere? Insomma, una vita normale.

Era tutto quello che desiderava e che non aveva mai avuto.

<< Oggi è il compleanno di tua madre. >>

<< Lo so. >>

Si guardarono qualche attimo e poi abbassarono entrambi lo sguardo.

Erano anni che la parola “mamma” non usciva più dalla bocca di nessuno dei due, le rare volte che parlavano per più di pochi secondi.

Quindi perché tirare fuori l'argomento in un momento del genere?

<< Perché sei qui? >>

Jude sospirò. << Sei felice, Lucy? >>

La bionda, a quelle parole, sussultò. Quello era davvero suo padre? Il freddo e arido Jude Heartphilia, che sembrava avere un portafoglio al posto del cuore, le aveva chiesto se era felice?

Che coraggio aveva, per chiederle una cosa simile, dopo tutto ciò che le aveva fatto passare?!

<< No che non sono felice! >>

Suo padre si alzò, lentamente. << Io ti ho dato tutto ciò di cui avevi bisogno, sei un'ingrata! >> Perché si stava scaldando? Non ce n'era motivo.

<< A Magnolia ero felice! Non chiedevo altro che restare lì, e tu lo sapevi...ma non ti è mai importato niente di quello che volevo io, no? >>

Questa volta lo sguardo di Lucy era deciso e sicuro, non c'erano le lacrime che aveva visto poco prima dalla finestra del suo studio.

Quello era lo sguardo...di Layla.

<< Un giorno...un giorno capirai che l'unica cosa che ho sempre voluto era renderti felice. >>

Lucy si coprì il volto con le mani e poggiò i gomiti sulle sue ginocchia. Non poteva piangere, non adesso che suo padre era lì a dire quelle stronzate di fronte a lei. Aveva un minimo di orgoglio, cavolo.

<< Hai mai pensato che forse i tuoi desideri non corrispondevano ai miei? Hai mai pensato che io ho bisogno di altre cose, per essere felice, invece di una bella casa e un sacco di soldi?! >>

L'uomo la guardò senza proferire parola, dall'alto della sua statura.

Che avrebbe fatto Layla, in una situazione del genere?

<< La mamma mi avrebbe capita! >>

E, detto ciò, Lucy si alzò e uscì dalla sua stanza -che non sentiva neanche sua, non le apparteneva- sbattendosi la porta alle spalle e lasciandolo là, solo.

 

 

 

 

 

 

Quella fu la prima volta in cui Anny sentì delle urla così forti provenire da quella grande casa.

Aveva già intuito che c'era qualcosa che non andava tra il signor Heartphilia e sua figlia. Lo si vedeva dal modo in cui lei lo evitava e in cui lui chiedesse sempre qualcosa a lei sulla signorina Lucy, invece di parlarne direttamente con la diretta interessata.

Ma quel giorno, quando vide Jude seduto sul divano del salotto, dopo la grande lite di cui aveva sentito tutto -inevitabilmente-, si sentì dispiaciuta per quell'uomo che la trattava come una semplice serva e che aveva anche iniziato a detestare -al contrario di sua figlia, che adorava con tutto il cuore.

 

<< Signor Heartphilia, si sente bene? >>

Jude alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi tondi e verdi di Anny. Non aveva mai notato che fossero così...verdi.

<< Si, grazie Anny. >>

La cameriera lo guardò di sottecchi. << Oh, insomma, che c'è? >> Sbottò infine lui, sentendosi osservato.

<< Ho visto la signorina Lucy rinchiudersi nel bagno. Stava piangendo...è successo qualcosa? >>

<< Scusa, Anny, ma non sono affari che ti riguardano. >>

La donna si sedette accanto a lui e sospirò. << Sono una persona anch'io, signor Heartphilia. Per lei posso anche essere una semplice cameriera, ma vede...sono una donna. E potrei aiutarla, dato che anche sua figlia è una donna. >>

L'uomo la guardò, stranito. Avrebbe dovuto essere irritato da quella situazione, dato che Anny non faceva parte della famiglia e non aveva il diritto d'intromettersi in cose che non la riguardavano.

Ma, ormai, che aveva da perdere?

<< E quindi...che avresti da suggerirmi? >>

La cameriera sorrise vittoriosa, senza farsi notare.

