Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |       
Autore: stranamavera92    15/06/2012    1 recensioni
L'amore è strano ma bello.A volte sa essere silenzioso,incantevole,scioccante.Questa è la storia di Laurinda,la sua sembra essere una malattia unica e inguaribile.Per quanto difficile risulti,lei si accorgerà di sapere amare,anche se il suo è un amore da definire.Stef,Kevin,Timon,Eduard,a chi questo arduo compito? Chi lefarà battere davvero il cuore?
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gli occhi bruciano,la lingua è asciutta e i polsi freddi. Laurinda non teme per la sua salute,ha solo paura di dover restare lì dentro ancora per molto. Settanta giorni sono tanti e viverli interamente in una clinica psichiatrica è piuttosto umiliante. Malattia unica e ancora sconosciuta per i ricercatori-medici che si occupano delle più gravi forme di cancro. Quello di Laurinda sembra essere uno di tipo avanzato. E’ questa l’unica notizia sulla quale la sua famiglia può contare,piuttosto improbabile che ve ne siano altre nelle prossime 24ore. Altri settanta giorni,si spera che la ricerca dia frutti questa volta. Attacchi di panico,atti di violenza,ira,dimenticanza,”rassegnazione”. Laurinda sa bene che non potrebbe avvicinarsi troppo al reparto A6 ,che dista solo qualche metro di distanza dal suo,il reparto B60,eppure la sua curiosità la spinge sempre oltre. Ogni giorno spera di incontrare qualcuno che abbia i suoi stessi sintomi,che possa farle compagnia in camera o in quel reparto sempre vuoto e mal visto. Ecco perché i suoi occhi almeno cercano di vedere altro. Il reparto A6 è specializzato in incidenti stradali,quelli del sabato sera,che Laurinda vede solo attraverso quel vetro quando si accorge che c’è una folla di gente dietro un lettino oramai vuoto o con sopra un corpo senza vita. Sono le 02.30 di notte. In clinica si respira una brutta aria,ci sono casi sempre più gravi. L’ultimo è quello di Stef,un ragazzo di appena 17 anni,gravemente ferito dopo un brutto incidente con lo scooter,tasso alcolico alto e un camion di fronte. Sembrano essere queste le cause. Dietro di lui una ragazza e un adulto. I medici sospettano una grave complicazione per il ragazzo:il coma. Laurinda è sempre di fronte quel vetro,non è quasi mai in camera sua,tranne quando i suoi genitori e i suoi zii vengono a farle visita. Il suo papà è un insegnante,sua madre una domestica. Avevano solo venti anni quando nacque Laurinda,la loro unica figlia. Da piccola le venne diagnosticato un cancro al cervello che avrebbe spezzato la vita della bambina solo dopo qualche mese. Da allora sono passati circa ventitré anni e Laurinda è ancora viva. Non ha mai passato un solo giorno fuori casa. Lo smog,l’inquinamento,il contatto con la gente ,tutto questo avrebbe potuto provocare forti disturbi psicologici e fisici. La sua è comunque una vita non vissuta. Sono le 12.09,Laurinda ha appena finito di pranzare,è fuori la sua camera,fuori il suo reparto,di fronte quel vetro,di quel reparto A6. Sono giorni che è lì e fissa quella stanza,quel letto,quel ragazzo. E’ Stef. Ricoverato da oramai quattordici giorni,da due uscito dal coma,adesso sotto osservazione. Laurinda,appena i dottori,gli infermieri vanno via,a passo svelto ma silenzioso si appresta ad avvicinarsi alla stanza n16. Quando può,gli dedica una canzone o semplicemente delle parole “Come stai?Io sono Laurinda…e tu?Come ti chiami?...Stef?Spero che tu possa rimanere qui ancora per molto così possiamo fare amicizia io e