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Autore: yu_gin    15/06/2012    4 recensioni
La vita di Kurt e Finn è molto diversa da come siamo abituati a vederla. Le difficoltà economiche e l'impossibilità di trovare un lavoro migliore spingono Kurt ad accettare un lavoro che fino a pochi anni prima non avrebbe mai pensato di poter accettare.
Ma se sotto le luci dello Scandals incontrasse un ragazzo che potrebbe cambiargli la vita? Un ragazzo che viene dall'altra parte di Lima, quella economicamente agiata, quella dabbene, quella da cui Blaine vuole fuggire? Se riuscissero a trovarsi, nonostante tutto?
Dal primo capitolo: Ogni suo pensiero venne interrotto dall'entrata in scena dei protagonisti della scena.
Ogni pensiero su Finn o su qualsiasi altro ragazzo, ogni pensiero in generale venne semplicemente spazzato via dalla sua testa nel momento stesso in cui vide calcare la pista quello che poteva tranquillamente definire:
Il più bel culo che abbia mai visto.
[...]
«Perché? Perché noi non possiamo essere felici?»
Santana lo strinse forte e gli accarezzò la testa.
«La vita è ingiusta, Kurt, per chi è nato dalla parte sbagliata di Lima.»
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Lima Side Story



Capitolo 16: be my Valentine



Quando Finn passò davanti alla stanza di Kurt non si stupì di trovarlo in piena crisi isterica, giunta al punto in cui suo fratello si lasciava cadere sul letto biascicando che non aveva niente da mettersi.

«Kurt, tutto bene?»

«A meraviglia» grugnì.

«Hai un appuntamento per San Valentino?»

Kurt si sollevò dal letto: «Per la prima volta in vita mia non sono single a San Valentino e ho un appuntamento e se sbaglierò outfit non me lo perdonerò per il resto della mia vita e sarà un disastro e lui se ne andrà con il cameriere e-»

«Kurt, calmati. Non dirmi che sei rimasto a decidere come vestirti per un'ora!»

«Non essere ridicolo Finn.»

Ho cominciato a pensare a come vestirmi più o meno lunedì.

«Perché non ti vesti come alla cena con Schuester? Alla Pillsbury il tuo completo piaceva molto.»

Kurt lo fulminò con lo sguardo: «Sì, così mi torneranno in mente i brutti ricordi di quella sera.»

E del funerale, aggiunse mentalmente.

«Pensavo avresti seguito il principio del “ora che ti ho preso posso anche lasciarmi andare”.»

«Bel principio, Finn. Dovresti scrivere un manuale.»

«Va bene, ti lascio solo» disse, allontanandosi prima che Kurt passasse alla fase in cui gli lanciava dietro un attaccapanni.

Kurt si immerse nel proprio armadio, sfiorando con le dita i vestiti e ripensando alle occasioni in cui li aveva indossati, finché fra scorse fra gli altri abiti un completo a lui molto familiare che ricordava di aver indossato esattamente un anno prima.

Quando aveva detto che quello era il suo primo San Valentino da impegnato aveva mentito. Non una bugia poi così grave, visto che di quel San Valentino non aveva potuto parlare con nessuno.

Era passato un anno ma non aveva ancora dimenticato.


Lo spintone lo colse impreparato.

Kurt non era ci era più abituato, da quando, grazie al tacito aiuto di Karofsky, Azimio e gli altri giocatori di football avevano cominciato a lasciarlo in pace. Per questo l'impatto con gli armadietti fece più male.

Quando alzò lo sguardo da terra incontrò gli occhi di Azimio.

«Ehi, fatina, con chi passerai San Valentino?» chiese.

Kurt scosse la testa senza sapere cosa rispondere. In quel momento Dave attraversò il corridoio e, vedendo la scena, si avvicinò ad Azimio dicendo:

«Dai, andiamo» e cercando di portarlo via.

«Con nessuno immagino» continuò. «Grazie a Dio non ci sono altri come te in questa scuola» disse, mentre Dave lo aveva ormai spinto oltre l'angolo del corridoio.

Poco dopo il cellulare di Kurt si illuminò.


9.36

Azimio ha ricevuto un bidone dalla tipa che gli piaceva ed aveva solo voglia di prendersela con qualcuno. Scusa, dovevo prevedere che saresti stato il suo bersaglio.


Kurt nel leggere il messaggio si lasciò sfuggire un sorriso. In parte per quello scusa veloce, che doveva essere costato molto a Dave. In parte per il pensiero che Azimio sarebbe stato solo a San Valentino, mentre lui era impegnato.

