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Autore: HaruHaru19    17/06/2012    2 recensioni
[2Min] "Giudica un libro dalla sua copertina, ma leggi anche quello che c'è scritto dentro se vuoi essere preso sul serio."
Sapevo che erano lì e che ci sarebbero stati finchè non fossero riusciti a tirarmi fuori da quella stanza. Per un attimo ebbi pure l'impressione che una parte di me provasse gratitudine, ma immediatamente ricordai che era impossibile che provassi qualcosa. Come può una persona senza più un cuore, provare qualcosa?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Taemin
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Haru's (endless) BLABLABLA: Ammettetelo, ci speravate che fossi sparita per sempre, eh? E invece no, vi è andata male. Sono sopravvissuta agli ultimi e intensi mesi di quinta liceo, a un'influenza che mi ha buttata completamente ko per parecchio tempo e, nonostante gli esami di maturità imminenti, sono pure riuscita a scrivere. Sono ancora qui e, dopo un paio di secoli, sono tornata per pubblicare questo ultimo capitolo di "Aspettando l'alba". Chi l'avrebbe mai detto che sarei riuscita ad arrivare fino in fondo? Ricordate quanto ero titubante perfino all'idea di rendere l'originaria one shot una long fic? Ebbene, a quanto pare avevate ragione voi. Ho detto che questo è l'ultimo capitolo della fic (e in effetti lo è), ma la vera ed effettiva conclusione della storia avverrà con la pubblicazione di un breve epilogo che pubblicherò non so quando (spero presto).
Però voglio comunque ringraziare tutti voi che avete letto e amato questa fic, voi che avete commentato ogni capitolo e che, odio sviscerato a parte nei miei confronti (XD), mi avete sopportata durante le mie lunghissime assenze solo per poter leggere il continuo. Grazie mille anche a chi ha inserito la storia tra i preferiti, tra le storie seguite e quelle ricordate. Vedere un proprio lavoro apprezzato dagli altri fa sempre piacere, perciò sento il bisogno di ringraziarvi sinceramente. Spero vivamente di poter scrivere tante altre storie ugualmente amate e di non perdere mai questa passione, sia per la scrittura che per gli SHINee.
Ringraziandovi ancora, vi saluto
Eleonora. ^^


Capitolo 6: Only one thing can kill a dream: the fear.
 
Ero stato fortunato quella mattina. Quel giorno i vari artisti dell'SM erano occupati con i loro impegni e di conseguenza le sale da ballo erano tutte vuote e silenziose, quasi come se fossero state impregnate di calma liquida fino a quel momento. Avevo infatti tutta l'intenzione di far rimbombare quelle mura fino a farle crollare.
Era passato un altro giorno dal ritorno di MinHo e tutto quello che riuscivo a fare era trattarlo con indifferenza mentre girovagava per il dormitorio, dal momento che ignorarlo completamente mi era praticamenti impossibile: o me lo ritrovavo davanti aprendo la porta del bagno, con solo un asciugamano bianco legato alla vita a coprirlo, o lo vedevo passarmi davanti mentre, cambiando svogliatamente canale televisivo, me ne stavo sdraiato sul divano nero del salotto o addirittura me lo trovavo a pochi centimetri dal viso, ogni mattina appena sveglio, mentre mi fissava con tanto di occhioni da cucciolo e sorrisino sghembo da super figo in azione.
E ogni volta che lo vedevo mi risaliva la rabbia che provavo nei suoi confronti unita alla voglia di prenderlo a pugni. Per questo mi ero alzato prestissimo quella mattina ed ero corso a perdifiato fino allo stabilimento della casa discografica, intenzionato a ballare fino a sera. Accesi lo stereo e lasciai che l'opzione casuale scegliesse uno dei brani a caso.
Non avevo voglia di rivederlo mentre mi dava il buongiorno tutto sorridente: certo, ero furioso con lui, ma ero terrorizzato dalla probabilità di fargli seriamente del male, a seguito di uno scatto d'ira causato da quelle sue improvvise e irritanti premure o, ancora peggio, temevo il fatto che prima o poi sarei caduto di nuovo nella sua trappola e sarei finito con il perdonarlo.
