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Autore: hiccup    15/06/2012    2 recensioni
Nero I: Il risveglio di un panda non sarà mai veloce nè violento.
Bianco I: La memoria di un panda non deve mai essere messa in discussione.
Nero II: I biscotti sono cosa buona e giusta sia per il panda che per il suo gatto.
Bianco II: Panda bagnato, panda fortunato?
Nero III: Chi ha detto che un panda non può correre?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nero II.


- I biscotti al cioccolato sono cosa buona e giusta sia per il panda che per il suo gatto. –

***



Sonja uscì dal bagno in accappatoio, un asciugamano in testa avvolto a mo’ di turbante, un paio di ciabatte infradito arancioni e il viso coperto da una maschera antiscrub giallo pallido.
Era stata una giornata lunghissima; aveva sostenuto ben due esami quella mattina, e il pomeriggio l’aveva vista costretta ad uscire con Susan, la sua migliore amica.
Per cosa? Per lo shopping anti-depressivo.
Solo il giorno prima Susan, con sommo orrore, aveva scoperto che non avrebbero mai trasmesso la nuova stagione di Sex and the city e l’aveva chiamata nel bel mezzo della notte, disperata.
Sonja aveva risposto preoccupata – il fatto che non riuscisse a collegare il pensiero alla bocca o che le uscissero solo borbottii primordiali fu solo un dettaglio dei tanti – e Susan era scoppiata in lacrime singhiozzando un Sono finita sigh n-non manderan-no in o-onda sigh la nuova stag-ione di Sex and sigh the city.
Inutile dire che Sonja dovette combattere l’istinto di mandarla a quel paese e di chiuderle il telefono in faccia.
Ma dopotutto erano migliori amiche e da una migliore amica ci si aspetta sempre comprensione, giusto? Anche per cose sciocche come Sex and the city.
Così tra un singhiozzo e un borbottio era riuscita a convincerla ad andare a fare shopping l’indomani pomeriggio.
Non avrebbe dovuto farlo. Si conoscevano da anni ormai e non avrebbe dovuto farlo perché conosceva le conseguenze.
Nonostante ancora sconvolta dall'infausta notizia, Susan aveva speso un capitale trascinandola in una ventina di negozi e boutique, profumerie e saloni.
Si erano separate verso le cinque del pomeriggio che Sonja aveva i piedi dolenti e le caviglie gonfie. Un po’ come una vecchietta di ottant’anni che, credendo di essere ancora giovane e arzilla, corre per prendere il pullman, inciampa e cade fratturandosi un femore.
Bhè forse non aveva ancora raggiunto questo livello.
La vecchina-arzilla-col-femore-rotto sicuramente non coincideva con l’immagine di sua nonna: Monique Lançomes, in tutta la sua grazia – che sua nipote pareva non aver ereditato – le aveva scoccato un bacio sulla guancia e l’aveva salutata per andare all’appuntamento settimanale di cena&pettegolezzi, gruppo filo satanico capitanato da una marmaglia di nonnine sferruzzanti e per nulla conservatrici.
Così Sonja avrebbe avuto la serata libera.
Avrebbe invitato le sue amiche per una festicciola? Non aveva voglia di avvertirle tutte quante – e poi il pomeriggio con Susan era stato già abbastanza -.
Avrebbe chiamato il suo uomo e avrebbero approfittato dell’assenza della curiosa nonnina? Evidentemente non esisteva ancora al mondo un uomo giusto per lei.
Avrebbe chiamato la pizzeria di fiducia facendosi consegnare una pizza famiglia, doppia pasta con ingredienti assurdi? L’idea era allettante ma non aveva voglia di decidere, di mangiare e di caricare la lavastoviglie.
Insomma la pigrizia regnava sovrana nelle membra della ragazza.
Per questo un bagno profumato, una maschera di bellezza e un’intera serata trascorsa a dedicarsi a sé stessa le era sembrata perfetta.
Era rimasta in ammollo per tre quarti d’ora e, dopo aver applicato una buona dose di antiscrub con calma, si era decisa ad uscire dal bagno che, ormai, sembrava una sauna.
Fingendosi una stella del cinema, scese in cucina in accappatoio per prepararsi un tè bollente e prendendosi un sacchetto ancora chiuso di biscotti al cioccolato.
Serata dedicata alla cura di sé era sinonimo di abbandonare la battaglia contro la cellulite e i cuscinetti ai fianchi.
Dopo qualche biscotto decise di andarsi ad infilare il pigiama, di raccogliere i capelli bagnati in una coda e di stravaccarsi sul divano in salotto.
Con il telecomando, ovvio.
Perché il telecomando era potere.