Beh, impegnato era una parola grossa. Certo, stava insieme a Dave – più o meno – ma non gli aveva proposto nulla per San Valentino.

Era il suo primo San Valentino non da single. Il suo primo vero San Valentino e probabilmente avrebbe passato la serata a casa con suo fratello a guardare la televisione e mangiare patatine – rigorosamente light.

All'improvviso sentì che quella prospettiva non gli andava bene.

Così prese il coraggio a due mani e scrisse un messaggio a Dave.


9:41

Ti va di fare qualcosa sta sera? In fondo è San Valentino.


Attese trepidante, mordicchiandosi le labbra. Si aspettava già un cortese rifiuto come “scusa, devo studiare” o “facciamo un'altra volta”. Dave non era uno romantico. Probabilmente se non fosse stato per la mandria di ragazze scalpitanti e i palloncini a forma di cuore appesi agli angoli dei corridoi neppure si sarebbe ricordato della festività.

Sobbalzò appena vide lo schermo illuminarsi.


9.44

Apri il tuo armadietto.


Kurt eseguì, sempre più curioso. Prendendo il lucchetto in mano si accorse che doveva essere stato forzato con qualcosa di simile ad una pinza da meccanico.

Decisamente da te, Dave, pensò, sorridendo.

Non appena spalancò lo sportello un foglietto cadde dal ripiano e Kurt fu svelto ad afferrarlo al volo prima che potesse toccare terra.

Era un semplice foglietto di carta bianca con scritto: be my valentine.


9.45

Allora?


9.46

Hai scassinato il mio armadietto?


9.46

Kurt.


9.47

Sì. Decisamente sì.


Nonostante il breve scambio di parole, si capirono perfettamente.


9.50

Passo a prenderti questa sera alle sette e mezza.


Kurt sorrise. Mise il biglietto nel taschino della giacca, giusto vicino al cuore, perché in quel momento era lì che lo sentiva.


Finn sapeva quando era il momento di stare lontano da Kurt. Per la precisione, il momento in cui decideva come vestirsi era probabilmente il più delicato della giornata.

«Hai un appuntamento per San Valentino?» chiese.

«Assolutamente no» rispose Kurt, afferrando compulsivamente la giacca che intendeva indossare.

«E infatti ti stai vestendo elegantemente per passare la serata sul divano a guardare musical e mangiare patatine light.»

Beccato.

«Esco con Mercedes e le altre. Serata single. Non c'è bisogno di un valido motivo per vestirsi bene» aggiunse.

«Come vuoi» rispose, poco convinto. «Un giorno mi dirai con chi ti vedi?»

«Con nessuno!»

«Kurt...»

Il ragazzo si morse il labbro. Come avrebbe voluto dire tutto a suo fratello, dirgli di come fosse tutto nuovo per lui, di come gli avesse battuto forte il cuore nel leggere quel semplice biglietto che ora teneva sul comodino, sotto il libro che stava leggendo.

«Senti, lo so che fra noi non eravamo soliti parlare molto. Non siamo mai stati di quei fratelli che si siedono sul letto e si raccontano la propria giornata. Però mi piacerebbe sapere a chi imputare la colpa o il merito quando ti vedo tornare a casa un giorno raggiante e l'altro desolato.»

Kurt aprì bocca per parlare. Voleva fare un discorso coerente ma gli uscì solo un: «C'è qualcuno.»

«E' un ragazzo del McKinley?» azzardò.

«Sì, lo è. Ma è come se non lo fosse» disse.

«Non dirmi che marina la scuola tutti i giorni. Aspetta, è uno del Glee?»

«No» disse, sorridendo al ricordo della cotta stratosferica che si era preso per Sam. «Non è nel Glee. A dire la verità, dubito che sia capace a cantare. Volevo dire che a scuola non riusciamo neppure a parlarci.»

«Non ha detto a nessuno di essere gay?»

«Visto come vengo trattato io non lo posso biasimare. Lui è abbastanza fortunato: può benissimo passare per etero. Non ci facciamo vedere insieme al McKinley, ma in fondo preferisco anch'io così. Se Azimio ci vedesse insieme non la smetterebbe di tormentarmi.»

Finn capì subito che Kurt non “preferiva così” e che avrebbe sopportato i bulli – come peraltro già faceva – per poter camminare per i corridoi della scuola mano nella mano con la persona che amava.

«In fondo manca poco alla fine della scuola» disse. «Dopo sarà tutto più semplice.»

Finn annuì: «Mi dirai prima o poi di chi si tratta?»

