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Autore: mahidevran    17/06/2012    1 recensioni
❝ Non potrei mai odiarti, e se dovessi rinascere ancora amerei di nuovo te ... ❞
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Le Figaro – edizione straordinaria del 13 Luglio 1889


Ancora delitti nel VI arrondissement.
Lo “squartatore” di Parigi continua a mietere vittime senza nessun criterio particolare che lo accomuni al famoso serial killer di Londra ma sembra prediligere le giovani donne di alto rango, nonostante non siano mancate vittime di sesso maschile. Inoltre uccide i malcapitati pugnalandoli ripetutamente da 15 a 45 volte nell’addome.
La polizia è sulle tracce del mostro e raccomanda alle donne di non uscire mai di casa senza un accompagnatore e di rilasciare una precisa dichiarazione nel caso fossero avvistati individui sospetti nelle vicinanze del luogo del delitto.


Lord Hamilton varcò la soglia del suo studio nero in viso e non appena si fu seduto alla sua scrivania accartocciò la carta flebile e dozzinale del giornale, gettandola nel cestino che teneva poco lontano dalle gambe nel silenzio più cupo. Quello che vi aveva letto non lo turbava più di quanto una notizia di cronaca nera dovesse fare, ma per qualche assurdo motivo temeva la reazione di sua moglie ad un simile fatto. Non era affatto una donna debole stando a quanto era riuscito a conoscerla nei pochi mesi di matrimonio trascorsi con lei ma per un inspiegabile e irrazionale timore decise di tenerle nascosto ogni giornale. Convinto che una simile soluzione avrebbe fatto svanire ogni legittimo turbamento, tornò al suo lavoro con una capacità di concentrazione maggiore rispetto a quando era venuto a conoscenza della notizia. D’un tratto la porta che aveva lasciato socchiusa si aprì lentamente accompagnata da uno scricchiolio sonoro, facendolo sobbalzare con una pesante aspirazione dalla gola, al punto che stava per aprire il cassetto sotto la scrivania e tirarne fuori la rivoltella per puntarla contro il suo aggressore.
Solo quando vide il viso della sua consorte oltre la porta si tranquillizzò e rise di se stesso per essere così facilmente impressionabile.
«Caro? Ti ho spaventato? »intonò lei, con la sua voce soave che avrebbe tranquillizzato persino il più diabolico dei pazzi, facendo tornare immediatamente il sorriso sul viso del marito, finalizzato soprattutto a non farla insospettire.
«
No, sono solo stanco. » asserì con la sua calma usuale ma non appena notò un giornale nelle mani della donna riprese ad agitarsi, facendo del suo meglio per non darlo a vedere. Si alzò e camminò verso di lei, avvicinandola a sé prendendole le braccia. La giovane lo guardò parecchio sorpresa da quell’improvviso atteggiamento che sembrava nascondere una vena di profonda paura, di cui non riusciva a trovare la causa.
« Elizabeth. Non devi aver paura di cose simili, i giornali se ne inventano di tutti i colori per aumentare i lettori e--» si fermò solo quando finalmente capì che l’espressione incredula della moglie testimoniava la sua totale estraneità ai fatti che egli stesso temeva. Lasciò immediatamente andare le sue esili braccia e si portò una mano alla fronte, sospettando seriamente di essere impazzito per il condizionamento che gli era stato imposto da quel maledetto omicida. Finalmente la lasciò parlare dopo qualche istante di imbarazzo.
« Sembra che finalmente al Theatre dell’Odéon daranno lo spettacolo che volevamo vedere da tanto. Ho già prenotato i biglietti per stasera. »  Come poteva una tanto dolce e candida creatura sospettare qualche pericolo? Hamilton sembrò tornare in se e recuperare l’autocontrollo dopo aver sentito la sua proposta, accogliendola di buon grado pur di non darle ulteriori dispiaceri.





L’Odéon era gremito di gente soprattutto quella sera, tutta Parigi era ansiosa di assistere alla prima dell’Amleto, una tragedia Shakesperiana appena importata dall’Inghilterra per la gioia dei molti ammiratori che il famoso drammaturgo aveva in Francia. Il teatro pairigino sembrava pronto in tutto il suo splendore per accogliere i più illustri ospiti e persino l’opera tanto ammirata in tutta Europa.
« Aspettami qui, cara. Vado a prendere i biglietti. » avvisò Hamilton prima di sparire tra la folla che chiacchierava tranquillamente dinanzi all’entrata prima che lo spettacolo cominciasse. Di fronte all’elegante struttura dell’Odéon vi era un largo giardino pubblico inaugurato solo da qualche anno ed Elizabeth inoltrava il proprio sguardo in esso mentre aspettava il ritorno del marito. Molte persone vi passeggiavano o si intrattenevano sulle panchine a conversare ma tra loro, oltre una siepe, incrociò uno sguardo più che familiare. Un viso che sembrava conoscere bene e a giudicare da quell’espressione anche lui aveva riconosciuto qualcosa in lei, ma prima che potesse appurarne l’identità egli si voltò e proseguì la passeggiata, con una donna sotto braccio. Continuò a seguirlo con lo sguardo finché non si sentì scuotere il braccio e fu costretta a voltarsi con aria stralunata. «
Elizabeth! Stai bene!? » Hamilton era probabilmente più turbato di lei e dopo averla scossa si guardò intorno per cercare il motivo di quei momenti d’assenza da parte della moglie. Non scorgendo niente di preoccupante ed esortato dai veementi richiami della donna, la seguì all’interno del teatro.

