Titolo:
Eating
Out
Genere:
Commedia,
Erotico, Malinconico, Romantico
Avvertimenti:
Slash, Slash, Lime, Slash
Rating:
Arancione scuro (?)
Introduzione:
Dal
primo capitolo.
–
Come
mai sei già qui? – chiede il più
piccolo, accennando a sua volta
un sorriso che non nasconde la sua curiosità, dopo aver
messo in
pausa la canzone che stava ascoltando e chiuso il libro su cui stava
studiando. – Non dovevi andare da Liam?
È come uno
schiaffo, quel nome, ma Zayn fa l'indifferente (…).
– Mi
ha mollato, – dice soltanto, cercando di nascondere tutto
quello
che prova - la delusione, l'ira, il dolore - per non farlo
arrabbiare: Harry gliel'ha sempre detto che ne sarebbe uscito male,
da quando quella storia è cominciata; Liam non gli
è mai piaciuto,
mai,
e appena sente che l'amico è stato scaricato non riesce
proprio ad
evitare che una smorfia disgustata gli pieghi le labbra.
Note:
Basata
sull'omonimo film (Eating
Out,
commedia romantica a tematica omosessuale del 2004, scritta e diretta
da Q.
Allan Brocka):
alcune scene saranno diverse, naturalmente, ma in linea generale la
fanfiction segue piuttosto fedelmente la storia originale – a
parte
il fatto che qui sono tutti uomini e gay; no, nemmeno un accenno di
eterosessualità, quindi se non vi piace il genere
è meglio che non
proseguiate (non per niente l'avvertimento Slash
è ripetuto ben tre volte, poco più su!). A chi
decide di rimanere
qui, dico solo che questa è uno dei miei primi tentativi
seri di
long, che dovrebbe avere una decina di capitoli al massimo e che per
adesso sono a metà stesura. Vi auguro una buona lettura! :)
Eating Out.
#1.
Il
corpo di Liam è caldo, bollente, quando Zayn si fa rudemente
spazio
dentro di lui, tenendogli le braccia sollevate sulla testa e
inchiodate alla parete con una mano; odia quei giochetti, in
realtà,
vorrebbe farlo suo in un modo più semplice, più
delicato, ma Liam è
fissato con quelle cose e non riesce proprio a dirgli di no.
Così,
per l'ennesima volta, se lo sta scopando con una violenza non sua,
dopo essere stato minacciato con un vibratore, dopo averlo sbattuto
contro il mobile dell'ingresso ed avergli aperto le gambe a forza, e
geme perché nonostante tutto è Liam il ragazzo
che ha davanti, ed
in fondo è quasi convinto di essersi innamorato di lui.
Una
spinta, due, tre, poi l'altro lo guarda in un modo strano, quasi
fulminandolo, e Zayn si ferma di colpo, liberando i suoi polsi dalla
stretta che li teneva sollevati e allontanandosi dalle sue gambe
spalancate come se si fosse scottato.
–
Non
ci siamo, non ci siamo proprio per niente.
Il
cuore di Zayn fa una capriola, si ferma per un attimo, e poi
ricomincia a battere più forte di prima, mentre il ragazzo
osserva
l'altro scendere dal mobile con un'espressione agghiacciante stampata
sul viso angelico; ha già capito, non è stupido,
Liam lo sta
liquidando. E nonostante odi tutte le cose che l'ha costretto a fare,
si sente ferito, dolorante, perché sperava davvero che tra
loro
potesse esserci qualcosa oltre il sesso; lo guarda riallacciarsi la
camicia a scacchi che lui stesso, prima, ha aperto con foga,
l'erezione che svetta fiera tra la sue gambe e rende grottesco
l'intero quadretto.
–
Non
possiamo continuare
così, Zayn, – afferma Liam con sicurezza quando ha
finito di
rivestirsi, incrociando le braccia al petto e fissando l'altro dritto
negli occhi, le iridi scure, calde all'apparenza, che in
realtà
hanno il potere di congelarlo sul posto. – Non sei la persona
giusta per me.
– La
persona giusta, dici? E pensi sul serio che un altro farà
per te le
cose che ho fatto io? Chi potrebbe mai accettare di mettere su questi
spettacolini ridicoli per te? – sbotta non appena ritrova la
forza
di parlare, e indica la cintura che indossa, una di quelle
portautensili da idraulico che l'altro gli ha consegnato il giorno
prima per dare un tocco di realismo all'ultima, folle richiesta di
Liam: “domani fingi di volermi stuprare” gli ha
detto con un
sorriso zuccherino mentre lo accompagnava verso l'ingresso, prima di
baciarlo con passione per frenare le sue proteste e sbattergli la
porta in faccia; non ha trovato la forza di dirgli di no, come al
solito, ed ecco il risultato. – Andiamo, lo sai meglio di me
che...
– Ci
sono tanti ragazzi che lo farebbero, Zayn, – lo interrompe,
sorridendo mellifluo, consapevole della veridicità delle sue
parole.
