Fanfic su artisti musicali > Super Junior
Segui la storia  |       
Autore: InstantDayDream    14/06/2012    1 recensioni
Il tizio che era lì con me, chiunque fosse, aveva però degli ottimi riflessi e mi prese giusto in tempo, evitandomi una caduta rovinosa. Mi fece accomodare su una delle panchine presenti sul terrazzo e mi offrì una bottiglietta d'acqua. (...) Afferrai la bottiglietta senza troppi complimenti e, dopo averla aperta, ne presi una generosa sorsata.
«Va meglio?» mi domandò lui. Io mi limitai ad annuire.
«Tu chi sei?» gli chiesi, prima di tornare a bere.
«Choi Siwon, piacere di conoscerti»
Per poco non gli sputai l'acqua in faccia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Choi Siwon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2. Surrender


Ero esausta. Non avevo avuto nemmeno la forza di cambiarmi, una volta tornata in hotel. Potevo benissimo restare a dormire vestita, non sarebbe stata nè la prima nè l'ultima volta che sarebbe successa una cosa del genere.

La cena a casa di Siwon era andata sorprendentemente bene. Certo, mi ero dimenticata di togliermi le scarpe prima di entrare e mi ero beccata un'occhiataccia sia per quello che per il tacco killer che avevo ancorato alle caviglie, e magari cominciare a mangiare mentre loro stavano dicendo una preghiera di ringraziamento non era stato proprio il massimo...però in fin dei conti non era andata così male come avevo temuto. Se avessi avuto in dotazione una forchetta probabilmente avrei mangiato il doppio di quanto non fossi riuscita a fare con delle bacchette, quello era vero, ma erano stati tutti incredibilmente gentili con me e si erano sforzati di non dire nemmeno una parola in coreano per non farmi sentire esclusa. Avrei dovuto impararla quella lingua prima o poi. Nonostante tutto, però, ero stata felice di ritrovarmi su un taxi per andare via. Non ero abituata a tutti quei sorrisi, alle risate seduti a tavola, alle mensole piene di foto dal giorno del matrimonio dei coniugi Choi fino all'ultima uscita di Siwon e della sorella, Jiwon. Mi aspettavo che da un momento all'altro qualcuno urlasse "STOP!" e spegnesse le telecamere, tanto era da pubblicità quella casa. Alla fine ero riuscita a svicolare via con la scusa del jet lag prima che potessero propormi qualcos'altro, come ascoltare i cd di Siwon, per esempio. Sì, a quanto pare oltre che a recitare cantava anche. Per quel poco che ne sapevo io degli artisti asiatici non era inusuale che qualcuno facesse entrambe le cose, certo, anche ad Hollywood questo fenomeno si stava facendo strada, con l'unica sottile differenza che, solitamente, in Asia sapevano recitare e cantare, in occidente se sapevano fare una delle due cose eravamo fortunati. 

Allungai una mano verso una pila di DVD che mi ero portata via da casa Choi: tutte le cose in cui Siwon aveva recitato. Lo avevo richiesto io espressamente, avevo bisogno di vedere il suo lavoro per capire da che base saremmo partiti e, se visualmente era perfetto per il prodotto che volevamo realizzare, dovevo scoprire anche quanto fosse bravo tecnicamente. Non glielo avevo detto perchè non avevamo formalmente mai parlato dei suoi possibili sbocchi professionali, ma se faceva un buon lavoro questo film poteva aprirgli le porte per il mercato americano. 

Un suono molto familiare mi riportò alla realtà. Afferrai il telefono e risposi senza nemmeno guardare chi fosse.

«Pronto?» blaterai, la voce assimilabile a quella di un trans brasiliano.

«Noi siamo già in sala prove, tu dove sei?» 

«Si...Siwon?» domandai, sopprimendo uno sbadiglio

«E chi altri? Ieri sera avevi detto che saresti venuta prima delle prove, così avremmo fissato gli appuntamenti più urgenti»

«Ma le prove non erano alle nove?» 

«Infatti sono quasi le nove e venti»

«Cosa??»

Allontanai il telefono dall'orecchio per controllare l'orario. Dannazione, aveva ragione lui! Ma come era possibile? Un secondo prima stavo leggendo la trama sul retro di uno dei dvd e adesso erano già le nove passate?

