Lì, seduta ai piedi di una maestosa quercia, Maisa legge il suo libro preferito mentre nelle sue orecchie riecheggia l’idilliaca musica di Yiruma, il suo pianista preferito. Aveva otto anni quando lesse quel libro per la prima volta, e anche adesso che ne ha 17 continua a rileggerlo. E’ un libro di fiabe orientali, glielo aveva regalato sua madre, che aveva origini iraniane e che per questo aveva chiamato sua figlia con quel nome, che in arabo significa “colei che cammina con fierezza”.               
Eccola lì, assorta nel racconto, adesso sta leggendo “Gli zoccoli d’oro” e non riesce a fare a meno d’immedesimarsi nella protagonista, Salima, che ammira profondamente. Anche lei spera che un giorno troverà il suo principe, proprio come Salima.
Una brezza leggera le accarezza il viso e tutt’un tratto gli occhi vispi e curiosi s’alzano dal libro e si fermano in un punto. No, non sta osservando niente, la sua mente si è persa in un altro dei suoi fantastici viaggi immaginari in cui si convince di vivere realmente i suoi sogni. E a modo suo ci riesce, li attraversa e li percorre con la gioia di vivere di una ragazza come lei, sempre pronta a darsi al mondo con l’amore che nutre dentro. E’ l’amore che tutti abbiamo, quel fuoco che c’è dentro di noi. C’è chi, come Maisa, lo alimenta con cura e dedizione, e chi invece lo spegne con tonnellate d’acqua.
Se siete fra quelli che l’hanno spento, non preoccupatevi, se lo desidererete davvero, il fuco si riaccenderà.