Stava facendo zapping da quasi mezz’ora quando sentì un peso caldo posarsele in grembo. Trasalì appena e abbassò lo sguardo: una palla di pelo fulvo con due grandi occhi azzurri fissavano la televisione senza interesse. Cosa che tra l’altro era ragionevole visti i programmi spazzatura.
“Dove sei stato fino ad ora, Slick?” sorrise Sonja, “In soffitta? O in cantina a mangiare? Dovresti metterti a dieta, sai amico? Sei paffuto e pure pesante”.
Il gatto si limitò a graffiarle appena la pancia attraverso la maglietta leggera, contrariato.
“Oh, mi scusi sir. Non volevo certo offendere il suo essere gatto” ridacchiò la ragazza allungando una mano e accarezzando il dorso morbido.
“In effetti, avremmo bisogno entrambi di metterci a dieta, Slick. Siamo due vecchie zitelle, non trovi?” Il gatto fece le fusa e si accoccolò meglio.
“Entrambi abbiamo davvero poco successo con i ragazzi... e le gattine, ovvio” mormorò Sonja con un live broncio.
“Adoriamo mangiare e oziare, siamo simpatici e abbiamo un pessimo senso dell’orientamento. E dire che tu, essendo un gatto, dovresti saper ritrovare la strada di casa”.
Meow, miagolò il micio.
“Forse hai ragione, Slick. Dovremmo rassegnarci a vivere una vita vuota e priva di anime gemelle. Siamo noi due e ci bastiamo, no?”
Sonja guardò il gatto. E Slick guardò Sonja.
Slick miagolò mordendole appena l’indice e il medio.
“Giusto. Abbiamo ancora i biscotti al cioccolato da finire. La vita ha un senso fintanto ci sono biscotti”.
Con un sorrisone convinto Sonja prese il micione tra le braccia e si alzò.
“Ti va un po’ di latte, palla di pelo? I biscotti senza il latte non sono buoni, e se mangio solo io poi mi vengono i sensi di colpa”.
Meow.
“Uh! Affoghiamo la disperazione della terza età nei grassi”.
Meow.



Non può esistere una padrona così pigra, chiedete voi?
Non avete conosciuto Sonja Lançomes, allora.
Le sono arrivato come regalo al suo settimo compleanno ed era una bambina paffuta, capace di divorare due fette di torta alle meringhe nello stesso momento.
Ora la mia padrona ha quasi vent’anni, è sempre paffuta e mangia ancora biscotti quando è triste. Usa spesso la scusa “sono depressa” per strafogarsi sul cibo.
E’ una gran chiacchierona e parla, parla e parla ancora.
Dice cose insensate per la maggior parte delle volte.
Ma ha una pancia comoda e mi coccola ogni giorno.
E il suo latte e biscotti è uno dei migliori.
Probabilmente non troverà mai uno stralcio di uomo in grado di reggere i suoi filmini mentali.
E io credo sia meglio così.
Sonja Lançomes e i suoi biscotti vanno bene anche così.



- Oh no! – Sonja cacciò mezzo strillo urtando con il braccio il barattolo di zucchero che finì a terra e andò in frantumi.
- E ora come lo zucchero il latte? Abbiamo del miele, Slick? -
Meow.

La mia padrona è l’umana più maldestra del mondo.
Purtroppo.



***

Note:
Uhm... sì, questo capitolo è uscito un po' così, di getto. E si vede.
Non ho nulla contro Sex and the city e non voglio scatenare guerre con i fan di questa serie televisiva :'3
Ringrazio infinitamente quelle buone anime che hanno letto/commentato/seguono etc questa serie di avventure nonsense.
Grazie <3 *me tanto felice*
Alla prossima,

hiccup
  
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