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Autore: elyxyz    15/06/2012    12 recensioni
Breve raccolta incentrata sul principe di Camelot e le figure materne.
Credo che il rapporto di Arthur con le madri sia una cosa per cui valga la pena riflettere. Ma è un progetto senza particolari pretese, articolato in cinque racconti, tra loro separati e autoconclusivi (tranne il primo, diviso in due parti per ragioni di trama).
Essendo stato abbozzato ancora nel 2009, non tiene conto dei fatti successivi la prima stagione del telefilm, anche se, risistemandolo ora, ho potuto usare qualche informazione che allora non possedevo. In definitiva, potrebbe essere considerato un “What if?”.
* I STORIA: Ygraine, la madre di Arthur (I-II parte)
“Vorrei conoscere mia madre.” Disse Arthur una sera.
(...) “Esiste un incantesimo che può trasportare le persone nel tempo.”
[La fic fa parte della serie ‘Lady Ygraine: The Queen of Camelot’, ma non ha legami con le precedenti storie e può essere letta a sé stante]
* II STORIA: Hunith, la madre di Merlin
“So di non essere niente per voi.” Premise la donna, riprendendo a parlare; Arthur le lanciò un’occhiata fugace. “Ma da quando il destino del mio bambino si è unito al vostro, anche voi siete diventato un figlio per me.”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Prima stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lady Ygraine: The Queen of Camelot'
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1x10 ealdor waht if

Ecco la terza parte di questa raccolta e la seconda madre scelta.

La storia racconta i fatti di Ealdor, presi dalla puntata 1x10 “Il momento della verità”, rimaneggiandoli a mio piacere. Vi avverto: è un what if grosso come una casa.

 

Il seguente scritto contiene riferimenti slash merthur.

 


Con un mese esatto di ritardo, dedicato alla mia kohai per il suo compleanno.

 



 

Hunith, la madre di Merlin

 

 

Tanti auguri, Giuls. <3


 

Nella piccola casetta dei suoi natali, Merlin cercava di dare ristoro al suo signore, dopo la lunga giornata di sfinente allenamento con gli uomini del villaggio.

Ma una striminzita pezzuola e un misero catino non erano sufficienti, e il mago lo sapeva.

Eppure la vita, a Ealdor, era un continuo adeguarsi alle privazioni, e avrebbe dovuto farlo anche l’Asino viziato.

 

La verità era che si sentiva in colpa per averlo trascinato lì, in quella situazione drammatica.

Arthur aveva un regno a cui pensare, un giorno sarebbe stato re di Camelot e non poteva rischiare il suo destino per lui, per quanto gli fosse affezionato.       

 

L’aria cupa dell’altro, per di più, non lo aiutava.

Gli si leggeva in faccia quello su cui rimuginava. Il giovane Pendragon sapeva di essersi imbarcato in un’impresa disperata: per quanto volenterosi, quelli erano solo contadini e pastori, non soldati avvezzi all’arte della guerra.

 

E, benché avesse cieca fiducia nel suo signore e gli avrebbe affidato la sua vita in qualunque momento, Merlin era consapevole che quello era pressoché un piano suicida.

Cercò allora di non pensarci e di risollevare anche l’umore tetro del nobile.

 

“Vi siete ruzzolato con i maiali?” lo punzecchiò, grattando via terra secca e fango dai suoi capelli.

 

Arthur sbuffò solo, in risposta.

 

“So che sentite la mancanza della vostra regale tinozza, Sire.” Gli soffiò contro, pulendogli lo sporco e la polvere sulle spalle.

 

Il cavaliere non replicò, si limitò a voltarsi per facilitargli il lavoro sul davanti.

 

“… e del vostro regale letto, anche.” Aggiunse, un po’ divertito.

 

Il principe gli afferrò il polso e lo trattenne, immobilizzandolo.

“L’unica cosa di cui sentirei la mancanza sei tu.” Sussurrò direttamente contro la sua bocca e poi lo sbatté contro la parete di legno, che cigolò sinistramente come protesta, e gli divorò le labbra in un bacio appassionato e violento.

 

A-Arthur…” ansimò Merlin, riprendendo fiato. “Non… non qui, mia madre potrebbe…”

 

Giusto in quel momento, Hunith era entrata nella casupola per rimestare la cena sul fuoco e, pur non volendo, li aveva scorti dietro la piccola tenda e li aveva uditi.

Con un sorriso materno, aveva riposato il mestolo sul tavolo ed era semplicemente uscita.

 

Mezz’ora dopo, Arthur e Merlin fecero capolino dall’umile dimora e la videro china sul piccolo orto davanti a casa.