Kurt pensò alla possibile reazione di Finn se gli avesse detto che usciva con Karofsky, lo stesso Karofsky che aveva reso loro la vita un inferno.

«Se diventerà davvero importante per me te lo dirò.»

Finn annuì, lasciandolo solo.

Kurt prese i vestiti dall'armadio e – dopo aver affondato la testa in essi e annusato l'odore di mogano ed ammorbidente – richiuse le ante e si vestì.


Non appena ricevette il messaggio da Dave, salutò Finn e, prima che questo avesse il tempo di chiedere qualsiasi cosa, si chiuse la porta dietro e corse giù per le scale. Si guardò intorno finché non vide l'auto di Dave parcheggiata poco lontano e lo raggiunse.

Aprì lo sportello e saltò su.

Nel vedere Dave vestito meglio del solito – insomma, senza la solita giacca da atleta – sorrise, allungando il collo per baciarlo. L'altro ricambiò, accarezzandogli la guancia.

«Sei bellissimo» disse Dave, guardandolo.

«Anche tu.»

Andarono in un locale abbastanza lontano dalla scuola e scarsamente frequentato da studenti, di modo da essere sicuri di non trovare nessuno. E infatti la maggior parte dei presenti erano gruppi di donne intente a chiacchierare con le amiche o vecchie coppie che mangiavano in tranquillità. Nessuno sembrava badare a loro o al fatto che fossero due ragazzi. Il loro tavolo era piuttosto lontano dall'entrata così poterono evitare il via vai di camerieri e clienti.

Ordinarono la cena e finalmente ebbero modo di stare da soli, senza il frastuono della musica o gli sguardi curiosi dei compagni di scuola. Solo loro due.

Ebbero modo di parlare e di scherzare fra loro. Parlarono della scuola, del diploma che si avvicinava, di cosa avrebbero fatto dopo. Di cosa ne sarebbe stato di loro e di quello che avevano dopo il diploma.

«Pensi mai ad andartene da Lima?» chiese Kurt.

«A volte. Lasciare questo posto mi spaventa: sono nato e cresciuto qua, è un po' come se gli appartenessi» disse, alzando le spalle. «Tu?»

«Ci penso ogni giorno: a come sarebbe bello andarmene da qui, a quanto mi piacerebbe non dover più sopportare Azimio e quelli come lui e cominciare una nuova vita. È come se appartenessi ad un luogo dove non sono mai stato. Dove non sono ancora stato» precisò. «Ma sì, penso anch'io che finirò qui i miei giorni» concluse. Da come aveva abbassato lo sguardo, Dave capì quanto pesasse a Kurt dover rimanere in quel luogo.

«Almeno adesso non sei solo» disse, andando a sfiorargli la mano.

«No» sorrise «Ora è molto più facile.»

In quel momento il cellulare di Dave si illuminò e il ragazzo lo controllò distrattamente. Non appena lesse il messaggio strabuzzò gli occhi.

«Che c'è?» chiese Kurt preoccupato.

«Azimio, Patterson, Stewart e gli altri mi hanno chiesto se voglio raggiungerli ad una cena per sfottere le coppiette innamorate.»

«E dov'è il problema? Di' loro che non puoi venire.»

«Kurt, stanno venendo qui!» disse. Si alzò di scatto, facendo sobbalzare l'altro ragazzo.

«Okay, stai calmo. Se vuoi chiediamo il conto e ce ne-»

Non fece in tempo a concludere la frase che la porta del locale si aprì e – con grande clamore – vide i giocatori di football di sua conoscenza fare la loro entrata. Si voltò verso Dave ma questo era sparito, presumibilmente in bagno.

Kurt cercò di sprofondare il più possibile sulla sedia e tenne la testa china sul piatto, fingendo di mangiare. Fingendo, perché in quel momento il suo stomaco era annodato come le cuffiette di un iPod.

Il suo cuore cominciò a martellargli nel petto quando sentì il rumore di passi avvicinarsi a lui, ma non rialzò la testa finché non sentì una voce familiare pronunciare il suo nome:

«Hummel: appuntamento galante?»

«Già, dov'è l'altra fatina?» incalzò un altro.

Kurt sollevò il volto dal piatto e li guardò in faccia.

«Sono qui con una mia amica» inventò.

«Con la tua amica immaginaria?» lo canzonò Azimio. «Chi vuoi prendere in giro? Avanti, dov'è il tuo ragazzo, Hummel?»

«Secondo me si è nascosto in bagno» propose uno, ridendo.