«Sto arrivando! Va bene uguale se li fissiamo dopo le prove gli appuntamenti?»

«Dopo sono a pranzo con i ragazzi e dopo abbiamo altre prove»

«Vada per il pranzo, non so chi siano i ragazzi, ma non stiamo esattamente discutendo di informazioni riservate della CIA. Mandami l'indirizzo per messaggio!» 

Riattaccai senza nemmeno aspettare che mi rispondesse e corsi in bagno. Mi lavai velocemente la faccia, senza mettere nemmeno un filo di trucco, e passai le dita tra i capelli nel tentativo di farli sembrare molto shabby-chic, piuttosto che una massa informe da risveglio improvviso. Schizzai fuori dai vestiti con una velocità tale che quasi mi stupii di non ritrovarmi sotto la tutina di Superman. Afferrai due cose a caso dalla valigia e, senza preoccuparmi troppo, presi la giacca e la borsa della sera prima: per quanto mi riguardava avevo già fatto i miracoli. Uscii dall'hotel correndo, con un toast imburrato che avevo rubato al tavolo della colazione ben stretto tra i denti, mentre cercavo di infilarmi la giacca di pelle nera, che non collaborava. Dopo una manciata di secondi mi resi conto che stavo tentando di metterla al contrario. Superato anche quest'ultimo inconveniente, mi calai gli occhiali da sole sul naso e fermai il primo taxi che passava di lì. Gli porsi direttamente il telefono per fargli leggere l'indirizzo scritto da Siwon poco prima: non avevo nemmeno provato a leggerlo io, nonostante si fosse sforzato di scriverlo in un alfabeto conosciuto ad entrambi. 

«Scusi, quanto manca?» domandai all'autista, dopo quindici minuti di corsa. 

«Almeno un altro quarto d'ora. È dall'altra parte di Seoul»

Lo guardai con gli occhi sbarrati. Non ci potevo credere. Ma alla Paramount la gente cosa la pagano a fare se non sono nemmeno in grado di prenotare un hotel nelle vicinanze della zona in cui uno deve lavorare? Non riuscii nemmeno a completare quel pensiero che ci ritrovammo imbottigliati nel traffico. Altro che quindici minuti, ci avremmo messo un'ora per arrivare. Cercando di resistere all'impulso di urlare, scendere dalla macchina, e raggiungere a corsa la destinazione, mi accasciai sul sedile, chiedendo di essere svegliata quando saremmo arrivati. 

Riuscii ad arrivare circa due minuti prima che finissero le prove, giusto in tempo per trovarmi circondata da un'orda di ragazzi che mi sorpassavano per andare, probabilmente, a farsi una doccia e cambiarsi. Probabilmente in quell'edificio si tenevano anche le prove di uno spettacolo, visto che tutto il gruppo sembrava essere molto affiatato, di solito era un indice del fatto che quelle persone erano abituate a lavorare insieme.

«Credevo volessi saltare anche il pranzo» esclamò qualcuno all'improvviso, facendomi sussultare.

«Ah sei tu» fu il mio unico commento, a denti stretti, mentre mi sforzavo di non dargli dell'idiota.

Siwon mi guardo con aria interrogativa, ma io gli feci cenno di seguirmi su un divanetto lì all'ingresso: prima avremmo cominciato prima avremmo finito.  Aprii l'agenda che mi aveva lasciato il suo manager e cominciai a scorrere tra i vari impegni e le varie cose che aveva da fare. I primi quattro giorni non trovai nemmeno un buco libero, a meno che non volessi fargli fare lo shoot promozionale nel cuore della notte. 

«Ok, allora, giovedì mattina ti fisso il photoshoot. Abbiamo già contattato un'agenzia da Los Angeles, devo solo andarci a parlare per scegliere bene la location e il tipo di look che vogliamo nelle foto...»

«Ma Giovedì è l'unico giorno libero che ho la prossima settimana...» provò a protestare Siwon, ma io lo fermai.

«Era. Nel pomeriggio ti metto la conferenza stampa per la presentazione del film...»

Alzai lo sguardo dall'agenda per incontrare il suo, piuttosto contrariato.