<< La signorina Lucy è una brava ragazza, mi ricorda un po' me: è ribelle e vuole vivere la sua vita seguendo ciò che ritiene sia giusto. Segue i suoi sentimenti. Se davvero vuole renderla felice...non la costringa a vivere la sua vita nel modo in cui vorrebbe lei. Lasci che sua figlia si costruisca la sua felicità. >>

 

Jude osservò Anny alzarsi e tornare in cucina dopo aver detto quella specie di perla di saggezza, forse per cercare di farlo riflettere su quelle parole.

Ma lui aveva già capito da tempo qual'era la cosa giusta da fare.

 

 

 

 

 

 

<< Ad una condizione! >>

Lucy, che per poco non morì di crepacuore dopo essere stata spaventata a morte dall'arrivo di suo padre, si voltò verso di lui asciugandosi le lacrime dagli occhi. Aveva pianto fino a pochi minuti prima, forse per rabbia o per tristezza, ma di certo non voleva farglielo notare.

Lui stava lì, a puntarle un dito contro senza che lei capisse il senso di tutto ciò che stava accadendo in quella giornata a dir poco disastrosa. Era stata la giornata più terribile di tutte, da quando era arrivata in Inghilterra.

<< Ma che vuoi ancora? >>

L'uomo sospirò e abbassò il capo.

<< Ho detto...ad una condizione. Dovrai trovarti un lavoro e guadagnarti da vivere, se vuoi tornare laggiù. Anzi, ho anche una seconda cond- >>

I singhiozzi di Lucy però lo interruppero e fu costretto a guardarla in viso.

<< è...è quello che penso? S-stai dicendo sul serio? >> Sussurrò lei, avendo paura di aver capito male.

Jude non rispose e si limitò a guardarla con il suo solito sguardo serio.

<< Dovresti far finire le persone di parlare, prima di tirare conclusioni affrettate. >>

A quel punto il cuore di Lucy le salì in gola: non ci stava capendo più niente.

<< Ho anche una seconda condizione, se vuoi tornare a Magnolia. >>

La bionda aspettò impaziente che suo padre continuasse a parlare, stringendosi i lembi della maglia con le mani.

<< Sii felice. >>

 

Questa volta fu Jude a voltarsi, lasciandola lì a guardare le sue spalle larghe.

<< Ti ho nuovamente iscritta alla tua vecchia scuola. L'aereo partirà fra due giorni e sarai lì in tempo per cominciare l'anno contemporaneamente a tutti gli altri studenti. Per la casa, beh... >>

Ma il suo sproloquio fu interrotto da due braccia esili che lo strinsero con vigore da dietro la sua schiena, cingendogli tutto il busto.

Sentiva le sue lacrime sulla sua giacca e i singhiozzi di sua figlia incredibilmente vicini a lui, come non lo erano mai stati. Lucy lo stava abbracciando, piangendo.

Il suo cuore cominciò a battere più forte del solito e sentì una specie di svuotamento all'altezza dello stomaco, ma era una sensazione piacevole. Proprio come quella che sentiva quando guardava sua moglie negli occhi, quando le accarezzava i capelli, quando la baciava, la toccava...

Era quello, l'amore che ogni padre prova per la propria figlia?

<< Grazie, papà... >>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Natsu guardò l'edificio di fronte a lui con un certo disgusto. Non ci voleva entrare, la dentro.

Tanto non era mai stato neanche molto bravo, a scuola, per cui aveva deciso di dedicarsi in tutto e per tutto al lavoro, così da guadagnare più soldi e poter raggiungere Lucy in Inghilterra, un giorno.

Non era un pensiero tanto stupido, se ci pensava bene. Cos'è che l'aveva spinto ad alzarsi dal letto e a dirigersi difronte a quella grande struttura, allora?

Beh, forse Lucy non avrebbe voluto che lui abbandonasse la scuola per lei.

Ma insomma...che senso aveva tutto ciò, se lei non c'era? Se lei era da un'altra parte del mondo e lui si logorava l'anima ogni notte pensando a cosa stesse facendo e a come stesse?

Voleva vederla, voleva solo vedere la sua immagine per un secondo, solo per vedere che era vera, reale, che non viveva solo nei suoi pensieri.

Sbuffò e spostò il peso del suo corpo sull'altra gamba, portandosi una mano al cuore.

Faceva male. Dannatamente male!

 

<< Ehi, ti decidi ad entrare? >>

 

Natsu rise. Cos'è, ora si sognava di sentire la sua voce persino da sveglio? Il suo cervello stava andando in pappa.