Il primo atto cominciò con qualche minuto di ritardo dovuto all’eccessivo entusiasmo del pubblico ma finalmente, quando fu ristabilito il silenzio, il sipario si alzò dando il via alla tragedia. Hamilton sembrava essersi tranquillizzato tuttavia Elizabeth si chiedeva ancora a cosa fosse dovuta quell’agitazione che gli saltava fuori dal corpo ogni qualvolta la vedeva. Durante la prima mezz’ora dello spettacolo non riuscì a pensare ad altro, qualcosa le suggeriva che quell’uomo che aveva visto ai giardini pubblici era in qualche modo legato alla preoccupazione apparentemente delirante del marito. Ma in che modo avrebbe potuto assicurarsi di un sospetto tanto pericoloso? Continuava ad arrovvellarsi perdendo del tutto il filo della trama quando un urlo proveniente dalla strada fece saltare in piedi tutti gli spettatori dalle loro poltrone. Subito dopo diverse guardie bloccarono le uscite, peggiorando la situazione di disordine generale che, ovviamente, mandò all’aria lo spettacolo. Elizabeth fu tirata via da Hamilton che cercò di guidarla verso una delle uscite che le forze dell’ordine non avevano già bloccato ma a quanto pare avevano l’ordine di  non lasciar passare nessun uomo.

« Che diavolo sta succedendo!? »
« Sembra che abbiano ucciso una donna nel retro del teatro.»
« Il colpevole non dev’essere lontano. »

Furono le prime voci che si sentirono provenire dagli uomini che lentamente si sottoponevano al controllo delle guardie per poi essere lasciati liberi di andare, e delle donne, che appiattite contro le pareti del teatro rilasciavano impressioni indignate sulla poca fiducia che veniva riposta nei gentiluomini negli ultimi tempi. Hamilton esortò la moglie ad aspettarlo fuori mentre lui esplicava quella fastidiosa formalità, convinto così di metterla in salvo da ogni pericolo. Ella obbedì e si recò nuovamente ai giardini pubblici di fronte all’Odéon, quasi felice di poterci passare del tempo. Mancava qualche minuto a mezzanotte e il tranquillo via vai di passanti di qualche ora prima era totalmente sparito, lasciando solo un silenzio piacevole, grazie al quale si potevano sentire le opinioni dei gentiluomini offesi dall’altra parte della strada che attaccavano pesantemente i metodi adottati dalla giustizia francese. Elizabeth ne rise, convinta che se l’assassino si fosse trovato davvero lì avrebbe avuto infinite occasione di scappare, così facendo, e allo stesso tempo si augurava che Hamilton non avesse perso la calma con le guardie, visto come si era comportato per tutto il giorno. Mentre era ancora soprappensiero avvertì la presenza di qualcuno sedersi proprio sulla panchina dove era seduta lei e non poté fare altro che volgere l’intero corpo verso quel qualcuno, poiché inconsciamente anche lei temeva quell’assassino di cui aveva letto segretamente sui giornali.

« Lizzy?»

Un uomo distinto, di bell’aspetto, dai capelli mori e gli occhi altrettanto scuri la fissava dal bordo opposto della panchina con un che di stupefatto ma che non appariva sincero come la donna avrebbe voluto. Una persona che conosceva fin troppo bene.

« Desmond … Eri davvero tu.»

