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Autore: Lady A    15/06/2012    2 recensioni
[...]Perché tra tanti uomini si era dovuta innamorare proprio di Goku? Lui era speciale, ingenuo, buono, bello, dolce, ma era un saiyan, un guerriero e la sua vita era fatta di eterne sfide, battaglie e inevitabilmente morte!
Quanto la faceva soffrire, e lei che aveva sperato di vivere felice e contenta per sempre, con il suo bel Goku ora era consapevole che il destino era sempre in agguato per dividere le loro strade, era come una sorte di maledizione, la famiglia Son non poteva vivere tranquilla come le altre, c'era sempre un nemico da sconfiggere e irrimediabilmente Goku doveva affrontarlo lasciandola sola...
La verità è che forse il lieto fine non esiste, è solo una stupida invenzione per illudere i bambini, che un giorno da grandi si possa vivere felici accanto alla persona amata.
[...]
Questa fanfiction è divisa in quattro parti che narrano lo svolgimento dei fatti partendo da due giorni prima del Cell Game, fino alla nascita di Goten.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Goku | Coppie: Chichi/Goku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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After the
 Cell Game.
4.
 
“Capitolo 4 : Goten
 
 

Era un’algida mattinata di inizio febbraio, il sole era completamente oscurato da vaste nubi grigie cariche di pioggia, il vento soffiava forte facendo ondeggiare i rami degli alberi ormai spogli, il Monte Paoz era completamente avvolto da una fitta coltre di candida neve che sembrava dargli un tocco incantato.
Erano passati otto mesi da quando Chichi aveva scoperto di essere incinta, ormai mancavano pochissimi giorni al parto, in casa Son tutto procedeva tranquillamente, il piccolo Gohan era seduto alla scrivania della sua cameretta, intendo a studiare un intero capitolo di astrofisica, suo nonno Giuma invece, camminava a passi pesanti, avanti e indietro nell'ampia cucina della casa tondeggiante, sfregando la sua folta barba nera e leggendo attentamente un lungo foglio dove vi erano riportati alcuni nomi, che con molto speranza, desiderava assegnare al suo futuro nipote.
«Giumahietto Jr. , Giumahino, Giumahione, Giumahio II, piccolo Giuma... », elencò con un tono quasi timido, rivolgendosi alla figlia che era seduta sul divano.
Chichi lo osservava in maniera corrucciata, inarcando sporadicamente le sopraccigli in senso di assoluta disapprovazione udendo quei nomi orripilanti, non avrebbe mai chiamato suo figlio così, difatti mirava a tutt'altro genere, ma a contrario dei nomi importanti che voleva assegnare al suo primogenito, questa volta, scelse un nome molto più' dolce e significativo.
 «Goten... », mormorò sottovoce, accarezzandosi il ventre ormai prosperoso, i suoi occhi erano luminosi come gemme notturne, i suoi capelli erano sciolti e scendevano incorniciandole teneramente il candido il volto di porcellana, le guance erano di un colorito rosa  tenue e le sue curve da futura mamma le davano un'aria ancora più aggraziata e dolce.
Stufa e stizzita nell'udire altri nomi a dir quanto obbrobriosi e insensati, fece spallucce, lasciò la cucina e si recò in soggiorno, si mise dinanzi l'ampio specchio e guardò intenerita il suo ventre, sentì il piccolo scalciare, inevitabilmente nella sua mente riaffiorò il caro di ricordo di quando il suo amato Goku, sentì per la prima volta i movimenti di Gohan.
Sospirò lentamente e un velo di malinconia comparve sul suo limpido sguardo, si portò una ciocca dei suoi lucenti capelli dietro l'orecchia, come le sarebbe piaciuto rivivere nuovamente quel momento con il marito, si ricordava perfettamente la sua espressione, il suo stupore nel percepire il bambino che si muoveva nel ventre, si ricordò tutte quelle serie di domande bizzarre che le poneva incuriosito, ma la cosa più bella fu quando vide su quel viso magnificamente angelico e beato, un espressione di completo stupore quando capì che lì dentro anche grazie a lui, c'era una vita.
Le sembrò quasi di rivivere quella scena, si ricordò perfettamente di quello sguardo innocente e profondo, come un cielo senza stelle, che era in grado di incantarla e di trasmetterle moltissime emozioni.
Un lacrime le scese dagli occhi, sentiva tanto la sua mancanza.