te,sei contento?Ti voglio bene”e dopo un piccolo bacio sulla guancia,ritorna dietro quel vetro,restando a fissarlo ancora per molto. Gli amici di Stef sono lì,raggruppati in tanti piccoli cerchi,i loro visi spenti tristi ma anche speranzosi che Stef possa aprire quei maledetti occhi e riconoscerli tutti,proprio tutti … anche la sua ragazza. Sembra essere quella più tormentata dal pensiero asfissiante che il suo “ amato cucciolo” possa non svegliarsi più. Non fa altro che piangere e mentre si asciuga le lacrime tiene le sue mani strette in quelle di un altro ragazzo. Laurinda vede davvero tutto e vorrebbe stare lì,piangere con loro,dormire e magari non svegliarsi più. “Laurinda,dovresti essere in camera tua,ma come al solito io e il tuo papà ti troviamo lì a fissare tutto quello che circonda quel ragazzo. Ho paura che ti stia facendo troppo ossessionare da quella persona” “Mamma!...Ciao papà…andiamo in camera mia?” “Tua madre ha ragione, Lauri,non puoi startene sempre lì a guardare cosa succede oltre quel vetro,devi riposare e startene qui da sola. Sei fortunata sai?Non ci avevi mai pensato? Hai un reparto tutto per te” “Ma non lo voglio papà ,tutti voi avete ancora paura che io possa fare del male a qualcuno? Sono grande e responsabile oramai,non ho più bisogno di tanta cura e attenzione,posso restare anche altri cento giorni in questa clinica,per aiutare la ricerca a progredire e rendermi utile per chi un domani presenterà i miei stessi sintomi ,fare da cavia insomma ma cercare così di migliorare la vita degli altri visto che non ci sono riusciti con la mia,ma non voglio restare da sola a contare i chicchi di riso che ci sono nel piatto o misurare ogni giorno la pressione per perdere tempo nel mettere in attivo quella stupida macchina. Quel ragazzo di cui mi sono ossessionata è mio amico. Ci vogliamo bene e sono sicura che quando si sveglierà mi riconoscerà,riconoscerà la mia voce,vorrà abbracciarmi e ringraziarmi. E non provate a dirmi che sono pazza perché non ci casco più. Sono settanta giorni che sono chiusa qui dentro,e voglio uscirne solo per provare un’altra volta quell’attimo di eccitazione che ho provato quando ho preso la macchina e ho assaporato l’aria per soli cinque minuti. Vorrei tornare a casa anche solo per potere accendere la tv e pensare che tutto quello che guardo un giorno possa succedere anche a me. Qui mi sento chiusa in trappola e se nessuno vuole vedere il mio viso perché ha paura di me,non preoccupatevi. Sono io che vedo gli altri,solo attraverso quel vetro. Stef mi ascolta e gli fa piacere. Gli fa piacere,ne sono sicura.” “Signorina Collins,sono pronte le sue analisi.”. “Mamma è incinta,lo so. Strano che non me ne abbia parlato lei. Sono davvero contenta,avrò un fratellino o una sorellina? Sarà lo stesso grandioso. E’ da tanto che non mi sentivo così… papà abbracciami!” “Lauri,in realtà,tua madre…ed io siamo molto preoccupati. Sei nostra figlia,ti vogliamo bene,ma sei malata,e noi vogliamo un bambino sano. Lauri,tu vivi in un mondo tutto tuo,direi fatto di favole,mostri,fate,pericoli,sogni e speranze. Il vero mondo tu non lo conosci affatto,e io e tua madre non possiamo permetterci che tu possa influenzare la creatura che nascerà. Sarà piccola,vorrà seguire le tue orme e questo noi dobbiamo evitarlo? Capisci? Penso che te ne farai presto una ragione. Avere una famiglia solo due volte al mese non è costruttivo e nemmeno utile. Dirti addio sarebbe da vigliacchi ma dirci arrivederci,magari abbracciandoci,è davvero la cosa