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Autore: DevilinHell    17/06/2012    4 recensioni
Camminavo distrattamente e molta gente era costretta ad evitarmi per non essere travolta, sfortunatamente un ragazzo che stava di spalle non si tolse e mi scontrai contro di lui.
- Scusa, scusa, colpa mia – dissi in tono dispiaciuto mentre mi sistemavo occhiali e capelli.
- Non ti preoccupare – aveva un accento marcato inglese ed era una voce a me famigliare. Alzai lo sguardo e capii.
- Z-Zayn Malik, d-dei One D-Direction? – pensai che sicuramente era un miraggio. Era anche solo.
- Sì, sono io ma ti prego, non svenire né urlare – mi volse un sorriso. Uno di quei sorrisi che mi sognavo la notte, uno di quei suoi sorrisi perfetti.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carote, questa è la mia PRIMA One Shot. Vi prego di essere clementi, l'ho scritta tutta d'un fiato sulle note di due canzoni.
Non so che dire d'altro, solo, leggete!
Siete meravigliose, vi adoro.
XX M.

Una notte e forse mai più


Ricordo bene che ero appena scesa dal treno di ritorno dal mare, quindi significava che l’estate stava volgendo al termine. Ero con mia mamma e mio fratello minore. Lui si divertiva, non che ora abbia smesso, a far impazzire mia madre correndo ovunque per la stazione centrale di Milano. Io, invece, li seguivo lentamente trascinando la valigia e con lo zaino sulle spalle mentre mandavo sms. Indossavo dei jeans lunghi, attillati e strappati, le Jeffrey Campbell a stivaletto nero e una maglietta nera con le spalle in pizzo. I capelli erano sciolti e mossi; si erano schiariti piuttosto con quanto sole avevo preso e finalmente il biondo era come quello che piaceva a me. Non avevo molto trucco come ero, e sono, solita fare, giusto il mascara e l’eye-liner sopra l’occhio terminante con una codina all’insù sull’esterno dell’occhio. Portavo gli occhiali da vista, neri, rotondi e con la montatura spessa, stile Johnny Depp, perché non avrei resistito per due di treno senza essi. Camminavo distrattamente e molta gente era costretta ad evitarmi per non essere travolta, sfortunatamente un ragazzo che stava di spalle non si tolse e mi scontrai contro di lui.
- Scusa, scusa, colpa mia – dissi in tono dispiaciuto mentre mi sistemavo occhiali e capelli.
- Non ti preoccupare – aveva un accento marcato inglese ed era una voce a me famigliare. Alzai lo sguardo e capii.
- Z-Zayn Malik, d-dei One D-Direction? – pensai che sicuramente era un miraggio. Era anche solo.
- Sì, sono io ma ti prego, non svenire né urlare – mi volse un sorriso. Uno di quei sorrisi che mi sognavo la notte, uno di quei suoi sorrisi perfetti. Mi persi nel studiarlo attentamente, i capelli appena tagliati con la cresta tirata su che non dava il minimo segno di cedimento. Gli occhi color cioccolato che ti facevano perdere dentro. La mascella rilassata. Le labbra perfettamente disegnate, delicate e piene. I tatuaggi che si potevano vedere. Indossava una maglietta dei Guns and Roses grigio sbiadito, già vista sul libro comprato pochi mesi prima.
- Cercherò di resistere – sorrisi diventando rossa. – ma parli italiano?
- Un po’ – disse ricambiando il sorriso.
- Giusto che sposerai una fan italiana – scatenai una sua piccola risata mentre mi mordevo il labbro nervosamente.
- Vorresti essere tu? – chiese dolcemente.
- Una ragazza non smette mai di sperare – misi il cellulare in tasca.
- Una bella come te, può sperare di tutto – mi fece l’occhiolino lasciandomi pietrificata. Cosa aveva detto?
- Devi scappare o ti posso offrire qualcosa? – spalancai la bocca che lui mi richiuse con due dita sorridendo.
- Jawaad, hai picchiato la testa o ti sono sbattuta contro troppo forte? – risi appena.
- Sono perfettamente in me – sorrise.
- MARTINA, TI MUOVI? – mia madre urlò da fuori della stazione vedendomi a parlare con il ragazzo.
- ARRIVO – urlai.
- Quindi, devi andare – storse il labbro. – almeno so il tuo nome, Martina giusto?
- Martina Francesca – precisai.
- Anche tu due nomi? Siamo fatti l’uno per l’altra allora – risi.
- Se non vado, mi uccide – annunciai tristemente.
-Allora vai – divenne serio.
- Possiamo fare una foto insieme? – chiesi.
- Anche due – presi il cellulare dalla tasca e misi la fotocamera interna. Scattammo due foto. La prima sorridendo e la seconda mentre lui mi baciava una guancia. Me la sfiorai subito dopo.
- Allora, addio Zayn – sospirai tristemente.
- Una Directioner non dice mai addio – mi fece l’occhiolino.
- Allora, arrivederci – sorrisi.
- Hai Twitter? – chiese mentre raccoglievo le mie cose.
- Non lo so usare – risi.
- Ti troverò in qualche modo – mi prese il cellulare e memorizzò un numero. – tu cercami.
- L-lo farò – annuii e mi allontanai dopo esserci scambiati un altro bacio sulla guancia.
A metà tragitto tra lui e mia mamma mi voltai e notai compiaciuta che mi stava ancora fissando. Presi coraggio e urlai.
- Ti va di venire a casa mia? – lo vidi venire di me con pochi lunghi passi.
- Lo farò con piacere – sorrise e mi affiancò mentre andavamo verso mia madre.
- E lui chi è? – chiese un po’ timorosa.
- Zayn, quello dei One Direction – dissi timidamente.
- Ah, ora ricordo, quello che vuoi sposare e di cui hai le foto sui muri di camera – mamma, hai sempre avuto una pessima memoria, perché anche in quel momento non potevi averla?
-Ne sono onorato – annunciò lui ridendo.
- Può venire a casa, ti prego, non capita a nessuno un’occasione del genere – chiesi implorante.
- Solo perché è bello – spalancai la bocca e lei si avviò verso la metropolitana mentre Zayn mi richiudeva le labbra per la seconda volta.
Ci avviamo verso casa e in mezz’ora ci fummo, varcammo tutti e quattro la soglia di casa mentre Zayn seguì me nella mia camera.
- Casa dolce casa – annunciai lasciando le mie cose in un angolo.
- Allora ci sono veramente sulle tue pareti – disse guardando una, tra le tante, sua foto. – ma questi chi sono? Sono brutti.