Non c'era un giorno che non lo pensasse, avrebbe tanto voluto averlo vicino a sé, stringerlo, baciarlo, vezzeggiarlo, sentire il suo odore pungente, udire nuovamente le sue frasi che di consueto definiva idiote e infantili, sgridarlo, affondare il suo sguardo in quel dolci occhi da cucciolo indifeso; ma non poteva, purtroppo, il destino li aveva divisi anche questa volta.
Con malinconia si diresse verso la sua camera, si sedette sull'ampia e calda alcova, ed estrasse dal comodino color legno chiaro, la foto del loro matrimonio, la scrutò attentamente con gli occhi lucidi, sulle sue labbra coralline comparve un fiacco sorriso, la strinse forte a sé come per colmare quell'enorme e immenso vuoto che le aveva lasciato, era impossibile non sentire la sua mancanza, Goku era speciale, tutte le cose che faceva e diceva prima che morisse, le mancavano terribilmente.
Fissava spesso la tavola e il posto dove si sedeva il marito, pranzare e cenare senza lui era diverso, gli mancava non vederlo ingozzare come un suino messo a digiuno per un anno di fila, gli mancavano tutti i suoi movimenti, sempre così spontanei ed innocenti, e quel suo sorriso da eterno bambino che le faceva riscaldare il cuore .
Aveva la nostalgia di sentire di nuovo quella voce così dolce e rassicurante, si sforzava di andare avanti e di non pensarci ,ma proprio non ci riusciva, tutte le notti quando era da sola nel suo, anzi nel loro letto, scoppiava a piangere, dava sfogo ai suoi sentimenti, che troppo spesso era costretta a reprimere durante il giorno, lì almeno era lontana dagli occhi del padre e del figlio, davanti a loro cercava con tutta se stessa di non farsi vedere abbattuta, perché sapeva che li avrebbe fatti soffrire di più .
Ripose con cura la foto nel cassetto del comodino e si sdraiò al centro del letto, sentì il bambino scalciare sempre con più insistenza, nel mentre, avvertì un dolore tanto straziante all’addome che la tolse quasi il respiro, all'improvviso si sentì bagnata.
 «Oh Kami- sama, papà, Gohan... mi si sono rotte le acque!!», gridò con gli occhi lucidi restando sdraiata sul letto. Cominciò a provare una forte paura, era arrivato il momento di metterlo al mondo.
 Gohan immediatamente la raggiunse e gli si mise accanto, era preoccupato anche lui, lo si leggeva dai suoi occhi. Nel frattempo Giuma chiamò  l'ostetrica, la stessa che dieci anni fa fece nascere il primogenito dei Son.
 Dopo una quindicina di minuti, ecco che fece ingresso in casa  un'anziana e mastodontica donna, con una vistosa peluria sotto il naso a patata, che guardandosi  attorno concretizzò di essere già stata in quella casa tondeggiante sul Monte Paoz.  Si ricordò anche di uno strano ragazzo con i capelli a palma che la venne a prendere su una nuvola magica e durante il tragitto le fece un mucchio di domande idiote.
In tutta la sua lunga carriera, non aveva mai incontrato un ragazzo così... ingenuo, non sapeva neppure come avesse fatto a mettere incinta la moglie. L'anziana si diresse nella camera da letto, dove c'era Chichi, e la riconobbe immediatamente.
 «Oh, ma ci rincontriamo di nuovo signora Son! Complimenti, suo marito dopo parecchi anni ha fatto di nuovo centro!», sghignazzò  con ironia e mera malizia, riponendo degli asciugamani puliti e dell'acqua vicino al letto. La corvina alzò un sopracciglio e rise istericamente, se non si fosse trovata in quelle condizioni l'avrebbe scaraventata volentieri fuori casa.  Che diamine insinuava quella vecchia sbilenca?!
 Gohan nell'udire quelle parole rimase un po' stupito e imbarazzato, Giuma divenne viola e preferì portare il nipote in cucina, era pur sempre il padre di Chichi e certe affermazioni risultavano alquanto imbarazzanti, soprattutto se dette davanti ad un bambino di undici anni.
 Passarono un paio d'ore, Chichi era entrata in travaglio.
 «Allora, coraggio signora Son, al mio tre, inspiri, respiri e spinga con tutta la forza che ha!Mi raccomando!», Le disse professionalmente l'ostetrica.
la ragazza annuì  remissivamente con il capo, un mare di lacrime e sudore rigavano il suo bel viso d’avorio, aveva due cuscini sotto il capo, si teneva aggrappata ai lati del letto, le contrazioni erano dolorosissime, si sentiva morire, ma doveva farcela.
Fece come detto dall'ostetrica.
 In breve nella casetta tondeggiante cominciarono a risuonare le strazianti urla della ragazza, Gohan era seduto sul divano, Giuma gli era accanto, avevano entrambi un espressione cupa e  preoccupata. Quelle urla avrebbero straziato il cuore di chiunque.
 