– Sei adorabile, non posso negarlo, ma non sei adatto a me,
non sei
quello che cerco: io voglio una persona che mi prenda e mi sporchi,
non una che mi accarezzi come se fossi un vaso di cristallo, una
persona che questi “spettacolini ridicoli” se li
goda quanto me, non che reciti controvoglia solo per rendermi contento.
Lo spinge verso la
porta, senza aspettare una risposta, e tende una mano per farsi
ridare la cintura; Zayn serra le labbra, aggrottando le sopracciglia,
gli restituisce ciò che è suo e, senza una
parola, esce da quella
casa. Sente uno strano dolore all'altezza del cuore, e le lacrime che
non ha mai versato si accalcano contro le sue palpebre senza che lui
possa fermarle.
Non può fare a meno
di pensare a Harry, dopo aver messo in moto la macchina che ha
parcheggiato lì davanti appena dieci minuti prima ed essersi
asciugato le guance umide con la manica della maglia che indossa; ha
bisogno del suo migliore amico.
Quando
Zayn entra in
salotto, dopo aver lasciato il suo mazzo di chiavi sul mobile
dell'ingresso, trova Harry seduto sul pavimento, con la schiena
appoggiata contro il divano e il viso nascosto tra le pagine di un
libro di letteratura inglese. È talmente raro assistere a
una scena
simile che per un attimo gli viene voglia di ridere; per un attimo
solo, però, prima che la rabbia mista alla tristezza torni a
fargli
visita. Si avvicina e gli scompiglia appena i capelli ricci,
facendolo sobbalzare, per renderlo partecipe della sua presenza, e
poi gli sorride dolcemente.
– Come
mai sei già qui? – chiede il più
piccolo, accennando a sua volta
un sorriso che non nasconde la sua curiosità, dopo aver
messo in
pausa la canzone che stava ascoltando e chiuso il libro su cui stava
studiando. – Non dovevi andare da Liam?
È come uno
schiaffo, quel nome, ma Zayn fa l'indifferente: si stringe nelle
spalle, annuisce con aria svogliata, e si lascia cadere sul divano
accendendo la televisione ed allungando le gambe fino ad appoggiare i
talloni sul tavolino di legno che Harry ha insistito tanto per
includere nell'arredamento della villetta che hanno acquistato quando
si sono trasferiti.
– Mi
ha mollato, – dice soltanto, cercando di nascondere tutto
quello
che prova - la delusione, l'ira, il dolore - per non farlo
arrabbiare: Harry gliel'ha sempre detto che ne sarebbe uscito male,
da quando quella storia è cominciata; Liam non gli
è mai piaciuto,
mai,
e appena sente che l'amico è stato scaricato non riesce
proprio ad
evitare che una smorfia disgustata gli pieghi le labbra.
– Coglione,
– sbotta, aggrottando le sopracciglia con aria seccata ed
alzandosi
in piedi; comincia a camminare avanti e indietro per il salotto,
senza curarsi minimamente della televisione accesa e degli occhi di
Zayn che cercano di seguire la partita che stanno trasmettendo.
–
Quello è un coglione, ora ne sono sicurissimo. E
perché ha fatto
questa enorme stronzata, posso saperlo?
– Non
sono il suo tipo, – risponde subito Zayn, accennando un
piccolo
quanto falso sorriso e sollevando le spalle, lo sguardo fisso sullo
schermo nonostante quella partita di tennis, in realtà, non
gli
interessi per niente; ha paura di incrociare gli occhi con quelli di
Harry: è capace di scavargli dentro, quel ragazzo, e non
vuole
mostrargli quanto in realtà stia soffrendo per la cosa, sia
perché
non sopporterebbe di scoprirsi troppo con lui e sia perché
non vuole
che lo compatisca vedendo quanto sia davvero ferito da ciò
che è
accaduto.
– Coglione,
– ripete allora l'altro, come una sentenza definitiva e senza
possibilità d'appello, gettando il libro che teneva ancora
in mano
sul tavolino, prima di sedersi accanto all'amico; gli si accoccola
contro, la testa sulla sua spalla, e gli abbracciando dolcemente la
vita; lascia cadere l'argomento dopo avergli baciato con affetto una
guancia e donato una carezza sull'altra. – Te la senti,
stasera, di
accompagnarmi ad una festa?
Harry
sorride
allegro, le fossette che abbelliscono le sue guance morbide, quando
suona al campanello di casa Horan-Tomlinson e si volta a guardare
Zayn, al suo fianco, che sta facendo l'ultimo tiro dalla sua
sigaretta prima di gettarla a terra e pestare il mozzicone con la
suola di una scarpa; sa che non aveva voglia di accompagnarlo, ma
sono bastate alcune moine per farlo cedere: sa quanto l'amico stia
soffrendo per Liam - e non riesce a fare a meno di insultare
mentalmente quel coglione per l'ennesima volta, quando gli occhi di
Zayn si posano sui suoi mostrandogli in modo involontario quanto
tutta quella storia l'abbia ferito.