- Come brutti? – chiesi stupita. –i Tokio Hotel sono bellissimi e sono la mia band preferita.
- Anche prima dei One Direction? – si specchiò per poi guardarmi.
- Questione temporale – alzai le spalle divertita e lui mi spinse sul letto per cominciare a farmi il solletico. – Ti prego, basta, lo odio!
- La devi pagare – rise e continuò mentre mi agitavo, smise quando non ebbi più fiato.
- Zayn, se mi lasci svuotare lo zaino, poi usciamo – sorrisi e lui annuì mentre si sdraiava sul letto.
- Allora, quanti anni hai? – chiese curioso.
- Ne ho quasi sedici – ammisi e volli farmi piccola. Tirai fuori dallo zaino i libri letti in vacanza che lui guardò velocemente, poi una felpa come quelle che lui usava abitualmente.
- Punto primo, non credo tu abbia sedici anni, punto secondo, amo quei libri e punto terzo, la felpa è magnifica – mi sorrise.
- Punto quattro – aggiunsi io. – possiamo andare.
- Perfetto! – sorrise e si alzò mentre prendevo la macchina fotografica e il portafoglio, per poi metterli in una borsa. – dove mi porti?
- In giro – sorrisi. – mamma, usciamo!
- Tornate per che ora? – chiese dalla cucina.
- Per le sette credo – sorrisi a Zayn.
- Zayn, vuoi fermarti per cena? – magari per tutta la vita.
- Sì, tanto non ho impegni – sorrise a mia madre e poi uscimmo.
- Perché sei a Milano? – chiesi curiosa mentre attraversavamo la strada.
- Ci credi se ti dico che è perché sono fuggito prima di ripartire dal tour e il primo treno era per Milano? – risi.
- Potrei – annuii e lui mi bloccò arrivati sull’altro lato. – Che succede?
- C’è una macchina per le foto, andiamo – mi ci trascinò dentro e si sedette per poi prendermi in braccio. – voglio una foto con te.
- Oh, va bene – sorrisi e scattammo quattro foto tessera, uguali purtroppo, dove io avevo la bocca spalancata mentre lui mi dava un bacio sulla guancia. Le presi una volta usciti e le misi in borsa.
- Poi ne voglio una – sorrise e riprendemmo a camminare. Non era di molte parole, ma lo sapevo. Questo mi dava la possibilità di sfogarmi e raccontargli tutto.
- Ecco la mia vita – sorrisi compiaciuta a fine del mio racconto.
- Beh, interessante – rise e mi fece segno di andare verso un parco giochi.
- Non direi – alzai le spalle e ci sedemmo sulle altalene.
- Tu mi sembri interessante – sorrise.
- Oh, io? No, affatto. Sono un disastro vivente, con i ragazzi poi. Mi piacciono tanti in contemporanea e se poi mi piace uno seriamente, di sicuro quello non è interessato – mossi il naso in segno di disapprovazione e lui rise.
- Hai sedici anni, l’amore arriverà – guardò le mie gambe. – io a diciannove ancora non l’ho trovato.
- Ma tu potresti con uno schiocco di dita – sorrisi.
- Sono un tipo tradizionale – si diede una spinta e iniziò a dondolarsi.
Passammo l’intero pomeriggio in quel parco, solo noi due. Mi spinse sull’altalena, ci schizzammo con l’acqua della fontanella, ci rincorremmo e facemmo un sacco di foto. Alle sette in punto, varcammo la soglia di casa e mia madre annunciò che entro dieci minuti sarebbe stato pronto.
- Dopo mi canti qualcosa? – chiesi.
- Del tipo? – sbirciò tra gli scaffali e trovò un raccoglitore dove tenevo foto e altre cose.
- Quello che vuoi – sorrisi e gli andai vicino.
- Chi è tutta questa gente? – indicò una foto coi miei compagni di classe a Gardaland.
- I miei compagni di classe nonché migliori amici – dissi i nomi di ognuno.
- Ma cos’è questo? – sventolò il raccoglitore.
- Quando sono triste o ho lo schizzo di scrivere ci butto dentro qualcosa – gli feci scorrere le pagine e lui le lesse interessato.
- Scrivi bene – sorrise e lo posò dal momento che ci avevano chiamati a tavola.
- Perché non sei italiano – mi fulminò con lo sguardo ridendo e ci godemmo la cena.
La sera la passammo in camera mia a vedere Harry Potter, l’ultimissimo.
Mangiammo il gelato e i pop corn mentre lui me li lanciava nella maglietta cercando di fare canestro. Avvisai i miei genitori che lui avrebbe dormito da noi e con grande fatica accettarono.
- Non capisco perché Ron aspetti sette film per dichiararsi ad Ermione – sbuffai.
- Per assicurarsi dei suoi sentimenti – disse il pakistano.
- Come siamo filosofici – risi e sbadigliai.
- Hai sonno? – chiese accogliendomi tra le sue braccia.
- Un po’ – ammisi facendomi stringere.
- Vuoi dormire? – si tolse la felpa lasciandola ai piedi del letto.
- Devi ancora cantare – gli sorrisi.
Intonò la stessa canzone che aveva portato alle audizioni di X Factor. Chiusi gli occhi per ascoltarla meglio.
- Sei bravissimo – gli baciai la guancia.
- Ora dormi – sorrise e mi strinsi al suo petto, ero sicura di non addormentarmi in quella situazione e infatti non accadde.
Passò un’oretta.
- Zayn? – chiesi sottovoce.
- Sì? – tenne gli occhi chiusi.
- Dormi? – che domanda stupida.
- Non potrei mai – piegò le labbra in un sorriso.
- Devo chiederti una cosa – mi morsi il labbro. – mi dimenticherai?
- Mai, non potrò mai dimenticare i tuoi occhi – avvampai. – e tu mi dimenticherai?
- Per nulla al mondo – sorrisi e richiusi gli occhi nella speranza di addormentarmi.
Passò un’altra ora ed ero ancora sveglia.
- Martina? – la sua voce.
- Sì? – chiesi.
- Dormi? – mi voltai verso lui.
- Non riesco – aprimmo gli occhi insieme.
- Devo fare una cosa che se non faccio mi porterò a vita sulla coscienza – sorrise.
- Che.. – non finii la frase che le sue labbra si posarono sulle mie lasciandomi un dolce bacio. Unii le mie alle sue e ricambiai. Le sue sapevano di tabacco e menta nonostante non avesse mangiato cicche. Erano piene, morbide e dolci come avevo sempre immaginato. Rimanemmo attaccati per secondi, minuti e ore. Fino a che il sole non sorse.
- Ora dormi, o i tuoi mi uccideranno – rise e mi strinse forte a sé.
- Grazie Zayn – mi feci cullare.
- Di cosa, piccola? – fremetti.
- Di esistere – mi diede un altro piccolo bacio e crollai addormentata.

