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Autore: Emily Kingston    15/06/2012    2 recensioni
Cosa succederebbe se Ron avesse un incidente e perdesse la memoria? E se non ricordasse tutto ciò che è accaduto dopo i suoi undici anni? Riusciranno Harry ed Hermione a fargli di nuovo ricordare di loro?
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“Purtroppo vostro figlio ha riportato una lieve forma di amnesia, probabilmente causata dall’incidente.”
“A-amnesia?” Molly si portò una mano alle labbra.
“Non ricorda niente di ciò che è successo dopo i suoi undici anni.”
Alle spalle dei coniugi Weasley, i ragazzi sussultarono, guardando automaticamente verso Ron.
I due ragazzi sconosciuti lo fissavano con aria spaventata.
“Ehi, io sono Ron, ci conosciamo per caso?”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Harry si sedé sul divano con una tazza di tè fumante tra le mani, gli occhi puntati su Ron che, ancora un po’ pallido, se ne stava seduto sulla poltrona.
“Okay, spiegami di nuovo cos’è successo esattamente.”
Ron sospirò, passandosi una mano tra i capelli, inumiditi dal sudore.
“Ho sognato,” disse, per l’ennesima volta. “Ho sognato Hermione. Ho sognato tutto quello che prima non mi ricordavo.”
Harry sbatté le palpebre.
“Quindi, ti ricordi di Hogwarts, della guerra, ti ricordi di-“
“Di tutto,” lo interruppe Ron.
“Va bene, proviamo,” esordì Harry, appoggiando la tazza sul basso tavolino davanti al divano. “Cos’è successo ad Hermione durante il nostro secondo anno?”
“Intendi quando è stata pietrificata o quando è diventata un gatto?”
Harry lo guardò sgranando gli occhi, incredulo.
“Merlino, te lo ricordi davvero!”
Ron sorrise, mettendo su un’espressione tronfia. Nessuno più di lui era sorpreso da quella situazione, ormai si era quasi rassegnato al fatto che tante cose non le avrebbe ricordate mai. Ed essere lì, in quel momento, con tutta la sua vita ben chiara nella mente era qualcosa che lo lasciava senza fiato.
Harry gli fece ancora qualche domanda finché, con un grande sorriso, si avvicinò a lui e gli batté una pacca sulla spalla.
“Bentornato, amico.”
Anche Ron gli sorrise. “Grazie.”
“Cosa pensi di fare adesso?” disse dopo un po’ Harry, tornando a sorseggiare il suo tè. Ron inarcò le sopraciglia. “Con Hermione.”
“Oh,” sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Poi puntò lo sguardo in quello di Harry. “Sono stato un imbecille per sette anni-”
“Dieci,” lo corresse Harry, con un sorrisetto.
Ron ricambiò il sorriso. “Giusto, sono stato un imbecille per dieci anni, ma adesso…adesso vado a riprendermela.”
Harry sorrise. “È bello riaverti finalmente tra noi.”
 
