Trecentosette
Amore mio, immenso e puro, ci penso io a farti avere un
futuro
O αἰθήρ στα
μάτια της Νατάλια
L’etere negli occhi di Natal’ja
It's you that decides
Sei tu che decidi
Ed io che cosa mai farei
Se adesso non ci fossi tu
Ad inventare questo
amore?
(E tu, Claudio
Baglioni)
Krasnojarsk, 5 Febbraio 1839
Quando nasce un
amore non è mai troppo tardi
Scende come un bagliore da una stella che guardi
E di stelle nel cuore ce ne sono miliardi
Quando nasce un amore, un amore...
Ed è come un bambino che ha bisogno di cure
Devi stargli vicino, devi darli calore
Preparargli il cammino, il terreno migliore
Quando nasce un amore, un amore...
E' un emozione nella gola, da quando nasce a quando vola
Che cosa c'è di più celeste di un cielo che ha vinto mille tempeste?
(Quando nasce un
amore, Anna Oxa)
Era uno
di quei momenti in cui generalmente due fidanzati, anzi, neosposi, detestano essere interrotti.
Un gelido
mattino d’inverno a Krasnojarsk, tanto gelido che George si stava chiedendo
come mai la sera prima avesse avuto tanta fretta di spogliarsi, ma poi,
guardando Natal’ja addormentata di fianco a lui, ricordò perfettamente il motivo.
Era un
momento incantevole, davvero.
Da fine
di un romanzo, da ritratto.
Finché Céline non era scoppiata a piangere.
E allora sì che erano cominciati i
guai.
-Non
muoverti, Lys. Tu l’hai partorita, io la
calmo. Ad Aiace leggevo l’Aiace di
Sofocle e smetteva di piangere...
Con
Alcesti dovrei provare con l’Alcesti di
Euripide... Ma l’ho lasciato a Sparta-
Alja, dal
canto suo, l’aveva presa con molta meno filosofia.
C’era
poco da fare: Gee, forse per il fatto ch’era diventato padre a quindici anni, e
ora che ne aveva diciassette era pronto a -quasi- tutto, aveva un istinto
paterno invidiabile, per quanto i suoi metodi educativi potessero essere
discutibili.
L’istinto
materno di Natalys, invece, era ridotto ai minimi termini.
Forse
perché aveva tredici anni, forse perché era una sorta di Erode al femminile.
-Io l’ammazzo!-
-Alja! Alja, no, non è lo spirito giusto...-
-Io non sarò mai al servizio di
una persona senza capelli!-
-E’
nostra figlia... Guardala, Lys, è
meravigliosa! Ha i tuoi stessi occhi grigiazzurri, e i suoi capelli saranno
biondissimi come i tuoi, di questo sarai contenta...-
-Saranno! Futuro! Ora non li ha, e io l’ammazzo!-
-Ma guardala, Lys! Come fai ad odiarla? E’
come se io odiassi te! E’ come se io, nel ’34, quando ti ho vista al Porto di
Liverpool, con i tuoi bei capelli sciolti e fluenti, come onde di sole, e gli
occhi limpidi e scintillanti come l’acqua di un torrente, invece di sentir
tremare il cuore, avessi avuto voglia di spaccarti la faccia! Ti sembra normale?
No che
non è normale, Zeus! E’ contro natura!-
-Io avevo
nove anni, Gee... Non strillavo, non
piangevo, non chiedevo il latte...-
-Ma
neanche lei lo chiede, Lys! Lo pretende! E
tu glielo devi dare, ovvio... Altrimenti
cosa te ne fai?
E
comunque, ad essere precisi, io ero innamorato di te già dal 1831... Cioè,
proprio innamorato no, ma quasi...
Tu avevi
sei anni, io dieci, e non ci siamo mai parlati, dato che all’epoca l’inglese
non lo conoscevi neanche tu.
Ci
guardavamo soltanto, ma che sguardi,
Lys... Avrei dovuto essere un autentico cretino, per odiarti!