«Che c'è? Ti ho messo tutto nello stesso giorno così dopo, per due settimane, non dovrai preoccuparti del film mentre io mi occupo dei set! C'è solo un talk show dove puoi cominciare a parlare del film dopo la conferenza..ma quello avresti dovuto comunque farlo col tuo gruppo!»

Lo sentii sospirare, ma non disse nulla. Ne approfittai per prendere il telefono e chiamare l'agenzia che doveva occuparsi del photoshoot. Con tutta la pazienza di questo mondo spiegai svariate volte alla receptionist -in inglese- ovviamente chi ero e il motivo per cui chiamavo, ma lei continuava a blaterare cosa incomprensibili. Fantastico. L'unica cosa che mi mancava era la segretaria totalmente incapace di parlare inglese. Stavo quasi per riattaccare, quando Siwon intervenne provvidenzialmente prendendo il telefono e cominciando a parlare lui. Le uniche due cose che capii della conversazione furono "Paramount Pictures" e il mio nome. Alla fine chiuse la chiamata e mi ridette il telefono senza dire una parola. Lo guardai interrogativa.

«Beh?»

«Giovedì mattina alle nove, ti aspettano domani pomeriggio per decidere i dettagli» disse, in tono piatto, dirigendosi poi nella direzione dove erano andati tutti gli altri ragazzi.

«Perfetto. Ci vediamo giovedì!»

«Dove vai?» mi chiese, fermandosi.

«In hotel. Devo fare un sacco di cose....come vedere tutti i dvd che mi hai lasciato ieri!»

«No, tu vieni a pranzo con me ed i ragazzi. L'avevi detto e sono entusiasti all'idea di conoscerti»

Lo guardai inarcando un sopracciglio. Possibile che non potesse fare a meno di organizzare lui la vita a me? Ero piuttosto certa che il manager fossi io, non il contrario.

 

 

Come il giorno prima era riuscito ad incastrarmi e mi ero ritrovata seduta ad un tavolo circondata da otto sconosciuti. Avevo appena scoperto che il gruppo di ragazzi che mi aveva travolta all'ingresso della sala prove non era un gruppo teatrale, ma proprio il gruppo di Siwon. Non avevo mai visto un gruppo composto da tante persone e, quando mi avevano detto che normalmente c'erano anche altri quattro membri, non ero riuscita a nascondere un' espressione molto sorpresa: insomma, tredici persone in gruppo? Dalle mie parti già cinque sembrava una folla. E ovviamente cantavano tutti, oltre che ballare da dio, o almeno così aveva sostenuto uno di loro, anche se la risata generale che aveva seguito il commento mi faceva avere ancora dei dubbi a riguardo. 

«Quindi resterai qui a Seoul per un po', giusto?» mi chiese uno di loro. Ovviamente mi ero dimenticata i nomi l'istante dopo che li avevano detti.

«A quanto pare...» risposi, laconicamente, bevendo un sorso d'acqua.

Nonostante non mi stessi sforzando di nascondere la mia scarsa volontà di chiacchierare, lui continuò, imperterrito.

«E cosa ne pensi?»

«Pensa che non riuscire a leggere i cartelli per strada le dà il panico!» 

Fulminai Siwon con lo sguardo: chi lo aveva autorizzato a parlare al posto mio? Alcuni dei ragazzi al tavolo scoppiarono a ridere, uno di loro disse una frase in coreano che non capii e non ci feci nemmeno molto caso, ritornai semplicemente alla mia ciotola di riso.

«Beh possiamo darti qualche lezione noi!»

Evidentemente quel tizio non riusciva a capire quando era il momento di stare zitto...o lo stava facendo apposta per darmi sui nervi.

«Eh magari...ma credo che siamo tutti molto impegnati a questo tavolo!» 

«Non preoccuparti! Un po' di tempo lo troviamo...la sera dopo le prove, in fondo se devi stare con Siwon ci vedremo spesso»

Risposi con un sorriso forzato, sperando che la storia si concludesse lì, ma lui continuava a fissarmi, come se si aspettasse una risposta. Quando era passato troppo tempo perchè io potessi non notarlo mi dovetti rassegnare: la discussione evidentemente non era finita lì.