– Non
pensare a lui, dai, – mormora avvicinandosi al suo viso per
schioccargli un bacio sul collo, appena sotto il mento, ed annusare
il profumo forte che si è spruzzato addosso prima di uscire.
– Ti
divertirai, ne sono sicuro: le feste di Niall sono sempre piene di
bei ragazzi. Con il tuo viso e i tuoi occhioni da bimbo sperduto non
ci metterai molto ad attirarne qualcuno, – continua
ridacchiando
appena, in un tentativo di tirargli un po' su il morale; pensa
davvero quello che ha detto, Zayn è bellissimo, ma sa che
sicuramente eviterà di mettersi in gioco a un giorno solo
dalla
rottura con Liam. E, nonostante ami il sesso come qualsiasi
ventitreenne che si rispetti, Zayn non è il tipo da sveltine
senza
impegno.
Il ragazzo si
ritrova a ridacchiare a sua volta, suo malgrado, mentre cinge la vita
dell'amico con un braccio per tirarselo contro e stringerlo
dolcemente, affondando il naso nei suoi riccioli morbidi che
profumano di shampoo per bambini. A volte non può fare a
meno di
chiedersi perché Harry sia ancora single: sul serio,
è un ragazzo
semplicemente meraviglioso, ma fino a quel momento le storie che ha
avuto sono finite dopo una sera o due, con lacrime e tante parolacce
sussurrate tra i singhiozzi, stretto nei suoi abbracci.
Sa che Harry provava
qualcosa per lui, ma con il tempo l'attrazione si era trasformata in
un affetto profondo, fraterno, e si sente un po' in colpa al pensiero
che avrebbe potuto evitare tutto il suo dolore, se solo si fosse
accorto prima dei sentimenti che Hazza, come lo chiama praticamente
da sempre, nutriva per lui.
– Non
cominciare con le tue seghe mentali, – lo ammonisce Harry,
sentendo
il sospiro malinconico dell'amico contro il proprio collo: è
proprio
da Zayn rimuginare sul passato fino a guastarsi il presente, e quella
non è la sera giusta per farlo. – Siamo qui per
divertirci,
ricordatelo, non per deprimerci, – dice con un sorriso,
sollevandosi quel poco necessario per dargli un altro bacio, questa
volta sulle labbra asciutte, ed accarezzargli la nuca.
– Sei
arrivato finalmente! – esclama il ragazzo biondo che
è apparso
sull'uscio, facendoli separare ed avvicinandosi a Harry per
stringendolo in un veloce abbraccio; scoppia a ridere senza motivo,
le sue guance rosse suggeriscono ad entrambi che ha bevuto, poi
sembra rendersi conto della presenza di Zayn. Gli regala un sorriso
luminoso, allungando una mano nella sua direzione. – Oh,
allora è
lui il famoso amico di cui mi hai parlato!
Harry ridacchia di
fronte all'espressione sorpresa che Zayn gli lancia dopo aver sentito
quella frase: come sarebbe a dire che ha parlato di lui con qualcuno?
Con quel biondino, oltretutto, che sembra sapere parecchie cose vista
l'occhiata appena maliziosa che gli rivolge.
– Niall,
lui è il mio amico Zayn, – Harry fa in fretta le
presentazioni,
dando una gomitata al suo amico per scuoterlo dallo stato di trance
in cui è caduto quando ha riportato gli occhi sul padrone di
casa. –
Zayn, lui è Niall.
È necessaria
un'altra gomitata del ragazzo, che provoca al loro ospite una risata
che Zayn non è sicuro di poter classificare come fastidiosa
o
imbarazzante, per far sì che l'amico allunghi a sua volta
una mano
per stringere quella di Niall.
– È
un piacere, – sorride appena, fissando gli occhi azzurri di
Niall
ed assaporando in silenzio il suono particolare del suo nome;
già
gli piace, si rende conto con una certa sorpresa, e si chiede come
sia possibile. Non è proprio da lui invaghirsi di una
persona nel
giro di cinque minuti.
– Piacere
mio, – risponde l'altro, sempre con quel sorriso luminoso
stampato
sul volto, prima di farsi da parte e dar loro la possibilità
di
entrare in casa; qualcuno urla il suo nome dalla sala, sovrastando il
volume alto della musica, e lui urla di rimando. – Scusatemi,
Ed mi
chiama. Fate come se foste a casa vostra, ci vediamo in giro,
– si
raccomanda prima di dileguarsi tra la folla - c'è davvero
tanta
gente - e sparire dalla loro vista.
Harry sente la
stretta della mano di Zayn sul braccio, e sa già cosa gli
chiederà;
si volta verso di lui con un sorriso disarmante, e prima che l'amico
possa aprire bocca si allunga per stampargli un altro bacio sulle
labbra e bloccare qualsiasi domanda abbia intenzione di fargli.
– Vieni,
ti spiego tutto di là.