Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: De33y    16/06/2012    2 recensioni
[Chiedo scusa a tutti quelli che stanno seguendo la storia:al momento sono particolarmente presa dallo studio, non so quando riuscirò ad aggiornare, né con che frequenza seguiranno gli altri aggiornamenti. ]Una telefonata dalla banca di Semir rompe la monotonia di una giornata al comando della polizia autostradale.
Leggermente AU in quanto Aida ha circa cinque anni, ma non c'è Lale.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ben controllò ancora una volta la situazione all'esterno attraverso la grande vetrata della stanza, vide Andrea seduta ad un angolo della strada con Aida in braccio che osservava un po' la banca un po' la strada in attesa di un miracolo, ma delle squadre speciali neanche l'ombra. Guardò l'orologio: sei minuti. 
Stando al capo ne servivano ancora un paio.
Sperò che Semir stesse bene, non avrebbe dovuto mandare avanti il collega ferito, ma non gli aveva lasciato molta scelta:
«Non riusciremo a tenerli a bada per molto in questo modo, se scendo io quando verranno a cercarti tu sarai in grado di difenderti e guadagnare altro tempo prezioso. Io non potrei»
Aveva ragione eppure era così sbagliato. 
All'improvviso riconobbe la macchina della Kruger parcheggiò di fronte l'edificio in uno stridio di gomme. Dietro di lei tre pattuglie. Vide la donna scendere di macchina e mimare l'ordine di chiudere la strada.
Non era ancora l’LKA pronta a fare irruzione, ma sentì riaccendersi una debole scintilla di speranza.
 
* * *
 
Kim osservò i suoi uomini mentre chiudevano la strada, era fiera della loro efficienza. Notò la macchina di servizio di Gerkhan abbandonata su un marciapiede quasi all’angolo della strada e decise di andare a controllarla, non sperava veramente di trovare qualche indizio, ma almeno la avrebbe tenuta occupata per un po’.
La macchina era pulita ed ordinata come al solito ad eccezione di qualche macchia d’unto sul sedile del passeggero e sulla tappezzeria dello sportello sullo stesso lato. Niente di eclatante visto chi era in genere il passeggero.
All’improvviso sentì una donna gridare, si voltò e vide che stava cercando di forzare il blocco dei suoi agenti, una delle reclute che erano appena arrivate, stava cercando di calmarla senza successo.
Si avvicinò per controllare di persona la situazione, e quando fu a una decina di metri riconobbe la signora Gerkhan, vicino a lei c’era la figlia che restava timidamente attaccata alla coscia della madre.
«Fatele passare, è tutto a posto.»
«Commissario?» l’agente chiese conferma dell’ordine.
«Me ne assumo io la responsabilità agente, le faccia passare.»
«Grazie!»
«Si risparmi i ringraziamenti e mi dica cosa sta succedendo piuttosto, visto che i miei ispettori si rifiutano di parlarne.»
Entrambe rimasero pietrificate quando sentirono uno sparo provenire dall’interno dell’edificio.
 
* * *
 
L’aria si riempì di urla e di singhiozzi, Semir chiuse gli occhi per trattenere le lacrime.
«Bastardi!» sibilò a denti stretti, ma i criminali non se ne preoccuparono minimamente.
Schubert tornò da lui senza neanche preoccuparsi di calmare la folla e gli sbatté un telefono in faccia:
«Ora fai venire qui il tuo collega!»
Semir  aspettò qualche secondo rima di rispondere:
«No!» 
«Vuoi che ne uccidiamo un altro?»
Non sapeva perché aveva rifiutato, ma sentiva che era la cosa giusta da fare.
«Non farò venire qui il mio collega, non mi importa cosa farai, non ti consegnerò un ostaggio in più d’ammazzare» 
Alla rabbia di Schubert aveva risposto con una calma totale e Schubert non l’aveva presa bene.
«Sei davvero disposto a sacrificare tutte queste persone per il tuo collega? Perché non li guardi negli occhi e lo dici a loro?»
Schubert spostò Karl con una spinta e fece voltare Semir. Il poliziotto per la prima volta si ritrovò a guardare la stanza. Gli ostaggi lo fissavano chi in cerca di risposte, chi in cerca di una speranza, ma i più provavano soltanto disprezzo. Il cadavere di un anziano signore era riverso sul pavimento in mezzo alla stanza, gli occhi sbarrati che puntavano il soffitto, nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi per chiuderglieli.
«Allora guardali bene! Chiami il tuo collega e lo fai venire qui subito? Oppure preferisci scegliere chi sarà il prossimo a morire.» Schubert era fuori di sé dalla rabbia.
Era solo questione di tempo prima che arrivassero i rinforzi, doveva tener duro.
«Io non chiamerò il mio collega e tu non sparerai ad un altro ostaggio. Arrenditi fino a che sei in tempo, è solo una questione di tempo prima che ti prendano. Puoi ammazzare me, gli ostaggi, ma sai bene quanto me che tutto questo non farà altro che peggiorare la tua situazione.»
Schubert che stava diventando sempre più irrequieto lo zittì con un pugno allo stomaco e si rivolse a Karl.
«Mic e Graham?»
«Sì, vado!» rispose prontamente l’altro, che non aveva bisogno di sentire il resto della domanda.
«No, ci penso io stavolta.» 
Karl si allontanò ed andò a chiamare qualcuno alla radio. 
Pochi secondi dopo un ragazzo che aveva poco più di vent’anni e un uomo sulla quarantina arrivarono nella stanza . Semir osservò impotente mentre i due nuovi arrivati e Schubert iniziarono a salire le scale, ora dipendeva tutto da Ben.
 
Nuovo capitolo! Non è successo molto in questo capitolo, ma spero vi piaccia egualmente.Grazie a tutti quelli che stanno leggendo, e grazie per le recensioni a ChiaraLuna e Rebeccam. 
  
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