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Autore: elfin emrys    14/06/2012    2 recensioni
Uther è un comico molto famoso, con una vita felice. Ma c'è un messaggio. L'ultimo messaggio di Igraine, prima di sparire dalla sua vita, partita lontano. E delle incongruenze nella loro storia. E se...
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Merlin e Arthur stanno insieme da tempo, ma compare per il primo un nuovo spasimante che metterà il bastone fra le ruote a Arthur.
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Morgana è un'avvocato che, un giorno, scagiona per sbaglio un'assassina, Sophia. Affoga nel Tamigi, dopo una dura lotta, ma il corpo non viene ritrovato. Morgana ha un brutto presentimento.
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Gwen e Lancelot hanno una storia d'amore, ma un malinteso li porterà lontani...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Sacrificio

 

Perchè, perchè, PERCHE'? Veramente, solo una chiacchierata con Gaius aveva avuto l'effetto di farlo, in parte, capitolare. Adesso Uther ha capito perchè è uno psicologo di così tanto successo. Non solo l'aveva convinto a rincontrare Arthur, ma a prendersi le sue responsabilità e dirgli la verità. Per quel motivo in quell'istante stava seduto su una sedia di un bar molto conosciuto e costoso, in una zona riservata del locale, in maniera da non farsi sentire da nessuno. Uther guarda l'orologio. Dieci minuti all'ora dell'appuntamento. Era arrivato quasi un'ora in anticipo: aveva aspettato fuori per mezzora, poi era entrato. Sudava. Si sentiva un nodo allo stomaco e alla gola, come quando aveva avuto la sua prima possibilità, come quando gli avevano detto: <>.

Il viso di Igraine allora era ancora quello della migliore amica, nulla di più, ancora non rappresentava un amore più profondo. Eppure c'era già qualcosa che faceva presagire l'evoluzione del loro rapporto, uno sguardo, un lampo negli occhi, forse, un tocco più gentile...

Si spostò il colletto della camicia con un dito, respirando profondamente. Gettò ancora uno sguardo sull'orologio. Meno sette minuti. Uther chiuse gli occhi, mettendosi le mani sul viso, cercando di rimanere calmo.

Quel giovane uomo assomigliava tanto a Igraine, gli stessi occhi di uno strano azzurro caldo, la stessa espressione concentrata, come quando la vide per la prima volta seduta sul ramo di un albero a guardare verso l'orizzonte.

Un signore passa a vedere che sia tutto a posto. Uther annuisce, tentando di sembrare convinto e disinvolto, mentre si sente morire. Si asciuga il sudore dalla fronte. Poche volte nella sua vita si era sentito così insicuro e indifeso. Sapeva perfettamente che non poteva ancora accettare tutto di suo figlio, lo sapeva e, proprio per questo, aveva voglia di alzarsi e andarsene. Ma c'era qualcosa che lo schiacciava sulla sedia e lo teneva fermo. Meno tre minuti.

-Se avremo mai un figlio, vorrei che non si sentisse mai a disagio con noi.

-...Cosa intendi dire?

-Intendo dire... non so... non si dovrebbe mai sentire come se lo stessimo giudicando per qualcosa per cui non è colpa sua, ecco!

-Credo che non succederà.

Uther sente la terra mancare sotto i piedi quando sente dei passi che si avvicinano e la voce di Arthur che ringrazia il cameriere. Sente come se la sua anima cercasse di scappare da un corpo ormai troppo vecchio per correre abbastanza velocemente. Smette di respirare, cerca affannosamente di pensare a cosa dire e come dirlo, guardandosi intorno come un naufrago che cerca un'isola nel mare piatto sotto il sole cocente.

-Salve.

Arthur entra nella stanza. Uther sembra calmo e sereno, sicuro di sé, seduto su quella sedia dal designe molto moderno. Lo guarda. Gli sembra di notare una strana espressione, che però viene subito cancellata.

-Allora...

L'uomo tossisce, schiarendosi la voce.