Kurt sussultò, ma riuscì a non darlo a notare. Se fossero andati in bagno avrebbero di sicuro trovato Dave e avrebbero fatto due più due – per quanto un calcolo così semplice, per dei Neanderthal come loro, doveva sembrare pari alla difficoltà di un integrale improprio.

Così disse l'unica cosa che avrebbe potuto salvare l'altro.

«Lui se n'è andato. Abbiamo... abbiamo litigato» disse. Non osò guardare le reazioni degli altri, ma poté udirle.

«Ti ha scaricato? Beh, come dargli torno, anche ad un altro finocchio deve dare fastidio la tua inguaribile faccia da checca.»

Le risate lo ferirono al cuore come una pioggia di spilli.

Avrebbe voluto gridare loro in faccia che non era stato scaricato e che – al contrario loro – aveva avuto un appuntamento per San Valentino, ma poi ripensò a come Dave, sopraffatto dalla paura, l'avesse lasciato lì, ad affrontare i suoi amici. E questo era quasi più triste.

«Andatevene, per favore» sibilò, tenendo lo sguardo basso e sentendo le lacrime pungergli gli occhi.

«Ma se siamo appena arrivati?» rise uno. «E poi sei tutto solo, potremmo farti compagnia. Ci divertiremo un mondo.»

«Penso vi abbia detto di andarvene» disse una donna, che Kurt riconobbe come la proprietaria del locale.

«Mi scusi? Noi siamo qui per divertirci» disse Azimio.

«Beh, non mi sembra che lui si stia divertendo» disse, indicando Kurt. «E non si stanno divertendo neppure gli altri clienti che vorrebbero solo passare una serata in tranquillità» aggiunse, indicando tutti coloro che si erano voltati a guardarli infastiditi.

«Ci sta cacciando?» chiese stupito.

«Ci puoi giurare» confermò quella. Il suo atteggiamento risoluto e la sua voce ferma fecero desistere i bulli che, dopo aver imprecato sommessamente, se ne andarono com'erano venuti, dicendo che quel posto era un mortorio e che sarebbero andati da un'altra parte.

Solo allora Kurt sollevò gli occhi verso la donna: «Grazie» mormorò.

«Di nulla. È stato un piacere mettere in riga quelli lì» disse, strizzando l'occhio. «Penso che tu possa dire al tuo cavaliere di tornare a tavola.»

Kurt annuì e gli mandò un messaggio col cellulare. Poco dopo Dave riemerse dal bagno a testa bassa. Tornò a sedersi senza dire una parola.

«Ho rovinato tutto» sospirò.

«Non tu. Quelli hanno rovinato la serata, non tu» disse, senza troppa convinzione. Cominciava a sentire del risentimento nei suoi confronti. Cercò di cacciare via i pensieri cattivi, ma fallì e si limitò a tacere.

Finirono di mangiare in silenzio, poi pagarono – facendo a metà del conto, nonostante le insistenze di Dave – e raggiunsero la macchina.

Dave riaccompagnò Kurt a casa e, prima che scendesse dall'auto, disse:

«Le cose andranno meglio. L'anno prossimo ti prometto che avrai un San Valentino coi fiocchi» disse.

Kurt gli sorrise: «Mi piacerebbe molto.»


Blaine finì di vestirsi e si abbottonò le maniche della camicia con le dita tremanti. Normalmente avrebbe chiesto a Sebastian di dargli una mano, ma dal giorno del loro piccolo litigio in corridoio il suo compagno di stanza gli era sembrato più distante e chiedergli un qualsiasi favore lo metteva a disagio.

Sentì il cellulare vibrare sul tavolo della scrivania. Lesse distrattamente il messaggio.


19:22

Sono arrivato un po' in anticipo.


Blaine sorrise e, lasciando il papillon non ancora annodato, gli rispose:


19:23

Puoi aspettarmi nella sala comune, se vuoi, anche perché fuori deve fare un bel freddo.


Kurt era arrivato. Il suo ragazzo in quel momento lo stava aspettando nella sala comune della sua scuola, vestito di tutto punto per uscire con lui per il loro primo San Valentino. Ed era anche arrivato in anticipo! Come se non avesse potuto aspettare, come se anche lui non vedesse l'ora.

Infilò il telefono in tasca ed uscì dalla propria camera.


I divanetti della Dalton erano la cosa più scomoda su cui Kurt si fosse mai seduto. Probabilmente a renderli così scomodi era il fatto che in quel momento cinque ragazzi lo stavano squadrando senza dire una parola.