«Ma io non devo stare con Siwon, basta che lui si presenti ai nostri appuntamenti ed abbiamo fatto»

Il tizio stava per replicare qualcosa ma fortunatamente la familiare suoneria che avevo assegnato a David partì in quel momento esatto. 

«Scusate, chiamata da Los Angeles!» esclamai, afferrando il telefono e correndo velocemente fuori dal locale.

Per la prima volta in tutta la mia vita ero felice di sentire la voce di David, anche se era roca e grattante da post-sesso come in quel caso. Chiariamo, non che avessi mai sperimentato in prima persona, il solo pensiero mi dava i conati di vomito, i brividi e l'orticaria tutti assieme, ma mi aveva chiamato talmente tante volte dopo un intimo tete-a-tete con qualche squallida attricetta alla disperata ricerca di una parte, che avevo imparato a riconoscere quel tono. Anche lui notò che ero fin troppo contenta di sentirlo, ma pensò bene di dare il merito di quell'euforia a Seoul. Si, come no. Se quel posto non mandava in pappa tutti i miei neuroni, al mio ritorno mi sarei ricordata di assumere qualcuno che gli depilasse l'inguine con dei ferri roventi, così la prossima volta imparava a non dirmi le clausole che metteva ai contratti. In effetti l'unica cosa che mi impediva di suggerirgli di andarsi ad impiccare al primo ponte che trovava era il fatto che dentro al ristorante mi attendeva una delle peggiori situazioni della mia vita, quindi lui doveva essere grato a quel gruppetto di diciottenni che mi stava esasperando. 

«David hai almeno mai visto una foto del tizio a cui hai fatto il contratto?» domandai, ad un tratto, sperando che la mia esasperazione non fosse così evidente.

«Ovviamente! Metà delle motivazioni che mi hanno spinto a sceglierlo sono delle sue foto!»

«Allora mi spieghi come diamine fai a pensare che il look per il photoshoot dovrebbe comprendere delle orecchie da coniglio?»

«Perchè i lineamenti asiatici sono così delicati...hanno dei corpi così sinuosi e femminili....»

«Femminile un corno! Quello ha più addominali di te e tuo fratello messi assieme!» 

Sentii qualcuno ridacchiare alle mie spalle, mi girai trovandomi faccia a faccia con il tizio che mi stava assillando poco prima.

«David, devo andare. Ho in linea l'agenzia...fissa la maledetta conferenza stampa! Ci sentiamo appena ti svegli! E il look per le foto resta urban-chic!»

Riattaccai prima che potesse rispondermi e mi girai per fronteggiare il Tizio -momentaneamente soprannominato così- che mi aveva seguito fin là fuori. Probabilmente avrei passato otto mesi in compagnia di chi mi avrebbe esasprato di meno tra americani e coreani. Gran bella prospettiva. 

«State andando via?» domandai, quasi speranzosa.

«No. Volevo informarti che Kyuhyun mangerà anche la tua roba se non ti muovi...»

«Gliela cedo volentieri, non ho più fame» in realtà mi sarei sbranata uno stegosauro in quel momento, ma non c'erano molte probabilità che lo ammettessi.

«Non ti piace molto stare con noi, vero?» 

«Senti....» lo indicai con un gesto eloquente della mano, invitandolo a presentarsi di nuovo.

«Leeteuk»

«Leeteuk. Non ho niente contro di voi, sono sicura che siate dei ragazzi in gamba e quello che vi pare, sicuramente apprezzo gli sforzi di Siwon per non lasciarmi sola, ma non ne ho bisogno!»

Lui non rispose, si limitò a sorridermi per un po'. Se non fosse stato quelle stupide fossettine sulle guance, che rendevano l'espressione fin troppo dolce per alzare anche solo un dito, lo avrei sicuramente preso a schiaffi.

«Che c'è da ridere?»

«Tu. Sei buffa. Stare in un posto dove non capisci la lingua ti mette ansia, e lo capisco, ma non capisco perchè non ti piaccia stare in mezzo alla gente del posto»

«Non ho niente contro la gente del posto è solo la gente attorno a Siwon che mi dà dei problemi...» mi interruppi a metà frase. Questa non volevo dirla, ma mi era scivolata dalle labbra in una maniera talmente subdola che non mi ero nemmeno accorta che aveva oltrepassato l'invalicabile barriera cervello-bocca.

