Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Natalja_Aljona    14/06/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Trecentosette



Trecentosette

Amore mio, immenso e puro, ci penso io a farti avere un futuro

O αθήρ στα μάτια της Νατάλια

L’etere negli occhi di Natal’ja
It's you that decides
Sei tu che decidi


Ed io che cosa mai farei

 Se adesso non ci fossi tu

Ad inventare questo amore?

(E tu, Claudio Baglioni)

 

Krasnojarsk, 5 Febbraio 1839

 

Quando nasce un amore non è mai troppo tardi
Scende come un bagliore da una stella che guardi
E di stelle nel cuore ce ne sono miliardi
Quando nasce un amore, un amore...
Ed è come un bambino che ha bisogno di cure
Devi stargli vicino, devi darli calore
Preparargli il cammino, il terreno migliore
Quando nasce un amore, un amore...
E' un emozione nella gola, da quando nasce a quando vola
Che cosa c'è di più celeste di un cielo che ha vinto mille tempeste?

(Quando nasce un amore, Anna Oxa)

 

Era uno di quei momenti in cui generalmente due fidanzati, anzi, neosposi, detestano essere interrotti.

Un gelido mattino d’inverno a Krasnojarsk, tanto gelido che George si stava chiedendo come mai la sera prima avesse avuto tanta fretta di spogliarsi, ma poi, guardando Natal’ja addormentata di fianco a lui, ricordò perfettamente il motivo.

Era un momento incantevole, davvero.

Da fine di un romanzo, da ritratto.
Finché Céline non era scoppiata a piangere.

E allora sì che erano cominciati i guai.

-Non muoverti, Lys. Tu l’hai partorita, io la calmo. Ad Aiace leggevo l’Aiace di Sofocle e smetteva di piangere...

Con Alcesti dovrei provare con l’Alcesti di Euripide... Ma l’ho lasciato a Sparta-

Alja, dal canto suo, l’aveva presa con molta meno filosofia.

C’era poco da fare: Gee, forse per il fatto ch’era diventato padre a quindici anni, e ora che ne aveva diciassette era pronto a -quasi- tutto, aveva un istinto paterno invidiabile, per quanto i suoi metodi educativi potessero essere discutibili.

L’istinto materno di Natalys, invece, era ridotto ai minimi termini.

Forse perché aveva tredici anni, forse perché era una sorta di Erode al femminile.

-Io l’ammazzo!-

-Alja! Alja, no, non è lo spirito giusto...-

-Io non sarò mai al servizio di una persona senza capelli!-

-E’ nostra figlia... Guardala, Lys, è meravigliosa! Ha i tuoi stessi occhi grigiazzurri, e i suoi capelli saranno biondissimi come i tuoi, di questo sarai contenta...-

-Saranno! Futuro! Ora non li ha, e io l’ammazzo!-

-Ma guardala, Lys! Come fai ad odiarla? E’ come se io odiassi te! E’ come se io, nel ’34, quando ti ho vista al Porto di Liverpool, con i tuoi bei capelli sciolti e fluenti, come onde di sole, e gli occhi limpidi e scintillanti come l’acqua di un torrente, invece di sentir tremare il cuore, avessi avuto voglia di spaccarti la faccia! Ti sembra normale?

No che non è normale, Zeus! E’ contro natura!-

-Io avevo nove anni, Gee... Non strillavo, non piangevo, non chiedevo il latte...-

-Ma neanche lei lo chiede, Lys! Lo pretende! E tu glielo devi dare, ovvio... Altrimenti cosa te ne fai?

E comunque, ad essere precisi, io ero innamorato di te già dal 1831... Cioè, proprio innamorato no, ma quasi...

Tu avevi sei anni, io dieci, e non ci siamo mai parlati, dato che all’epoca l’inglese non lo conoscevi neanche tu.

Ci guardavamo soltanto, ma che sguardi, Lys... Avrei dovuto essere un autentico cretino, per odiarti!

E poi, ti prego, guarda che occhi che ha Line...-

-Sono uguali ai miei, Gee. Sono uguali ai miei e tu guardi i suoi! Ti pare possibile?!-

-Ma Lys, è nostra figlia, nostra figlia, mica una rivale!-

-Io... Le voglio bene, credo- sussurrò Natal’ja, cercando e stringendo la mano di Gee.

