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Autore: Elpis Aldebaran    04/01/2007    5 recensioni
Lui scosse la testa e posò il suo sguardo sul paesaggio fuori dalla finestra, evitando di guardarla, segno che per lui il discorso non era chiuso ma solo rimandato. Lei sospirò rassegnata. Perché voleva ancora discutere? Tanto sapeva che lei sarebbe partita comunque, era il suo lavoro porca vacca!
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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QUANDO TUTTO TI E’ CONTRO

 

CAPITOLO 1: Un nastro color rosso fuoco

 

 

“Sono una foglia che danza portata dal vento.

Vengo a cercarti per incontrarti di nuovo

come fosse la prima.”

[Yukino Miyazawa, “Le situazioni di Lui e Lei”, cap.65, vol.14]

 

 

Era una bella mattina di maggio. Una di quelle mattine dove il sole riscaldava tutto quello che illuminava e gli uccellini cantavano contenti sopra i loro nidi, aspettando impazienti le loro madri con la colazione.  

Akito Hayama era ancora nel suo letto in uno stato di dormiveglia, più dormi che veglia. La sua mente, completamente rivolta alla persona che gli dormiva accanto in quel momento, era in uno stato confusionario.

Confusionario forse non era la parola adatta, forse dire che la sua mente era in “stato di allerta” avrebbe reso meglio l’idea, ma lui questo se ne sarebbe reso conto molto più tardi.  

 

Ormai del tutto sveglio, aprì gli occhi ambrati ma li richiuse subito a causa della forte luce del sole che passava per la finestra della sua camera. Si passò una mano dietro al collo che inspiegabilmente gli faceva parecchio male, ma non se ne curò più di tanto.

 

Sbuffò pesantemente e pian piano riuscì a spalancare le palpebre. Il suo sguardo cercò il comodino, per poi puntare sulla sveglia.

Le 6.00 di mattina.

Mancava ancora un’ora prima che quell’oggetto, odiato dalla maggior parte degli adolescenti di quel pianeta, cominciasse a suonare, segno che un’altra giornata di scuola stava per iniziare.

 

Mugugnò qualcosa, un’imprecazione per la precisione, gia nervoso per essersi svegliato presto mentre invece poteva avere a disposizione un’altra oretta per dormire.

Il suo sguardo infine si posò sulla ragazza che gli dormiva accanto.

Ancora una volta Sana Kurata aveva passato la notte da lui.

Il ragazzo fece un sorriso, se quell’impercettibile curvamene della bocca all’insù poteva essere definito tale, e rimase ad osservare la figura della giovane che, incurante di tutto e di tutti, continuava a dormire beatamente abbracciata al cuscino. Il cuscino di lui. Ora si spiegava il suo mal di collo.

 

Akito le scosse gentilmente le spalle, cercando di svegliarla.

Notando però che la fidanzata non dava cenno di risposta, la scrollò con più decisione, ottenendo come risposta solo un mugugno nel sonno.

Il ragazzo, ormai abituato a quella dormigliona, cominciò a chiamarla, sussurrando il suo nome all’orecchio.

Sana dischiuse lentamente le palpebre. Si tirò su di scatto, coprendosi il seno con il lenzuolo. Si guardò attorno come per cercare qualcosa e quando vide la sveglia sul comodino il suo sguardo divenne minaccioso.

Si voltò verso Akito, il quale continuava a guardarla perplesso.

- Akito..- cominciò la ragazza - .. mi hai svegliata all’alba?-

- Non ti ho svegliata all’alba..- disse semplicemente lui.

- Io direi proprio di sì..-

- Ti dico di no..-

- Perché lo hai fatto? Potevo dormire un altro po’ e invece tutte le volte che rimango da te va a sempre finire così: che mi devo svegliare a un’ora indecente!-

- Nessuno ti obbliga a dormire da me.. hai anche tu una casa o sbaglio?

- Sei odioso quando fai così, sei dispettoso, un villano e..-

- Ma non è possibile che tu sia petulante così gia di prima mattina!- la interruppe il ragazzo nascondendo la testa sotto le coperte.

Lei incrociò le braccia, mise su il broncio e si girò dall’altra parte, offesa.

- Sei insopportabile!- disse – Negli ultimi tempi sei tremendamente insopportabile!-

- E’ la mia natura essere insopportabile, lo sai benissimo..- rispose lui ancora col capo sotto le coperte. Il suo tono non era più scherzoso e Sana non fece fatica ad accorgersene. Lentamente gli si avvicinò e con la mano scostò le coperte per rivedere il suo volto. Lo guardò in silenzio, mentre lui ricambiava lo sguardo.

- Lo so che sei insopportabile, ma in questi giorni lo sei stato fin troppo.. mi dici che ti prende?- chiese lei con il solito sorriso gentile.

 

Akito osservò irritato quel visino dolce. Ma come poteva sempre sorridere? Era convinto che anche in punto di morte, l’unica cosa che lei avrebbe potuto fare era sorridere! E purtroppo, quella sua bocchina curvata all’insù, lo fece sciogliere come la neve al sole. Mannaggia a lei!

 

Con gli avambracci si tirò su a sedere, in modo di essere alla stessa altezza della ragazza, si passò una mano fra i capelli biondi, scompigliandoli ancora di più.