E poi, ti
prego, guarda che occhi che ha Line...-
-Sono
uguali ai miei, Gee. Sono uguali ai miei
e tu guardi i suoi! Ti pare possibile?!-
-Ma Lys,
è nostra figlia, nostra figlia, mica
una rivale!-
-Io... Le voglio bene, credo- sussurrò
Natal’ja, cercando e stringendo la mano di Gee.
-Ma sai
cosa mi ha detto Julyeta, quando ha scoperto ch’ero incinta?-
-Non
voglio saperlo, Lys. Julyeta ha sempre avuto un ruolo così irrilevante nella
vita, sebbene ti ha messa al mondo...-
-Abbia. Sebbene mi abbia- lo corresse dolcemente
Lys, sorridendo.
Lui le
accarezzò la mano.
-Giusto, abbia. Ecco, io non capisco perché tu
devi ascoltarla proprio adesso, quella lì!-
-Debba-
-Sì,
vabbé, è uguale-
-Non mi
ha detto granché, in fondo. Solo: “beh, a me è successo a quattordici anni, tu
ne hai tredici, complimenti. Adesso credi di amarlo perdutamente, quel George,
ma quando nascerà vostro figlio comincerai ad odiarlo, credimi. Io lo sto
ancora pagando, il mio errore... Lo sto
pagando da tredici anni, e ogni volta che ti guardo mi ricordo quanto ho
sbagliato”. Poi mi ha abbracciata ed è scoppiata a piangere-
Gee la
guardava con occhi fiammeggianti, fuori di sé, come ad implorarla con lo
sguardo di dirgli che si era inventata tutto, che sua madre non le aveva
davvero parlato così.
-Ti ha detto questo?- le chiese infine, con un fil di
voce.
-Sì...
Beh, forse ho esagerato, non è poi così grave. Dovrei esserci abituata-
-No...Tu non devi esserci abituata! Non si
può! Dov’è, adesso, lei? Dov’è tua madre, Lys? Dov’è quella maledetta Julyeta Zirovskaja?-
-Gee,
calmati, dai... Non è niente. Non le do
più retta, io!-
Gee non
volle sentire ragioni.
-Dov’è?-
-In
camera sua, penso... Con Akakij,
forse-
-Ecco,
Akakij dovrà un attimino levarsi di torno, perché non lo voglio ammazzare, lui,
mi sta simpatico.
Anzi,
aspetta. Come si comporta con tua
sorella, Julyeta?-
-Con
Stacey? Bene. E’ contenta, l’adora-
-E quanti
anni ha, adesso?-
-Ventisette.
Akakij ventiquattro-
-E vuole
farti credere che sia una questione d’età? Tutte le ragazze normali si sposano
e hanno figli a quattordici anni! Anche mia madre, anche Eiréne, la madre di
Theo, che anzi si è sposata a dodici, come Talia, mia nonna!-
-Beh, non
proprio tutte... Le ragazze povere,
soprattutto. E non è detto che siano pronte... Che lo vogliano veramente-
-Eiréne
no, non voleva, ma mia nonna sì, e anche mia madre! Perché erano innamorate, e
aspettare è una parola!
Tua madre
mica l’hanno costretta! L’ha scelto lei,
di far l’amore con tuo padre!-
-E
infatti ha passato il resto della sua vita e tutta la mia vita a pentirsene e a
dire ch’è stato un errore-
-Ma non può essere stato un
errore, se lo amava!-
-Lo so,
Gee, ma...-
-E’ come
Lisistrata, allora! Lei quando è nato Aiace di anni ne aveva venticinque, e io
quindici, ma chi è che l’ha cresciuto, che gli ha dato un nome, che lo fa
addormentare, che gli legge Sofocle e tutto il resto?-
-Beh, non
è che leggere Sofocle a un bambino di due anni sia proprio una cosa da genitori
normali...-
-Io a due
anni Sofocle me lo leggevo da solo! E poi a lui piace-
-Ecco,
appunto...-
-Dio,
Lys, ci mancava solo che lo allattavo, Aiace, ma questo ancora non posso
farlo!-
-Allattassi-
-Ti ho
detto che è uguale!-
-Come
vuoi...-
-No, Lys,
quella sgualdrina da quattro soldi non può mica comportarsi così!-
Era
incredibile, Gee, nel suo sembrare un ragazzino frivolo ed essere in realtà, a
diciassette anni, sposato e padre orgoglioso dei suoi due figli.