-Ma sai cosa mi ha detto Julyeta, quando ha scoperto ch’ero incinta?-

-Non voglio saperlo, Lys. Julyeta ha sempre avuto un ruolo così irrilevante nella vita, sebbene ti ha messa al mondo...-

-Abbia. Sebbene mi abbia- lo corresse dolcemente Lys, sorridendo.

Lui le accarezzò la mano.

-Giusto, abbia. Ecco, io non capisco perché tu devi ascoltarla proprio adesso, quella lì!-

-Debba-

-Sì, vabbé, è uguale-

-Non mi ha detto granché, in fondo. Solo: “beh, a me è successo a quattordici anni, tu ne hai tredici, complimenti. Adesso credi di amarlo perdutamente, quel George, ma quando nascerà vostro figlio comincerai ad odiarlo, credimi. Io lo sto ancora pagando, il mio errore... Lo sto pagando da tredici anni, e ogni volta che ti guardo mi ricordo quanto ho sbagliato”. Poi mi ha abbracciata ed è scoppiata a piangere-

Gee la guardava con occhi fiammeggianti, fuori di sé, come ad implorarla con lo sguardo di dirgli che si era inventata tutto, che sua madre non le aveva davvero parlato così.

-Ti ha detto questo?- le chiese infine, con un fil di voce.

-Sì... Beh, forse ho esagerato, non è poi così grave. Dovrei esserci abituata-

-No...Tu non devi esserci abituata! Non si può! Dov’è, adesso, lei? Dov’è tua madre, Lys? Dov’è quella maledetta Julyeta Zirovskaja?-

-Gee, calmati, dai... Non è niente. Non le do più retta, io!-

Gee non volle sentire ragioni.

-Dov’è?-

-In camera sua, penso... Con Akakij, forse-

-Ecco, Akakij dovrà un attimino levarsi di torno, perché non lo voglio ammazzare, lui, mi sta simpatico.

Anzi, aspetta. Come si comporta con tua sorella, Julyeta?-

-Con Stacey? Bene. E’ contenta, l’adora-

-E quanti anni ha, adesso?-

-Ventisette. Akakij ventiquattro-

-E vuole farti credere che sia una questione d’età? Tutte le ragazze normali si sposano e hanno figli a quattordici anni! Anche mia madre, anche Eiréne, la madre di Theo, che anzi si è sposata a dodici, come Talia, mia nonna!-

-Beh, non proprio tutte... Le ragazze povere, soprattutto. E non è detto che siano pronte... Che lo vogliano veramente-

-Eiréne no, non voleva, ma mia nonna sì, e anche mia madre! Perché erano innamorate, e aspettare è una parola!

Tua madre mica l’hanno costretta! L’ha scelto lei, di far l’amore con tuo padre!-

-E infatti ha passato il resto della sua vita e tutta la mia vita a pentirsene e a dire ch’è stato un errore-

-Ma non può essere stato un errore, se lo amava!-

-Lo so, Gee, ma...-

-E’ come Lisistrata, allora! Lei quando è nato Aiace di anni ne aveva venticinque, e io quindici, ma chi è che l’ha cresciuto, che gli ha dato un nome, che lo fa addormentare, che gli legge Sofocle e tutto il resto?-

-Beh, non è che leggere Sofocle a un bambino di due anni sia proprio una cosa da genitori normali...-

-Io a due anni Sofocle me lo leggevo da solo! E poi a lui piace-

-Ecco, appunto...-

-Dio, Lys, ci mancava solo che lo allattavo, Aiace, ma questo ancora non posso farlo!-

-Allattassi-

-Ti ho detto che è uguale!-

-Come vuoi...-

-No, Lys, quella sgualdrina da quattro soldi non può mica comportarsi così!-

Era incredibile, Gee, nel suo sembrare un ragazzino frivolo ed essere in realtà, a diciassette anni, sposato e padre orgoglioso dei suoi due figli.

Forse assomigliava di più ad un fratello, e anche un fratello irresponsabile e diseducativo, con la sua incoscienza e i suoi precedenti penali, ma nessuno avrebbe mai saputo voler bene ad Aiace, Céline e Natal’ja -perché in fondo un po’ faceva da padre anche a lei- come e quanto gliene voleva lui.

Nessuno al mondo.

-E tuo padre? Lui è diverso, vero?-

-Mio padre era felice, quando sono nata io, anche se aveva solo quattordici anni... Lui amava maman, l’avrebbe sposata lo stesso, anche se non ci fossi stata io, anche il giorno dopo averla conosciuta.