Alzai il volume e tentai di fermare il flusso dei pensieri con l'aiuto della musica. Provai a rilassarmi, liberando la mente da ogni problema irrisolto, e permisi al ritmo di impadronirsi di me. Iniziai con qualche passo poco complicato dal momento che risentivo ancora dei postumi dell'influenza e perciò non ero sicuro di poter affaticare le gambe senza conseguenze. Pian piano però, non appena notai che riuscivo a seguire il ritmo, azzardai una coreografia leggermente più impegnativa, mentre gocce di sudore iniziarono a imperlarmi il viso e a scivolare giù lungo il corpo. Finalmente riuscivo a sentirmi libero e leggero, senza bisogno di sprecare energie preoccupandomi per MinHo.
Il suo nome però, improvvisamente, mi catapultò tra i ricordi della discussione che era avvenuta tra noi due il giorno prima.
 
<< Una seconda possibilità? >> mi dovetti sforzare per non ridergli in faccia. << Stai scherzando, vero? >> chiesi poi ritornando serio << Cosa c'è, non ti sei divertito abbastanza a San Francisco? E' per questo che sei tornato? Hai intenzione di giocare ancora un altro po' con me? >>
<< Non è così, Taemin. >> il suo tono sembrava quasi seriamente dispiaciuto << Per favore, ascoltami: ho sbagliato, mi sono comportato come un essere spregevole e mi merito tutto il tuo odio, ma credimi se ti dico che ora sono diverso, che ora ho capito che sei l'unica persona senza la quale non potrei vivere e che sarei mille volte più stupido se ti lasciassi andare via così, senza far nulla per tenerti con me. Ti prego, Taemin, t'imploro: dammi una seconda possibilità. >>
Per un attimo pensai che magari potevo concedergli almeno l'opportunità di dimostrarmi quanto era cambiato, ma poi ripensai a tutti i mesi che avevo passato nella sofferenza a causa sua e ritenni che le sue belle parole non erano abbastanza. Poteva pure guardarmi con quegli occhi grandi, implorarmi di riprenderlo quanto voleva, ma non sarei caduto nella sua recita di nuovo. Era sempre stato bravo a recitare e per questo non potevo fidarmi. Dopotutto mia madre lo diceva in continuazione quando ero piccolo: "Non sposare mai un'attrice, soprattutto se brava, perchè non saprai mai quando dirà la verità o quando ti starà mentendo." E, oggettivamente parlando, MinHo era un ottimo attore.
<< Non do seconde possibilità. Tantomeno a te. >> chiusi il discorso duramente << E ora lasciami in pace, MinHo. Vai a giocare con qualcun altro, io con te ho chiuso per sempre. >>
<< Sai, speravo che tu non mi avessi dato retta per una volta. >> disse lui quasi fra sé e sé, un sorriso dolce amaro che gli sfiorava le labbra << Ma invece ti sei mostrato come il bravo dongsaeng di sempre, di nuovo. >>
<< A cosa ti riferisci? >> gli domandai bloccandomi sul posto, sospettoso.
<< Ti avevo chiesto di dimenticarmi e lo hai fatto senza esitazioni. Peccato che io non sia stato altrettanto abile a dimenticare te. >>
 
Un mancamento improvviso mi colse alla sprovvista e mi ritrovai con la fronte premuta sul pavimento, ansimando dalla fatica. Con un enorme sforzo riuscii a girarmi per poter respirare meglio e mi portai invano una mano sugli occhi per proteggermi dalle luci. Sentivo le forze venirmi sempre meno e inaspettatamente la visione di un MinHo che mi guardava dall'alto con aria spaventata e affranta mi oscurò l'accecante bagliore delle luci. Se solo avessi avuto le forze, avrei sorriso a quell'illusione.
<< Mi sopravvaluti come sempre, MinHo. >> bisbigliai con un filo di voce << Come fai ad essere così certo che io ti abbia dimenticato? >>
Lanciai un ultimo sguardo triste a quel perfetto miraggio e poi svenni dallo sfinimento.