 

Hunith diede una veloce occhiata ai due ragazzi scarmigliati e sorrise loro, sollevando la cesta delle verdure.

“Temo di aver scordato il paiolo sul fuoco!” mentì. “Vado a controllare la cena…”

 

“Ehm… mamma, credo che si sia bruciata…” borbottò Merlin, arrossendo.

 

“Oh, pazienza!” si risolvette lei, accomodante.

La felicità del suo bambino valeva più di una cena rovinata.

 

 

***

 

 

Quella sera, l’ultima prima della battaglia che avrebbe deciso le loro sorti, davanti al fuoco morente di uno dei falò, Arthur se ne stava stretto nella coperta da campo, assorto.

 

Merlin doveva essere da qualche parte, a rendersi utile o – molto più probabilmente – a combinare disastri. Un fugace ghigno gli arricciò l’angolo della bocca a quel pensiero.

 

O forse quell’idiota era più saggio di lui e stava spendendo quegli ultimi momenti di pace con sua madre, si disse il principe, invidiandolo un po’, anche senza volerlo.

 

Da quando erano giunti al villaggio, li aveva visti parlare e scambiarsi gesti d’affetto in diverse occasioni.

E, sebbene non avesse alcuna esperienza personale da apporre né un paragone diretto, Arthur sentiva che il rapporto tra Merlin e Hunith era unico. Era speciale.

 

Li aveva guardati, stando in disparte, sentendosi un po’ geloso di tutto quello. Perché a lui non era mai capitato di sperimentarlo.

 

A volte, la mancanza di sua madre gli stringeva il cuore e si chiedeva come sarebbe stato se.

Ma poi scacciava quel pensiero e si rivestiva di solida determinazione. Lui era un cavaliere, un erede al trono. Non poteva concedersi certi sentimentalismi.

 

Fu l’arrivo di Merlin a distrarlo dai suoi ricordi dolorosi.

Il mago si accomodò sul tronco piallato, al suo fianco, facendo aderire le loro cosce quasi con noncuranza, e Arthur riconobbe il suo profumo e qualcos’altro di più dolce.

L’odore di sua madre.

 

Questa volta fu un sorriso dolceamaro a sfiorargli la bocca, poiché aveva indovinato dov’era stato il suo compagno.

 

“Mi dispiace di essere sparito. Vorrei avere più tempo per- ”

 

“Non importa. Avremo tutta la notte per noi.” Lo rassicurò, sfiorandogli casualmente un ginocchio ossuto con le sue dita callose, tracciandone i contorni. Merlin rabbrividì, e non fu per il freddo.

 

Arth-” gemette, chinando il capo verso il principe, offrendo le sue labbra socchiuse in una muta, disperata preghiera.

 

L’erede al trono lo baciò come se quella fosse stata l’ultima occasione per farlo, e forse lo era davvero.

Lo baciò con fame e rabbia, con tormento, e dolore e amore. Con abbandono.

 

Poi nascose la fronte contro il collo del suo amante, dove il profumo di Hunith si era fuso col suo.

“So quello che vuoi dirmi, idiota.” Lo prevenne. “Ma il mio posto è qui, con te. E non vorrei essere in nessun altro luogo al di fuori di questo.”

 

Merlin deglutì a vuoto varie volte, soverchiato dall’emozione.

“Stupido Asino Reale.” Bisbigliò infine, quando la voce gli tornò. “Il mio Asino Reale.”

 

Arthur gli rubò un altro bacio fuggevole, prima distanziarsi da lui e punirlo con una sberla sulla nuca.

“Servo irriverente!” lo sgridò, fingendosi oltraggiato. “Smettila di perdere tempo e va’ a controllare come procedono i preparativi per domani!” gli ordinò, offrendogli l’occasione per andarsene, perché sapeva che l’altro aveva ancora mille cose da fare, ma ugualmente non osava trovare il coraggio di separarsi da lui e da quel momento soltanto per loro.

 

Lo stregone sbuffò, eppure eseguì, incamminandosi, grato di quel pretesto camuffato da comando.

“Ci rivediamo a casa, mh?” si raccomandò inutilmente, voltandosi un istante pur senza rallentare, tanto era il bisogno di saziare, ancora un momento, lo sguardo con lui.

 

Arthur sollevò gli occhi al cielo, imprimendosi poi nella mente, a sua volta, il profilo ciondolante del suo uomo che si allontanava.

‘A casa. Aveva detto. Anche se era solo un tugurio di assi sconnesse e povertà, quel pensiero gli scaldò il cuore. A casa.

 

 

***

 

 

Arthur non sapeva quanto tempo aveva trascorso sprofondato nei propri pensieri – dubbi, tormenti, preoccupazioni e flebili speranze.