Si girò lentamente.

Era lì, difronte a lui, bella come non mai, illuminata dai raggi del sole che facevano risplendere i suoi capelli biondi ancora di più di quanto non facessero già da soli.

Lo guardava sorridendo: era il suo sorriso quello, il suo sorriso a trentadue denti, quello che riservava solo a lui e che faceva venire la pelle d'oca a chiunque lo guardasse. Oh, quant'era geloso di quel sorriso.

Si, era proprio un bel sogno ad occhi aperti. Il più bel sogno che avesse mai fatto.

Purtroppo però, come tutti i sogni, anche quello era destinato a concludersi e a sprofondare nel dimenticatoio. Che triste fine, quella dei sogni.

Si stropicciò gli occhi e li riaprì lentamente. “Su, Natsu, adesso svegliati.”

Ma lei era lì. Era ancora lì, davanti ai suoi occhi. E sembrava così...reale. Se magari tutti i suoi sogni con Lucy come protagonista fossero stati così reali...

<< Sei proprio uno scemo! >> Già, il sogno parlava anche. Aveva il suo aspetto ed anche la sua voce, così bella e armoniosa che il cuore cominciò a martellargli nel petto non appena la sentì. Che poi, non la sentì veramente, quello era un sogno!

 

E poi, accadde tutto così, senza che lui potesse avere il tempo di svegliarsi veramente.

Lo baciò. Lucy, il suo sogno, o quel che era, lo baciò.

Sentì il suo calore, la presenza delle sue labbra morbide sulle sue, i suoi capelli biondi che gli sfioravano il viso. E la sua lingua scorrere contro la sua, il suo seno prosperoso aderire al suo petto.

E si sentì andare in fiamme...solo Lucy era in grado di fargli provare certe sensazioni.

Lei si staccò e lo guardò negli occhi.

<< Sono tornata. >>

 

 

 

E Natsu ci avrebbe scommesso qualunque cosa: il suo sogno era il più bello di tutti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera, signorine! (O forse dovrei dire buonanotte?)

Già...la fic è finalmente conclusa. Dio, ho la pelle d'oca, questa è stata la mia prima long e pensare che sia finita qui mi rattristisce molto.

Che dire...vi è piaciuto quest'ultimo capitolo? Io spero di si, ho cercato di fare del mio meglio.

Volevo farvi notare una cosa: avete presente la frase che pronuncia Lucy? Quel “Ehi, ti decidi ad entrare?” Beh, queste sono le prime parole che Natsu dice a Lucy nel primo capitolo della fic.

Non so perché, ma concludere la fic con le stesse parole con cui era iniziata era un'idea che mi affascinava. Spero che anche a voi vi sia piaciuta questa scelta :)

Ed ora, passiamo ai ringraziamenti.

La prima persona che devo ringraziare assolutamente è la cara Krizia, che in questi mesi mi ha molto aiutata e incoraggiata con questa fic, dandomi consigli e dritte di ogni genere. Per cui, dovete complimentarvi e ringraziare anche lei. Dovete sapere che inizialmente io non avevo alcuna intenzione di far concludere la fic con un bel lieto fine. Ma dopo aver parlato con lei ho capito che la mia non era per niente una buona idea: insomma, è stato molto meglio così, no?

Per cui, grazie ancora Krizia, sei stata fondamentale!

La seconda persona che volevo ringraziare è MissAnimeLover99, per avermi aiutata quando ero in crisi con le storie e per avermi fatto trascorrere dei momenti divertenti, quando ogni tanto ci scambiavamo opinioni e messaggi. Questo capitolo lo dedico a te! :) (Ah, e non mi sono dimenticata della shottina che devo spedirti, prometto che arriverà presto anche quella!)

Ovviamente, un ringraziamento speciale va a tutte le care lettrici che hanno seguito questa storia fino all'ultimo e che hanno avuto la pazienza e la voglia di lasciarmi anche una piccola recensione ad ogni capitolo. Grazie ancora! <3

Che dire, penso d'aver finito. Sembra un po' tragico questo poema pieno di ringraziamenti, lo so, ma sarà la mia natura, che ci posso fare xD

Comunque, vi aspetto al breve epilogo della fic -che, in realtà, sarà più una specie di capitolo speciale ambientato qualche anno dopo il ritorno di Lucy.

Un bacione a tutte quante! <3

 

  
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