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Autore: Edoatar    17/06/2012    1 recensioni
Questa è una storia, su come uno dei più improbabili ragazzi può raccontare la vita al Campo Mezzosangue.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I racconti di zio Edo'
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-”Ancora non mi hai detto perché mi hai portato qui.” Dissi a Grover, e quello mi guardò sorridendo, senza aprir bocca e mi fece cenno di seguirlo.
Mentre ero dietro di lui, notai un sacco di altri ragazzi circa della mia stessa età, anche se alcuni erano decisamente più grandi ed altri più piccoli, che si allenavano con arco e frecce, altri su di un muro da scalata, come quelli della fiera di paese, ma con lava bollente che cola da delle fessure.
-”Devo presentarti una persona.” Attaccò discorso Grover.
-”Una persona?” Chiesi.
-”Già. Sarà lui a dare risposta a tutte le tue domande e curiosità.”
Arrivammo ad un ampio padiglione e notai che alla base di questo, vi erano tre individui seduti ed in silenzio, ognuno a fissare qualcosa che tenevano in mano. Solo quando mi avvicinai di più capii che erano delle carte da gioco, ma che non avevo mai visto prima d'ora.
Uno dei tizi era basso e un po' robusto, con dei tralci di vite che gli si attorcigliavano su tutto il corpo.
Mi accorsi che il secondo era su di una sedia a rotelle, con una coperta sulle gambe, aveva capelli lunghi e scuri come la barba e ci dava le spalle. Mentre il terzo membro del gruppo era una ragazza, penso della mia stessa età, capelli marrone chiaro. Quando io e Grover arrivammo, lei ci vide per prima, il mio sguardo incrociò il suo e notai che aveva degli splendidi occhi color verde acqua. Si alzò in tutta fretta, salutò gli altri due e potei calcolare che mi superava in altezza di un paio di centimetri.
Raggiunsi ora il tavolo e Grover si schiarì la voce.
-”Ehm, professor Branner.”
Doveva essere quello sulla sedia a rotelle, perchè si girò e rispose cordialmente.
-”Sì?”
-”Professore, sono riuscito a svolgere l'incarico ed ho portato Edoardo al campo.”
A quel punto si intromise l'uomo basso e robusto. -”Oh, meraviglioso!Per la terza volta di fila, Grover Underwood riesce a portare a termine il lavoro che altri satiri ritengono un gioco da ragazzi!” Disse sarcasticamente.
Che aveva detto? Sitaro? No, satiro?...
Mi chiesi anche come mai Grover fu quasi intimidito da quel tipo.
-”Bene!” Si congratulò il professore, e continuò, stavolta rivolgendosi a me:”Benvenuto al Campo Mezzosangue ragazzo.”
-”Mi scusi...”lo fermai io:”...il campo cosa?”.
-”Il Campo Mezzosangue.” ripeté, per nulla infastidito:”Ovvero il luogo in cui le persone come te vengono ad allenarsi e per controllare i propri poteri.”
-”Persone come me? Poteri?” Ammetto che ci capisco ancora meno di prima.
-”Devi sapere che qui arrivano ragazzi da tutta l'America, ed è stata una fortuna che tu ti sia trasferito qui, perché dove vivi tu, in Italia, un campo non è stato ancora costruito e quindi i mostri avrebbero potuto aggredirti.”Continuò Branner.
-”Mostri? Ma cosa significa?”
A questo punto l'uomo con i tralci di vite saltò nuovamente fuori:”Significa che sei un semidio! Per gli dei Chirone! Quanto volevi aspettare per dirglielo!”
-”Beh! Non in maniera così brusca.” Intervenne il professore.
-”Un semidio? Aspettate un momento! Volete dire quei tizi metà mortali e metà dei che fanno parte della mitologia greca e che ormai sono...”
-”Estinti! Oh, no. Non sono scomparsi. Si sono solo...ehm...trasferiti in America. E tu sei un semidio, ovvero quello che hai detto poco fa, il frutto tra l'unione di un mortale e di un Dio.”
Stavo cercando di riordinarmi i pensieri nella testa, la quale mi sembrava un campo di battaglia.
-”Ok.” Continuò il professor Branner:”Tu sei negli Stati uniti con tua madre, giusto? Quindi a te manca il padre...Uhm...Dopo aver cenato faremo un falò dove i nuovi arrivati come te riceveranno un segno dal loro genitore divino che intende riconoscierlo.”
Finita la frase, lui e il tipo basso e grassoccio se ne andarono all'interno del padiglione.
Fu Grover a svegliarmi dal mio stato di catalessi, dandomi delle pacche sulle spalle.
 
  
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