QUANDO
TUTTO TI E’ CONTRO
CAPITOLO 1: Un nastro color rosso
fuoco
“Sono una foglia che danza portata dal
vento.
Vengo a cercarti per incontrarti di
nuovo
come fosse la prima.”
[Yukino Miyazawa, “Le situazioni di Lui e Lei”, cap.65,
vol.14]
Era
una bella mattina di maggio. Una di quelle mattine dove il sole riscaldava tutto
quello che illuminava e gli uccellini cantavano contenti sopra i loro nidi,
aspettando impazienti le loro madri con la colazione.
Akito
Hayama era ancora nel suo letto in uno stato di dormiveglia, più dormi che
veglia. La sua mente, completamente rivolta alla persona che gli dormiva accanto
in quel momento, era in uno stato confusionario.
Confusionario
forse non era la parola adatta, forse dire che la sua mente era in “stato di
allerta” avrebbe reso meglio l’idea, ma lui questo se ne sarebbe reso conto
molto più tardi.
Ormai
del tutto sveglio, aprì gli occhi ambrati ma li richiuse subito a causa della
forte luce del sole che passava per la finestra della sua camera. Si passò una
mano dietro al collo che inspiegabilmente gli faceva parecchio male, ma non se
ne curò più di tanto.
Sbuffò
pesantemente e pian piano riuscì a spalancare le palpebre. Il suo sguardo cercò
il comodino, per poi puntare sulla sveglia.
Le
6.00 di mattina.
Mancava
ancora un’ora prima che quell’oggetto, odiato dalla maggior parte degli
adolescenti di quel pianeta, cominciasse a suonare, segno che un’altra giornata
di scuola stava per iniziare.
Mugugnò
qualcosa, un’imprecazione per la precisione, gia nervoso per essersi svegliato
presto mentre invece poteva avere a disposizione un’altra oretta per dormire.
Il
suo sguardo infine si posò sulla ragazza che gli dormiva accanto.
Ancora
una volta Sana Kurata aveva passato la notte da lui.
Il
ragazzo fece un sorriso, se quell’impercettibile curvamene della bocca all’insù
poteva essere definito tale, e rimase ad osservare la figura della giovane che,
incurante di tutto e di tutti, continuava a dormire beatamente abbracciata al
cuscino. Il cuscino di lui. Ora si spiegava il suo mal di collo.
Akito
le scosse gentilmente le spalle, cercando di svegliarla.
Notando
però che la fidanzata non dava cenno di risposta, la scrollò con più decisione,
ottenendo come risposta solo un mugugno nel sonno.
Il
ragazzo, ormai abituato a quella dormigliona, cominciò a chiamarla, sussurrando
il suo nome all’orecchio.
Sana
dischiuse lentamente le palpebre. Si tirò su di scatto, coprendosi il seno con
il lenzuolo. Si guardò attorno come per cercare qualcosa e quando vide la
sveglia sul comodino il suo sguardo divenne minaccioso.
Si
voltò verso Akito, il quale continuava a guardarla
perplesso.
-
Akito..- cominciò la ragazza - .. mi hai svegliata
all’alba?-
-
Non ti ho svegliata all’alba..- disse semplicemente lui.
-
Io direi proprio di sì..-
-
Ti dico di no..-
-
Perché lo hai fatto? Potevo dormire un altro po’ e invece tutte le volte che
rimango da te va a sempre finire così: che mi devo svegliare a un’ora
indecente!-
-
Nessuno ti obbliga a dormire da me.. hai anche tu una casa o
sbaglio?
-
Sei odioso quando fai così, sei dispettoso, un villano
e..-
-
Ma non è possibile che tu sia petulante così gia di prima mattina!- la
interruppe il ragazzo nascondendo la testa sotto le
coperte.
Lei
incrociò le braccia, mise su il broncio e si girò dall’altra parte,
offesa.
-
Sei insopportabile!- disse – Negli ultimi tempi sei tremendamente
insopportabile!-
-
E’ la mia natura essere insopportabile, lo sai benissimo..- rispose lui ancora
col capo sotto le coperte. Il suo tono non era più scherzoso e Sana non fece
fatica ad accorgersene. Lentamente gli si avvicinò e con la mano scostò le
coperte per rivedere il suo volto. Lo guardò in silenzio, mentre lui ricambiava
lo sguardo.
-
Lo so che sei insopportabile, ma in questi giorni lo sei stato fin troppo.. mi
dici che ti prende?- chiese lei con il solito sorriso
gentile.
Akito
osservò irritato quel visino dolce. Ma come poteva sempre sorridere? Era
convinto che anche in punto di morte, l’unica cosa che lei avrebbe potuto fare
era sorridere! E purtroppo, quella sua bocchina curvata all’insù, lo fece
sciogliere come la neve al sole. Mannaggia a lei!
Con
gli avambracci si tirò su a sedere, in modo di essere alla stessa altezza della
ragazza, si passò una mano fra i capelli biondi, scompigliandoli ancora di
più.
-
Non voglio che tu parta.- le disse con tono freddo.
-
Oh andiamo Aki..-
-
Aki niente! Non voglio che tu parta!- ripetè con più convinzione nella
voce.
