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Autore: kasumi    16/06/2012    2 recensioni
Un Alternative Universe ambientato durante la seconda/terza serie in cui Faith è la Cacciatrice in carica. Pairing: Angel/Faith.
Personaggi secondari: Spike (cattivo), Dru, Vamp Willow.
Appaiono anche Giles, Xander e Buffy.
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Pensò che forse tutti loro erano diventati dei mostri perché non si erano mai sentiti amati.
A che scopo il destino gli aveva fatto riavere l’anima? Solo per farlo soffrire in eterno in quella prigione? O c’era forse uno scopo più alto?
La Cacciatrice era l'unica che poteva dare uno scopo alla sua anima, fosse anche solo per fermare gli abomini commessi dalle creature che aveva creato.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers, Faith Lehane, Un po' tutti, William Spike
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 5



Nota: Spero di non avervi annoiato con gli ultimi capitoli! Il genere introspettivo e la prima persona mi hanno spinto ad approfondire i pensieri di Faith ed ho paura di essere stata un po’ banale, cercando di spiegare quello che lei è e come si sente.
Mi rendo conto di procedere eccessivamente con i piedi di piombo… Ho una paura folle di andare OOC di nuovo! >__<
In ogni caso, da questo capitolo Faith ed Angel inizieranno ad interagire J e le cose si faranno più interessanti.



Vedere il vampiro nutrirsi del sangue che gli ho procurato e riprendere le forze così velocemente mi ha meravigliato. Non credevo di aver sempre sottovalutato le capacità curative del sangue. Si è anche deciso a farsi una doccia e a lavarsi di dosso tutto quello sporco che lo insudiciava. In ogni caso, non si è stupito troppo del fatto che io sapessi che lui era un vampiro.

Ora se ne sta lì pensieroso e taciturno, seduto di nuovo sul mio divano, con i gomiti puntati sulle ginocchia.
Finalmente il viso è pulito e posso vedere i suoi lineamenti. Lo scruto di soppiatto, studiandolo, immaginando l’età in cui il demone è entrato nel suo corpo e ne ha cristallizzato l’aspetto.
Mi soffermo sulle mani grandi, sui corti capelli castani, sui bei lineamenti di un giovane sui venticinque anni.
I vestiti che gli ho preso gli stanno un po’ larghi, ma riesco ad indovinare lo stesso la corporatura robusta e allenata al di sotto di essi, desiderando di poterla sentire sotto le mie mani e di poter accarezzare la sua pelle, dimentica che il suo corpo è morto.

Non so davvero perché ho caricato questo ragazzo sulle spalle e me lo sono portato a casa, perché gli ho dato un riparo, del cibo ed un letto.
Non dovrei ucciderli, i mostri come lui? O almeno lasciarli dove sono, invece di rimetterli in forze e dargli l’occasione di uccidermi nel sonno? Non che non mi avrebbe già ucciso, se lo avesse voluto.
Eppure non riesco a smettere di guardarlo, come se mi avesse stregato.
Dovrei trattare i vampiri come oggetti senz’anima, non persone. Ma quando guardo questo ragazzo negli occhi vedo la sofferenza e una piccola scintilla di umanità. Tanto basta per guadagnarsi il mio rispetto.
Qualcosa dentro di me dice che posso fidarmi di lui e che lui non vuole farmi del male.

Sobbalzo all’improvviso, nel momento in cui un bussare agitato rimbomba nell’aria. Cammino seccata verso la porta e guardo attraverso lo spioncino. E’ Giles.
Socchiudo la porta e faccio capolino dalla fessura, giusto in tempo per venire fulminata dal suo sguardo.
«Tutto bene? Oggi non ti sei fatta sentire.»
Lo fisso stupita.
«Per quanto ne sapevo, avresti anche potuto essere stata ammazzata nella fabbrica abbandonata!»
Esclama preoccupato.
Mi sento colpevole, rendendomi conto che deve avere aspettato mie notizie in trepidazione.
«Mi considera così incapace? Potrei anche offendermi per questo.»
Fingo di rabbuiarmi e sfodero la mia tipica espressione sfacciata, da donna che non ha paura di niente e di nessuno. Giles mi conosce nel profondo e sa che è il mio modo per dirgli che gli voglio bene e che non si deve preoccupare troppo per me.
«Posso entrare?»
Il suo tono tradisce il suo nervosismo.
Chiudo la porta e tolgo la catena, quindi la riapro interamente e gli faccio cenno con la mano di avanzare. Lo osservo mentre procede timidamente all’interno dell’appartamento e si sistema gli occhiali sul naso.
«Oh…» Dice, dopo aver posato lo sguardo sul ragazzo sul divano.
Cosa faccio? Gli dico che è un tipo che ho rimorchiato ieri sera oppure gli dico la verità? Omettendo il particolare che è un vampiro, magari. Ma, pensandoci bene, io non gli devo nessuna spiegazione.
Rupert sembra capirlo e voler rispettare la mia privacy, perché dopo uno sguardo veloce con cui perlustra il piccolo appartamento, torna alla porta.
«Mi dispiace di avervi disturbato. Volevo solo sapere com’era andata ieri sera.»
«La fabbrica era deserta.» Mento.
«Capisco. La prossima volta però fai almeno una telefonata.» Le sue parole risultano cariche di apprensione e di affetto.
«Sì, signore.»