giusta da fare. Tua madre era troppa in ansia, e non avrebbe mai minimamente avuto la forza di dirti queste cose. Arrivederci Lauri” “Ahhhhhhhhhhhhhh,che voi possiate morire,tu ,la mamma,il bambino….che voi possiate morire,aaaaaaaaaahhhhhh,vai via,viaaaaaaaaaa” Il cuore batte sempre più forte,Laurinda ha avuto un altro attacco,avrebbe la forza di prendere una siringa e puntarla giusto al pene di suo padre per provocargli più dolore … ma non ne ha il coraggio. I suoi genitori,la sua famiglia,come la si voglia chiamare,ha sempre beneficiato di un versamento statale per la loro piccola bambina che permetteva loro di vivere in una grande villa e da veri signori di città:i più ricchi. Dopo aver raggiunto la maggiore età,il versamento era risultato più scarso ma sempre di ottime cifre,con l’età di ventitré anni, Laurinda è oramai indipendente anche se la sua malattia risulta essere ancora una macchia nella ricerca-cancri. “Signorina Collins,le va di fare una passeggiata?” “Oh si certo,signorina Matilda,sono davvero felice di camminare un po’,sento le gambe piuttosto stanche e sento il sangue fermarsi e riscaldarsi,è normale secondo lei?” “Io sono un’infermiera e come tale posso dirle che tutto questo si verifica perché lei non è in movimento.” “Mai nessuno me lo aveva fatto notare,penso che se oggi me lo sto chiedendo è perché vogliono sperimentare qualcos’altro. Adesso ho capito tutto e non mi dispiace essere presa come punto di riferimento,riesco ad essere utile almeno per i ricercatori,se cammino e mi sentirò meglio lo farò presente,lo prometto” “Sei una ragazza intelligente. Cammina per tutto quel viale senza però entrare nel reparto A6 e poi ritorna indietro,per ben cinque volte,poi ritorno e mi racconti,a dopo.” Le cinque volte diventano dieci,l’infermiera non è ancora arrivata,non c’è nessuno nel viale e nemmeno nel corridoio,solo il ragazzo della stanza n16,Stef. Laurinda si è innamorata del suo profumo e ogni sera prega perché lui possa riconoscerla un giorno. “Sono trascorse un paio di settimane da quando mamma e papà se ne sono andati e non li ho più visti. Adesso sono ancora più sola,però l’infermiera Matilda mi ha fatta camminare,dice che si spera in qualche risultato seppure scarso. Ho fatto altri due esami stamattina,un altro livido e due dita fratturate,ho la testa che mi scoppia e la lingua che a stento riesce a battere contro i denti per parlare,ma anche se faccio fatica parlo molto lo so,però vorrei tanto che qualcuno mi rispondesse. Il fatto che tu mi ascolta mi fa piacere,spero solo che il mio tono di voce non ti faccia impazzire, Anzi voglio farti ascoltare una nuova canzone che ho inventato,vuoi sentirla? … “ “Ehi tu,chi sei?” Laurinda sembra spaventata,non aveva mai visto quel ragazzo. “Ciao,vuoi parlare anche tu con lui? Stavo cantando una canzone ,però non la conosco ancora molto bene…” “Ma cosa vuoi dal mio amico,togli queste mani dalla sua faccia,e vai via,io non ti conosco … sei sua amica?” “Si,ci siamo conosciuti qui,un po’ di tempo fa” “Ho capito,tu sei quella pazza del reparto B60,senti ,il mio amico ha bisogno di riposare e starsene con gli amici,quelli veri ,quindi vai via” “Veri?? Sono io che gli faccio compagnia,voi ci venite solo quando vi fa comodo ,qualche volta al mese,io sto solo parlandogli” Il ragazzo si avvicina “Per favore,vai via” Il suo tono sembra minaccioso,sempre più feroce il suo sguardo,Laurinda trema e ha il sudore che le scorre nelle vene. “Me ne vado in camera mia,scusami.” … e con lo sguardo ancora