Kurt cominciò a chiedersi seriamente se aveva qualcosa in faccia o una mega macchia sulla maglietta – controllò per sicurezza.

Dopo qualche minuto di totale silenzio, uno di loro – un ragazzo dai tratti asiatici – aprì bocca per chiedergli:

«Sei uno nuovo?»

«Emh...» biascicò Kurt. «No, io sto... sto aspettando Blaine.»

Due dei cinque ragazzi emisero esclamazioni di gioia, dandosi il cinque a vicenda. Il più alto dei cinque – un ragazzo di colore dal sorriso simpatico – si sedette affianco a lui:

«Tu devi essere Kurt! E' una settimana che sentiamo parlare di te.»

Il ragazzo che aveva parlato per primo continuò: «Blaine sembra una radiolina rotta. Non fa che dire quanto tu sia fantasmagorico, quanto i tuoi capelli siano perfetti, quanto tu sia perfetto... cominciavamo a credere che non esistessi neppure.»

Kurt si mordicchiò il labbro arrossendo.

L'altro non gli lasciò il tempo di rispondere: «Ci ha detto anche che sei un controtenore e che hai cantato alle nazionali. È vero? Eri nel coro del McKinley, se non sbaglio. Non è che ti uniresti ai Warblers?»

Kurt sorrise al non così velato tentativo di “infilargli un blazer addosso”. Blaine l'aveva avvisato.

«Wes, smettila di fargli pressione» disse un ragazzo dai capelli neri. «Scusalo, le Regionali sono la settimana prossima e Wes è sul punto di una crisi nevrotica. Io sono Nick e lui è il mio compagno di stanza, Jeff» disse, indicando il ragazzo biondo, che rispose con un cenno della mano. «Loro invece sono David e Thad» concluse, indicando i due rimanenti.

«Siete tutti nel Glee club?» chiese Kurt.

«Tutti Warblers» confermò orgogliosamente Thad.

«Blaine mi parla spesso di voi. Sarà una bella sfida fra voi e le New Direction.»

«Non temiamo il confronto» disse Thad. «Certo la sorella di Blaine e lo spilungone nuovo sono bravi ma-» Una gomitata da David lo bloccò. «Che c'è?»

«Credo volesse ricordarti che lo spilungone – Finn – è mio fratello» disse Kurt, ridendo. Improvvisamente il divanetto non era più così scomodo. Quei ragazzi erano simpatici. Certo, un po' strani, ma dopo quattro anni nel Glee del McKinley era abituato a ben altri livelli di stranezza.

Devono essere dei buoni amici, per Blaine, pensò, sollevato al pensiero che non fosse solo.

In quel momento Sebastian attraversò l'aula comune e, nel vedere Kurt, si irrigidì.

«Ciao, Sebastian!» esclamò «Ti devo ancora ringraziare per-»

«Ciao, Kurt» disse, prima di sparire. La sua reazione lasciò Kurt perplesso, ma ogni pensiero al suo riguardo fu spazzato via perché un secondo dopo vide Blaine entrare nell'aula comune. Indossava un completo nero ed una camicia bianca, semplici ma eleganti. Al collo aveva l'immancabile papillon.

«Ma come siamo eleganti» ridacchiò Wes.

Blaine si avvicinò, grattandosi la testa imbarazzato. «Ciao.»

Kurt lo fissò, cercando di non lasciare cadere la mascella. Si alzò dal divanetto e si avvicinò a lui. «Ciao.»

Ancora titubante, sollevò la testa e fece sfiorare le loro labbra in un bacio leggero – abbastanza per far emettere ai Warblers presenti dei gridolini di gioia decisamente inappropriati.

«Noi andiamo» disse.

«Ricorda il coprifuoco» gli gridò Thad, quando ormai Blaine aveva lasciato l'aula comune.

«Non hanno provato a tirarti dentro al coro, vero?» chiese apprensivo.

«Solo un pochino» disse Kurt, sorridendo. «Sono simpatici. Sembrano dei buoni amici.»

«Lo sono.»


Quando entrarono nel locale, Kurt non poté fare a meno di spalancare gli occhi. I muri rossi del bar del loro primo appuntamento erano coperti di palloncini a forma di cuore e decorazioni a tema. I tavolini erano quasi tutti occupati da coppiette che – come loro – volevano solo passare San Valentino con la persona che amavano.

«E' stupendo» boccheggiò, senza parole. «Ed è... pieno! Sei sicuro che troveremo posto?»