Qualcosa nella voce di Elizabeth aveva una nota amara che di sicuro non sfuggì all’uomo che la conosceva tanto bene, tuttavia lui esibì un sorriso malinconico e avvicinò la mano al suo viso, perdendo lo sguardo nei suoi occhi profondi. Le parole erano sempre state superflue fra loro. La donna sentì il bisogno impellente di rompere quel silenzio imbarazzante prima che le lacrime lo trasformassero in tragedia, e così facendo scostò il viso tremante dal palmo caldo di lui. « Sei qui con tua moglie? Dov’è ora?» domandò, facendo del suo meglio per ristabilire la normalità nella sua voce e nei suoi movimenti, ottenendo solo di apparire irrigidita. Desmond riportò lo sguardo nel vuoto davanti a lui e in seguito sulle proprie mani, tra le quali teneva un anello con cui giocherellava. Non aveva perso quel vizio.
« Non mi sono più sposato, dopo di te, Lizzy.» quelle parole suonarono come una condanna di morte a colei a cui erano rivolte poiché in loro c’era tutta l’amarezza di un amore che non riuscì mai a trovare il proprio lieto fine tuttavia l’uomo non sembrava provare risentimento. Il sorriso malinconico non abbandonò il suo viso neanche in quell’istante mentre Elizabeth desiderava ardentemente di non aver mai formulato quella domanda. « E tu non sei cambiata. Ti senti ancora colpevole per quello che è successo a noi.» constatò, guardando il viso della poverina che sembrava voler scomparire dalla faccia della terra. Tirò un profondo sospiro, giusto per riempirsi di aria i polmoni che sembravano non averne più e poi finalmente si alzò in piedi, inoltrandosi nella flora di quel giardino nel centro della città lentamente, sentendo che un altro istante nello stesso posto l’avrebbe uccisa. Desmond si portò in piedi a rilento rispetto a lei, mostrando anche una certa riluttanza nel farlo poiché quel gesto gli sembrava voler accorciare i tempi del loro incontro. L’ultimo. « Perché sei tornato allora? Avevamo promesso di non rivederci mai più …» chiese con un tono d’accusa, volgendogli le spalle. Non osava incrociare di nuovo il suo sguardo perché davanti a quegli occhi che le leggevano dentro si sentiva spoglia e indifesa. « Sono tornato per vederti un’ultima volta.»
Il viso di Elizabeth impallidì ad una velocità impressionante. La parola ‘ultima’ la terrorizzava in quel momento più che mai e dentro di se conosceva i molteplici motivi che la inducevano a farlo. Non si voltò ancora verso di lui per guardarne il viso ma formulò un’ulteriore domanda, che per lei non aveva nessun significato dato che ne conosceva già la risposta: « Dove andrai?» 
Con che forza riusciva ancora a reggersi in piedi? Sperava che la risposta arrivasse veloce e possibilmente, indolore. Sentì le mani di Desmond sui propri fianchi, e sotto quella presa la girò verso di lui. Lo sguardo era diventato di ghiaccio, mentre la pelle era tesa e le labbra, ormai quasi vicine alle sue, erano secche come deserti. Persino i suoi denti le parvero più aguzzi, ma forzò un sorriso, sollevata almeno del fatto che il tempo di seppellire dentro di se i sentimenti fosse finito. Quel tempo così tormentoso che l’aveva divorata dall’interno da quando era partito, lasciandola libera di sposare un uomo che non amava e che non avrebbe mai amato per quanto buono si sarebbe rivelato.
« Non ho altra scelta che questa, Lizzy.» dopo il sussurro freddo e amareggiato tirò fuori dalla giacca scura un pugnale e le infierì la prima pugnalata mentre continuava a tenerla fra le sue braccia. E colpì, colpì con tutta la forza con cui l’aveva amata ma che l’aveva ridotto ad un rifiuto umano. A quella prima seguirono molte altre di intensità sempre crescente fino ad arrivare ad un numero di 15 e solo allora la liberò, lasciando che si accasciasse contro il suo petto e poi a terra, con la lentezza di una fiamma che si spegne poco a poco. Ma Elizabeth non voleva morire, non ancora. C’era qualcosa che avrebbe dovuto fare assolutamente prima che il suo cuore già mortalmente ferito si fermasse o avrebbe bruciato all’inferno per il resto dell’eternità.
« Io ti ho sempre amato. Nel mio cuore ho sempre desiderato che questo giorno arrivasse e finalmente posso dirti che per tutti questi anni ho amato solo te.» ma il suo assassino corse via prima che potesse finire, mentre si inginocchiava dal dolore, sforzandosi ancora di rimanere in piedi.
« Non potrei mai odiarti, e se dovessi rinascere ancora amerei di nuovo te …» a quel punto fu costretta a tossire, facendo fuoriuscire dalla gola delle gocce di sangue, di cui ormai era quasi totalmente pregna. Con le ultime forze che le rimanevano si voltò ad ammirare la luna, unica testimone della sua morte e della sua disperata dichiarazione, ma inaspettatamente qualcun altro era lì.
Hamilton teneva gli occhi pieni di lacrime fissi su di lei, ormai a terra e non sembrava accennare a proferire parola. Tremava, facendo urtare i denti fra di loro per il ribrezzo che quella scena gli aveva suscitato, persino i pugni che teneva serrati lungo il corpo fremevano ma non poteva parlare, ora che non c’era più parola che non fosse risultata vana. Elizabeth ricambiò il suo sguardo, ma nei suoi occhi non vi era nient’altro che pietà per quell’uomo a cui aveva rovinato la vita per uno scherzo del destino. Finalmente però aveva pagato con la sua vita i sentimenti taciuti, i falsi sorrisi e i ‘sì’ che non avrebbe mai voluto pronunciare. Anche se gli attimi che precedevano la morte le annebbiarono totalmente la vista, chiuse gli occhi con l’immagine di colui che amava per sempre.





Le Figaro – edizione straordinaria del 27 Agosto 1889

Il cadavere di un uomo misterioso è stato trovato questa mattina nella Senna da un pescatore. L’uomo costituisce un vero e proprio mistero poiché non aveva documenti con sé ma solo la fotografia di una donna pressoché irriconoscibile.
Molti sospettano che si possa trattare del serial killer che fino al mese scorso ha terrorizzato l’intera Parigi.
Verranno effettuate ulteriori indagini per poi procedere all’identificazione del corpo e della fotografia.

   
 
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