 
 
~
 
 
Intanto nell'aldilà, fra mille soffici nuvole bianche, il nostro eroe ronfava tranquillamente sotto un enorme albero di mele, avvolto nella più totale quiete, ignaro di tutto ciò che stesse accadendo alla sua amata, finché…
«Goku, figliolo, svegliati presto, c'è una notizia importante che ti riguarda!», esultò Re Kaio avvicinandosi frettolosamente al saiyan che dormiva con un espressione beata in volto.
 «Mh, che c'è?», biascicò Goku aprendo leggermente gli occhi e stropicciandoli appena avvertì la voce allegra della divinità.
 «Bhe... ecco, la tua famiglia si sta allargando!», esclamò sorridendogli calorosamente.
 Goku si stropicciò nuovamente gli occhi e si grattò il capo confuso.
 «Come, scusi? In che senso? », domandò non capendo.
«In quel senso là, sta per aggiungersi un altro bambino!», ridacchiò divertito, facendogli l'occhiolino.
Il guerriero sgranò gli occhi, si alzò e fissò l'insettone con un'aria da emerito ebete.
 «Eh? quale altro bambino? »,  sicché, si accinse a domandare perplesso.
 «Beh, figliolo immagino che qualche giorno prima del Cell Game tu sia stato con tua moglie...  come è giusto che sia…».
Goku lo osservò totalmente spaesato.
 «Dove... sono stato con mia moglie? », esclamò verace, sgranando gli occhi e assumendo quello sguardo ingenuo e infantile.
 «Dende Santo! Insomma… devo spiegarti tutto? Tu e tua moglie cosa avete fatto le sere prima del Cell Game? Sì insomma, non per intromettermi, ma credo che voi due… abbiate... ahem... come dire... consumato! Mi capisci ragazzo?», replicò la divinità, arrossendo violentemente dato l'argomento che alludeva... sembrava quasi stesse spiegando “l'impollinazione” ad un bambino.
 L’eroe lo guardò, aumentando la sua espressione da perfetto beota.
 «Urca, ahem... no, non la capisco! Che abbiamo consumato? Cosa sta cercando di dirmi Re Kaio?», rispose ingenuamente, grattandosi il capo e mostrando un espressione ancora maggiormente spaesata e confusa.
 «Oh insomma… figliolo! Suvvia prima di addormentarvi che avete fatto?».
 «Prima di... a-  addormentarci?», tergiversò grattandosi imbarazzato il capo e inarcando leggermente un sopracciglio.
 «Avete fatto l'amore, no? Altrimenti come sarebbe rimasta incinta? Credo che tu sappia come funzionano certe cose, dato che le hai messe in pratica, eh, eh, eh, eh! », ammiccò dandogli una pacca sulla spalla cercando di attenuare l' imbarazzante situazione.
«C-cosa? Chichi è... i-incinta?», balbettò il saiyan strabuzzando gli occhi e spalancando le fauci.
All'improvviso ebbe il flashback di quella notte, la loro ultima notte, quel susseguirsi di emozioni reciproche, carezze, baci, coccole, amore... si impadronirono della sua mente e del suo cuore, facendolo assumere al suo candido volto tutte le tonalità di rosso esistenti al Mondo.
 «Urca, n-non c-ci posso credere! », vociò imbarazzato e attonito, fissando le sue scarpe per non incrociare lo sguardo ugualmente imbarazzato della divinità. In vita sua non si era mai sentito così a disagio davanti a qualcuno.
 «Tua moglie sta partorendo il tuo secondogenito! E' da poco entrata in travaglio. Tra breve lo metterà alla luce,  complimenti!», sussultò l'insettone asciugandosi la fronte che colava di sudore per l'imbarazzante argomento che aveva dovuto affrontare con l'ingenuo guerriero.
 Goku rimase fermo davanti l'albero con un'espressione da pesce lesso, si stropicciò nuovamente gli occhi e  scrollò varie volta il capo, forse stava sognando? Stentava a crederlo, stava di nuovo per diventare padre?!
 «Incredibile!», esclamò portandosi una mano al capo, ci fu un momento di profondo silenzio, sembrava quasi che fosse rimasto a corto di parole e pensieri. Pian piano, poi, cominciò a rendersi conto della realtà dei fatti, quella notizia l'aveva reso felice, ma anche spiazzato completamente.