Forse
assomigliava di più ad un fratello, e anche un fratello irresponsabile e
diseducativo, con la sua incoscienza e i suoi precedenti penali, ma nessuno
avrebbe mai saputo voler bene ad Aiace, Céline e Natal’ja -perché in fondo un
po’ faceva da padre anche a lei- come e quanto gliene voleva lui.
Nessuno al mondo.
-E tuo
padre? Lui è diverso, vero?-
-Mio
padre era felice, quando sono nata io, anche se aveva solo quattordici anni...
Lui amava maman, l’avrebbe sposata lo
stesso, anche se non ci fossi stata io, anche il giorno dopo averla conosciuta.
Mi ha sempre guardata come se
fossi una stella del cielo, papà...-
-Sei la
figlia del principe azzurro, in pratica-
Alja
sorrise, scuotendo la testa.
-In
realtà, mio padre è un codardo. Non ha mai avuto il coraggio di lottare per
me... Si accontentava di vedermi una volta all’anno, anche se stavo fuori
giorno e notte con te...
Solo nel
’36, quando mi hanno arrestata come assassina di Niko... Ero la seconda
sospettata, sì, ma mi hanno condannata senza processo, proprio come hanno fatto
con te... Tu eri evaso, e tutti erano così convinti che fossimo stati noi ad
ucciderlo... Questo mio padre non l’ha
sopportato.
Allora
sì, ha avuto il coraggio di cercare di cambiare le cose... Ma le altre volte no, te lo giuro.
Non sai quante
volte mi svegliavo e lo trovavo sui gradini di casa a fumare leggendo un libro
di filosofia...
Mi
sorrideva, qualche volta mi faceva cenno di sedermi accanto a lui... Non è bastato, però-
-E’ vero,
tu... Tu venivi sempre da me... A mangiare, a dormire, a guardarmi studiare. Io
adoravo che tu lo facessi, e non ti ho mai chiesto se... Non immaginavo che...-
-Eri
l’unico di cui mi fidavo, e ti volevo già così tanto bene, Gee... A te sì che
importava dov’ero, cosa facevo, con chi ero... Tu sì che tenevi a me!-
-A dirla
così, sembra quasi che io abbia approfittato della situazione...- sorrise Gee.
-Ma non è
così, perché tu non lo sapevi. Tenevi a me e basta, perché...-
-Mi ero
innamorato di te, e ci credevo. Come
adesso-
-Lo so...
Lo sapevo anche prima! Lo sapevo già
allora, Gee-
-Eppure a
me stava così simpatico, tuo padre...-
-Anche a
me! Era simpatico, dolce e adorabile... Ma
non è esattamente la stessa cosa. Non aveva minimamente idea di come
comportarsi... Da dove cominciare per essere un padre. Un padre vero-
-Io...-
-Tu lo sei per Aiace e lo sarai per Céline. Sono
io, quella che voleva scagliarla dalla finestra, Gee...
Tu
l’adori, sei sempre lì a guardarla con certi occhioni, che pare che hai visto
la Madonna...-
-E’ la mia bambina! Certo, anche tu sei
la mia bambina... Ma lei è più bambina di
te, no?-
-Lei è la
nostra bambina-
-Sì, e ce
la invidieranno tutti, come tutti invidiavano Agnés a Paquette La
Chantefleurie.