- Non voglio che tu parta.- le disse con tono freddo.

- Oh andiamo Aki..-

- Aki niente! Non voglio che tu parta!- ripetè con più convinzione nella voce.

- Te l’ho gia detto Hayama! Saranno solo due mesi! E ne abbiamo gia parlato, perché dobbiamo discutere ancora!- alzò la voce lei con occhi di fuoco. Perché era tornato su quel discorso trito e ritrito 50 volte?

- Può succedere tutto in due mesi! Lo sai che il nostro è un rapporto difficile e la lontananza è l’ultima cosa che ci serve!-

- Ci vado per lavoro, cosa vuoi che capiti? Tornerò presto e tutto tornerà come prima!-

- E’ la stessa cosa che hai detto quando sei partita per girare “La villa dell’acqua” con Kamura e guarda che è successo!-

- Avevamo 12 anni ed eravamo sciocchi e ingenui! E tu eri un vendicatore!-

- Lo sono ancora..-

- Akito falla finita!- chiuse il discorso Sana.

Lui scosse la testa e posò il suo sguardo sul paesaggio fuori dalla finestra, evitando di guardarla, segno che per lui il discorso non era chiuso ma solo rimandato.

Lei sospirò rassegnata. Perché voleva ancora discutere? Tanto sapeva che lei sarebbe partita comunque, era il suo lavoro porca vacca!

La giovane si liberò dal lenzuolo che finora l’aveva coperta. In punta di piedi perlustrò la camera alla ricerca dei suoi vestiti che la sera precedente erano stati buttati a casaccio dal suo ragazzo.

Si stava ancora agganciando la camicia quando notò che Akito stava ancora guardando fuori dalla finestra, o almeno era quello che voleva far credere perché sapeva perfettamente che in realtà stava osservando i suoi movimenti sul riflesso del vetro.

Camminò verso il letto e ci salì sopra mettendosi in ginocchio proprio accanto a lui. Lo baciò lievemente sulla guancia e lo costrinse a guardarla negli occhi.

- Ti dico che andrà tutto bene.-

- Come fai a essere così sicura?  Tutte le volte lo ripeti e va sempre a finire che ci perdiamo. Cosa ti fa credere che questa volta dovrebbe essere diverso?-

- Ti fidi di me?-

- Ovvio che mi fido, ma non è questo il pun..-

- E allora basta!- lo fermò lei – Fidati e basta.-

- Sì ma..-

- Ti prego Akito!- insistette lei con voce supplicante-

Lui non le rispose né ‘sì’, né ‘no’ e nemmeno ‘va bene’. La baciò solamente.

Sana alla fine non potè fare a meno di sorridergli. Si alzò dal letto e finì di vestirsi. 

Rintracciò con gli occhi lo zaino, chissà come finito sotto i vestiti del ragazzo, e si chinò per raccoglierlo.

- Vuoi che ti accompagni?- le chiese Akito. In realtà non aveva voglia di farlo, ma doveva comunque fare il gentiluomo.

- No, non importa. A quest’ora della mattina i maniaci sono gia tornati a casa.- disse lei scherzosamente.

- Come vuoi.. ci vediamo a scuola più tardi.-

Lei lo salutò con un cenno di capo e uscì furtivamente da casa Hayama.

Il giovane osservò la ragazza dalla finestra finchè lei non scomparve girando l’angolo.

Ora che era andata via e la sua stanza era calata in un silenzio quasi surreale, la confusione nella sua testa divenne rumorosa, quasi dolorosa. Non potè fare a meno di portarsi una mano alla fronte.

Si guardò attorno soffermandosi sul suo cassettone dove, accanto allo specchio, c’erano la spazzola e i nastri per capelli di Sana che ormai da un mese erano in pianta stabile da lui, così come le sue pantofole a forma di coniglietto o la sua vestaglia per la notte.

Si alzò finalmente da quel letto e strisciò i piedi fino al cassettone. Prese in mano uno degli elastici. Era di un bel rosso fuoco. Lo strinse nella mano e la confusione nella sua testa si fece ancora più rumorosa.

Non si sentiva affatto tranquillo.

 

 

 

 

*I personaggi usati in questa fanfiction non mi appartengono, purtroppo, ma fanno parte del manga –Kodomo no Omocha-, opera della somma Miho Obana*

 

 

 

 

Nota dell’autore:  Vorrei chiarire una cosa prima che qualcuno inconsciamente mi accusi

                                di plagio o simili. Qualcuno ricorda che questa storia era stata scritta da

                               gingi (chi è da tanto in questa sezione se lo ricorderà senz’altro), bene:

                                io (Coco Lee) e gingi siamo la stessa persona, ho cambiato soltanto il

                               mio nick. Ho voluto chiarire la cosa prima, così da non creare problemi

                               e confusione.

                              Questa storia è stata riscritta e corretta, sono stati usati i nomi originali e 

                            c i sono state parecchie modifiche anche dal punto di vista narrativo e descrittivo. Spero che questa nuova versione sia di vostro gradimento e

questa volta spero di riuscire a finirla, dato che la volta scorsa non mi era

                                stato permesso per motivi a me superiori.

 

C.L.

 

   
 
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