La sua testa entrò in subbuglio, si ricordò della sensazione che provò quando vide Gohan, il loro adorato Gohan... così piccolo e indifeso tra le braccia della sua Chichina, si ricordò dello sguardo di quest'ultima, era così radioso e lieto, lui li osservava gioioso ma anche un po' turbato, non avrebbe mai immaginato che quelle dolci, strane, movimentate, ma soprattutto bellissime ed emozionanti effusioni che si facessero in camera da letto una volta sposati, servissero anche a far nascere i bambini.
 «Sto… per avere un altro figlio!», mormorò tra sé, la sue espressione mutava continuamente da confusa, diventava gioiosa, da gioiosa diventava preoccupata e corrucciata, sicché i suoi profondi occhi scuri e brillanti vennero avvolti da un velo di tristezza, molto probabilmente nella sua vita non si era mai pentito tanto di una sua scelta. Era rimasto nell'aldilà per proteggere la Terra, i suoi abitanti e i suoi cari, lo aveva fatto soprattutto per loro, senza di lui, infatti sul pianete avrebbe di nuovo ricominciato a regnare la pace.
Era stata una scelta patita  in silenzio, lui del resto era pur sempre un guerriero, non poteva darlo a dimostrare, ma aveva pur sempre un cuore, e non poteva non soffrire per la lontananza dalla sua famiglia e soprattutto per la lontananza dalla sua Chichi, quella donna che gli aveva sconvolto letteralmente la vita, quella donna che gli aveva dato tanto amore e che gli aveva regalato una famiglia che ora si stava allargando con l'arrivo di un altro bambino, il loro bambino.  Molti pensieri si fecero strada nella mente del saiyan, ora si sentiva tremendamente in colpa con Chichi.
Nella sua mente riaffiorarono i ricordi del parto della moglie, si ricordò di quelle strazianti urla di dolore per mettere al mondo Gohan, in quel momento in tutta la sua vita, si sentì per la prima volta impotente e preoccupato, la vedeva soffrire e non poteva fare nulla e il sol pensiero che stesse soffrendo nuovamente in quel modo lo fece rabbrividire.
 Il vociferare di due altri guerrieri che passarono dinanzi a lui, lo fecero ritornare alla realtà, di solito si sarebbe unito a loro ma questa volta, sentiva il bisogno di stare un po' solo con se stesso, si ritirò in un posto molto più isolato e si sedette a terra con le gambe incrociate a pensare, anche se quell'attività in fin dei conti non era non era mai stato il suo forte in quella situazione però, non poteva far finta di nulla... alzava continuamente lo sguardo in alto e ripetutamente si grattava il capo, i piedi cominciarono a picchiettare contro il terreno, sentiva una sensazione di preoccupazione ed ansia crescere nel suo animo pacato.
Voleva vederla, anche per un solo minuto, doveva farlo, era sua moglie e non poteva abbandonarla in un momento del genere!
Con determinazione, si alzò di scatto e corse immediatamente da Re Kaio, che era seduta a tavola intendo a pranzare, quando vide il saiyan arrivare intuì tutto... lo guardò e gli sorrise.
 «Figliolo, già so quello che vuoi chiedermi! E' a dir quanto immaginabile il tuo desiderio... puoi ritornare da tua moglie, ma solo per pochissimi minuti, solo lei ti potrà vedere e quando la tua immagine diventerà sfocata significa che stai per ritornare di nuovo qui! Ricorda che per te sto facendo un'eccezione!», mormorò questi, notando gli occhi di Goku assumere un’espressione ancora più gioiosa e armoniosa del solito, lo sentiva emozionato, euforico, sembrava un bambino che non vedeva l'ora di riceve un dono tanto atteso.
 «Oh, grazie infinitamente Re Kaio! », esultò divertito, ballonzolando allegramente per tutta la stanza, sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori, mentre si preparava a tornare per pochi minuti sulla Terra, solo ed esclusivamente per la sua Chichi.
 
