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Autore: Mushroom    14/06/2012    3 recensioni
[1] - «E poi» aggiunge Hermione «Insomma, non voglio che miei figli crescano pensando che Cenerentola sia una malattia»
«Oh, andiamo, Ron non pensava che Cenerentola fosse…» ma la frase muore a metà e lo sguardo truce dell’amica non lascia possibilità di dubbio."
|Scritta per l'iniziativa “3x100 Auror” del gruppo “Cercando chi da la roba alla Rowling (Team Harry/Hermione)|
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Titolo: Soluzione al trecento-per-cento
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot
, Raccolta {Forse leggero ooc per Ron D:}
Scritta per l'iniziativa “3x100 Auror” del gruppo “Cercando chi da la roba alla Rowling (Team Harry/Hermione)
Wordcount: 1046
Note: Dovevo partecipare a quest'iniziativa da un sacco di tempo, e, alla fine, ce l'ho fatta. Momento di gioia.
Forse - okay, sì - non è la cosa migliore che abbia mai concepito; mi piaceva l'idea del confronto tra le fiabe babbane e magiche, ma si perde un po' alla fine (che potete interpetare un po' come volete - è fatta in quel modo proprio per questo xD). Ehm, sì, poi... i bambini non mi escono mai bene nelle fanfiction e credo di essermi dimenticata dell'esistenza obsoleta di Ginny.



13) Perché entrambi sanno che vuol dire essere cresciuti da Babbani

Hermione alza un sopracciglio e arriccia le labbra, e Ron sa che è troppo tardi per evitare una bruttissima esplosione. Harry legge sul volto dell’amico la paura, e non riesce a trattenere un sorriso. Lo nasconde con una mano, lanciando un occhiolino alla piccola Rose che, a sua volta, osserva la scena con gli occhi spalancati.
«Hermione, non fare così» dice, cercando di riassumere un’espressione da adulto «Sono dei bambini – sono figli di maghi! Hanno bisogno delle favole»
«Appunto» ribatte piccatamene Hermione «E’ esattamente quello che sto dicendo»
Ron fa una smorfia «Ma tu gli vuoi leggere… i tre Magagnini e… Cappuccetto Mosso»
«I tre porcellini» dice, disperata, agitando una mano «E Cappuccetto Rosso. Sono classici»
A quel punto, Harry è semplicemente stufo di stare in mezzo a quella discussione – il perché quei due non riescano a convivere senza litigare, anche dopo matrimonio e figlia, è per lui inconcepibile. Inoltre, stanno spaventato la piccola Rose, la quale ha semplicemente chiesto una favola della buona notte.
Rose stringe il vecchio libro delle favole tra le manine paffute, e sta ancora aspettando che i genitori smettano di litigare. Solo perché ha scelto favole babbane, Ron? Che pretesto stupido per litigare, pensa. Poi alza lo sguardo e sorride alla bambina, andando ad acciuffarla. Rose ridacchia quando lo zio Harry la prende in braccio e la trasporta sulle spalle fino alla cameretta. La mette a letto e apre il libro di favole davanti a lei – nell’altra stanza, Hermione e Ron continuano a dibattere sui racconti, e sono arrivati ai confronti tra Beda il Bardo e i Fratelli Grimm.
«Leggi questa, leggi questa!» il piccolo dito della bambina vola su Cenerentola. Harry le sorride e le scompiglia i capelli «Questa è quella con il drago cattivo, vero?».
Rose scuote la testa con decisione, aggrottando la fronte un po’ come la madre «No, zio, no! È quello con la principessa».

 