Mi ha sempre guardata come se fossi una stella del cielo, papà...-

-Sei la figlia del principe azzurro, in pratica-

Alja sorrise, scuotendo la testa.

-In realtà, mio padre è un codardo. Non ha mai avuto il coraggio di lottare per me... Si accontentava di vedermi una volta all’anno, anche se stavo fuori giorno e notte con te...

Solo nel ’36, quando mi hanno arrestata come assassina di Niko... Ero la seconda sospettata, sì, ma mi hanno condannata senza processo, proprio come hanno fatto con te... Tu eri evaso, e tutti erano così convinti che fossimo stati noi ad ucciderlo... Questo mio padre non l’ha sopportato.

Allora sì, ha avuto il coraggio di cercare di cambiare le cose... Ma le altre volte no, te lo giuro.

Non sai quante volte mi svegliavo e lo trovavo sui gradini di casa a fumare leggendo un libro di filosofia...

Mi sorrideva, qualche volta mi faceva cenno di sedermi accanto a lui... Non è bastato, però-

-E’ vero, tu... Tu venivi sempre da me... A mangiare, a dormire, a guardarmi studiare. Io adoravo che tu lo facessi, e non ti ho mai chiesto se... Non immaginavo che...-

-Eri l’unico di cui mi fidavo, e ti volevo già così tanto bene, Gee... A te sì che importava dov’ero, cosa facevo, con chi ero... Tu sì che tenevi a me!-

-A dirla così, sembra quasi che io abbia approfittato della situazione...- sorrise Gee.

-Ma non è così, perché tu non lo sapevi. Tenevi a me e basta, perché...-

-Mi ero innamorato di te, e ci credevo. Come adesso-

-Lo so... Lo sapevo anche prima! Lo sapevo già allora, Gee-

-Eppure a me stava così simpatico, tuo padre...-

-Anche a me! Era simpatico, dolce e adorabile... Ma non è esattamente la stessa cosa. Non aveva minimamente idea di come comportarsi... Da dove cominciare per essere un padre. Un padre vero-

-Io...-

-Tu lo sei per Aiace e lo sarai per Céline. Sono io, quella che voleva scagliarla dalla finestra, Gee...

Tu l’adori, sei sempre lì a guardarla con certi occhioni, che pare che hai visto la Madonna...-

-E’ la mia bambina! Certo, anche tu sei la mia bambina... Ma lei è più bambina di te, no?-

-Lei è la nostra bambina-

-Sì, e ce la invidieranno tutti, come tutti invidiavano Agnés a Paquette La Chantefleurie.

E poi, pensa che soddisfazione per un greco avere una figlia così bionda...-

-Se questo greco ha sposato la russa più bionda di Russia, non è poi tanto strano, eh...-

-E’ comunque una cosa di cui andare orgogliosi!-

-Certo, certo...-

 

Julyeta Zirovskaja era bella, non c’era niente da dire.

Begli occhi, bei capelli, bel viso, bei lineamenti.

Bel sorriso, forse un po’ triste, ma bello.

Bel corpo, slanciato e forse fin troppo magro, fragile, ma delizioso alla vista.

A ventisette anni era ancora la bella biondina dai vispi occhi azzurri e la pelle candida di cui si erano innamorati Harold Morrison e Akakij Ul’janov.

George, guardandola, non poté negare che fosse bella.

Lo ammise e basta.

Come poteva, d’altronde?

Era identica alla sua Lys.

Ma ora che ci pensava... Natal’ja era diversa.

Stessi capelli color avorio, sottili, folti e lunghissimi, stessa pelle color latte, liscia e solcata, talvolta, da lividi e graffi, stessi, o quasi, profondi occhi chiari, iridi in cui parevano rivivere la trasparenza dell’acqua e la disarmante limpidità dell’etere, occhi straordinari, che stregavano e mettevano soggezione.

Sì, la somiglianza tra Julyeta e Natal’ja era a dir poco impressionante.

Gee, però, aveva notato fin dal primo momento, negli occhi di Natal’ja, una sfumatura che graffiava il cuore, quasi una promessa.

Qualcosa di più.

I bagliori dell’argento, il grigiazzurro che le era spettato di diritto dalla nascita, e la legava ancora e per sempre a Nikolaj.

