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Autore: Leyla_    14/06/2012    8 recensioni
[raccolta] [OneShot] [shonen-ai, shoujo-ai]
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Che faresti se ...
Hiroto/Midorikawa - ... Ti dicessi che ti amo
Minamisawa/Kurama - ... Ti dicessi che mi mancherai
Hiroto/Masaki - ...Ti dicessi che ti voglio bene
Touko/Rika - ...Ti diceddi che voglio baciarti
Atsuya/Afuro - ...Ti dicessi che non so cosa dire
Ishido/Fubuki - ...Ti dicessi che non riesco ad odiarti
Kirino/Shindou - ...Ti dicessi che non piangerò più, finchè sarai con me
Marco/Gianluca - ...Ti dicessi che non voglio stare senza te
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Axel/Shuuya, Jordan/Ryuuji, Shawn/Shirou, Xavier/Hiroto
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Titolo: Cosa faresti se …
Genere: Sentimentale, malinconico.
Avvertimenti: Shonen-ai, Shoujo-ai, OOC, Raccolta, OneShot … troppi avvertimenti e autrice con problemi mentali. LoL (??)
Pairing: vari, senza senso, tra IE e IE Go, in breve, quelli che mi ha detto Margherita ~ *viene brutalmente linciata da Mya* Che dolce la mia Margherita *viene linciata ancora*
Note: uhuh (?), terza fanfic. Che brutta cosa.
Comunque, visto che una certa persona che conosco si è eclissata, ma ha promesso di leggere questa fic… Rose, ti devo dieci euro e un caffèlatte. O forse erano nove euro, un gelato e un pacchetto di patatine. Boh. Sta di fatto che ti devo qualcosa, quindi rassegnati, perché prima o poi ti vengo a cercare sotto casa, ragazza E sai che tua sorella mi aprirebbe

 


 

 
Cosa faresti se  




| … Ti dicessi che ti amo | (Hiroto/Midorikawa – 160 parole)
 
“Hiroto. Smettila di toccarmi o ti butto giù dalla finestra.” Borbottò Ryuuji, spintonando via il rosso. Quest’ultimo mugugnò qualcosa, contrariato.
Ryuuji aveva invitato a casa sua il ragazzo –pessima idea- per fare i compiti insieme.
Il risultato? Meglio non parlarne, dal momento che era piuttosto prevedibile.
A Ryuuji piaceva Hiroto, ma il comportamento di Kiyama spesso lo faceva reagire nel modo sbagliato. Così invece di dimostrare affetto lo picchiava.
Non che il rosso si offendesse. Ormai era abituato.
E proprio a conferma di questo, si avvicinò di nuovo al pistacchietto, cingendogli la vita con le braccia. Midorikawa arrossì.
“Hi-Hiroto …” balbettò.
“Ryuuji … Ti amo.” Mormorò l’altro, stringendolo ancora di più tra le sue braccia. Fece passare una mano sotto la maglietta.
“Hiroto” ripeté allora Midorikawa, ancora più rosso di prima. “Ho cambiato idea.” Disse, voltandosi verso il rosso e facendo sfiorare le loro labbra “Non ti butto giù dalla finestra perché siamo al primo piano. Non ti faresti abbastanza male.
 

| … Ti dicessi che mi mancherai | (Minamisawa/Kurama – 175 parole)
 
Il sole stava per tramontare. Sembrava che la notte dovesse giungere più velocemente del solito. Che cosa stupida da pensare…
“Lasci la squadra, quindi.” Voce piatta, sguardo basso. Attento a non far trapelare alcuna emozione. Altrimenti, avrebbe già iniziato a piangere.
Atsushi si avvicinò al compagno “Già. Perché, ti dispiace?” domandò, con una punta di malizia nella voce.
“No” si affrettò a rispondere l’altro, alzando il viso “Sai che ti odio.” Ridusse gli occhi a  due fessure, mentre Minamisawa sorrideva.
Quel sorriso che mandava Kurama in bestia, ma che allo stesso tempo –per un motivo del tutto sconosciuto- amava.
“Quindi … non ti mancherò, immagino.” Disse poi al turchese, mentre si scostava i capelli dal viso con una mano.
Kurama rimase in silenzio per alcuni istanti “Perché, se ti dicessi che mi mancherai, cambierebbe qualcosa?” soffiò quasi sarcastico, cercando di non arrossire.
“Sì, cambierebbe.” Confessò l’attaccante, avvicinandosi “Ti direi che mi mancheresti anche tu. Da morire.
Il sole stava per tramontare. Sembrava che la notte dovesse giungere più lentamente del solito.
Che cosa stupida da pensare …
 

| … Ti dicessi che ti voglio bene | (Hiroto/Masaki – 198 parole)
 