«Stai tranquillo, ho i miei agganci» disse. Un cameriere li accompagnò al loro tavolo e si sedettero, cominciando a spulciare i menù, spiandosi al di sopra di essi.

Entrambi sembravano nervosi.

Alla fine, Blaine posò il menù e, sistemandosi il colletto della camicia – visibilmente a disagio – ammise: «E' il mio primo – sì, insomma, il mio primo appuntamento di San Valentino.»

«In un certo senso, lo è anche per me» disse, sentendosi sollevato da quella confessione.

«Pensavo che l'anno scorso, dal momento che eri insieme a-»

«L'anno scorso non è andato tutto esattamente bene» sospirò «ma quest'anno sarà diverso. Quest'anno sarà fantastico. È già fantastico: questo posto, la musica di sottofondo» disse, facendo un cenno alla band che, in quel momento, stava esibendosi su un piccolo palco al centro della sala. «Tu: tu sei fantastico.»

«Detto da uno che in nemmeno cinque minuti ha conquistato il cuore dei miei amici» disse, ridendo.

«Partivo avvantaggiato. Un usignolo mi ha detto che qualcuno ha parlato molto negli ultimi giorni.»

Blaine arrossì fino alla punta dei capelli: «Non posso credere che te l'abbiano detto» esclamò.

«Perché? È una cosa... carina.»

«Trovi?»

«Assolutamente. È bello dover vivere senza segreti. Sembra tutto più reale, quando lo condividi con che ti sta vicino.»

Blaine annuì: capiva perfettamente le parole di Kurt e capiva anche a cosa – a chi si riferisse, mentre per lui assumevano un altro significato. Finalmente era innamorato e niente al mondo avrebbe potuto privarlo del piacere di condividere aneddoti e racconti con i suoi amici di sempre.

Mangiarono chiacchierando del più e del meno, finché Blaine non si scusò e disse di dover andare al bagno.

Kurt ne approfittò per prendere il cellulare. Aveva un messaggio.


20.59

Allora? Come sta andando questo San Valentino?


Sorrise nel vedere il nome di Mercedes sul display. Un tempo erano stati inseparabili e non avevano segreti l'uno per l'altra. Ora le cose erano cambiate, ma a Kurt piaceva l'idea di averla ritrovata.


21.00

Ho paura di aprire gli occhi e scoprire che è tutto un sogno. Tu?


21.02

Sam mi ha portata al Bel Grissino. Sta andando tutto alla grande. Sta tornando. Ci sentiamo sta sera.


Kurt ripose il cellulare in tasca e si guardò intorno, aspettando il ritorno di Blaine. Ci stava mettendo un eternità! Cominciò ad immaginarsi uno scenario in cui Blaine sedeva annoiato sul gabinetto del locale e pensava a quanto noiosa era quella serata. Si agitò senza motivo e dovette ripetersi più volte di calmarsi.

Sta andando tutto bene Kurt. Blaine non ti sta evitando. È che un minuto senza di lui ti sembra un ora, ma scommetto che non è via da tanto.

In quel momento il gruppo terminò la canzone che stavano eseguendo e la cantante si avvicinò al microfono.

«Buonasera a tutti. Per prima cosa, vogliamo ringraziarvi per aver passato con noi la serata. Speriamo apprezzerete un piccolo cambio di programma» disse, sorridendo ed ammiccando ai clienti del locale, la cui attenzione era rivolta a lei. «Abbiamo un ospite speciale questa sera che vorrebbe dedicare una canzone alla persona con cui è venuto qui questa sera. Quindi, fate un bell'applauso a questo coraggioso giovanotto.»

La donna si fece indietro e lasciò che un'altra persona occupasse il suo posto. Una persona che Kurt riconobbe come il suo ragazzo.

«Buon San Valentino a tutti gli innamorati qui presenti» disse, rivolto al pubblico. Poi il suo sguardo si rivolse a Kurt. I loro occhi si incontrarono, come se fra loro non ci fosse nulla, non i tavolini, non gli estranei, non il tintinnio delle forchette sui piatti. Solo loro due.

«Questa è per te.»

I musicisti cominciarono a suonare l'introduzione.

Blaine era così agitato che temeva di svenire da un momento all'altro. Si aggrappò al microfono e cercò ancora una volta Kurt fra i tavolini. Incontrato il suo sguardo, non ebbe più paura.

I text a postcard, sent to you
Did it go through?
Sending all my love to you
You are the moonlight of my life every night
Giving all my love to you

Le attenzioni erano tutte per lui. La gente smise di mangiare e di fare rumore: tutti si voltarono per vedere chi stesse cantando e cercavano di seguire la linea dei suoi occhi fino a capire chi fosse la fortunata destinataria della canzone.