***

Chiudo la porta con uno schiocco, sospiro e mi volto, appoggiando la schiena sul pannello di legno. I miei occhi guardano verso il tavolo, senza mettere a fuoco nulla di particolare. Sono sempre stata una donna di azione e ho sempre saputo prendere le mie decisioni, ma questa volta mi sento indecisa e impreparata a quello che devo affrontare. Getto lo sguardo verso il divano e noto che il ragazzo mi sta guardando. Il suo sguardo intenso mi mette in soggezione e mi paralizza.

Ci guardiamo a lungo, senza dire una parola. Non sembra bravo con le parole e, beh, non lo sono nemmeno io.
Sembra molto teso. Mi chiedo chi non sarebbe spaventato e sconvolto dopo aver subito chissà che terribili vessazioni, dopo aver passato gli ultimi giorni incatenato e seduto in posizione fetale, con le braccia strette convulsamente intorno alle gambe.
«Ho bisogno che ti fidi di me, che ti lasci aiutare e che mi aiuti a catturare quel gruppo di stronzi che ti ha trattato in quel modo.»
Le parole mi sono uscite di bocca senza che me ne rendessi conto e ora aspetto la sua reazione.
Resto delusa quando vedo la sua bocca piegarsi in un debole sorriso triste.
«Non merito il tuo aiuto. Se sapessi che persona sono… non mi terresti in casa.»
Mi accorgo di tremare mentre ascolto la sua voce da ragazzino.
«Appena mi sarò ripreso me ne andrò subito. Non dovevi disturbarti così tanto.»
La sua umiltà mi colpisce.
«Perché dici questo? Tu non… Io posso…»
La sento. La sua anima, la sua coscienza, la sua umanità o quel diavolo che è. Il mio istinto di Cacciatrice aveva riconosciuto subito che era un vampiro speciale e ora, che mi appare in tutta la sua maledetta sensibilità e modestia, in tutta la sua paura e vulnerabilità, ne sono sicura.
«Posso aiutarti per davvero. Hai mai sentito parlare della Cacciatrice?»
I suoi occhi si spalancano.
Dopo un lungo momento, in cui ho visto susseguirsi sul suo viso diverse e contrastanti emozioni, lo vedo deglutire e aprire la bocca per parlare.
Temevo che la rivelazione l’avrebbe lasciato indifferente, perché sembrava davvero che nulla potesse scuoterlo od emozionarlo mai più. Temevo che l’avrebbe spaventato perché significava mettere le carte in tavola e dirgli che il mio mestiere è uccidere quelli come lui. Invece nei suoi occhi è apparsa un’inaspettata consapevolezza, come quella di chi ha appena scoperto l’anello mancante di un ragionamento.
«Questo non cambia niente.» Dice infine atono.
Ma che diamine?! Non è questa la risposta che si era dipinta sul suo viso, mentre i suoi occhi guizzavano pieni di vita e di speranza. Non è questa la risposta che mi aspettavo.
Cosa darei per conoscere i suoi pensieri, per tirare fuori le paure che lo reprimono, per sapere cosa ha passato e di cosa sono stati testimoni quegli occhi scuri e profondi come un abisso senza fondo, in cui vedo solo tanto dolore, solitudine, diffidenza e paura di vivere.
Mi chiedo quale diavolo può averlo ridotto nel modo in cui l’ho trovato, per che motivo, e perché non l’ha ucciso. Perché, stanco di lui, l’ha lasciato in solitudine incatenato alla parete? Perché voleva che qualcuno lo trovasse o forse perché la vita, per lui, sarebbe stata una punizione peggiore della morte?
Sento il desiderio di gettare via da lui tutto quel male e quello sporco, come ho fatto con i suoi vestiti laceri che ho buttato nella spazzatura.
  
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