 
 
~
 

Le grida strazianti della bruna intanto, andarono avanti per altre estenuanti e lunghissime ore, infatti pur sforzandosi stava sempre più male, non riusciva a rilassarsi, si voltava spesso e cercava per la stanza sempre e solo una persona, Goku. Ma purtroppo lui non c'era, non poteva essere con lei, le lacrime per il profondo dispiacere e sconforto si aggiunsero a quelle per il doloroso travaglio, rendendo il parto sempre più straziante e complicato. L'ostetrica trovandosi in difficoltà andò in cucina e non trovando il signor Son, fu costretta a chiamare il padre della ragazza, forse una figura famigliare l'avrebbe aiutata a rilassarsi.
 «Figliola, coraggio c'è il tuo papà con te!», mormorò Giuma visibilmente preoccupato, mettendosi accanto a Chichi, la ragazze gli strinse la mano, cercò di rilassarsi ma non ci riusciva, non faceva altro che pensare a Goku, avrebbe voluto averlo con sé, avrebbe voluto sentire anche per un solo secondo la sua rassicurante voce. Continuava ad agitarsi sempre di più, si voltava continuamente sempre in cerca di quel dolce e ingenuo sguardo ,le sue condizioni non faceva che peggiorare, entrò in uno stato febbrile.
Le urla aumentarono, si sentiva malissimo, un brivido le percorse le schiena, aveva paura di non farcela, ma se fosse successo qualcosa al loro bambino non se lo sarebbe mai perdonato.
 La vista cominciò ad appannarsi e i suoni cominciarono ad attenuarsi, che stava succedendo?
Il suo corpo sembrò venir attraversato da una scarica elettrica, all'improvviso sentì una stretta avvolgerla dolcemente, era così maledettamente familiare, il suo cuore cominciò ad oscillare freneticamente, mentre un'immagine luminosa si fece sempre più nitida davanti ai suoi occhi.
 «Goku...», sussurrò flebilmente, sicché vide la figura del suo amato sorriderle. Aveva un'aureola d'oro in alto sul capo, aveva un espressione così gioiosa, così rassicurante, i suoi occhi innocenti erano lucenti e gioiosi, le trasmettevano sicurezza, forza, già... proprio quello di cui lei aveva bisogno in quel momento.
 «Tesoro mio, sono qui per te…», le disse con quel suo tono da giocherellone, che tanto la faceva impazzire. Era bellissimo, per non parlare della sua espressione, così  nettamente beata… eterea.
 All'improvviso un vagito risuonò nella camera da letto... il piccolo era nato, l'immagine di Goku cominciò a diventare sempre meno chiara, mentre i suoni e lo scenario della stanza ritornò come si consueto agli occhi della corvina, si sentì tremendamente confusa, la testa le scoppiava, non era molto cosciente e non si rese neppure conto di aver finalmente messo alla luce suo figlio, finché non si voltò e vide l'ostetrica avvolgere un piccolo pargoletto in un asciugamano e portarlo in bagno, vide anche i volti giocondi di suo padre e Gohan, però Goku non c'era... si voltò anche dall'altra parte della stanza, ma niente. I suoi occhi divennero cupi e nuovamente tristi, all'improvviso però, sentì qualcuno premere dolcemente contro le sue  purpuree labbra, era una sensazione bellissima, era un bacio, un bacio... carico d'amore e dolcezza, un bacio che solo Goku sapeva darle, purtroppo non riusciva a vederlo, però poteva sentirlo, era lì con lei e la stava proprio baciando, si staccò dopo poco, avrebbe voluto chiamarlo, ma non ci riuscì, sentì le sue palpebre calare.