E poi,
pensa che soddisfazione per un greco avere una figlia così bionda...-
-Se questo
greco ha sposato la russa più bionda di Russia, non è poi tanto strano, eh...-
-E’
comunque una cosa di cui andare orgogliosi!-
-Certo,
certo...-
Julyeta
Zirovskaja era bella, non c’era niente da dire.
Begli
occhi, bei capelli, bel viso, bei lineamenti.
Bel
sorriso, forse un po’ triste, ma bello.
Bel
corpo, slanciato e forse fin troppo magro, fragile, ma delizioso alla vista.
A
ventisette anni era ancora la bella biondina dai vispi occhi azzurri e la pelle
candida di cui si erano innamorati Harold Morrison e Akakij Ul’janov.
George,
guardandola, non poté negare che fosse bella.
Lo ammise
e basta.
Come
poteva, d’altronde?
Era identica alla sua Lys.
Ma ora
che ci pensava... Natal’ja era diversa.
Stessi
capelli color avorio, sottili, folti e lunghissimi, stessa pelle color latte,
liscia e solcata, talvolta, da lividi e graffi, stessi, o quasi, profondi occhi
chiari, iridi in cui parevano rivivere la trasparenza dell’acqua e la
disarmante limpidità dell’etere, occhi straordinari, che stregavano e mettevano
soggezione.
Sì, la
somiglianza tra Julyeta e Natal’ja era a dir poco impressionante.
Gee,
però, aveva notato fin dal primo momento, negli occhi di Natal’ja, una
sfumatura che graffiava il cuore, quasi una promessa.
Qualcosa di più.
I
bagliori dell’argento, il grigiazzurro che le era spettato di diritto dalla
nascita, e la legava ancora e per sempre a Nikolaj.
Quando i
suoi capelli biondi ondeggiavano, mossi dal vento, sembravano rubare luce
all’aria.
Natal’ja
aveva talmente tanti sogni e speranze da bruciare con uno sguardo il gelido
disincanto e l’autocommiserazione di Julyeta.
Natalys era la sua Natalys e
basta.
Gee la
guardava mordicchiando nervosamente una sigaretta già finita da tempo.
Non c’erano semplicemente
paragoni.
Natal'ja era molto più bella di sua madre.
-George...-
sussurrò la giovane Siberiana, un po’ a disagio davanti al marito della figlia.
-Julyeta-
rispose lui, in un sussurro.
Poi negli
occhi di Gee divampò una luce feroce, che da neri li rese grigi e poi cielo
fuso, il cielo plumbeo delle tempeste, dei temporali più spaventosi.
Julyeta
sussultò.
-Gee,
cosa c’è?-
-Ti rendi conto di
quello che hai detto?-
-Non capisco...-
-Ti rendi conto che su tu a quattordici anni non ti fossi
innamorata di Harold, se non l’avessi portato in camera tua e tutto il resto, possiamo anche non
entrare nei dettagli, se il ricordo t’imbarazza tanto, Natal’ja...
La mia meravigliosa
Natal’ja, mia moglie, non sarebbe mai nata?
E allora chi avrei amato, io, se non sempre la donna
sbagliata? Chi avrei sognato, io, con una fiamma, una brace nel cuore, chi avrei
difeso dagli incubi, dai miei stessi amici razzisti, dalla perversione del mio
stesso padre, dalle infinite guerre della mia città, dai crudeli giudizi di una
società impietosa, dalla quale io ero stato il primo ad essere condannato?
E chi avrei stretto forte la notte, così forte da
toglierle il respiro, a chi avrei lasciato scivolare l’anima tra le dita, per
l’assenza di chi avrei sentito il cuore ardere e infrangersi nel petto, così
dolorosamente da avvertire il vuoto tra le costole, e il cuore in polvere, in
cenere, il cuore con lei?
