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Autore: Meky    04/01/2007    2 recensioni
Passi insistenti... Ombre che si susseguono nella notte... Tap tap tap... Sapete davvero la natura di un passo? *Non è un horror forte (o almeno non credo)*
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passi nella notte

 

Si dirigeva verso casa, dopo essere uscita dalla metropolitana. Da quando si era trasferita lì, ogni sera percorreva sempre quel tratto di strada. Il lavoro la portava spesso lontano da casa, ma non le dispiaceva cambiare aria ogni tanto. Quel giorno era arrivata più tardi del solito e non c’era nessuno fra le sedie nell’attesa di partire.

Quest’inusuale silenzio venne rotto improvvisamente.

Le sembrava di aver udito dei passi.

Impossibile, si disse, qui non c’è nessuno! Si voltò di scatto.

Nessuno.

Da un altoparlante una voce registrata annunciò che la metropolitana per la zona nord stava arrivando; il suono attraversò l’aria come una freccia d’acciaio e si piantò lentamente nella mente della donna.

Dando un’ultima occhiata intorno si affrettò sulle scale.

Ma i passi la seguivano.

Tap tap tap…

Dietro di lei lo sferragliare della metropolitana, il rumore famigliare dei freni sulle rotaie… e quei passi che la seguivano.

Si voltava, non vedeva nessuno e appena riprendeva a guardare davanti a sé quel ticchettio insistente la seguiva… più forte, più lento…

Tap tap tap…

Svoltò un angolo e arrivò sulla strada principale

-Taxi!- chiamò appena vide passare un’auto. Casa sua era lontana e non le andava di camminare da sola e al buio fino a destinazione.

Cercando di tranquillizzarsi disse all’autista la via dov’era diretta e la vettura partì. La donna si voltò verso la strada; ora non sentiva alcun suono strano e questo l’aveva rasserenata un poco. Sicuramente si era immaginata quell’ombra dietro l’angolo, che con un guizzo era scomparsa…

In pochi minuti raggiunse la propria casa. Pagò il tassista e risalì il vialetto fiocamente illuminato.

L’abitazione non era troppo grande: in fin dei conti ci vivevano solo il fratello e lei. Era una casa come tante altre, una villetta a schiera con un piccolo portico sulla facciata anteriore; le pareti esterne, solitamente di colore giallo, ora avevano il colorito cupo che solo la notte sa dare.

Inserì la chiave nella porta e quest’ultima si aprì con uno scatto.

Tutto era al suo posto, niente di anomalo, solo l’oramai monotono silenzio che rimbombava fra quelle mura. Passò con indifferenza davanti alla camera del fratello. Non entrava mai lì.

Nonostante quello che credevano gli altri parenti, il fratello non viveva più in quella casa e la sua stanza rimaneva sempre intatta e inviolata. Era sempre così da quel giorno.

Appoggiò la propria borsetta sul tavolo in cucina e prese dal frigo una bottiglia d’acqua e versò il contenuto in un bicchiere. Fece un piccolo sbadiglio, poi bevve in un solo sorso tutto il liquido.

Ma il suono riprese.

Tap tap tap, quell’insistente suono la perseguitava, la seguiva e tap tap tap, sempre più forte, più vicino, più presente, più reale… No no no, continuava a ripetersi, era tutto frutto dell’immaginazione, non sentiva veramente, non poteva sentire veramente, eppure quel suono si faceva sempre più vicino… sempre più vicino… sempre più forte, più forte, più forte…

Con uno scatto fulmineo chiuse la porta alle proprie spalle e vi si appoggiò contro con la schiena, ascoltando la notte.

I passi si avvicinarono, rallentarono, rimbombarono, si affievolirono… si fermarono.

Silenzio.

Col cuore che le batteva all’impazzata, la donna tirò un sospiro di sollievo.

Si, era tutto dentro la sua mente… Non poteva essere altrimenti! Avrebbe sentito dei passi solo nel caso in cui in casa ci fosse stato qualcuno… ma non c’era nessuno, solo lei…

Dovevano essere i suoi nervi, certo: dopo quel dannato giorno aveva fatto finta di nulla, rispondendo con serenità e indifferenza alle domande di amici e parenti, forse ora stava cedendo.

No, non sarebbe accaduto! Era stato tutto un errore, uno stupidissimo errore!

Stavano litigando, come sempre in quel periodo. Lei aveva sollevato un coltello, glielo aveva puntato alla gola, lui era indietreggiato spaventato con uno sguardo d’odio e di paura, aveva sfondato la finestra, era atterrato per terra sbattendo la testa, poi la lama aveva chiuso i suoi occhi…

Si tappò le orecchie al ricordo delle urla della litigata, del vetro in frantumi, del corpo sbattuto per terra, della silenziosa e penetrante morte che avanzava…

Chiuse gli occhi e si scostò dalla porta.

Era solo immaginazione…

Aprì la porta.

Silenzio agghiacciante.

La mano le scivolò dalla maniglia, le braccia le ricaddero inermi lungo i fianchi, gli occhi si spalancarono così come la bocca, un leggero borboglio le uscì dalle labbra; le gambe presero a tremarle terribilmente e nonostante dicesse loro di allontanarsi con tutta se stessa loro rimanevano ferme. Impallidì, sbiancò, scolorì… Cadde per terra in ginocchio

-Buona sera, sorellina-

Una goccia di sangue cadde per terra.

 

  
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