-
Te l’ho gia detto Hayama! Saranno solo due mesi! E ne abbiamo gia parlato,
perché dobbiamo discutere ancora!- alzò la voce lei con occhi di fuoco. Perché
era tornato su quel discorso trito e ritrito 50 volte?
-
Può succedere tutto in due mesi! Lo sai che il nostro è un rapporto difficile e
la lontananza è l’ultima cosa che ci serve!-
-
Ci vado per lavoro, cosa vuoi che capiti? Tornerò presto e tutto tornerà come
prima!-
-
E’ la stessa cosa che hai detto quando sei partita per girare “La villa
dell’acqua” con Kamura e guarda che è successo!-
-
Avevamo 12 anni ed eravamo sciocchi e ingenui! E tu eri un
vendicatore!-
-
Lo sono ancora..-
-
Akito falla finita!- chiuse il discorso Sana.
Lui
scosse la testa e posò il suo sguardo sul paesaggio fuori dalla finestra,
evitando di guardarla, segno che per lui il discorso non era chiuso ma solo
rimandato.
Lei
sospirò rassegnata. Perché voleva ancora discutere? Tanto sapeva che lei sarebbe
partita comunque, era il suo lavoro porca vacca!
La
giovane si liberò dal lenzuolo che finora l’aveva coperta. In punta di piedi
perlustrò la camera alla ricerca dei suoi vestiti che la sera precedente erano
stati buttati a casaccio dal suo ragazzo.
Si
stava ancora agganciando la camicia quando notò che Akito stava ancora guardando
fuori dalla finestra, o almeno era quello che voleva far credere perché sapeva
perfettamente che in realtà stava osservando i suoi movimenti sul riflesso del
vetro.
Camminò
verso il letto e ci salì sopra mettendosi in ginocchio proprio accanto a lui. Lo
baciò lievemente sulla guancia e lo costrinse a guardarla negli
occhi.
-
Ti dico che andrà tutto bene.-
-
Come fai a essere così sicura?
Tutte le volte lo ripeti e va sempre a finire che ci perdiamo. Cosa ti fa
credere che questa volta dovrebbe essere diverso?-
-
Ti fidi di me?-
-
Ovvio che mi fido, ma non è questo il pun..-
-
E allora basta!- lo fermò lei – Fidati e basta.-
-
Sì ma..-
-
Ti prego Akito!- insistette lei con voce supplicante-
Lui
non le rispose né ‘sì’, né ‘no’ e nemmeno ‘va bene’. La baciò
solamente.
Sana
alla fine non potè fare a meno di sorridergli. Si alzò dal letto e finì di
vestirsi.
Rintracciò
con gli occhi lo zaino, chissà come finito sotto i vestiti del ragazzo, e si
chinò per raccoglierlo.
-
Vuoi che ti accompagni?- le chiese Akito. In realtà non aveva voglia di farlo,
ma doveva comunque fare il gentiluomo.
-
No, non importa. A quest’ora della mattina i maniaci sono gia tornati a casa.-
disse lei scherzosamente.
-
Come vuoi.. ci vediamo a scuola più tardi.-
Lei
lo salutò con un cenno di capo e uscì furtivamente da casa Hayama.
Il
giovane osservò la ragazza dalla finestra finchè lei non scomparve girando
l’angolo.
Ora
che era andata via e la sua stanza era calata in un silenzio quasi surreale, la
confusione nella sua testa divenne rumorosa, quasi dolorosa. Non potè fare a
meno di portarsi una mano alla fronte.
Si
guardò attorno soffermandosi sul suo cassettone dove, accanto allo specchio,
c’erano la spazzola e i nastri per capelli di Sana che ormai da un mese erano in
pianta stabile da lui, così come le sue pantofole a forma di coniglietto o la
sua vestaglia per la notte.
Si
alzò finalmente da quel letto e strisciò i piedi fino al cassettone. Prese in
mano uno degli elastici. Era di un bel rosso fuoco. Lo strinse nella mano e la
confusione nella sua testa si fece ancora più rumorosa.
Non
si sentiva affatto tranquillo.
*I personaggi usati in questa fanfiction non mi
appartengono, purtroppo, ma fanno parte del manga –Kodomo no Omocha-, opera
della somma Miho Obana*
Nota
dell’autore: Vorrei chiarire una cosa prima che
qualcuno inconsciamente mi accusi
di plagio o simili. Qualcuno ricorda che questa storia era stata scritta
da
gingi
(chi è da tanto in questa sezione se lo ricorderà senz’altro), bene:
io (Coco Lee) e gingi siamo la stessa
persona, ho cambiato soltanto il
mio nick. Ho voluto chiarire la cosa prima, così da non creare problemi
e confusione.
Questa storia è
stata riscritta e corretta, sono stati usati i nomi originali e
c i sono state parecchie modifiche anche dal punto di vista narrativo e
descrittivo. Spero che questa nuova versione sia di vostro gradimento
e
questa
volta spero di riuscire a finirla, dato che la volta scorsa non mi
era
stato permesso per motivi a me superiori.
C.L.