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Autore: LadyAgnesFreiheit    14/06/2012    2 recensioni
Loitsche. E' li che la mia vita sarebbe cambiata.
Quello fu il luogo in cui trovai tutto ciò che non avevo mai avuto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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                                                             22. chapter.
 
Dopo la riappacificazione con mia madre, mi ero trovata costretta ad affrontare una cena con Jost nonostante  le suppliche fatte a mia madre, che automaticamente era tornata bambina inginocchiandosi davanti a me, con le mani giunte e gli occhi da cerbiatto supplicante.
Sorrisi ricordando quella scena, mentre finivo di sistemarmi per quella serata , quella lunga serata, da affrontare con la nuova –ed unica, devo dire- fiamma di mia madre.
Prima di scendere inviai un sms a Bill il quale, da quando aveva scoperto la mia gravidanza, era diventato ancora più ossessivo di quanto già non fosse ed inviava sms ogni due minuti per sapere le mie condizioni di salute.
“Fammi gli auguri, Mr. Jost-sono-un-figo sta per arrivare a casa. P.S.: ho seguito il tuo consiglio, i miei capelli sono freschi di tinta nera ;)”, risi inviando il messaggio e mi toccai le ciocche nere che scendevano lisce fino alla vita. Bill come costumista-parrucchiere-stilista non sbagliava mai.
Sorrisi soddisfatta della mia nuova capigliatura e riposi il cellulare in tasca prima che vibrasse. << Oh, non mi dà un attimo di tregua!>>, dissi fra me e me ridendo e risposi alla chiamata del mio ragazzo.
-Bill, questa è la quinta volta che mi chiami in tre ore!-, risi spostando tutto il peso su una gamba.
-Hai DAVVERO fatto i capelli neri?!-,  urlò così forte che dovetti allontanare il cellulare dall’orecchio.
-Sì amore!-, sospirai seccata. -E non è vero che tingere i capelli, colorare le unghie e truccare gli occhi fa male al bambino, Bill! Rilassati, non moriremo se teniamo al nostro aspetto!-, risi.
-Tom ti ha detto che volevo levarti tutti i trucchi e i prodotti nocivi e chimici?-, fece con una voce imbronciata che mi fece sorridere teneramente.
-Sì. Ma non te l’avrei permesso!-, risi. -Dimmi cosa vuoi, Kaulitz. Ti ricordo che ho una cena importante.-, sbuffai ricordando il mio impegno.
-Oh, giusto!-, lo sentii ridere e si schiarì la voce. -Hai fatto davvero i capelli neri?! Devo ASSOLUTAMENTE vederti!-, ansimò.
Inarcai un sopracciglio e risi passando le mani sui jeans chiari. -Hey, Kaulitz. La mancanza di sesso ti sta facendo diventare scemo?
-Io ho bisogno di vederti, amore!-, rise lamentandosi.
-Ci siamo visti oggi a scuola, Bill!
-Sì, ma io voglio vederti ancora, toccarti e baciarti.-, sospirò affranto e io risi.
-Il papi ha bisogno di coccole!-, dissi accarezzandomi la pancia teneramente sentendo il solito brivido percorrermi la schiena.
-Mi fa ancora strano!-, si fece improvvisamente serio.
-Anche a me.-, deglutii. -Troppo, immagina quando inizierà a muoversi.
-Mi farai dormire sulla pancia?
Risi. -Sì, potrai dormire abbracciato a tuo figlio.
Lo sentii deglutire e ci fu un attimo di silenzio, così continuai. -Ma è meglio non pensarci.. ancora.
-Sei nervosa per l’arrivo di Jost?-, rise.
-Nah. Solo che ora preferirei essere con te.
-Con me.-, ripeté in un sussurro.
-Con te, sì. Voglio anch’io abbracciarti.
-E baciarmi…-, continuò.
-…E baciarti.-, risi.
-…E toccarmi!-, disse ghignando.
-BILL!
-Vuoi toccarmi. Muori dalla voglia di toccarmi, Ammettilo!
-Bill, stai diventando estremamente scurrile!-, risi.
-Andiamo! Da quando non lo sei anche tu?
Feci per rispondere quando sentii il campanello suonare e l’angoscia calarmi addosso.
-Da quando è arrivato l’uomo perfetto nel vialetto di casa mia.-, dissi seccata. -Ci sentiamo dopo, baby!
-Oh. Buona fortuna-, rise. -A dopo!
Risi e bloccai la chiamata riponendo il cellulare nella tasca dei jeans. Diedi un’ultima occhiata al trucco e misi le scarpe col tacco.
Seccata, scesi le scale velocemente e sentii ancora vibrare il telefono nella tasca. <>, mi lamentai e risposi.
-Bill, dammi tregua!
-Non mettere le scarpe col tacco, altrimenti stanchi la sch….
Strinsi il telefono nella mano e, prima che finisse la frase, bloccai la chiamata.
<< Non lo sopporto più!>>, portai le mani in faccia e risi.
<< Chi non sopporti più, tesoro?>>.
Solo in quel momento mi accorsi della presenza di mia madre nella sala che i guardava con un sopracciglio inarcato e un mazzo di fiori fra le mani.
<< Di chi sono quei fiori?>>, non risposi inarcando il sopracciglio fissando quella composizione di rose rosse e bianche.
<< Di Dave!!>>, trillò eccitata. << Che uomo! Ha mandato un mazzo di rose per la tua mamma prima di arrivare a cena!>>, disse sognante inspirando il profumo emanato dai fiori.
<< Ooh, che grande uomo!>>, la presi in giro entrando in cucina.