Quando i suoi capelli biondi ondeggiavano, mossi dal vento, sembravano rubare luce all’aria.

Natal’ja aveva talmente tanti sogni e speranze da bruciare con uno sguardo il gelido disincanto e l’autocommiserazione di Julyeta.

Natalys era la sua Natalys e basta.

Gee la guardava mordicchiando nervosamente una sigaretta già finita da tempo.

Non c’erano semplicemente paragoni.

Natal'ja era molto più bella di sua madre.

 

-George...- sussurrò la giovane Siberiana, un po’ a disagio davanti al marito della figlia.

-Julyeta- rispose lui, in un sussurro.

Poi negli occhi di Gee divampò una luce feroce, che da neri li rese grigi e poi cielo fuso, il cielo plumbeo delle tempeste, dei temporali più spaventosi.

Julyeta sussultò.

-Gee, cosa c’è?-

-Ti rendi conto di quello che hai detto?-

-Non capisco...-

-Ti rendi conto che su tu a quattordici anni non ti fossi innamorata di Harold, se non l’avessi portato in camera tua e tutto il resto, possiamo anche non entrare nei dettagli, se il ricordo t’imbarazza tanto, Natal’ja...

La mia meravigliosa Natal’ja, mia moglie, non sarebbe mai nata?

E allora chi avrei amato, io, se non sempre la donna sbagliata? Chi avrei sognato, io, con una fiamma, una brace nel cuore, chi avrei difeso dagli incubi, dai miei stessi amici razzisti, dalla perversione del mio stesso padre, dalle infinite guerre della mia città, dai crudeli giudizi di una società impietosa, dalla quale io ero stato il primo ad essere condannato?

E chi avrei stretto forte la notte, così forte da toglierle il respiro, a chi avrei lasciato scivolare l’anima tra le dita, per l’assenza di chi avrei sentito il cuore ardere e infrangersi nel petto, così dolorosamente da avvertire il vuoto tra le costole, e il cuore in polvere, in cenere, il cuore con lei?

A chi avrei fatto mancare il fiato con un sorriso, fremendo al solo pensiero che lei fosse innamorata di me, a chi avrei pensato come a una dea, sovrapponendo la sua immagine alla luce dei miei sogni, con chi avrei avuto una figlia, una figlia bella come Céline?-

-Non aspettarti che lei ricambi per sempre. Le hai rovinato l’adolescenza. Hai rovinato tutto-

-E invece no! Lei non è come te, Julyeta! Non è così sciocca e infantile!-

-Io...-

-Cos’ha Natal’ja in meno di Clitemnestra? Cosa la rende meno meritevole del tuo affetto, del tuo amore?

Ha un carattere e dei modi un tantino rudi, forse, ma... L’hanno cresciuta i soldati e gli zingari, è vero, ma è stato perché non la volevi crescere tu!-

-Chiamala rude! Quella ragazzina morde, sputa, strilla e insulta, è indomabile, Dio!-

-Con te si è mai comportata così?-

-No, ma è perché le sono stata lontana... A me... A me Natal’ja fa paura! Non so mai come potrebbe reagire alle mie parole...

E se un giorno dico qualcosa di sbagliato e lei chiama i suoi amici ungheresi? Quelli mi picchierebbero, mi ucciderebbero... Sono dei selvaggi, i Desztor!

Quando Kolnay era in prigione ad Omsk, io leggevo tutti gli articoli su di lui, e pregavo di non incontrarlo mai...

Sono stati aperti interi giornali dedicati a lui e ai suoi crimini, e a Mosca c’è stata un’asta per le sue catene!

E poi è evaso, è venuto a vivere nella casa di fronte alla nostra, ha rapito mia figlia... L’ha fatta diventare come lui!

Io tremo ogni volta che lo vedo, lui e quei teppisti dei suoi figli... E’ lecito o no, aver paura di quei delinquenti?

Ma soprattutto, Natal’ja non doveva, non doveva... Sposare te, l’assassino di mio nipote... L’assassino di Nikolaj!

Io mi chiedo ancora come abbia potuto... Proprio lei che a Nikolen’ka voleva tanto bene!

Ha sposato un pazzo criminale greco, l’assassino di suo cugino, e probabilmente era anche tua complice...

E adesso avete una figlia! E’ più di quanto io possa perdonarle, Gee...