Quando mi svegliai, la prima cosa che mi venne in mente fu il terrore che provavo al pensiero di una nuova strigliata da parte di Kibum. Eppure, non appena aprii gli occhi, me lo ritrovai davanti mentre mi fissava con un'espressione estremamente preoccupata, ben lungi dall'intenzione di rimproverarmi. Kibum non era il solo in quella stanza, bensì anche gli altri quattro membri, HeeJin e addirittura il nuovo manager che avevamo assunto, se ne stavano lì a fissarmi tutti insieme, creando un quadretto abbastanza strano ma anche divertente. Sembrava quasi che stessero osservando un fenomeno da baraccone, impauriti e curiosi allo stesso tempo, e devo ammettere che dopo un po' i loro sguardi iniziarono a inquietarmi non poco.
<< Che avete da guardarmi così? >> mi arrabbiai a causa della strana situazione.
Fortunatamente sembrarono riprendersi e JongHyun fu il primo a parlare.
<< Eri così carino mentre dormivi. Non sembravi stressato come negli ultimi tempi... >>
<< Certo che sono stressato! >> urlai mettendomi a sedere << C'è sempre qualcuno che mi fissa mentre dormo in questa dannata casa! Ma qual è il vostro problema? Siete inquietanti! Andatevene! >> mi sfogai tirando loro un cuscino che colpì in piena faccia il nuovo manager.
<< Questi due giorni di riposo assoluto ti hanno fatto bene, a quanto vedo. >> fu JinKi ad esprimersi al riguardo.
<< Due giorni? Ho dormito per due giorni di seguito? >> chiesi perplesso.
<< Sì. MinHo ti ha trovato svenuto sul pavimento della sala da ballo e perciò ti abbiamo fatto ricoverare all'ospedale, ma dopo ventiquattro ore di sorveglianza, i medici hanno deciso di riportarti a casa a patto di lasciarti riposare finchè non ti saresti ripreso da solo. >> la spiegazione di Jinki mi chiarì molti punti, incluso il fatto che il MinHo con il quale avevo parlato poco prima di svenire non era un'iilusione, bensì quello originale. Al solo pensiero di ciò, sentii le guance andarmi a fuoco per l'imbarazzo.
<< Allora è così... >> mormorai abbassando la voce ed evitando volontariamente lo sguardo di MinHo.
<< Ok, direi che è meglio se ti lasciamo riposare per il momento. >> intervenne Kibum << Forza, tutti fuori da questa stanza ora! >>
Li guardai sfilare uno per uno finchè non uscirono dalla mia stanza. MinHo fu l'ultimo a lasciarla ma, giunto sulla soglia, chiuse la porta e tornò indietro, ponendosi nuovamente di fronte a me.
<< Sono contento che tu stia meglio. Sai, mi sono spaventato quando ti ho visto svenire... >>
<< Sì, ma adesso sto bene >> dissi guardando tutto intorno a me, tranne lui << Perciò credo proprio che tu possa andare. >>
<< Ok. >> disse, ma sembrava titubante nel fare qualcosa. Poi, infine, si decise a parlare << Volevo chiederti una cosa riguardo a quello che hai detto l'altro giorno... >>
<< Perchè cosa ho detto? >> chiesi fingendo di non sapere di cosa stesse parlando. 
<< Hai detto qualcosa riguardo al... >>
<< Mi dispiace, ma non mi ricordo niente. Non so di cosa stai parlando. >>
<< D'accordo, ho capito... >> sospirò prima di lasciare definitivamente la stanza.
Mi sentii un po' in colpa per aver mentito così spudoratamente e le preoccupazioni che avevo causato ai miei Hyungs mi pesavano incredibilmente sulla coscienza.
Mi guardai attorno finché non si chiuse la porta dietro di sé e il mio sguardo finì con l'essere catturato dalla scrivania. Improvvisamente mi venne in mente quello che MinHo mi aveva detto il giorno che era rientrato nella mia vita e, titubante, mi alzai dal letto raggiungendo il cassetto. Lo aprii e vi tirai fuori le lettere che, per mesi, avevo tenuto nascoste a chiunque. Lentamente presi la prima, quella che avevo stracciato a metà, e la ricongiunsi iniziando a leggere. Poi presi la seconda che avevo ricevuto e lessi anche quella e lo stesso feci con la terza, la quarta e tutte le altre lettere che mi erano arrivate nel tempo.
<< So che hai mentito e che ti ricordi tutto benissimo! >> esclamò MinHo catapultandosi di nuovo nella stanza << Ma voglio chiederti perchè n... >> si zittì non appena mi vide.