My beating heart belongs to you
I walked for miles ’til I found you
I’m here to honor you
If I lose everything in the fire
I’m sending all my love to you

Kurt non ci poteva credere. Nessuno gli aveva mai cantato una canzone d'amore. Era stato nel Glee club per quattro anni e di canzoni sdolcinate ne aveva sentite tante, e tante ne aveva cantate.

Ma mai aveva saputo cosa si provasse a sentirsi dedicare una canzone.

Certe persone – pensò – quando cantano mostrano se stesse. Blaine era evidentemente una di quelle, perché mai come in quel momento gli sembrava di vedere il ragazzo di cui si era innamorato.

With every breath that I am worth
Here on Earth
I’m sending all my love to you
So if you dare to second guess
You can rest assure
That all my love’s for you

Ormai in molti dovevano aver capito che la persona a cui era dedicata la canzone era il ragazzo con gli occhi lucidi che sedeva solo ad un tavolo e guardava con occhi fissi il cantante. E forse qualcuno si era anche voltato scandalizzato o offeso dal fatto che fossero due ragazzi, ma la maggior parte dei presenti vide solo due persone che si amavano.

My beating heart belongs to you
I walked for miles ’til I found you
I’m here to honor you
If I lose everything in the fire
I’m sending all my love to you

Blaine pensava con tutto il cuore le parole che cantava.

Se anche i suoi avessero scoperto la loro relazione, se anche l'avessero cacciato di casa, diseredato, rinnegato... se tutto fosse finito nel fuoco, lui non sarebbe tornato indietro.

Per la prima volta in vita sua sentiva di avere qualcosa di bello.


Il sapore delle sue labbra era come lo ricordava. La sua schiena era premuta contro l'automobile e – dal momento che erano in un parcheggio pubblico – c'erano buone probabilità che qualcuno passasse di lì e li vedesse. Non gli importava. Non ci aveva neppure pensato, troppo preso dall'assaporare le labbra di Blaine.

Gli cinse il collo con le braccia e quando sentì Blaine circondargli i fianchi e stringerlo a sé provò un brivido, ma non di paura. Provò un brivido perché si rese conto che non era un sogno: era tutto meravigliosamente vero.

«C-che ore sono?» balbettò Kurt, cercando di riprendere fiato.

«Sono le undici e mezza.»

«Cenerentola deve tornare al castello prima che la carrozza si trasformi in zucca.»

Blaine sbuffò: «Maledetto il dormitorio e i suoi orari» borbottò, facendo sorridere l'altro. «Un ultimo bacio.»

Kurt non poté dire di no. Cercò la sua bocca, divertendosi a mordicchiare il labbro inferiore e passandogli una mano fra i capelli che ormai neppure il gel riusciva più a domare. Poi sentì Blaine scendere fino a baciargli il profilo del mento e poi l'incavo del collo.

Mio Dio. Che altro gli avrà insegnato Sebastian?, pensò.

Scacciò via ogni pensiero al riguardo, perché sapeva a cosa avrebbero portato certe immagini che non aspettavano che di affollargli la mente.

Il loro bacio fu interrotto dal rumore di passi vicino a loro. La macchina più vicina alla loro distava qualche metro, quindi non potevano essere accusati di dare fastidio a qualcuno. Tuttavia Kurt sentì la fastidiosa sensazione di avere gli occhi di qualcuno addosso.

Guardò oltre la spalla di Blaine per vedere chi fossero i seccatori. Nel riconoscere il ragazzo che aveva di fronte si irrigidì.

Anche l'altro – che in quel momento lo stava fissando – sembrò riconoscerlo, perché esclamò stupito:

«Hummel?»

Kurt ne fu certo: quello davanti a lui era Azimio.

«Che diavolo ci fai qui, vicino alla mia macchina?» La ragazza che era con lui rimase in disparte.

«Io, veramente-» balbettò.

All'improvviso tutti i brutti ricordi dell'anno precedente ebbero il sopravvento e si ritrovò ad essere di nuovo il ragazzino spaventato dai bulli. L'anno scorso lui e i suoi amici gli avevano rovinato il giorno che aveva tanto atteso.

Ma quell'anno sarebbe stato diverso. Quell'anno – l'aveva promesso a se stesso – sarebbe stato bellissimo.

«Veramente sono vicino alla mia macchina e sto baciando il mio ragazzo.»

Blaine guardò confuso Azimio, senza sapere chi diavolo fosse.