Non capisci che cerco di essere gentile con te solo perché ho paura?!-

-Tu... Tu pensi... Che io abbia ucciso tuo nipote con l’aiuto di tua figlia? Pensi che davvero io e Lys...

Certo, già questo dovrebbe bastare a farmi capire quanto le vuoi bene!

Ma stai attenta, Julyeta, perché tu una ragazza meravigliosa come Natal’ja non l’incontrerai mai più...

Hai perso definitivamente ogni occasione per essere qualcuno nella sua vita.

Spero solo che almeno Clitemnestra una madre ce l’abbia... Una madre come si deve!

Anche se sono sicuro che se crescerebbe... Se crescesse con Natal’ja sarebbe molto meglio.

Sai, in  Grecia io ho un altro figlio, Aiace, e la sua vera madre non vuol saperne, proprio come te...

Ma in modo un po’ più drastico, lei l’ha proprio abbandonato, l’ha lasciato a me.

Io è da quando avevo quindici anni che, tra una battaglia e l’altra, corro da lui con il cuore in gola, e cerco di crescerlo come si deve, anche se, davvero, non ne sono capace...

L’unica cosa che so è che gli voglio bene, che gli voglio bene da morire.

Io, ad Aiace, ho detto che la sua vera madre è Natal’ja. Domandati perché... Ti prego, domandati perché io desidero che lui cresca come figlio di Natalys-

-Davvero?-

Gee si voltò, e quasi istantaneamente un bel sorriso sorse sulle sue labbra.

-Certo...-

Natal’ja, sulla soglia, lo guardava incredula ed emozionata.

Poi lo raggiunse e gli diede un bacio su una guancia.

-Céline si è addormentata. Avevi ragione tu, è bellissima. Assomiglia a te, quando dorme...

Spero solo che non dia gomitate e calci nel sonno, perché io ho ancora i lividi di Maggio, sappilo.

Anche perché, in una di quelle nostre notti di passione forse un po’ troppo intensa, mi hai letteralmente scaraventata giù dal letto...- ricordò Lys, facendogli l’occhiolino.

-Scusa, ma che ne sapevo? Ci ho sempre dormito da solo, in camera mia... E questo te lo posso assicurare!-

Lei gli accarezzò dolcemente una guancia, sorridendo.

-Ma io non ti sto mica rimproverando, Gee... Tu sei sempre stato un attimino violento, in effetti, ma non lo fai apposta... Non con me, almeno-

-Certo che no!-

Lys lo guardava con gli occhi che le brillavano.

-Ti adoro-

Gee le sorrise, poi guardò Julyeta.

Allora, cosa stavi dicendo?

Le ho rovinato la vita e la reputazione, lei adesso mi odia...

Ne sei proprio sicura?

 

Everyone has choice
When to and not to raise their voices
It's you that decides
Which way will you turn
While feeling that our love's not your concern
It's you that decides

Tutti hanno una scelta
Quando alzare la voce e quando stare zitti
Sei tu che decidi
Da che parte girarti
Se senti che il nostro amore non è più importante
Sei tu che decidi
(Run of the Mill, George Harrison)


-Scusa- sussurrò Julyeta, tenendo gli occhi bassi.

-Per cosa, esattamente?-

Natal’ja non era mai stata una manipolatrice, una che cercava di far dire alle persone esattamente quello che voleva sentirsi dire.

Si teneva quello che volevano dirle davvero, e se non le andava bene piuttosto ribaltava il mondo, ma non costringeva nessuno a fare niente, lei.

Non ci teneva neanche ad alimentare i sensi di colpa con parole e frasi strategiche, non era così diabolica.

Non in quelle situazioni, almeno.

Quel “per cosa” non era affatto una domanda strategica, e se Alja conosceva bene sua madre, per quel poco che Julyeta s’era fatta conoscere da lei, non avrebbe nemmeno capito, né tantomeno saputo come rispondere.

Era sempre stata spaventosamente insicura, Julyeta, quando si trattava di parlare a viso aperto con sua figlia.

Tendeva a fuggire quasi senza accorgersene, per una codardia ogni volta più forte, più forte di lei.

Julyeta tacque anche quella volta, e Natal’ja incassò l’ennesimo colpo.

-Tu credi che io sia grande... Io credevo di essere grande... E adesso dovrò comportarmi da grande.