A chi avrei fatto mancare il fiato con un sorriso,
fremendo al solo pensiero che lei fosse innamorata
di me, a chi avrei pensato come a una dea, sovrapponendo la sua immagine
alla luce dei miei sogni, con chi avrei avuto una figlia, una figlia bella come Céline?-
-Non aspettarti che lei ricambi per sempre. Le hai
rovinato l’adolescenza. Hai rovinato
tutto-
-E invece no! Lei
non è come te, Julyeta! Non è così
sciocca e infantile!-
-Io...-
-Cos’ha Natal’ja in meno di Clitemnestra? Cosa la rende meno meritevole del tuo
affetto, del tuo amore?
Ha un carattere e dei modi un tantino rudi, forse, ma... L’hanno cresciuta i soldati e gli zingari, è
vero, ma è stato perché non la volevi crescere tu!-
-Chiamala rude! Quella
ragazzina morde, sputa, strilla e insulta, è
indomabile, Dio!-
-Con te si è mai
comportata così?-
-No, ma è perché le sono stata lontana... A me... A me Natal’ja fa paura! Non so mai come
potrebbe reagire alle mie parole...
E se un giorno dico qualcosa di sbagliato e lei chiama i
suoi amici ungheresi? Quelli mi
picchierebbero, mi ucciderebbero... Sono dei selvaggi, i Desztor!
Quando Kolnay era in prigione ad Omsk, io leggevo tutti
gli articoli su di lui, e pregavo di non incontrarlo mai...
Sono stati aperti interi giornali dedicati a lui e ai suoi
crimini, e a Mosca c’è stata un’asta per le sue catene!
E poi è evaso, è venuto a vivere nella casa di fronte alla
nostra, ha rapito mia figlia... L’ha
fatta diventare come lui!
Io tremo ogni volta che lo vedo, lui e quei teppisti dei
suoi figli... E’ lecito o no, aver paura
di quei delinquenti?
Ma soprattutto, Natal’ja non doveva, non doveva... Sposare te, l’assassino di mio nipote... L’assassino
di Nikolaj!
Io mi chiedo ancora come abbia potuto... Proprio lei che a Nikolen’ka voleva tanto
bene!
Ha sposato un pazzo criminale greco, l’assassino di suo cugino, e probabilmente era anche tua
complice...
E adesso avete una figlia! E’ più di quanto io possa perdonarle, Gee...
Non capisci che
cerco di essere gentile con te solo perché ho paura?!-
-Tu... Tu pensi... Che
io abbia ucciso tuo nipote con l’aiuto di tua figlia? Pensi che davvero io
e Lys...
Certo, già questo
dovrebbe bastare a farmi capire quanto le vuoi bene!
Ma stai attenta, Julyeta, perché tu una ragazza
meravigliosa come Natal’ja non l’incontrerai mai più...
Hai perso
definitivamente ogni occasione per essere qualcuno nella sua vita.
Spero solo che almeno Clitemnestra una madre ce l’abbia...
Una madre come si deve!
Anche se sono sicuro che se crescerebbe... Se crescesse con Natal’ja sarebbe molto
meglio.
Sai, in Grecia io
ho un altro figlio, Aiace, e la sua vera madre non vuol saperne, proprio come
te...
Ma in modo un po’ più drastico, lei l’ha proprio abbandonato, l’ha lasciato a me.
Io è da quando avevo quindici anni che, tra una battaglia
e l’altra, corro da lui con il cuore in gola, e cerco di crescerlo come si
deve, anche se, davvero, non ne sono
capace...
L’unica cosa che so è che gli voglio bene, che gli voglio bene da morire.
Io, ad Aiace, ho
detto che la sua vera madre è Natal’ja. Domandati perché... Ti
prego, domandati perché io desidero che lui cresca come figlio di Natalys-
-Davvero?-
Gee si voltò, e quasi istantaneamente un bel sorriso sorse
sulle sue labbra.
-Certo...-
Natal’ja, sulla soglia, lo guardava incredula ed
emozionata.