Quando Ron dice qualcosa sul crescere come maghi e il crescere come babbani, Hermione ne ha semplicemente abbastanza. È stanca e lo zittisce con un commento tagliente sul come crescere in una famiglia di non maghi, per lei, non abbia significato fallire gli esami di pozioni. Sa che il giorno dopo nessuno dei due ricorderà bene la lite, o i pretesti, e tutto andrà bene, come sempre – come sempre va bene, fin da Hogwarts.  Poi si ricorda di Rose. Hermione impreca tra i denti e si volta, ma né lei né Harry sono lì. Percorre il corridoio fino alla camera della figlia. Ne esce una luce fiocca e quando entra sorride appena. Rose ormai dorme, Harry sta cercando di chiudere il libro senza fare rumore; si volta verso di lei e si porta un dito alle labbra, facendole segno di fare silenzio, di fare piano. Si alza con cautela e la raggiunge fuori dalla porta.
«Grazie» sussurra Hermione. Harry sorride, alza le spalle e mima un “prego” con le labbra. Avanzano entrambi verso la cucina, dove si stava precedentemente svolgendo la lite.
«Dovreste smetterla di litigare per cose così… stupide» afferma Harry, mentre Hermione cerca di fare un thè.
«Non sono cose stupide» ribatte, bisticciando con un fornello. Il tono non è aggressivo, ma ha qualcosa che potrebbe lasciar intendere una (non troppo gentile) minaccia «So che Rose è una maga, che viviamo in un mondo magico e che forse – forse – dovrebbe crescere con le storie dei maghi. Lo so, Harry. Ma vorrei che… crescesse anche con altro, ecco, anche con le nostre favole» snocciola velocemente, dandogli le spalle. Si mangia qualche parola, ma Harry comprende perfettamente. «I miei genitori… oh, i miei genitori erano fantastici a raccontare favole, sai? Sono i miei migliori ricordi – ricordi semplici e senza pretese» sorride, ma il ragazzo non lo fa a sua volta.
Lo sa, lo capisce. Anche lui avrebbe voluto quel tipo di ricordi, infondo. Ed è umano volerle trasmettere ai propri figli. «Un po’ come la Disney»
«Esatto!» Hermione si volta con un grande sorriso «Qualche volta, vorrei che lo capisse anche Ron»
Harry ride con lei, pensando che, qualche volta, il suo migliore amico riusciva ad essere veramente cocciuto verso le cose che non conosceva.
«E poi» aggiunge Hermione «Insomma, non voglio che miei figli crescano pensando che Cenerentola sia una malattia»
«Oh, andiamo, Ron non pensava che Cenerentola fosse…» ma la frase muore a metà e lo sguardo truce dell’amica non lascia possibilità di dubbio.
Oh .
«Una malattia? Davvero?»
Hermione annuisce cupamente.
Harry non se la sente di darle torto.
Il thè richiama la loro attenzione, con l’acqua che fuma e ribolle.
«Ad ogni modo, Rose sa cosa è Cenerentola. Lo sa meglio di me e te messi assieme» dice il ragazzo, cercando un paio di tazze.
«Merito tuo, che gliela racconti sempre»
«E tuo» sorride Harry «Perché hai inventato una versione apposta per lei, con tanto di magia».
Hermione storce le labbra «Sì, ma continua a preferire la versione classica. Dice che la mia manca di romanticismo»
«Perché?»
«Perché alla fine il principe e la principessa non vivono felici e contenti»
C’è un attimo di silenzio, i passi di Ron nella stanza di sopra, il rumore di Londra fuori dalla stanza. Harry pensa che una risata ci starebbe veramente bene, a quel punto; un commento sull’acidità di Hermione, una finta offesa da parte dell’amica. Poi avrebbero preso il thè e lui se ne sarebbe andato e lei avrebbe fatto pace con Ron.
Invece, niente di questo accade. E il tempo si incrina, si distorce e allunga, finché il silenzio diventa strano, non adatto.
«Un po’ duro, per una bambina» Harry allunga la mano verso la tazza, scottandosi i polpastrelli «Mi ricordo le storie che raccontavano a Dudley: erano tutte bellissime. Le origliavo sempre, ma non riuscivo mai ad arrivare alla fine. Non ho scoperto se Biancaneve fosse vissuta felice e contenta, oppure se Peter Pan avesse sopraffatto Capitan Uncino».
Hermione sorride e gli passa una mano tra i capelli (anche se non dovrebbe) e gli bacia la fronte (anche se non dovrebbe fare neanche quello). «Farai tardi» dice, ed è il suo lato responsabile a parlare, anche se vorrebbe Harry lì per tutta la vita; e lui mette il broncio e la guarda come se avesse detto una cosa bruttissima «Ma se farai da bravo e non ti perderai tornando a casa, la prossima volta ti leggerò Biancaneve, Okay?»

   
 
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