«Perchè?» mi domandò lui, senza fare una piega.

«È l'atmosfera. Prima la sua famiglia, così dannatamente gentile, da pubblicità di frollini al cioccolato...poi voi, i suoi amici, ancora peggio. Non è normale che voi facciate qualunque cosa assieme, sembrate usciti da un libro per tredicenni. Non è possibile che sia sempre circondato da positività. Ogni volta che sono attorno a lui mi sento circondata da quest'atmosfera rosa confetto che mi soffoca. E ora, se non ti dispiace, credo che tornerò in hotel. Saluta gli altri da parte mia»

Mi aspettavo che facesse una smorfia, che mi facesse notare quanto ero stata maleducata, che girasse le spalle e se ne andasse, o magari tutte e tre. Di certo non mi aspettavo che mi afferrasse per un polso, impedendomi di andare via.

«Che c'è?» domandai, donandogli il mio migliore sguardo interrogativo.

«Vieni a vederci oggi pomeriggio. Ci esibiamo in uno show.»

«Io non ascolto musica.»

Diventavo ogni momento più simpatica, me lo riconoscevo da sola. Anche se, evitando il tono da zitella che avevo appena usato, era effettivamente vero. Tra il lavoro e il guardare i film per lavoro e leggere sceneggiature per lavoro, non avevo il tempo di ascoltare nemmeno mezzo cd, anche perchè in media alla seconda nota stavo già dormendo.

«Sì, Siwon ci aveva accennato la cosa...»

Ma quel tizio era incapace di farsi gli affari suoi? Possibile che tutto quello di vagamente personale che gli avevo detto l'altra sera fosse già stato rivelato a tutta la compagnia cantante? 

«ma vienici a vedere lo stesso. Tu lavori nello spettacolo, capirai vedendoci».

Lo guardai con gli occhi sbarrati per un attimo. Non mi era molto chiaro cosa avrei dovuto capire vedendoli. 

 

Mi avevano fregato. Di nuovo. Stavolta non potevo nemmeno dare la colpa a David, perchè a fregarmi non era stato Siwon, ma il suo amichetto Leeteuk. Il viaggio in macchina fino alla stazione televisiva dove si sarebbero esibiti era stato accompagnato dal sorriso tra il soddisfatto e il compiaciuto di Siwon che aveva erroneamente preso la mia decisione di andarli a vedere come un chiaro segno di gradimento per la compagnia. Ovviamente non era così, ma alla fine il Mr Fossette-sulle-guance-che-mi-rendono-troppo-carino era riuscito a convincermi, principalmente con le parole "buffet gratis alla fine". Alla faccia di Kyucoso che si era mangiato anche il mio pranzo!

«Credevo non ascoltassi musica!» esclamò ad un certo punto Siwon, prendendomi  in giro.

«Infatti. Ho detto che venivo a vedervi, non ad ascoltarvi»

Il suo sorriso si allargò e scosse leggermente la testa. A volte mi chiedevo se ero diventata la sua barzelletta preferita o cosa.

«Sei sicura di poter sopportare l'atmosfera?»

Lo guardai con gli occhi sgranati. Promemoria per me: non dire mai più nemmeno mezza cosa a nessun altro di loro. Era evidente che spettegolavano più di un gruppo di tredicenni in tempesta ormonale.

«Ma voi non avete il concetto di "informazioni riservate", vero?» era una domanda retorica, la mia, non voleva risposte, anche se dovevo aspettarmi che lui non sarebbe rimasto zitto.

«Stamattina avevo accennato ai ragazzi che era un po' difficile andare d'accordo con te e Teukie-hyung si è offerto di provare lui a capire quale era il problema. Era ovvio che me lo dicesse, io e te dobbiamo lavorare insieme, se non andiamo d'accordo diventa un peso per entrambi.»

«Ma io so essere molto professionale! Ti assicuro che sul lavoro posso anche sembrare simpatica!» più o meno.

«Perchè hai intenzione di portarmi in posti lontani dalla gente felice che ti dà tanto fastidio?» mi domandò, con un'occhiata divertita.