Poi lo raggiunse e gli diede un bacio su una guancia.
-Céline si è addormentata. Avevi ragione tu, è bellissima. Assomiglia a te, quando dorme...
Spero solo che non dia gomitate e calci nel sonno, perché
io ho ancora i lividi di Maggio, sappilo.
Anche perché, in una di quelle nostre notti di passione
forse un po’ troppo intensa, mi hai letteralmente scaraventata giù dal
letto...- ricordò Lys, facendogli l’occhiolino.
-Scusa, ma che ne sapevo? Ci ho sempre dormito da solo, in camera mia... E questo te lo posso
assicurare!-
Lei gli accarezzò dolcemente una guancia, sorridendo.
-Ma io non ti sto mica rimproverando, Gee... Tu sei sempre stato un attimino violento, in
effetti, ma non lo fai apposta... Non
con me, almeno-
-Certo che no!-
Lys lo guardava con gli occhi che le brillavano.
-Ti adoro-
Gee le sorrise, poi guardò Julyeta.
Allora, cosa stavi
dicendo?
Le ho rovinato la
vita e la reputazione, lei adesso mi odia...
Ne sei proprio
sicura?
Everyone has choice
When to and not to raise their voices
It's you that decides
Which way will you turn
While feeling that our love's not your concern
It's you that decides
Tutti hanno una scelta
Quando alzare la voce e quando stare zitti
Sei tu che decidi
Da che parte girarti
Se senti che il nostro amore non è più importante
Sei tu che decidi
(Run of the Mill, George Harrison)
-Scusa- sussurrò Julyeta, tenendo gli
occhi bassi.
-Per cosa, esattamente?-
Natal’ja non era mai stata una manipolatrice, una che
cercava di far dire alle persone esattamente quello che voleva sentirsi dire.
Si teneva quello che volevano dirle davvero, e se non le
andava bene piuttosto ribaltava il mondo, ma non costringeva nessuno a fare
niente, lei.
Non ci teneva neanche ad alimentare i sensi di colpa con
parole e frasi strategiche, non era così diabolica.
Non in quelle
situazioni, almeno.
Quel “per cosa” non era affatto una domanda strategica, e
se Alja conosceva bene sua madre, per quel poco che Julyeta s’era fatta
conoscere da lei, non avrebbe nemmeno capito, né tantomeno saputo come
rispondere.
Era sempre stata spaventosamente insicura, Julyeta, quando
si trattava di parlare a viso aperto con sua figlia.
Tendeva a fuggire quasi senza accorgersene, per una
codardia ogni volta più forte, più forte
di lei.
Julyeta tacque anche quella volta, e Natal’ja incassò
l’ennesimo colpo.
-Tu credi che io sia grande... Io credevo di essere grande... E
adesso dovrò comportarmi da grande.
Lui, Gee, è davvero
grande. Ha diciassette anni. Io no.
Io non sono grande. Non ancora. Lui
lo sa.
Lui mi ama, e mi
aiuterà. A modo
suo, perché è un mezzo disastro, Gee, e a volte non si comporta affatto da
grande, ma è fantastico.
Io ho solo tredici anni, mamma, ma a quanto ho capito non
è quasi mai una questione di età... Non
sempre, almeno.
E allora vorrei dirti che secondo me neanche tu, a
ventisette anni, sei ancora grande. Non lo eri quando sono nata, va bene,
questo te lo concedo. Ma adesso potresti sforzarti, no? Ti prego.
Io non ho mai avuto una madre. Solo tu. Sono stata quasi adottata dai Desztor, e mi è sempre
piaciuto considerarmi un po’ la sesta figlia di Kolnay e Zsófike. Anche se
Sophie è morta, sai... A volte vado a parlarle al cimitero, e la chiamo mamma.
Lei sarebbe stata contenta di avermi come figlia, forse perché era abituata
agli scapestrati, e si sarebbe affezionata a me come è successo a Kolnay e ai
suoi fantastici figli... Perché sono
fantastici, loro, per me. Capisci a che punto sono arrivata?
