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Autore: Allegra_    15/06/2012    4 recensioni
"Noemi, per tutti conosciuta come Noe, è una sedicenne fiorentina che ha solo un pilastro portante nella sua vita: l'amore che provano verso di lei i suoi amici ed i suoi familiari, i quali la sostengono sempre e la accompagnano in ogni sua mossa.
Ma il suo equilibrio inizierà a rompersi man mano dopo la separazione dei suoi genitori ed il suo trasferimento a Torino, città nella quale Noe imparerà cosa significa amare ed essere amata davvero."
Spero vi piaccia, mi sono impegnata davvero molto per scriverla, quindi lasciate una recensione se avete cinque minuti, ve ne sarò grata
Genere: Commedia, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 : Cambiamento Netto

 
“ – Noemi, io e tuo padre dobbiamo parlarti. – annunciò mia madre vedendomi rientrare in quel freddo giorno di Dicembre inoltrato.
Il suo tono però era alquanto strano … “tuo padre” ??? Da quando usava quell’espressione per rivolgersi al suo coniuge ??
“Noemi” ??? Non pronunciava il mio nome per esteso da quando avevo 4 anni e le avevo esplicitamente ordinato di chiamarmi Noe.
Sentivo che qualcosa non andava, ed il volto angosciato e triste di mio padre me ne diede subito la conferma.
- Vedi noi … - continuò lei, ma io non volevo sorbirmi uno dei suoi lunghi discorsi sulla vita e sulla filosofia, preferivo che andasse dritta al punto, che fosse schietta come da sempre mi aveva insegnato ad essere.
- Avanti, spara !! – mi sforzai di sorriderle, auto-convincendomi quasi che quella strana sensazione fosse solo frutto della mia mente, la quale in quei giorni si perdeva in ragionamenti assurdi e fantasie contorte.
- Io e tuo padre abbiamo intenzione di divorziare.-
Ed ecco la goccia che fece traboccare il vaso: avevo sempre creduto all’amore vero, al principe azzurro, e i miei genitori erano l’esempio concreto che tutto ciò esistesse: sempre pronti a scambiarsi effusioni dolci, a dare la vita per l’altro .
- P…Perché ?? – domandai cercando di nascondere quelle piccole gocce d’acqua che lottavano per lasciare i miei occhi e rigarmi le guancie.
- Vedi tesoro, quando senti che l’amore non è più … - non sopportavo quelle frasi fatte sui sentimenti e sul perché ce ne fossero alcuni duraturi ed altri no: mia madre era solita utilizzarle nei momenti in cui aveva voglia di cambiare argomento oppure di mandarti fuori strada rispetto ad una tua convinzione.
- Ho 16 anni Ma’ non sono stupida !!! – sbraitai, senza rendermene conto.
Lei sembrò comprendere il mio atteggiamento evidentemente consapevole dell’importanza che avesse per me il loro amore e la loro unione, perciò non mi disse niente, neppure quando ansiosa di una motivazione mi voltai a guardare mio padre.
Dire che avevamo la stessa espressione era sminuire la nostra identicità: ero certa che anche i suoi pensieri fossero uguali ai miei.
- è colpa tua !!! – urlai dirigendomi verso mia madre e puntandole il dito contro arrabbiata come non lo ero mai stata in vita mia.
Ero cosciente del fato che mio padre l’amasse più di quanto amasse sé stesso, e dalla sua vista di poco prima avevo effettivamente constatato che era amareggiato e deluso almeno quanto me.
- Sei stata tu a lasciarlo !! – strillare era diventato il mio modo per difendermi: in quel momento non avevo la mente abbastanza lucida per riuscire a pensare alle mie povere corde vocali stremate.
- Noe calmati … - mi intimò lei mettendomi una mano sulla spalla, ma io la scostai scocciata e bruciata dal suo tocco.
- Non dirmi di stare calma !! E non chiamarmi Noe !!! –
Mio padre dovette tenermi ferma abbracciandomi da dietro in un modo che non credevo possibile: era un abbraccio di disperazione, di odio verso quella donna alla quale aveva donato tutto e che credeva avrebbe ricambiato i suoi sentimenti in eterno, di protezione verso di me che non voleva facessi la sua stessa fine e di possessività dato che ero l’unica cosa a lui rimasta.
Ed in quel momento non potei fare a meno di odiare quella donna che avevo di fronte, e che anche se nei tratti somatici mi somigliava parecchio e fino a pochi minuti prima credevo anche nell’intelletto, avevo scoperto essere ciò che io alla sua età non avrei mai voluto diventare.
- Come puoi fargli questo ?? – le domandai senza abbandonare per un secondo il mio tono di voce isterico ed altissimo, mentre la vedevo voltarsi verso l’uscita di quella che era la nostra casa.
Le si voltò a guardarmi senza dire nulla, continuando con quel silenzio religioso che mi stava facendo fin troppo male.
- Lui è la cosa migliore che ti sia capitata nella vita !! Senza averlo incontrato adesso saresti solo una misera fallita !!! Anzi, mi sa che lo sei già !! –
Non pensavo quelle parole, stimavo mia madre perché era una donna di classe, fine, sempre elegante, e anche con una notevole carriera nonostante amasse prendersi cura della sua famiglia e gli dedicasse moltissimo tempo.
Ma in quel momento non ci vedevo più e se da una parte erano le lacrime che non avevo potuto frenare a spingermi fino a dove non credevo di poter arrivare, dall’altra parte la rabbia e la delusione pregavano perché continuassi ad insultarla.
Ma non ne ebbi modo, perché subito dopo quelle mie ultime frasi lei mi tirò uno schiaffo sulla guancia sinistra, arrossandola interamente, e provocandomi un dolore lancinante non solo per la sua intensità, ma più per il gesto stesso.
Mio padre stupito mi lasciò andare sciogliendo l’abbraccio di poco prima, e con un secco gesto della mano le ordinò di abbandonare quella casa e di non ritornarci mai più. “
 