La mattina non lo trovai accanto a me, piuttosto trovai sulla mia scrivania la sua felpa, un biglietto e solo tre foto tessere, ne mancava una, strappata via.
Presi la sua felpa e la annusai, sapeva di lui.
Poi lessi il biglietto.

 

You’re amazing, just the way you are.
I’ll never forget you, or at least not your eyes.

XX Z.

 

Sorrisi e trattenni le lacrime. Grazi di tutto Zayn.
 

******


Ho decisamente voglia di vedere una loro intervista. Accendo il pc e vado su youtube. Ne cerco una con i sottitoli in italiano e ne vedo una nuova nuova. Sorrido compiaciuta e la faccio partire.
I: qual è la cosa che portate sempre con voi nel vostro portafoglio?
H: preservativo
*risa di tutti*
Li: dei bigliettini di alcune fan
Lo: un portachiavi a forma di carota
N: lo stemma della mia vecchia squadra di calcio in Irlanda

Z: una foto
I: wow, una foto e di chi?
Z: mia e di una ragazza
*sorride alle urla di tutti*
I: raccontaci chi è
Z: non la vedrò mai più, ma non la dimenticherò mai, soprattutto non i suoi occhi *sorride alla telecamera e si tocca la tasca*
Sorrido istintivamente allo schermo e ci poggio sopra la mano. Neanche io ti dimenticherò mai.

 

  
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