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Autore: Looking at the Rainbow    15/06/2012    3 recensioni
Sembrano statue, mentre nell’oscurità seguono con lo sguardo il viaggio dello stesso soffio di vento che si insinua tra le foglie, compromettendo il loro già precario equilibrio.
Non parlano, Sirius Black e Mary MacDonald.
Come se fosse un caso trovarsi a quell’ora improbabile, ben oltre il coprifuoco, l’uno in compagnia dell’altra, ma più soli che mai.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mary MacDonald, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Come Ombre


Un soffio di vento attraversa il cortile di Hogwarts e fa rabbrividire le due figure sedute su una delle panchine di pietra, strette nel mantello e con la luce della luna che si riflette nei loro occhi.
Sembrano statue, mentre nell’oscurità seguono con lo sguardo il viaggio dello stesso soffio di vento che si insinua tra le foglie, compromettendo il loro già precario equilibrio.
Non parlano, Sirius Black e Mary MacDonald.
Come se fosse un caso trovarsi a quell’ora improbabile, ben oltre il coprifuoco, l’uno in compagnia dell’altra, ma più soli che mai.
Come se non fosse stato proprio Sirius a trascinare la ragazza fuori dalla Sala Comune, quando quella stava per seguire le compagne nel Dormitorio.
Per l’ennesima volta, nel silenzio che Sirius non sembra minimamente intenzionato a rompere, Mary si agita un po’ sulla panchina, cercando di stringere le ginocchia al petto così tanto da non far passare il freddo autunnale.
Il ragazzo sembra riscuotersi a quel movimento e la guarda.
Non come fa di solito, distratto, quando Mary e Lily attraversano la Sala Grande alla ricerca di un posto a sedere.
La guarda come se così potesse leggere tutto quello che lei non gli dice, ma che di sicuro sta pensando.
E Mary si augura proprio che non sia vero o le converrebbe lasciare quel posto e non mettere più piede fuori dalla sua stanza, perché anche in quel momento assurdo non riesce a non rimanere incantata dalla sua bellezza.
Anche in quel momento, non riesce a non notare tutti i suoi più insignificanti dettagli; da una minuscola cicatrice che ha vicino al labbro inferiore, ai capelli che sono un po’ più scompigliati del solito. Come se ci fosse aggrappato per non cadere quando le parole di James lo hanno ferito, in un modo in cui quelle di pochi altri avrebbero avuto il potere di fare.
Sì, Mary è sicura che l’abbia portata lì per quel litigio che proprio non riesce ad affrontare.
Un litigio vero, con James Potter, con quello che negli anni è diventato suo fratello.
E no, Mary non sa perché abbia scelto di parlare proprio con lei.
Anche se forse, a giudicare dal silenzio che si espande e preme sulle orecchie, finirà per non aprire bocca.
Proprio in quel momento, come a volerla contraddire, Sirius smette di tracciare con un dito i contorni della panchina.
“Sono un idiota, MacDonald” sussurra.
Mary sorride, per alleggerire un po’ quella tensione e risponde: “Lascialo giudicare a me, Black. Cos’è successo?”
Le sue labbra si piegano verso l’alto in un movimento appena percettibile e rapido, prima che sprofondi di nuovo nell’apatia.
“Ho appena perso il mio migliore amico.”
“James ti vuole bene, Sirius. Lo so io, lo sai tu e lo sa chiunque abbia passato più di cinque minuti in vostra compagnia. Ti perdonerà, qualsiasi cosa tu abbia fatto”.
E Mary crede in quello che sta dicendo.
Con gli anni, soprattutto da quando è entrata nella squadra di Quidditch, ha imparato a conoscere James e a vedere nei suoi occhi l’affetto immenso che c’è quando parla di Sirius.
“Ho messo in dubbio i suoi sentimenti, Mary”.
“In che modo?”
“Gli stavo dicendo come al solito di lasciar perdere la Evans, visto che oggi l’ha rifiutato di nuovo.”
“Lo so, Sirius. Lily è la mia migliore amica”.
“Già… Comunque la situazione poi è degenerata. Lui ha smesso di scherzare e ha iniziato a spiegarmi quello che prova davvero per lei. Era serio, Mary, tremendamente serio e dannatamente giù di morale. Non potevo vederlo così, ho cercato in tutti i modi di fargli capire che a diciassette anni uno non può aver trovato la donna della sua vita. Gli ho detto che non rinuncia a lei soltanto perché non può ammettere di aver perso per una volta e gli ho detto che quello che fa è ridicolo”.
Mary si accorge a malapena di avergli stretto una mano mentre sta parlando, come se potesse trasmettergli la forza necessaria a continuare.
“Lui mi ha detto che non sapevo quello che dicevo, perché non potevo parlare di qualcosa senza averla mai provata e se n’è andato in camera. Tutto qui.”
Mary sente che dietro a quelle parole c’è una valanga di rimorso, pronta a venir giù alla minima scossa.
“Già… Sei un idiota” gli dice allora, e sulle labbra c’è un sorriso appena accennato che Sirius nota infastidito.
“Ma James ti perdonerà comunque. Sa che l’hai fatto soltanto perché odi vederlo soffrire e se non l’ha ancora capito, lo farà appena svanirà la rabbia.”
Il silenzio si riprende il suo posto, a riempire i timpani con la sua soffocante presenza.
Poi, all’improvviso, Sirius le stringe il volto tra le mani e la bacia.
E Mary lo asseconda, liberandosi dalla timidezza iniziale, mentre un brivido le corre lungo la schiena.
Quando lui si allontana il freddo torna a pungerla prepotente.
“Non so perché ho scelto di parlarne con te, MacDonald, però ne avevo bisogno.”
E poi se ne va, lasciandola su quella panchina con una gran voglia di urlare al mondo quello che è appena successo.

Note: Sì, l’ho fatto. Ho scritto la mia prima Sirius/Mary e sono riuscita a completare questa povera storia, rimasta a marcire a metà nel mio computer per sei mesi.
A parte questo, non lo so. Probabilmente non ha senso, probabilmente nessuno se la filerà, ma mi dispiaceva vederla lì sola soletta e l’ho pubblicata.
Tanto amore per chi avrà la pazienza di dirmi cosa ne pensa, ma anche per chi è arrivato fin qui. Grazie a tutti ♥

  
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