Lui, Gee, è davvero grande. Ha diciassette anni. Io no. Io non sono grande. Non ancora. Lui lo sa.

Lui mi ama, e mi aiuterà. A modo suo, perché è un mezzo disastro, Gee, e a volte non si comporta affatto da grande, ma è fantastico.

Io ho solo tredici anni, mamma, ma a quanto ho capito non è quasi mai una questione di età... Non sempre, almeno.

E allora vorrei dirti che secondo me neanche tu, a ventisette anni, sei ancora grande. Non lo eri quando sono nata, va bene, questo te lo concedo. Ma adesso potresti sforzarti, no? Ti prego.

Io non ho mai avuto una madre. Solo tu. Sono stata quasi adottata dai Desztor, e mi è sempre piaciuto considerarmi un po’ la sesta figlia di Kolnay e Zsófike. Anche se Sophie è morta, sai... A volte vado a parlarle al cimitero, e la chiamo mamma. Lei sarebbe stata contenta di avermi come figlia, forse perché era abituata agli scapestrati, e si sarebbe affezionata a me come è successo a Kolnay e ai suoi fantastici figli... Perché sono fantastici, loro, per me. Capisci a che punto sono arrivata?

Avrai pure il coraggio di dirmi qualcosa... Qualcosa di veramente ponderato e importante, adesso.

Qualcosa di sincero... Che ti venga dal cuore, mamma. Per quel poco che è rimasto per me nel tuo cuore...

Che spero che sia rimasto. Vero che qualcosa è rimasto, mamma? Io ce l’avrò, il coraggio di crescere Céline...

Forse ce l’ho già adesso! Tu non eri sola, mamma... C’era papà, e papà ti amava. Allora forse eri tu, non so se ci hai mai pensato, a non amare abbastanza né lui né me. Ti prego, dì qualcosa...

Lo so che parlo sempre io, che sono maledettamente logorroica, ma io ho bisogno di te, mamma!-

Julyeta sorrise debolmente.

-Gli errori non parlano così bene... Non fanno questi bei discorsi...- cominciò, un po’ commossa.

Natal’ja parve delusa da quell’inizio.

Che accidenti me ne frega di aver fatto un bel discorso?

Pensi che me lo sia scritta, che me lo sia studiata?

Pensi che io queste cose non le possa dire così...

Semplicemente perché dentro mi fanno troppo male?

-No, Alja, io... Mio Dio, non ero preparata a tutto questo...-

E quando mai era preparata a qualcosa, lei?

-Siamo sempre state così lontane... Qualche volta ti ho perfino odiata... Io non so chi sei, lo sanno meglio gli altri, i carcerieri, i giornalisti, quelli che passano, ti guardano e bisbigliano: “quella è Natal’ja”, e giù con una cascata di cosa incredibili su di te che io non immaginavo né sospettavo minimamente... Alja, tu mi fai paura!

Sei cresciuta così in fretta, a tredici anni hai una figlia e un marito, sei il sogno e la regina della malavita russa, ungherese e perfino greca...

Io ti ho avuta a quattordici anni, sì, ma mi sono sposata a venticinque! Alla tua età a me faceva paura, il matrimonio...-

-A te faceva paura la vita, mamma! Io e papà eravamo un rischio troppo grande per te, vero?-

-Natal’ja...-

-Lascia stare, dai. Mi vuoi bene?-

-Sì, Alja, sì... Te ne voglio tanto Sei più precoce di me, ma ti voglio bene-

-Non l’abbiamo ucciso noi, Nikolen’ka, credimi. Lui aveva paura come te... Ma di cose molto più complicate e spaventose. Lui non voleva morire, mamma... Eppure impiccarsi gli è sembrata l’unica soluzione.

Lui è scappato dal mondo, tu sei scappata da me. Spero davvero che con Stacey sia diverso... Perché è una bambina adorabile, lei, e sono sicura che non ti farà disperare quanto me.

Credo che tu sia arrabbiata con me anche perché ti ho fatta diventare nonna a ventisette anni... Immagino che ti sembri veramente troppo, questo. Ti ho definitivamente rovinato la reputazione, eh?

Ma non preoccuparti, me la caverò... Non ti chiederò più niente... Non ti chiederò mai niente, come sempre.

Solo un po’ d’affetto, se non ti costa troppo... Non credo di essere poi così cattiva-

Natal’ja sorrise, e abbracciò forte la madre, che la strinse con un po’ meno convinzione, ma ugualmente alla bionda tredicenne di Forradalom parve di sentire quella scintilla d’affetto ch’era sempre mancata.