«Non ho mai detto che mi dà fastidio la gente felice! Ma non sopporto l'atmosfera soffocante di rapporti umani assolutamente perfetti in cui mi sono trovata in questi due giorni! È finta, non è reale. Le famiglie si opprimono, vanno d'accordo solo nei libri o nei film, per vendere il più possibile...i gruppi di gente famosa non sono amici, sono pronti ad accoltellarsi le spalle per chi arriva più in cima...e anche quelli di gente non famosa lo sono. Qui la vita sembra uno spot pubblicitario e non riesco ad integrarmi in qualcosa che è assolutamente finto.»

Conclusi, guardando con convinzione fuori dal finestrino, sperando che questo bastasse a concludere il discorso. Bastò, o per lo meno lui non disse altro fin quando non entrammo nello studio e mi indicò il posto dove avrei potuto assistere alla diretta. Non sembrava arrabbiato o offeso dalle mie parole, solo pensieroso. Beh se quello bastava a farlo stare zitto per me poteva passare anche tutti i successivi otto mesi a pensare. Passai tutto il tempo prima che cominciasse la diretta a studiare l'agenda per vedere quando incastrare eventuali altri appuntamenti, rendendomi conto con orrore che dovevo competere persino come un paio di concerti. Non ero certa di aver capito bene quello che c'era scritto, perchè secondo le note del manager il concerto poteva essere saltato se gli impegni del film lo avessero necessariamente richiesto. Non ero abituata a musicisti che sceglievano di recitare, piuttosto che fare concerti. Era un segno di professionalità notevole e, improvvisamente, mi trovai a provare un'ondata di ammirazione verso la dedizione che mostravano verso il lavoro che facevano, ogni tipo di lavoro. 

Quando cominciò la diretta del programma misi via l'agenda e feci finta di seguire. Anche se non capivo una parola di quello che veniva detto, aveva ragione Leeteuk: io ci lavoravo in quel mondo, sapevo fin troppo bene che mostrare totale disinteresse, o fare altro durante una diretta tv era qualcosa di assolutamente inconcepibile. Quindi mi sorbii lunghi minuti di risate della gente a battute che io evidentemente non capivo e un susseguirsi di persone che non mi era affatto chiaro. In realtà non capii nemmeno quando avevano annunciato al tanto attesa esibizione, perchè non ricordavo il nome del gruppo. Quindi fu solo quando cominciai a delineare qualche sagoma familiare che capii che i Super Junior erano loro. Ad essere onesti una cosa l'avevo capita: il titolo della canzone, che era in inglese. Partirono le prime note e, per quanto fossi totalmente scettica a riguardo, dovetti ammettere che la canzone non era male, anzi, ti prendeva. Tornai a focalizzarmi su di loro, dopotutto ero stata io a dire che andavo a guardarli, non a sentirli. Ballavano bene, molto bene, questo dovevo ammetterlo, ma ancora non capivo come mai avrei dovuto ricredermi vedendoli esibire. Solo dopo un minuto o due cominciai a capire: bastava vedere la naturalezza con cui si muovevano, le occhiate che si scambiavano tra i vari membri del gruppo, il modo in cui ognuno riusciva a scivolare su quel palco come se stesse camminando per strada...era la stessa identica sensazione che avevo provato stando a tavola con loro. Sembrava quasi che era la forza della loro amicizia a fare andare bene quell'esibizione, più di ogni altra cosa. Alla fine, quando si spensero le luci, e la folla attorno a me mi stava assordando con la loro cascata di applausi, una piccola parte di me cominciò a pensare che forse aveva avuto ragione quel ragazzo: guardandoli avrei capito. Approfittando del momento di buio sgattaiolai fuori dallo studio, mandando un messaggio a Siwon in cui gli dicevo che ero tornata in hotel per guardare i suoi dvd, nemmeno mezzo commento sull'esibizione. Si, una piccola parte di me sarà stata anche convinta dal vederli, ma una molto più grande ci avrebbe del tempo ad ammetterlo.

 

Author's Corner

 

 

Questa storia partecipa alla The Four Elements Challenge.

Four Elements Challenge

Elementi: Aria e Fuoco

Prompt del capitolo: Atmosfera

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Super Junior / Vai alla pagina dell'autore: InstantDayDream