«Vedo che non sei cambiato in quest'anno, Hummel: sei sempre la solita checca.»

«Anche tu non ha fatto progressi. Potrai anche avere un attestato di diploma in camera ma rimarrai sempre il pallone gonfiato dal cervello ristretto che ha sprecato i suoi anni delle superiori a rendere la mia vita un inferno invece che essere felice.»

L'altro fece alcuni passi nella loro direzione con fare minaccioso, e Kurt tremò per un istante, ricordando il numero di volte che era stato sbattuto contro l'armadietto o gettato nel bidone dei rifiuti.

Quella volta no, però. Non aveva paura. Era cresciuto.

«Non mi fai paura, Azimio. Al liceo eri qualcuno, a scuola avevi un nome ed una reputazione che ti precedeva e faceva sì che tutti ti temessero. Ora invece per me sei solo un brutto ricordo.»

«Stai attento.»

«James!» La ragazza, che fino a quel momento era rimasta in disparte, si fece avanti e afferrò Azimio per il braccio. «Per favore, lasciali stare e andiamo a casa.»

Il ragazzo guardò Kurt negli occhi, senza riuscire a fargli abbassare la testa. Poi si voltò verso la fidanzata. «Va bene.»

Si voltò senza aggiungere altro e salì in macchina. Non appena il rumore del motore si spense in lontananza, Kurt sospirò, appoggiandosi contro il cofano della sua auto.

«Vecchie conoscenze?»

«Vecchi incubi» lo corresse. «Pensavo di essermene liberato per sempre. Tendo a dimenticare quanto sia piccola Lima.»

«Sei stato coraggioso ad affrontarlo. Aveva un'aria minacciosa.»

Kurt alzò le spalle: «Penso che quelli come lui siano tutto fumo e niente arrosto. Non mi odia davvero. Odia il fatto che non è riuscito a piegarmi alle superiori e che non riuscirà a farlo mai. Odia il fatto che gente come me gli ricorda ogni giorno quanto sia bello essere se stessi e quanto sia triste rinnegarsi – come fa lui. È bravo a gridare volgarità, ma non penso arriverebbe mai alle mani. Non seriamente.»

Blaine sorrise, passandogli un braccio attorno ai fianchi e stringendolo a sé ancora una volta.

«L'anno scorso lui e i suoi amici mi hanno rovinato San Valentino. Non potevo permettere che mi rovinassero anche questo.»

In macchina, durante il viaggio fino alla Dalton, non parlarono molto. Erano stanchi e quella sera si erano già detti tutto.

Nel vedere Blaine salutarlo e oltrepassare il portone della vecchia scuola, Kurt sentì una morsa al cuore e portò una mano al petto.

Il cuore gli batteva fortissimo e sentiva le lacrime pungergli gli occhi.

E ora cosa fai, stupido, piangi di gioia?


Quell'anno era stato un San Valentino perfetto.




A/N


Eccomi qua! Le vacanze sono cominciate ma niente paura, almeno fino a luglio dovrei riuscire a pubblicare senza interruzioni (anzi, verso la fine gli aggiornamenti potrebbero farsi più frequenti.)

Questo capitolo non era previsto nella scaletta originale, ma mi sono resa conto che in questa storia mancava del fluff e visto che non ho potuto mettere del fluff natalizio (visto che la storia comincia più o meno in gennaio) ho pensato di mettere del fluff “valentinesco”.

E poi non ho saputo resistere alla tentazione dei Warblers fangirl.


Alcune precisazioni.

I nomi degli atleti nominati da Karofsky sono tutti beatamente inventati (ad esclusione ovviamente di Azimio).

Per quanto riguarda il nome di Azimio, ho setacciato wiki-glee alla ricerca del suo nome, invano, e ho scoperto che all'inizio il suo personaggio si doveva chiamare James qualcosa. Se vi risulta diversamente fatemi sapere.

Infine la canzone cantata da Blaine è “Last Night on Earth” dei Green Day (che sono la mia band preferita e chi quindi non ho resistito ad infilare nella fanfiction).


E questo è tutto. Fatemi sapere cosa ne pensate!

A venerdì!


yu_gin



coming next


Come al solito Blaine aveva lasciato il cellulare sul letto. Sbloccò la tastiera e aprì la rubrica, scorrendo finché non trovò il numero che gli serviva.

Si fermò un istante per pensare a quello che stava facendo.

Un giorno mi ringrazierai, Blaine, pensò.

Poi prese il numero di Kurt e lo cancellò dai contatti.

   
 
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