impaurito corre verso la sua stanza dove ad aspettarla c’è l’infermiera Matilda. I giorni passano,ma le ore,gli attimi,quelli non scorrono così facilmente. Per Laurinda sembra passare un’eternità. Non c’è mai nessuno in quella clinica,solo i pazzi,le continuano a dire gli altri infermieri e dottori. E’ strano come sia stato costruito al suo interno un reparto riservato agli incidenti stradali. Se avere una malattia unica potrebbe sfociare nella pazzia,è quasi improbabile che tale potrebbe essere chi sbatte contro un camion e finisce in coma per aver bevuto molto. Ma forse è meno pazzo chi è malato,almeno non resta una sua scelta. Gli esami continuano,ma Laurinda non riesce a sapere fino a quando resterà,i settanta giorni sono passati,eppure questa volta non ha più fretta,non saprebbe dove andare. La sua famiglia l’ha abbandonata. Stef è in compagnia con il suo nuovo amico,questo qui parla,ascolta,risponde,anche se in toni un po’ troppi “pericolosi”. “Ciao,amico di Stef. Posso avvicinarmi alla soglia della porta?” “Ancora tu? … Non hai paura che potrebbero vederti e sgridarti per la tua poca prudenza?” “No,quella ce ne ho troppa, devo ringraziarti,vieni ad un orario molto comodo. Mi è possibile allontanarmi dalla stanza senza molti passi e senza silenziare troppo,sono tutti a casa. Io mi chiamo Laurinda,e tu? “ “ Sembri quasi contenta di vedermi” “ Lo sono! Qui non si vede tanta gente,o comunque tanti ragazzi come te. Hai un bel tatuaggio.” Sai cosa è un tatuaggio?” “Certo,i dottori dicono che fanno aumentare il tasso di nocività e rendono più probabile l’avvicinamento al cancro,inoltre distruggono psicologicamente la propria autostima. Ci si tatua per sentirsi più belli,più forti o più ribelli. Tu perché lo hai fatto?” “Semplicemente perché mi piaceva. Devo rispondere ad altre domande per caso?” “Si grazie. Quale è il tuo nome?” “Kevin –e dopo qualche minuto di silenzio-… Conosco Stef da quando avevo più o meno dieci anni,eravamo vicini di casa,poi lui cambiò abitazione,ma decidemmo comunque di restare in contatto. Per nostra fortuna capitammo nella stessa sezione e così abbiamo cominciato il liceo insieme e speravamo pure di finirlo. Siamo all’ultimo anno e l’idea che lui non sia con me in quella fottuta scuola mi distrugge. Insieme abbiamo fatto tante cazzate ,ci siamo scopati perfino la stessa donna. Io e lui abbiamo sempre condiviso tutto e adesso … se non si risveglia ,se non si alza da quel letto, giuro che lo ammazzo di botte. Sono troppo incazzato con lui. Dovevamo festeggiare insieme i suoi 18 anni, dovevamo divertirci,ubriacarci,dovevamo stare insieme”. Kevin è assalito dai ricordi,dal rimorso,dal nervoso che lo lapida velocemente. Vorrebbe domandarsi perché abbia raccontato tutto ad una sconosciuta ma è troppo impegnato a guardare quell’espressione visiva di quella bella e dolce ragazza che lo fissa e le risponde “Non avevo mai sentito nessuno parlare così tanto”. “Signorina Collins,ho delle ottime notizie per lei. Solo altri trenta giorni e potrà ritornare a casa,le mancano altri dieci esami,quindici visite,45 ore di osservazioni e 30 trasfusioni. Tutto questo in un mese potrebbe essere fatto. Spero per lei che la notizia le abbia messo appetito,perché oggi ci sono le orecchiette al salmone ,il suo piatto preferito” “Grazie,ma non ho molta fame. Le posso fare una domanda?” “Certo!” “Posso dare il mio pasto a quel ragazzo lì? Si chiama Kevin,è un amico di Stef,è qui da stamattina ma vedo che non ha niente da mangiare. Posso?” “Se è così