-Ho deciso di svelarti ogni cosa. Scusa il mio... la mia ben poca mancanza di tatto, ma ho deciso di dirti tutto e subito prima che ci ripensi. E' una questione... molto delicata per me e credo che lo sia anche per te. Ecco, vedi...

Uther esita un attimo, si sistema meglio sulla sedia, si avvicina al giovane in maniera da poter abbassare di più la voce.

Igraine, scusa, perdonami se non sta andando come volevi, perdonami per non aver avuto il coraggio per andarti a cercare fino in fondo per tutto questo tempo...

L'orlogio ticchetta.

Scusa per aver esitato, ma adesso, adesso sistemerò tutto, te lo prometto.

-Vedi, ti ho cercato in lungo e in largo non sapendo né chi tu fossi né dove poterti trovare. Ho firmato autografi (e non lo faccio mai), ho interrotto il mio show per questo.

Perdonami.

-E tutto questo perchè io sono molto più vicino a te di quanto credi. Io, vent'anni fa ero il ragazzo di tua madre.

Credo di fare la cosa giusta, in fondo.

-Io ero... sono tuo padre.

E qui il mondo di entrambi crollò da ogni crepatura.

-...Co... co...

I due si guardarono, osservandosi, cercando di notare qualcosa che poteva indicare una qualche somiglianza. Si scrutarono dalla testa ai piedi, come si osserva una creatura nuova. Parlarono. Parlarono di molte cose, di cosa si erano persi, soprattutto. Tuttavia ci fu per tutto il tempo della tensione talmente palpabile da essere pungente, una visibile incredulità da parte di uno e una certa stanchezza da parte dell'altro. Ma, per quanto desiderassero andare d'accordo, almeno per quella sera, è inutile dire che il dialogo finì quando si giunse a Merlin. La situazione degenerò. La tensione si tramutò in rabbia, una rabbia cieca e forte, che tuttavia nessuno dei due aveva desiderio di sfogare, ma che filtrava da ogni poro della pelle, dalle loro parole, dal loro atteggiamento. Il nervosismo che fino ad allora era stato semplicemente sottile, a quel punto si fece una vera e propria lama tagliente. Se fosse stato un duello, si sarebbero trafitti entrambi tale era la forza e l'ira con cui affilavano la lingua.

-IO non ho mai accettato nulla di simile!

-No, sono IO che non ho mai accettato nulla di simile!

Il loro caratteri, perfettamente uguali sotto alcuni punti, si scontravano, combattendo una battaglia dall'esito incerto e diviso fra due soluzioni: l'accettazione o la separazione. L'esclamazioni su alternavano ai sussurri rabbiosi, mentre gli occhi si accendevano e i gesti diventavano sempre più scontrosi. E fu strano scoprire che il duello era terminato con un pareggio forzato, dato dalla testardaggine.

 

-E questo è quello che è successo.

Merlin, sdraiato sul letto in pigiama, finì di ascoltare il racconto del compagno, prima di schioccare le labbra e corrucciare le sopracciglia e le labbra in un'espressione pensosa. Arthur era in una situazione spinosa. Se da una parte le insinuazioni di Uther avevano acceso il suo animo di sdegno, dall'altra sapeva perfettamente che non poteva neanche minimamente pensare di rimanere arrabbiato con lui in eterno. Arthur non aveva mai avuto un padre, fin dalla nascita si era visto come un “figlio di ignoto”, uno nato così, dal nulla, senza senso. Merlin non poteva permettere che continuasse a vivere così, non quando aveva la possibilità di cambiare le cose. Si era reso perfettamente conto che la chiusura non era solo da parte di Uther, ma anche da quella del “neo-Pendragon”: se, infatti, uno non voleva sentire le ragioni dell'altro, quest'ultimo non faceva nulla per cambiare le cose se non litigare.

-Arthur, ascoltami.

Il giovane si mise seduto tra le coperte, aspettando che anche il compagno lo raggiungesse. Lo fece stendere e rilassare, per far sì che fosse più propenso ad ascoltarlo.