Avrai pure il coraggio di dirmi qualcosa... Qualcosa di veramente ponderato e importante,
adesso.
Qualcosa di sincero... Che
ti venga dal cuore, mamma. Per quel poco che è rimasto per me nel tuo
cuore...
Che spero che
sia rimasto. Vero che qualcosa è rimasto, mamma? Io ce l’avrò, il coraggio di
crescere Céline...
Forse ce l’ho già
adesso! Tu non
eri sola, mamma... C’era papà, e papà ti
amava. Allora forse eri tu, non so se ci hai mai pensato, a non amare
abbastanza né lui né me. Ti prego, dì qualcosa...
Lo so che parlo sempre io, che sono maledettamente
logorroica, ma io ho bisogno di te,
mamma!-
Julyeta sorrise debolmente.
-Gli errori non parlano così bene... Non fanno questi bei discorsi...- cominciò, un po’ commossa.
Natal’ja parve delusa da quell’inizio.
Che accidenti me ne
frega di aver fatto un bel discorso?
Pensi che me lo sia
scritta, che me lo sia studiata?
Pensi che io queste
cose non le possa dire così...
Semplicemente perché
dentro mi fanno troppo male?
-No, Alja, io... Mio
Dio, non ero preparata a tutto questo...-
E quando mai era
preparata a qualcosa, lei?
-Siamo sempre state così lontane... Qualche volta ti ho perfino odiata... Io non so chi sei, lo sanno
meglio gli altri, i carcerieri, i giornalisti, quelli che passano, ti guardano
e bisbigliano: “quella è Natal’ja”, e
giù con una cascata di cosa incredibili su di te che io non immaginavo né
sospettavo minimamente... Alja, tu mi fai
paura!
Sei cresciuta così in fretta, a tredici anni hai una
figlia e un marito, sei il sogno e la regina della malavita russa, ungherese e
perfino greca...
Io ti ho avuta a quattordici anni, sì, ma mi sono sposata
a venticinque! Alla tua età a me faceva
paura, il matrimonio...-
-A te faceva paura
la vita, mamma! Io e papà eravamo un rischio troppo grande per te, vero?-
-Natal’ja...-
-Lascia stare, dai. Mi
vuoi bene?-
-Sì, Alja, sì... Te
ne voglio tanto Sei più precoce di me, ma ti voglio bene-
-Non l’abbiamo ucciso noi, Nikolen’ka, credimi. Lui aveva
paura come te... Ma di cose molto più complicate e spaventose. Lui non voleva morire, mamma... Eppure
impiccarsi gli è sembrata l’unica soluzione.
Lui è scappato dal mondo, tu sei scappata da me. Spero
davvero che con Stacey sia diverso... Perché
è una bambina adorabile, lei, e sono sicura che non ti farà disperare quanto me.
Credo che tu sia arrabbiata con me anche perché ti ho
fatta diventare nonna a ventisette anni... Immagino che ti sembri veramente troppo, questo. Ti ho definitivamente
rovinato la reputazione, eh?
Ma non preoccuparti, me la caverò... Non ti chiederò più
niente... Non ti chiederò mai niente,
come sempre.
Solo un po’ d’affetto, se non ti costa troppo... Non credo di essere poi così cattiva-
Natal’ja sorrise, e abbracciò forte la madre, che la
strinse con un po’ meno convinzione, ma ugualmente alla bionda tredicenne di
Forradalom parve di sentire quella scintilla d’affetto ch’era sempre mancata.
La sera, a letto, Natal’ja si era addormentata quasi
subito, e Gee era rimasto a contemplarla tra il distratto e il sognante.
-Mia piccola, favolosa Natal’ja... Mio dolce tesoro...- le
sussurrò tra i capelli, credendo che dormisse ancora.