ne farò portare un altro e gli e lo farò recapitare” “No,voglio portargli il mio,non ho fame e poi vorrei salutarlo” “Non posso dirle di si,ma se proprio insiste,aspetti che me ne vada e poi fa quello che deve fare” “Grazie,signorina Matilde. Ah a proposito,mi dia del tu. Come ha detto lei,sono intelligente quando mi da del tu. “ Già,peccato che quasi nessuno se ne accorga,Laurinda è solo una pazza lunatica che parla molto e osserva tutto. Laurinda è appena arrivata in stanza n16,con quel pranzo che vorrebbe tanto offrire al suo nuovo amico,ma si ferma non appena nota una nuova presenza. “Sono appena tornata da scuola,ho avuto una bella A in fisica,non è grandioso? Volevo che fossi tu la prima persona a saperlo,dopo tanta fatica io c’è l’ho fatta. Adesso tocca a te” “Laurinda,ciao” “Ciao Kevin,ho disturbato? Ti ho portato il pranzo ma a quanto vedo non sei solo” “Lei è Nadia,la ragazza di Stef. Ascoltami bene,io e te non siamo amici,non sei mica obbligata a portarmi il pranzo,ho mangiato un panino,ma tu non te ne devi preoccupare. Per favore vai via.” “No aspetta! Ho saputo che tu sei quella che fa spesso compagnia al mio ragazzo,gli canti canzoni,gli sussurri parole. Io … io volevo ringraziarti. Sei davvero una bella persona.” Nadia è in procinto di salutarla quando Kevin si intromette “E’ pazza! E’ ricoverata in reparto B60 e qui non potrebbe esserci,nemmeno avvicinarsi. Non è normale che venga a fare compagnia a Stef. Ti prego,non compatirla” “Non ho bisogno di essere compatita,tanto meno compresa. Non faccio del male a nessuno,nemmeno a me stessa. Semplicemente,sto cercando di aiutarlo. Anche io voglio che lui si risvegli al più presto.” “Stef non ha bisogno di te. Non lo capisci?? Persone sane di mente possono aiutarle,non tu! Nadia,mandala via,forse a te darà ascolto” “Kevin quanto sei essere spregevole … mi dispiace,a volte sa essere davvero cattivo,a me fa piacere …” “Ricominci! Questa è quella pazza conosciuta da tutta la città,che si trova nel “reparto B60”,perfino la sua famiglia l’ha abbandonata! Non voglio ripetertelo più” “Il mio reparto è specializzato in malattie gravi,di grado avanzato, e i pazienti all’interno sono in sviluppo di ricerca” “Il tuo reparto si trova in una fottuta clinica psichiatrica” “Dove si trova anche il tuo amico,in un reparto specializzato in incidenti stradali” “Cazzo! Era l’ospedale più vicino,perché di certo non saremmo venuti qui, questa clinica è conosciuta in tutta la città e non certo per la sua bella struttura e funzione, è conosciuta per chi ci vive dentro. Sei famosa sai? Ma io direi in negativo,e io non ti permetterò di pregare per lui”. Laurinda proprio non capisce tutto questo accanimento nei suoi confronti,dopotutto qualche giorno fa era stato proprio Kevin a raccontargli di sé ed il suo amico. Sta per allontanarsi quando,dopo aver posato il piatto sul comodino “Pregherò per te! Significherebbe aiutare un amico>”. I giorni sembrano non passare mai,eppure ne sono solo altri pochi,eppure Laurinda non sa ancora dove andare. L’infermiere ha appena concluso il suo lavoro in quella stanza,ha piazzato il suo ultimo ago nella pelle sottile del braccio di Laurinda,appena finito ritorna nel viale annunciando una visita. ”Ciao Laurinda,ti ricordi di me? Sono Nadia,la fidanzata di Stef. Mi hanno fatto un paio di domande ma sembra che alla fine mi abbiano dato il permesso. Come stai? Spero bene. Ho anche saputo che tra un po’ ritorni a casa,sono davvero contenta.” “Nadia,che bel nome che hai,direi bello