 

La sera, a letto, Natal’ja si era addormentata quasi subito, e Gee era rimasto a contemplarla tra il distratto e il sognante.

-Mia piccola, favolosa Natal’ja... Mio dolce tesoro...- le sussurrò tra i capelli, credendo che dormisse ancora.

Ma Lys socchiuse gli occhi e gli sorrise, radiosa.

-Sì?-

Gee arrossì di colpo.

-Oh... Hai sentito?-

-Non avrei dovuto?-

-Non è questo, è che... Non so da dove mi sia venuto-

-Dal cuore, no?-

-Naturalmente... Solo non credevo di poter essere così romantico-

-Ti dispiace?-

-Se ti fa sorridere così, come potrebbe dispiacermi?-

-Amore mio, non hai sonno?- cambiò argomento lei, notando che, pur avendo uno sguardo assonnato almeno quanto il suo, Gee continuava a rimanere sveglio a guardarla.

C’era qualcosa, anzi, qualcuno ch’era nato da sei giorni e aveva gli occhi e i capelli del suo grande amore, che non lo faceva dormire...

-Se si sveglia Line...-

-Sono le donne, in genere, a star sveglie notti intere per i figli... I mariti escono, vanno ad ubriacarsi...-

-Tu non sei una donna, Alja, si sa. E’ più probabile che ci vai tu, ad ubriacarti, ad ubriacarti, di questo passo-

-Vada- lo corresse Lys, beccandosi un’occhiataccia in risposta.

-Tu sei un padre così meraviglioso...-

-Sì, ma non approfittarne. Ti verrei a cercare in tutte le osterie della città, e quando ti trovo...-

-Non voglio sentire oltre. Capisco che mi faresti molto male, se dovessi trovarmi all’osteria, ma se finissi la frase faresti molto male alla grammatica- lo prese in giro, e lui sbuffò.

-E va bene...-

-Credi che sia terribilmente infantile, vero?-

-Un po’... Ma mi preoccuperei, se non lo eri-

-Fossi-

-Non è molto romantico, correggersi i verbi- le fece notare Gee, fingendosi offeso.

-Neanche sbagliarli! Anche se, in fondo...-

-Ti preoccuperesti, se non lo farei- concluse per lei lo Spartano.

La biondina lo fulminò con lo sguardo.

-Facessi-

-Appunto-

-Secondo te Line da chi prenderà?-

-Da me, Lys, da me... Sul piano fisico è assolutamente identica a te, almeno i verbi li deve sbagliare in mio onore!- rispose lui, spostando un po’ la stoffa nivea della sottoveste dalla spalla di Lys e baciandole la pelle gelida.

Natal’ja alzò gli occhi al cielo.

-Come no...-

 

Che cosa c'è, se adesso sento queste cose per te?
Farò di te la mia estensione, farò di te il tempo della ragione
Farò di più, farò tutte le cose che vuoi fare anche tu
Ti fa bene, ti piace, questa voglia di dare
E ti senti capace, non ti puoi più fermare
Come un fiume alla foce che si getta nel mare
Quando nasce un amore, un amore...
E' l'universo che si svela, quante parole in una sola
Amore mio, immenso e puro, ci penso io a farti avere un futuro
Amore che sta già chiedendo strada tutta per sé

(Quando nasce un amore, Anna Oxa)

 

 

 

 

 

Note

 

Uno dei primi giorni da genitori di Achille ed Erode Gee e Alja ;)

Questo lo lascio commentare a voi, dai ;)

E poi... Julyeta. Julyeta che ha detto ad Alja una cosa terribile, e Gee non ci ha visto più, Gee è andato a parlarle.

Perché per lui ed Alja sarà diverso da come è stato per Julyeta ed Harold.

Nell’ultima parte madre e figlia dovrebbero chiarirsi, ma parla quasi solo Lys...

E alla fine si abbracciano, sì, ma basterà? ;)
Julyeta è ancora convinta che siano stati Alja e Gee, a uccidere Niko.

Stavolta ho messo la foto di Julyeta e quelle di Alja da piccola (le tre in basso, ma c’è scritto) ;)

Spero che vi sia piaciuto!

 

A presto,

Marty

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Natalja_Aljona