 Si svegliò dopo qualche ora, l'ostetrica le aveva riposto il neonato accanto, Chichi sgranò gli occhi alla vista di quella creatura, era così piccolo, aveva già un manto di capelli neri all'insù che gli incorniciavano il viso niveo e paffuto, aveva degli occhietti nerissimi. La corvina lo guardò gioiosamente e non potette non notare già la grande somiglianza del suo piccolo pargoletto a quella di Goku.
 «Goten Son...», mormorò stringendolo il neonato a sé.
 «Goten?  », ripeté lo Stregone del Toro entrando nella camera della figlia.
 «Sì, papà si chiamerà Goten! », convenne con aria solenne.
 L'omone assunse un’espressione rassegnata, aveva sperato con tutto se stesso di avere un erede con il suo stesso nome, ma ormai aveva capito che ciò non sarebbe mai avvenuto!
 Ma in fin dei conti, Goten era proprio un nome carino e dolce, proprio come quel bambino.
Si avvicinò gioioso ai due e diete un bacio sulla fronte della figlia, nonostante tutto quello che aveva dovuto passare, la vedeva felice con quel pargoletto tra le braccia, per un momento aveva temuto di perderla.
 Intanto, vennero raggiunti anche da Gohan, che si avvicinò immediatamente alla madre e al piccolo fratellino, lì osservò inteneriti, i suoi occhi neri come l'ebano era immensamente luccicanti, il suo volto si colorì di un rosa tenue, ora aveva un altro da proteggere, però non gli dispiaceva, anzi era contento di vedere un'altra figura rallegrare quella casa, era contento di avere finalmente un fratellino.
 «Caro, ti presento Goten! », sussurrò  Chichi, stringendo dolcemente la mano al figlio maggiore, che li guardava sorridendo calorosamente.
 «Goten? Mi piace questo nome! Ciao… fratellino...», esultò il bambino avvicinandosi di più al neonato che era stretto al petto della madre.
Chichi li osservò, com'erano teneri i suoi gioielli, assomigliavano entrambi al padre,  Goku... il suo amore proibito, il suo amore impossibile, il suo sole, la sua ragione di vita, le aveva dato il coraggio di andare avanti, non si seppe dare una spiegazione, forse quell'effimera visione del marito e le altre sensazioni erano state solo frutto della sua immaginazione, dato che le era salita la febbre o forse era successo realmente... poco importava però, perché una sola cosa era certa, Goku nonostante le mille avversità che lo circondavano, era la sua vera ed unica forza. Il suo unico e grande amore.
 
 
 
 
 
 
 ~ 
 
«Urca, come mi somiglia! Chichi, Gohan, mi mancate... ma un giorno tornerò, lo prometto!», mormorò l’eroe, ritrovandosi di nuovo nell'aldilà, era riuscito a stendo a darle un ultimo e delicato bacio, quella donna, la sua donna, gli regalato nuovamente una gioia immensa... di nome Goten
 
 
  
 
The end.

 
  
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