Hunith comparve dal nulla – presenza discreta e silenziosa – e gli si sedette accanto.

 

“Merlin è già andato a dormire?” l’interrogò il nobile, fingendo un tono disinteressato.

 

“Non ancora.” Fu la replica della donna. “Lui e William hanno molte cose da dirsi...

 

“Comprendo.” Disse il principe, con una smorfia, ponendo fine alla questione.

 

Il silenzio cadde nuovamente tra loro, e si persero entrambi a contemplare la danza delle fiamme che riverberava una fioca luce tutt’attorno.

 

“Mi pento di avervi coinvolti in questa sventura.” Confessò ella, di punto in bianco, riattizzando le braci. “Non sarei mai dovuta venire a Camelot, a turbare la vostra quiete. Ma eravamo disperati...

 

“Invece è stata la scelta più saggia.” La contraddisse. “Merlin non si sarebbe mai perdonato di non essere accorso nel momento del bisogno.”

 

“Ma temo per la sua vita, per quella di Lady Morgana e della sua serva, e per la vostra...” gli rivelò, sciogliendo le dita intrecciate, che teneva in grembo, sino a posarle sull’avambraccio del giovane che non si scostò. “Vi prego, vi prego di non morire...

 

Egli aprì la bocca per replicare, per tranquillizzarla anche a costo di mentirle, ma Hunith non gliene diede il tempo: la sua mano, calda e ruvida, gli accarezzò una guancia. La sorpresa fu grande, ma il principe non si ritrasse e, anzi, assaporò quel tenero contatto tra loro, socchiudendo le palpebre stanche. Ecco cosa provava Merlin...

 

Quelle erano le mani che l’avevano cullato, consolato, curato, educato sin dalla nascita.

 

“So di non essere niente per voi.” Premise la donna, riprendendo a parlare; Arthur le lanciò un’occhiata fugace. “Ma da quando il destino del mio bambino si è unito al vostro, anche voi siete diventato un figlio per me.”

 

L’erede dei Pendragon deglutì un groppo in gola, stringendo la presa sulla stoffa.

Ma io non so cosa significhi avere una madre.” Considerò sincero.

 

“Significa affetto, comprensione, un incondizionato amore. Significa... che sarei disposta a dare la mia vita anche per voi.”

 

Il principe spalancò le iridi azzurre, al colmo dell’emozione.

C’era il sorriso di Merlin, in lei.

 

“Allora… potrei chiederti un abbraccio?” la supplicò rauco, dando voce ad uno dei suoi più reconditi e intimi desideri. “Uno, uno solo. Uno di quelli che dai a lui.” Precisò, titubante.

 

Hunith assentì premurosa e allargò le mani verso di lui.

Arthur si inginocchiò di fronte a lei, per essere alla sua altezza, e si lasciò avvolgere da quelle braccia piccole e magre, e rimase lì, in silenzio, a farsi cullare.

 

 

- Fine -

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3

Note: Temo che la gelosia di Arthur sia una fattore costante in questa raccolta. Come nei capitoli precedenti, egli – pur vergognandosi – ha invidiato la piccola Morgana, ora invidia il rapporto speciale che hanno Merlin e Hunith e che lui non ha mai provato e può solo tentare di immaginare.

 

Per questo, l’abbraccio che lui chiede a Hunith non lo considero OOC; è dato da un insieme di cose: dalla curiosità di voler provare, l’ansia prima di una battaglia che ha un esito quantomeno incerto (con un rischio mortale elevato) e un attimo di debolezza, perché la disponibilità materna di lei gli ha fatto abbassare le sue difese.

Se la pensate come me o diversamente, mi farebbe piacere saperlo!

 

Ah, ho usato una frase che Hunith diceva a Merlin, nel TF, per indirizzarla ad Arthur. Penso l’abbiate ricordata tutti.

 

 

Ringrazio EDVIGE86, katia cullen, chibimayu, speranza, Quainquie, DevinCarnes, mindyxx, chibisaru81, ely natassia, elfin emrys, HPalessandra, miticabenny, Luna Senese e Orchidea Rosa, per i bellissimi pareri che mi avete lasciato.

Vi ho risposto personalmente, ma mi sembrava giusto dirvelo nuovamente: grazie! ^^

 

 

Per chi può interessare, in UK oggi esce film con Bradley “Fast Girls”.

 

Infine, volevo avvisare che domenica partirò e starò via qualche giorno. Al mio rientro, posterò Linette 59 che non ho avuto tempo di sistemare, scusate l’attesa.

 

 

 

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(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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