quanto te. Sarei ipocrita a dirti che questo posto non mi mancherà,ancora di più se ti dicessi che non vedo l’ora di ritornare a casa. Saprai sicuramente che io una casa non c’è l’ho più . Ma questo non è quello che mi preoccupa. Forse ho solo un po’ paura di quello che può succedermi fuori,dell’aria,del cielo,le nuvole,i fiori,l’arcobaleno e la pioggia quando il tempo sarà cupo … e le persone. Forse le persone mi fanno più paura di tutto. Ma non ho paura che lo smog,l’inquinamento di città possano uccidermi,ho già fatto tanto per la ricerca e penso che in parte sia già riuscita a migliorare la vita degli altri.” “Quanto sei dolce. Mi dispiace di quello che pensi la gente di te. Servirebbe solo conoscerti un po’ meglio,e scoprire tante tue qualità farà solo più che piacere. Ti prometto che io stessa farò in modo che tu possa vivere al meglio la tua di vita. Lo smog,il caos non ti fanno male ,bisogna solo limitarsi. Quando ero piccola,mi raccontavano di te come un mostro ma io volevo sempre immaginarti come una dea,e un domani il mio ricordo sarà quello di una brava e utile persona … Dai vieni,farà piacere a Stef. Oggi è il suo compleanno, compie 18 anni e sono sicura che vorrà tanto che tu sia li. Ci sono i miei amici,la famiglia,Kevin … ma devi esserci anche tu” la sua mano è in quella di Laurinda,ma lei si stacca e preferisce guardare tutto dietro quel vetro,quel vetro che le ha fatto conoscere,in parte,un nuovo mondo. Laurinda osserva,e sono davvero tutti contenti dell’amore che ognuno prova nei confronti di Stef,un ragazzo tanto silenzioso,quanto paziente. Poi c’è Nadia,quella ragazza che sembra quasi volersi prendere cura di lei,anzi sembra quasi volerla bene,ma non capisce quel bene a cosa sia dovuto … e poi c’è Kevin,uomo alto e maturo per i suoi 19 anni,un uomo che però non riesce a lasciare andare i suoi pregiudizi,un uomo che sembrava averla accettata così come tutti la definivano o solo come lei è in realtà …… il tempo scorre,i festeggiamenti pure ….. gli occhi di Stef si aprono. I borsoni sono pronti,Stef è pronto per lasciare quella clinica,quel reparto,quella stanza,quel letto,adesso vuole solo ritornare a casa. Ha passato troppo tempo lontano dalla sua vita,ha solo voglia di parlare,ridere e abbracciare i suoi genitori,i suoi amici,lì con lui a condividere questo bel momento. Ha trascorsi oramai troppi mesi senza vivere,adesso vuole cantare. Laurinda è lì,che lo osserva,vorrebbe salutarlo,sapere se Stef la riconosce,se riconosce il suo canto,vorrebbe parlargli,ascoltare la sua voce. Stef è arrivato fuori la stanza,quella maledetta stanza che lo ha tenuto prigioniero per troppo tempo. E’ davanti il suo borsone con dentro i suoi cd preferiti,ne prende uno e ne legge il titolo di una canzone,quella canzone che ricorda di aver sentito recentemente,molto recentemente. “Amore,non è possibile,io e tuo padre non ti abbiamo mai cantato nessuna canzone,neanche i tuoi amici,era la radio che ascoltavi,non c’èra nessuna voce femminile,forse lo avrai sognato” Stef ne è sempre più convinto. “Ha ragione tua madre,adesso comunque non pensarci,devi solo essere felice,stai per ritornare a casa” . Stef abbraccia suo padre e prende il borsone. Si avvia verso l’uscita e intanto incrocia lo sguardo di Laurinda,lei che ne rimane sorpresa e vorrebbe dire qualcosa ma non ci riesce. Riesce solo a sorridergli. Passeranno solo altri tre giorni e anche lei ritornerà a casa,una casa che non ha più.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: stranamavera92