Era passata più o meno una settimana da quell’evento, eppure nella mia mente il ricordo era più vivo che mai, e adorava tormentarmi quando la scuola e i vari impegni non sembravano farlo a sufficienza.
Mia madre si era trasferita a casa della sua migliore amica nella periferia di Firenze, ma poco m’importava della sua vita: dopo la seduta in tribunale – in cui avevo pianto a dirotto e pregato affinchè il giudice decidesse di affidarmi a mio padre,e la richiesta era stata accordata forse più per pietà che per altro – non l’avevo più vista, e non avrei voluto farlo neanche sotto tortura.
Io e mio padre continuavamo ad abitare nella vecchia casa, anche se dovevo ammettere che non era la stessa cosa senza una donna che si occupasse delle faccende domestiche come ad esempio cucinare, o fare il bucato.
Noi però cercavamo di non dare troppo peso a questi “problemi tecnici” e provavamo continuamente ad individuare gli aspetti positivi di quella nuova situazione, anche se a volte non era per niente facile.
Senza il loro amore avevo la consapevolezza di non esistere perché nata proprio da esso: e se non c’erano i colori, era ovvio che non avesse senso provare a colorare un foglio bianco.
Fortuna che c’erano i miei amici: senza di loro probabilmente mi sarei sentita assolutamente spaesata e avrei perso la testa.
Mi stavano attorno di continuo, e facevano i turni per dormire a casa mia e non lasciarmi mai da sola.
E anche se ormai la mia normalità era lontana dalla mia vita anni luce, loro riuscivano a farmi sentire come se niente fosse accaduto, come se l’amore dei miei genitori non fosse stato come un filo, capace di dividersi in due in pochi secondi, nonostante io lo avessi sempre creduto indissolubile.
Quindi cercavo di godermi a pieno a mia nuova vita, provando ad assaporarne ogni momento positivo, mandando al diavolo ogni istante non gli appartenesse.
O almeno questo fino a quando quella sera mio padre rientrò a casa dal lavoro con un’espressione a dir poco indecifrabile, il che era strano dato che ricordavo fosse l’uomo più semplice e prevedibile sulla faccia della Terra.
- Noe, ho avuto un trasferimento. –
Quell’ultima parola mi fece rabbrividire all’istante … trasferimento ?? Significava lasciare tutto e ricominciare da capo, senza consapevolezze, né certezze, un’altra volta ??
Mi sollevai all’istante non appena vidi un piccolo sorriso comparire sulle sue labbra, ed associai la parola “trasferimento” ad una piccola casetta in qualche strana provincia della Toscana, dalla quale avrei potuto autonomamente prendere il treno ogni mattina per recarmi a scuola.
Mio padre mi guardò dritto negli occhi, poi esclamò deciso e sicuro: - Andiamo a Torino. –


Piccolo Angolo Di Luce:
Hola !!! Innanzitutto voglio ringraziare quelle tre meravigliose ragazze che hanno recensito il prologo di questa storia, per la quale mi sto impegnando davvero moltissimo,  e dedicargli questo primo capitolo.
So che qui non succede praticamente nulla, ma era per spiegare bene la situazione familiare di Noemi e per ricollegarmi alla presentazione che ho scritto.
Nel prossimo ci sarà il primo incontro con quel fantomatico ragazzo citato nel prologo ... di cui ancora non si conosce il nome, volete provare ad indovinare ??
Spero che recensiate in tante, un bacino <3

   
 
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