Ma Lys socchiuse gli occhi e gli sorrise, radiosa.
-Sì?-
Gee arrossì di colpo.
-Oh... Hai sentito?-
-Non avrei dovuto?-
-Non è questo, è che... Non so da dove mi sia venuto-
-Dal cuore, no?-
-Naturalmente... Solo non credevo di poter essere così
romantico-
-Ti dispiace?-
-Se ti fa sorridere così, come potrebbe dispiacermi?-
-Amore mio, non hai sonno?- cambiò argomento lei, notando
che, pur avendo uno sguardo assonnato almeno quanto il suo, Gee continuava a
rimanere sveglio a guardarla.
C’era qualcosa, anzi, qualcuno
ch’era nato da sei giorni e aveva gli occhi e i capelli del suo grande amore,
che non lo faceva dormire...
-Se si sveglia Line...-
-Sono le donne, in genere, a star sveglie notti intere per
i figli... I mariti escono, vanno ad ubriacarsi...-
-Tu non sei una
donna, Alja, si sa. E’ più probabile che ci vai tu, ad ubriacarti, ad
ubriacarti, di questo passo-
-Vada- lo corresse Lys, beccandosi
un’occhiataccia in risposta.
-Tu sei un padre così meraviglioso...-
-Sì, ma non approfittarne. Ti verrei a cercare in tutte le
osterie della città, e quando ti trovo...-
-Non voglio sentire oltre. Capisco che mi faresti molto
male, se dovessi trovarmi all’osteria, ma
se finissi la frase faresti molto male alla grammatica- lo prese in giro, e
lui sbuffò.
-E va bene...-
-Credi che sia terribilmente infantile, vero?-
-Un po’... Ma mi preoccuperei, se non lo eri-
-Fossi-
-Non è molto romantico, correggersi i verbi- le fece
notare Gee, fingendosi offeso.
-Neanche sbagliarli!
Anche se, in fondo...-
-Ti preoccuperesti,
se non lo farei-
concluse per lei lo Spartano.
La biondina lo fulminò con lo sguardo.
-Facessi-
-Appunto-
-Secondo te Line da chi prenderà?-
-Da me, Lys, da me... Sul piano fisico è assolutamente
identica a te, almeno i verbi li deve
sbagliare in mio onore!- rispose lui, spostando un po’ la stoffa nivea della
sottoveste dalla spalla di Lys e baciandole la pelle gelida.
Natal’ja alzò gli occhi al cielo.
-Come no...-
Che cosa c'è, se adesso
sento queste cose per te?
Farò di te la mia estensione, farò di te il tempo della ragione
Farò di più, farò tutte le cose che vuoi fare anche tu
Ti fa bene, ti piace, questa voglia di dare
E ti senti capace, non ti puoi più fermare
Come un fiume alla foce che si getta nel mare
Quando nasce un amore, un amore...
E' l'universo che si svela, quante parole in una sola
Amore mio, immenso e puro, ci penso io a farti avere un futuro
Amore che sta già chiedendo strada tutta per sé
(Quando nasce un amore,
Anna Oxa)
Note
Uno dei
primi giorni da genitori di Achille ed Erode Gee e Alja ;)
Questo lo
lascio commentare a voi, dai ;)
E poi...
Julyeta. Julyeta che ha detto ad Alja una cosa terribile, e Gee non ci ha visto
più, Gee è andato a parlarle.
Perché per lui ed Alja sarà
diverso da come è stato per Julyeta ed Harold.
Nell’ultima
parte madre e figlia dovrebbero chiarirsi, ma parla quasi solo Lys...
E alla
fine si abbracciano, sì, ma basterà? ;)
Julyeta è ancora convinta che siano stati Alja e Gee, a uccidere Niko.
Stavolta
ho messo la foto di Julyeta e quelle di Alja da piccola (le tre in basso, ma
c’è scritto) ;)
Spero che
vi sia piaciuto!
A presto,
Marty