Hermione era seduta con le gambe accavallate sulla solita panchina nel parco, una confezione di tramezzini ed una bottiglia d’acqua minerale appoggiati sulle gambe, e l’aria pensierosa.
“Ciao.”
La ragazza si riscosse, alzando gli occhi sul ragazzo dai capelli rossi che la guardava sorridendo.
“Ciao a te.”
Il sorriso di Ron si allargò e si sedette accanto a lei. C’era qualcosa di diverso in lui, nei suoi occhi, nel suo sorriso.
“Tutto bene?” domandò il ragazzo, notando lo sguardo assorto di Hermione. Lei annuì, scartando il suo pranzo come ogni giorno. “Senti,” iniziò Ron, arrossendo lievemente sulle orecchie, “io dovrei parlarti di una cosa.”
Hermione si voltò verso di lui, regalandogli un sorriso di quelli che ad Hogwarts gli facevano perdere la testa. Non che adesso fosse il contrario. “Dimmi.”
Ron sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Quando si voltò verso di lei, Hermione notò per la prima volta dopo tanti mesi che portava al collo il vecchio anello che le aveva regalato ai tempi della scuola, poco dopo l’incidente.
“L’hai tenuto,” disse, allungando una mano e sfiorando il semplice articolo di bigiotteria appeso al collo di Ron.
Lui arrossì un po’ di più, annuendo. Con un sospiro, portò le mani dietro al collo e slegò la collana, porgendola ad Hermione.
“Decisi di regalartelo perché mi ricordava una certa pallina di luce,” disse, sorridendo, con lo sguardo rivolto all’orizzonte. “Be’, allora non sapevo perché mi attirasse tanto.”
Hermione lo guardò sbattendo le palpebre, incredula.
“Tu…tu te lo ricordi?” balbettò.
Ron annuì. “E mi ricordo anche dei tuoi schiaffi, se è per quello.”
Hermione ridacchiò. “Te li sei meritati.”
“Sì, me li sono proprio meritati.”
La ragazza si rigirò l’anello tra le dita, osservandolo con nostalgia.
“Io mi ricordo di te, Hermione,” disse Ron all’improvviso.
Hermione si fermò, mantenendo lo sguardo fisso sulla collana che teneva in mano.
“Davvero?” soffiò.
“Davvero.”
Avrebbe voluto sorridergli e abbracciarlo e dirgli che, come suo solito, ci aveva messo una vita, ma l’unica cosa che fece fu incurvare le labbra in un piccolo sorriso, senza alzare gli occhi su di lui.
“Sono felice per te.”
Ron si voltò di scatto verso di lei.
“Non hai altro da dire?” disse.
“Vorrei,” rispose Hermione, ancora con lo sguardo basso. A dire la verità ce l’avrebbe avuto altro da dire, ma non poteva dirlo. Non poteva dirlo perché aveva imparato a vivere senza di lui, si era rassegnata ad una vita senza Ron, e lui non poteva spuntare da un giorno all’altro e dirle che, dopo tre maledetti anni, si era finalmente ricordato di lei. Non poteva farlo e basta.
“Miseriaccia, Hermione, ti dico che mi ricordo di te e tu mi dici che sei felice per me!?” sbottò, alzandosi di scatto in piedi.
Hermione si lasciò scappare una risatina. “Sei tornato davvero, allora.”
Ron si piegò sulle ginocchia, acciuffando lo sguardo della ragazza.
“Certo che sono tornato,” rispose. “Sono tornato da te.”
La ragazza alzò finalmente lo sguardo su lui, rammaricata.
“Ron, io…” improvvisamente le sue guance si accesero di rosso ed i suoi occhi lo guardarono con rabbia. “Tu non puoi piombare qui dopo tre anni e dirmi che sei tornato per me! Io ho una vita adesso ed un ragazzo, chi ti credi di essere per poter sconvolgere tutto? Pensi che tutto questo basti per rimettere a posto le cose?”
Ron abbassò lo sguardo.
“Be’, non basta, Ron!” continuò Hermione. “Sono stata così male, io…” si alzò, afferrando il suo pranzo. “Io dovrei andare adesso.”
“Hermione, ti prego, lascia solo che-“
“Non farlo Ron,” disse, guardandolo con gli occhi velati. “Non rendere le cose più difficili.”
Il ragazzo abbassò lo sguardo, sospirando.
“Mi dispiace.”
“Anche a me.”
 
Hermione si chiuse la porta di casa alle spalle, appoggiandovisi contro con un sospiro.
Dopo l’incontro con Ron al parco era passata in ufficio per dire che non si sentiva molto bene e si era fiondata subito a casa.
Si sfilò le scarpe con i tacchi e le lasciò nel corridoio d’ingresso, dirigendosi a passo spedito verso la propria stanza da letto. Aprì il cassetto del comò e sollevò il doppio fondo, scrutando un vecchio libretto impolverato. Mordendosi un labbro l’afferrò, ritirandolo fuori dopo tanto tempo.
Iniziò a sfogliarne le pagine, ripercorrendo, foto dopo foto, il periodo trascorso ad Hogwarts, le estati alla Tana, il Natale passato a Grimmauld Place – quando ancora era il quartier generale dell’Ordine della Fenice. Le scappò una lacrima pensando che, finalmente, Ron aveva ricordato tutto. Finalmente aveva ricordato lei.
Sospirò, strofinando il dorso della mano sulle guance inumidite e riponendo l’album nel doppio fondo del cassetto.
Aveva appena chiuso il cassetto del comò quando, inaspettatamente, il campanello iniziò a trillare.
   
 
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