Mi girai verso di lui, tremante e con gli occhi lucidi, per poi tornare di nuovo a posare la mia attenzione su quelle maledette lettere.
<< Taemin... >> mormorò lui avvicinandosi sempre di più, lentamente.
Cercai con tutte le forze di ricacciare indietro le lacrime che premevano contro i bordi degli occhi, ma queste scesero comunque andando a sciogliere l'inchiostro posato su quei fogli.
<< Taemin, io... >> MinHo riprovò a parlare, mentre una sua mano raggiungeva la mia spalla.
La spinsi via con rabbia e mi voltai verso di lui mostrandogli le carte che ancora tenevo in mano.
<< Stai scherzando, vero? E' tutto uno stupido scherzo, non è così? >> chiesi sarcasticamente, il respiro che si faceva sempre più corto << Fai quello che fai e poi hai anche il ridicolo coraggio di presentarti di fronte a me, implorandomi di farti rientrare nella mia vita? >>
<< Lasciami spiegare... >>
<< Spiegare? Cosa vorresti spiegare, sentiamo! >> lo interruppi nuovamente << Mi sembra tutto abbastanza chiaro. Ecco, è tutto scritto qui! >> urlai tirandogli contro le lettere che tenevo in mano << Confessioni su confessioni di ogni volta che ti sei preso gioco di me. Mesi e mesi di tradimenti e finzioni. Una relazione fatta di bugie e sotterfugi. E' questo che mi nascondevi, vero? E' per questo che sei scappato in America, giusto? E lo hai pure scritto! Davvero, ammiro il fatto che tu abbia avuto la faccia di confessare, visto che sei solo un miserabile codardo... >>
Lui stava zitto e immobile, capace solo di fissarmi con una stupida espressione triste e dispiaciuta, ma anche così dannatamente falsa.
<< Ma sai qual è la cosa più divertente? Trovo esilarante il fatto che, mentre io perdevo il mio tempo a sostenerti e a guardarti costantemente le spalle, tu non facevi altro che pugnalarmele. E' assurdo quanto io ci abbia provato a far funzionare questa relazione quando sapevo fin dall'inizio che era impossibile. Ma immagino che sia stato tutto un mio errore: il non essermi fatto amare quanto volevo, non l'aver seguito le giuste priorità e l'averti dato il mondo senza ricevere mai niente in cambio, tutto, tutto quanto è stato un mio sbaglio. Ma adesso siamo arrivati al limite, vero MinHo? Tutto questo è assurdo. Non ho mai chiesto niente di più di un sorriso o uno sguardo, al limite un abbraccio, ma non tanto, mai troppo. E ho sperato e ho aspettato che il tuo amore per me diventasse realtà almeno un po', sempre da solo come uno stupido. Sapevi che il mio cuore soffriva e allora perchè non hai fatto finire tutto prima? Perchè hai continuato a torturarmi per sfamare il tuo egoismo? >>
Mi zittii, sfiancato e senza fiato, e poi i nostri sguardi s'incontrarono. I miei occhi arrossati continuavano a chiedere un perché, ma non ricevettero mai una risposta.
 
Quando vidi arrivare il manager, pronto a portarmi all'aereoporto, afferrai l'ultimo bagaglio rimasto e mi diressi verso la porta, dove già mi attendevano le valige più pesanti. Aprii la porta e iniziai a mettere fuori i bagagli, nel silenzio assordante che rimbombava in quella casa. Il nuovo manager mi stava aspettando in macchina, HeeJin era impegnato a lavorare sulle nuove schedules dopo aver convinto la compagnia che per me sarebbe stato meglio proseguire la mia vita come una persona qualunque e che quindi interrompevo il mio contratto con l'agenzia. E JongHyun era scoppiato a piangere quando li avevo informati che finalmente avrei preso l'aereo diretto a Chicago, dove avrei iniziato la mia nuova vita, e si era rinchiuso in camera sua. Jinki e Kibum invece stavano cercando di consolarlo, ma con scarsissimi risultati dal momento che anche il loro umore si trovava sotto i loro piedi. Li avevo delusi una volta per tutte, ma era arrivato il momento in cui dovevo iniziare a pensare a me stesso per evitare di ricadere nella depressione che già una volta mi aveva roso fino alle ossa. Desideravo tantissimo salutarli un'ultima volta ancora, ma qualcosa mi diceva che non sarei riuscito nel mio intento se avessi incontrato i loro sguardi tristi. Per questo partivo. Un paese diverso, una lingua che capivo a malapena, una routine completamente sconosciuta che attendeva solo me per iniziare: doveva pur cambiare qualcosa. Non avevo più intenzione di farmi scivolare il tempo dalle mani, non volevo più vedere il bello della vita passarmi davanti agli occhi per poi sparire in un attimo mentre io assistevo alla sua dipartita come uno spettatore estraneo. Non volevo più essere quello che faceva il tifo dagli spalti, ma quello che giocava la partita. E che magari poi finiva anche col vincerla quella partita.