Natale non era una delle sue festività preferite. Anzi, la detestava. Ma qualcosa gli diceva che quell’anno avrebbe avuto un motivo in più per odiarla.
“Masaki~chan~, la vuoi la cioccolata~?”
Oh, no. Si era messo ad allungare le sillabe in quel modo nauseante. Brutto segno.
Kariya sbuffò sonoramente, coprendosi il viso con un cuscino.
Stava così bene, seduto sul divano del salotto a guardare Terminator, mentre il fuoco del camino faceva scintillare la palline dell’albero di Natale.
Ok, magari a pensarci meglio Terminator non era la scelta migliore, soprattutto considerando la festività.
“Masaki~chan~ ...” Di nuovo.
“Smettila di rompere, dannazione!” sbottò il turchese, alzandosi.
“Waaa, Masaki~chan~, perché mi odi??” domandò Kiyama con voce lamentosa, abbracciandolo da dietro.
Kariya arrossì borbottando qualcosa sulla stupidità dell’altro, poi sospirò.
“Se ti dicessi che ti voglio bene, la smetteresti di assillarmi??” chiese, esasperato.
“Sì!” esclamò il rosso, posandogli un bacio su una guancia.
Il turchese arrossì in modo vergognoso, e dopo aver brontolato qualcosa che doveva vagamente rassomigliare ad un “Ti voglio bene, maniaco”, scappò in camera.
Natale non era una delle sue festività preferite. Anzi, la detestava.
Ma qualcosa gli diceva che quell’anno avrebbe avuto un motivo in meno per odiarla.
 

| … Ti dicessi che voglio baciarti | (Touko/Rika – 146 parole)
 
Urabe Rika aveva una fissazione. La fissazione di Urabe Rika aveva un nome.
Quel nome, per tutti, era Ichinose Kazuya.
“Touko-chan, Touko-chan, sono preoccupata!”
“Mh?” fece la ragazza dai capelli rosa.
“Il mio tesoruccio non mi chiama!”
“Rika, secondo me dovresti lasciar perdere e dimenticarlo. Ichinose è innamorato di Aki, dovresti saperlo.” Spiegò l’amica, per l’ennesima volta.
“E come dovrei fare …?” chiese, confusa.
Touko abbassò lo sguardo, imbarazzata “N-Non so …” balbettò “P-Potresti conoscere gente nuova, o magari la persona giusta è p-proprio d-davanti a te …”
Rika rimase immobile, a pensare. Passarono diversi minuti, poi Touko parlò nuovamente.
“Rika-chan.”
“Sì?”
“T-Tanto per dire … c-che faresti se ti dicessi che … voglio baciarti?” domandò, titubante.
L’altra sorrise, senza scomporsi più di tanto. “Ricambierei.” Ammise con naturalezza.
Urabe Rika aveva una fissazione. Questa fissazione aveva un nome.
Quel nome, in realtà, non era Ichinose Kazuya.
 

| … Ti dicessi che non so cosa dire| (Atsuya/Afuro – 188 parole)
 
Erano passati anni. Dieci, per l’esattezza.
Si era chiesto più volte se lui lo avesse pensato almeno una volta.
Si rispose che probabilmente non era così.
Sicuramente.
“Non pensavo di ritrovarti qui, biondina.” Disse, piatto.
“Nemmeno io.” Mormorò Afuro, in risposta.
Nonostante il tempo trascorso, non sembrava cambiato molto.
Lo chiamava ancora biondina, era ancora alto dieci centimetri buoni più di lui, era ancora bello. Forse, ancora di più.
Calò di nuovo il silenzio. Fu Terumi a romperlo, questa volta.
“Che c’è, dopo dieci anni non hai nulla da dirmi?” domandò, quasi ironico.
Atsuya, con le mani in tasca, fece un passo verso di lui “Non so cosa dirti.” Ammise, con una punta di imbarazzo.
“Potresti sempre fare qualcosa. I vecchi amici di solito si ... abbracciano.” Biascicò, fissando gli occhi a terra.
Fubuki si sporse verso di lui, alzandogli il mento con una mano “Ma noi non eravamo amici, se non erro.”
Fece incontrare le loro labbra. Si sfiorarono appena. Valeva sicuramente più di tutti quei “ti amo” che non si erano detti.
Erano passati anni. Dieci, per l’esattezza.
Atsuya non aveva mai smesso di pensare ad Aphrodi.
 

| … Ti dicessi che non riesco ad odiarti | (Ishido/Fubuki – 210 parole)
 