-Lo sappiamo entrambi quanto tu abbia sofferto per la mancanza di un padre, e non provare a mentire. Quando anche Igraine è venuta meno, tu fosti totalmente smarrito e mi dissi che se tu avessi potuto cambiare le cose avresti fatto qualsiasi cosa. Adesso puoi cambiare le carte in tavola: puoi rimanere solo per sempre oppure cercare di trovare una soluzione pacifica.

Silenzio di risposta: buon segno.

-Anche Uther sarà rimasto confuso e spaesato nel trovarsi un figlio che non conosceva, ma, anche se con i suoi limiti, lui ha fatto un passo avanti, rivelandoti la verità! Non so se l'abbia fatto di sua spontanea volontà o sia stato costretto, fatto sta che ha fatto un passo verso di te.

-Non è vero.

-La tua è solo testardaggine, Arthur! E' come quando ti si è presentata l'opportunità di creare la tua azienda e guarda come è andata! Eppure all'inizio eri riluttante... sembrava impossibile, me lo ricordo, però alla fine hai deciso di lanciarti. Non credi sia più o meno la stessa cosa? Creeresti un tipo di rapporto che non c'è mai stato tra te e una persona e, nonostante tutto, io credo che voi possiate farcela.

Arthur si mosse sul letto, come se stesse scomodo.

-Pensaci.

-Perchè piangi, Arthur?

-Io non piango.

Merlin gli si avvicinò, sedendosi vicino a lui.

-...

Guardò le guance bagnate dell'amico.

-Ecco... tra qualche giorno è la festa del papà.

-Mh.

-E tutti fanno il loro regalino, ma io non ho a chi farlo.

Un abbraccio, in quel momento, per Merlin sembrò l'unica cosa buona da dire.

-Perchè non dovresti cercare di fargli cambiare idea...

-Ma io ho provato a...

-Intendevo pacificamente. Ci vorrà del tempo... molto tempo, forse. Però sono fiducioso.

-Sì, come no.

Arthur spense la luce di botto e si girò, dando le spalle al compagno. Nel buio, il biondo sentì le labbra del compagno posarsi sulla sua mascella.

-Mi sentirei troppo in colpa se tu perdessi una volta per tutte il padre che non hai mai avuto.

Il Pendragon sospirò, chiudendo gli occhi.

-Saresti disposto a sacrificare un po' della tua libertà solo a causa sua?

Sentì Merlin trattenere una risata.

-Sarei disposto a sacrificare ogni cosa per te.

 

Qualche giorno dopo, Uther fu molto sorpreso di aprire la porta e trovarsi Arthur di fronte a lui, con Merlin a seguito, quest'ultimo con un grandissimo sorriso, il figlio che sembrava un po' costretto.

La cosa che lo innervosì, quel giorno, non fu Arthur, fu il fatto che quel Merlin non gli dava alcun motivo per stargli antipatico, uffa.

 

:::::NOTE FINALI:::::

 

Pietoso *coff*coff* Ho fatto del mio meglio per fare un capitolo che sembrasse vagamente tale u_u Ho preferito lasciare la mezza rappacificazione di Arthur e Uther totalmente alla vostra fantasia, così ognuno può immaginarla come vuole. Ne avevo comunque fatta una bozza, ma faceva pietà e misericordia e mi sarei troppo vergognata a darvela.

Dico solo che entro i primi di luglio metto l'ultimo capitolo della storia, cioè l'epilogo. Il prossimo è il capitolo prima dell'epilogo. In cui ricomparirà Gwaine u_u

Uther si dimostra un tizio lento a capire che non c'è nulla da fare. Nonché un vero e proprio bambino invecchiato che crede di essere er mejo lui u_u Rovina sempre tutto (ecco il vero motivo del titolo della storia, dunque XD).

In ogni caso, spero che non sia noioso come a me sembra O_o E guardate che non è poi tanto corto (come sembra a tutti XD). Sennò avvertitemi che vedrò di darmi all'ippica.

Kiss

   
 
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