Scrissi un sms a Bill, mentre mi sedevo al mio posto: “Non ti sopporto più :P sono INCINTA di un mese, non in travaglio, Bill! Ficcatelo in quella zucca! Ti amo tanto, amore. :3”.
<< Oh, smettila di essere cinica e cerca di essere gentile per una volta. David è una persona squisita!>>, sussurrò.
Girai gli occhi e risi alzandomi. Scostai la tenda cercando di captare una qualsiasi mercedes o quant’altro  appartenente a Mr. Jost.
<< David squisito è arrivato.>>, risi guardando l’uomo scendere da una mercedes cabrio. << Cazzo di macchina!>>, sussurrai.
Mia madre mi diede un buffetto dietro la nuca prontamente e corse ad aprire. <>, mi sussurrò maligna prima di aprire il portone.
Eravamo arrivati alle minacce? Bene.
Risi guardando l’espressione di mia madre mutare in un batter d’occhio da severa ad impensabilmente dolce ed innamorata.
Ebbene sì. Era innamorata.
Dalla porta entrò un uomo senz’altro affascinante, i capelli scuri cadevano ribelli sul collo, gli occhi azzurri avevano un non so che di attraente e penetranti si posarono su quelli scuri di mia madre accompagnati da un dolcissimo sorriso.
Le mani magre si posarono su quelle di mia madre prima che le sue labbra potessero sfiorare appena le sue in modo alquanto timido e riservato.
Li osservai immobile, appoggiata allo stipite della porta ad arco, pensando a quanto fossero belli insieme e maledicendomi per tutte le volte che avevo imprecato contro Jost.
Mamma prese David per mano e, col suo passo fluido su quei tacchi cento, mi raggiunse col sorriso più bello che una donna potesse avere. Quello di una donna appagata dalla vita.
<< Te la ricordi mia figlia, vero Dave?>>, sorrise mia madre passandomi una mano dietro la vita.
<< Sì.>>, sorrise l’uomo e mi porse la mano, che strinsi subito dopo. << Come dimenticarla! Hai gli stessi occhi di tua madre.>>.
Quella frase mi fece arrossire senza un vero motivo, quindi spostai il viso di lato, lasciando che i capelli neri mi coprissero gran parte del rossore. << Grazie mille.>>.
<< Ci mettiamo a tavola?>>, trillò contenta mamma facendo entrare David in cucina.
Guardai l’uomo come se volessi trovare in lui qualsiasi difetto, osservai ogni suo atteggiamento o movimento, a mio rischio e pericolo di poter sembrare ossessiva e maniacale, ma fui piacevolmente sorpresa a non aver trovato nulla che non andasse in lui.
I suoi modi eleganti e sensuali al tempo stesso lo facevano apparire come il prototipo di uomo perfetto e ogni sua mossa era un sospiro innamorato di mia madre.
Mi ero totalmente sbagliata sul suo conto ed ero felice, in fin dei conti, che mia mamma fosse tornata col suo sorriso da ragazza innamorata.
<< Quindi, che farai dopo il diploma?>>, mi chiese improvvisamente David, bevendo dal suo calice di vino.
Sbattei le ciglia pensierosa. << Beh. Ho intenzione di prendere psicologia a Berlino. Credo che lì l’università funzioni davvero bene.>>.
Mentre parlavo un senso di ansia mi pervase ed automaticamente portai una mano sulla pancia.
Eh no. Non sarebbe stato tutto così semplice. Da lì a poco io e Bill saremmo diventati genitori, sarebbe nato un bambino pronto a sconvolgere le nostre vite. Avrei dovuto lasciare la scuola ben presto e cercare un lavoretto per mantenere me e il bambino; non volevo che pesasse ancora su mamma. Poi, appena compiuta la maggiore età, saremmo andati a vivere insieme in una casa e, forse, avrei continuato gli studi.
<< Sì. A Berlino ci sono decisamente tantissime possibilità. Vorresti trasferirti?>>.
<< Scherzi?>>, m’illuminai. << Io AMO Berlino! Non sono nella pelle dalla voglia di vivere lì!>>, sorrisi.
<< Mi fa piacere che la mia città ti piaccia.>>, sorrise posando la sua mano sul quella di mia madre. << Chissà, magari un giorno saremo una famiglia e ci trasferiremo anche noi lì.>>, sussurrò guardando mia madre negli occhi.
Lo guardai sbattendo le ciglia pensierosa e sentii una fitta all’altezza della pancia. Il piccolo aveva deciso di farsi sentire proprio nel momento sbagliato. Li guardai col fiato corto premendo la mano sulla pancia e sussurrai mentalmente al piccolo di fare il buono, almeno per il dessert.
<< Tesoro, tu non sei d’accordo?>>, chiese mia madre felice.
La guardai deglutendo sentendo una fitta più forte, che mi costrinse ad alzarmi e a correre in bagno.
Mi piegai sulla tazza rigettando anche l’anima.
Erano quelli i momenti in cui maledicevo la nostra disattenzione, mia e di Bill.
Tirai lo sciacquone scossa e mi lavai il viso e i denti guardandomi allo specchio. Ero un fottuto straccio.
“Okay, la serata termina qui. Hai vinto tu, semino”, pensai fra me e me trascinandomi in camera.
Levai le scarpe e i vestiti buttandomi sul letto. << Non potevi scegliere momento migliore.>>, borbottai.
E cullata dai mille pensieri sul futuro ignoto che ci aspettava, caddi in un sonno profondo.
 
 
 
 
                                                          
 
 
   
 
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