Lo amava e non avrebbe smesso.
Per nessuna ragione al mondo.
“Perché lo fai, Gouenji.” Quella che doveva sembrare una domanda, scaturì nel suo interlocutore un sorriso poco rassicurante.
“Me l’aveva già chiesto Endou. E comunque, ti ricordo che non sono più Gouenji.”
Rispose, sfiorandogli la guancia con una mano.
Shirou rabbrividì al contatto e indietreggiò.
Cos’era accaduto a Gouenji Shuuya, alla persona che amava?
Si chiese se Shuuya –o meglio, Ishido- fosse cambiato per sempre.
Nonostante tutto quello che aveva fatto –a partire dal calcio in generale fino ad arrivare a Yukimura- non riusciva a detestarlo.
Ci aveva provato, ma il pensiero del vecchio Gouenji, quello che lo aveva aiutato, non scompariva. Così era sempre al punto di partenza.
“Mi odi, vero, Fubuki?” domandò Ishido, fissandolo.
Sembrava quasi triste, ora che l’altro ci faceva caso.
Sorrise. O meglio, tentò di sorridere.
“No.” Sussurrò “Non riesco ad odiarti, Gouenji. Eri il mio migliore amico. Eri l’unica persona per cui ero disposto a perdere tutto. Non ti odio, anche se sei cambiato.”
Shuuya sussultò e fece un passo verso di lui.
L’altro indietreggiò ancora. “Non ti odio, ma non posso perdonarti per ciò che hai fatto. Mi dispiace, Shuuya.”
Furono le sue ultime parole. Poi se ne andò.
Lo amava e non avrebbe smesso.
Per nessuna ragione al mondo.
 

| … Ti dicessi che non piangerò più, finché sarai con me | (Kirino/Shindou – 151 parole)
 
Il sole filtrava dalle tapparelle nella sala avvolta dalla semi-oscurità.
Era solo.
E stava piangendo, di nuovo.
Patetico. Semplicemente patetico.
Una voce ruppe quella sequenza di singhiozzi “Shindou.”
“Ki-Kirino …” sussurrò.
Il ragazzo dai capelli rosa si avvicinò lentamente al compagno e gli accarezzò il viso con una mano.
Appoggiò le labbra sugli occhi del capitano, posandovi leggeri baci per asciugare le lacrime.
“Non piangere Shindou-kun.” Mormorò, facendo incrociare i loro sguardi. Poi sorrise.
Takuto lo abbracciò, lasciandosi sfuggire un altro singhiozzo.
“Ti prometto che non piangerò più” disse, e si sentiva stupido nel fare quella promessa.
Lui piangeva costantemente … così rettificò la sua promessa.
Strinse Ranmaru ancora di più e parlò ancora “Non piangerò più, finché sarai con me.
Non ti lascerei mai, Takuto.
Il sole filtrava dalle tapparelle nella sala avvolta dalla semi-oscurità.
L’abbraccio di Kirino era anche più caldo di quei raggi che gli colpivano il viso.
 

| … Ti dicessi che non voglio stare senza te| (Marco/Gianluca – 188 parole)
 
‘Venezia è una città per amanti’ l’aveva detto una volta Marco, senza alcun motivo, citando Pitigrilli [1].
Ora Gianluca ci pensava, seduto accanto all’amico, su una panchina di piazza San Marco.
“Stavo pensando che forse, ora che è finita la scuola, potrei andare a trovare Dylan, in America. Tu verresti con me, eh, Gianlu ~?” domandò improvvisamente il rosso allacciando le braccia intorno al collo del compagno.
“No. Sai che non posso. Devo restare a Venezia ad allenarmi con la gondola.” Disse semplicemente, mentre cercava di allontanarlo.
Avere Marco così vicino lo rendeva sempre nervoso.
“Quindi stai dicendo che dovrei andare da solo??”
“Sì.” Disse il moro, piatto. L’idea di avere Marco lontano da lui lo uccideva, ma il suo orgoglio era troppo grande per ammetterlo.
Il difensore rimase in silenzio per alcuni istanti, poi sorrise.
“Sai una cosa, Gianlu, non ci vado!” esclamò, stringendosi ancora di più all’amico.
Questo arrossì “E-E perché …?” balbettò.
Marco fece avvicinare i loro visi “Perché non voglio stare senza te.
Gianluca fu certo, per tutta la durata di quel bacio, che Pitigrilli avesse assolutamente ragione.
Venezia è una città per amanti.





 


[1]: Pitigrilli (Dino Segre) fu uno scrittore italiano. La citazione, per intero, è la seguente: "Firenze è una città per sposi, Venezia per amanti, Torino per i vecchi coniugi che non hanno più nulla da dirsi."




 
/NdA/
Allora. Diciamo che questa raccolta fa parecchio schifo, ne.
Ci lavoro da una settimana –ispirazione pigra, sapete- e credo che qualcuno mi ucciderà, leggendo certe coppie.
Premettendo che –come ho detto tra all’inizio- le pairing me le ha suggerite tutte Margher—ehm … Mya.
Per me, la MinaKura, la AtsuAfu e la MarcoxGianluca hanno bisogno di tanto aMMMMore (WTF?!) e mi dispiace che ci siano così poche fic su di loro.
E poi mi è piaciuto ambientare l’ultima shot (??) nella mia città. Insomma, dovevo farl-- *un piccone arriva e la spinge in un canale (??)*
Ma questo a voi interessa ovviamsjdecxtlspeshu
Comunque. E’ meglio se smetto di scrivere idiozie, o qualcuno potrebbe buttarmi nel Canal Grande. Già ieri ho rischiato, meno male che poi sono finita su una gondola –sì, la mia fortuna non ha limiti -
Alla prossima fic –se tutto va bene-
Saluti,
Leyla.

  
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