Qualcosa di estremamente rapido si frappose tra me e il mondo esterno, impedendomi di passare. Mi scontrai contro il petto di MinHo prima di sospirare e spingerlo senza risultati da una parte.
<< Togliti. Devo passare. >>
<< Non ti farò partire. >>
Ghignai a quell'affermazione, roteando gli occhi. << Mi sembrava di aver già chiarito il fatto che non influenzerai mai più la mia vita, in alcun modo. >>
<< Eppure stai scappando. >>
<< Non sto scappando. Sto scegliendo di vivere. >> dissi sottolineando il concetto << E' diverso. >>
<< Non andare. >>
<< Fammi passare. >>
<< Non andare. >>
<< Finirò col perdere l'aereo, così. >> sbuffai irritato.
<< Non lasciarmi. >>
I nostri sguardi si incontrarono di nuovo e finalmente vidi quello che bramavo di vedere nei suoi occhi da tanto, troppo tempo, ormai.
Pentimento.
Non c'era più falsa tristezza o strafottenza in quello sguardo, ma solo la coscienza di aver sbagliato e il pentimento per non aver fatto la cosa giusta. Non poteva più continuare a negare il fatto che si era comportato male e, finchè rimanevo lì a dargli il contentino, non si sarebbe mai comportato come doveva. Ma ora stavo per partire e l'avrei fatto. Aveva davanti agli occhi il risultato delle sue azioni e il sapere che questa volta non sarei tornato indietro lo terrorizzava. Sapeva che non poteva più fare nulla. Tutto quello che gli era concesso era raccogliere quello che aveva seminato, ovvero polveri e macerie dei miei sogni, gli stessi che lui per primo aveva infranto.
<< Ormai hai perso il treno, MinHo. Non hai idea di quanti tentativi e sforzi ho fatto per far ritardare la partenza, ma alla fine è partito. E tu l'hai perso. >>
Abbassò le braccia e si mise da una parte, lasciando libero il passaggio. 
Lo oltrepassai, ma mi fermai dopo un paio di passi.
<< A questo punto non mi rimane altro che augurarti buon viaggio. >>
<< Grazie. >> risposi per poi incamminarmi, ma mi fermai di nuovo e mi girai ancora e lo sorpresi a guardarmi con malinconia. << Solo la paura può uccidere un sogno. Non avere paura e la prossima volta assicurati di essere in tempo per prendere il treno che verrà. >>
<< Ci sarò su quel treno, Taemin. >> disse lui, il riflesso del tramonto che bruciava nei suoi occhi << Lo prometto. >>
Annuii pensieroso, avrei giurato che la sua voce si era incrinata per un attimo mentre pronunciava quelle parole. 
Nel frattempo il manager aveva caricato le valige in macchina e mi incamminai verso di lui con l'ultimo bagaglio sulla spalla. 
<< Ciao, Taemin-ah... >> sentii bisbigliare alle mie spalle. Alzai il braccio che avevo libero e ricambiai il saluto con un cenno della mano mentre la mia pelle si illuminava dei colori del tramonto.
Era ironico come ancora una volta mi ritrovavo ad aspettare ancora. Ma questa volta speravo che il nuovo giorno portasse con sé eventi ben diversi dai precedenti. Voler dimenticare era un atteggiamento infantile, ora me ne rendevo conto, ma ero intenzionato a collezionare ricordi nuovi e decisamente più sereni. Adesso ero abbastanza forte per affrontare il mondo esterno.
Ma, per un' ultima volta ancora, mi sarei limitato a salutare l'alba contando fino a dieci.
  
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